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CHE SORPRESA! STA ARRIVANDO IL 25 LUGLIO. L'IMMUTABILE DIREZIONE EURISTA DEI GOVERNI ITALIANI E L'ESTABLISHMENT USA

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L'ipotesi frattalica consiste in una previsione, o predizione, non in una tesi su cosa si auspica che accada, Cioè nel prevedere non si prende posizione ideologica ma si registrano fattori causali concomitanti che indirizzano gli accadimenti.
Si suppone che certe "forme" nella natura fattuale della Storia umana si riproducano seguendo delle regolarità. Queste non sono esprimibili in misure matematiche: sarebbe troppo difficile per la impossibilità di stimare la misteriosa "intensità" del tempo nel prodursi non lineare degli eventi umani. Non di meno, tali regolarità seguono (in ipotesi, appunto) delle ciclicità, diseguali nell'apparenza ma informate  al disegno interno di una struttura costante. Ciò risponde, quantomeno, al principio intuitivo "La Storia si manifesta prima come tragedia e poi come farsa".

Ora mi rendo conto che il riferimento agli USA può turbare la consolidata e diffusa diffidenza che, sulla scia di una compatta tradizione che suole definirsi di sinistra, ma che spesso esaurisce proprio in ciò tale identità, fa della condanna del modello sociale ed economico degli USA un tipico caprio espiatorio dei nostri mali.
Corollari diffusi di questa ottica sono le facili conclusioni sul "tramonto" della potenza mondiale americana e sulla presunta volontà degli USa di avversare l'euro per il timore che esso si sostituisca al dollaro come valuta di riserva mondiale. Alberto Bagnai ha ampiamente dimostrato come ciò non abbia alcun fondamento e, anzi, contrasti coi fatti che vedono, finora, gli USA addirittura troppo inerti di fronte al'idea della stabilità europea che sarebbe garantita dalla moneta unica e dalla visione dell'UE come "Stati Uniti d'Europa in itinere".

Ma abbracciare queste realtà di fatto, che sarebbe ridicolo negare, non toglie nulla alla natura previsionale - e non di "giudizio di valore- dell'ipotesi frattalica.
Nonostante l'automatismo critico verso gli USA, riprecisiamo che la previsione rimane sempre quella:
1. la Germania mette a ferro e fuoco (in senso monetario e finanziario questa volta) l'Europa, in attuazione di un disegno ritenuto imperialista (mercantilistico) dallo stesso commissario europeo agli affari sociali, Andor, dalla stessa denuncia compiuta dal Belgio nei confronti delle politiche di dumping salariale tedesco, da De Grauwe, e dagli stessi economisti tedeschi più obiettivi e accorti (Bofinger e Flassbeck, per i "sognatori europei" che dubitassero del significato dell'azione tedesca in Europa).
2. Quindi, avendo certo la convenienza a non vedere il prolungamento della stagnazione della domanda nell'area economica più importante del pianeta, gli USA, impegnati nel risanamento della loro stessa economia contro gli eccessi della contrarietà pregressa alla spesa pubblica sociale e del deflazionismo pro-finanza, "intervengono" in Europa, nelle forme coerenti con la natura finanziaria ed economica del "conflitto europeo", per neutralizzare l'egemonia tedesca che si manifesta in esiti distruttivi.

Quindi il problema non è ideologico o morale; ma quello di capire se e come effettuare una previsione esatta.
Il modello USA, assunto come "via d'uscita" prevedibile, è quindi visto in un senso neutrale proprio della logica predittiva, un fattore da comprendere, non da "valutare" ricercando coerenza e giustizia altruistica sostanziali. Operazione che può, a livello di giudizio storico, tranquillamente essere compiuta pure rispetto alle precedenti occasioni dell'intervento USA in Europa in funzione anti-germanica.
Ma la Storia ricostruisce e, talvolta, può dare valutazioni, cercando di non deragliare dal suo intento ricostruttivo. Cioè sapendo che i giudizi di valore sono un rischio, perchè, a loro volta, storicizzabili insieme col superamento delle premesse ideologiche in base alle quali sono formulati.
Un'ipotesi predittiva, invece, è neutra per definizione: può essere sbagliata o meno, soffrire di vizi nella completezza o nell'intendimento dei suoi elementi di formulazione, ma, non implica alcuna valutazione, etica o ideologica. Se predico che la Juventus batterà il Crotone, ad es., non implico di essere tifoso della squadra vincitrice.

Ciò premesso, ci soffermiamo, a titolo esemplificativo, su un elemento di formulazione dell'ipotesi frattalica che ha un valore indiziario dello scenario in preparazione, nel tentativo di comprendere le dinamiche e trovare degli strumenti di verifica dell'esattezza dell'ipotesi stessa.
Allen Sinaiè un economista "formato alla Scuola di Chicago" non un neo-Keynesiano come Stiglitz o Krugman. Considerato uno dei "più ascoltato al mondo". Ed è un consultant ("guru" di WS!) influente negli ambienti finanziari. Quindi la sua presa di posizione non è il salto in avanti di un "wannabe", che contrasti il pensiero economico dominante in USA. La sua posizione è molto "establishment". E non sempre azzecca le sue previsioni (essendo un monetarista, un neoclassico), talvolta invece sì.(parliamo della crisi sub-prime, previsione non del solo Roubini)
Ma in questa intervista su  "Il Messaggero" del 17 aprile, trapela come la via intrapresa da Obama e la sua visione della congiuntura mondiale vedano, su punti fondamentali, una unità di intenti tra Amministrazione presidenziale e gli stessi ambienti del business USA.
Egli ci dice, proprio che in Europa, invece, manca "la comunità di intenti".
"Il problema fondamentale dell'Europa continua a risiedere nella politica: da una parte l'incapacità di trovare punti di incontro tra gli interessi dei diversi paesi membri, dall'altra l'incapacità di molti tra loro di trovare un indirizzo per le scelte nazionali".
Rispondendo alla insinuazione che la mancata crescita in UEM sia imputabile al rallentamento della Cina, ci dice: "Sarebbe una follia pensare che è la Cina a influire negativamente sugli equilibri mondiali. La frenata cinese è in buona parte una scelta strategica del governo, che era preoccupato del passo precipitoso della crescita..."
Sulla situazione mondiale che vede BRICS lanciati verso la crescita, gli USA in tenue ripresa e l'UE che sprofonda, precisa: "I numeri sono sotto gli occhi di tutti. Il fatto è che non possiamo permetterci un sistema a marce differenziate, perchè siamo utti connessi gli uni agli altri. Se l'Europa affonda, gli USa non saranno più in grado di sostenere la propria crescita e presto saremo anche noi nei guai."
E indica le misure più urgenti in chiave UEM:
"C'è un'emergenza Italia; lo sappiamo da tempo ma di fronte a questi dati non ci si può più nascondere (altro che endorsement neo-classico al governo Monti! ndr.).
Fino a quando non sapremo se il vostro paese avrà un governo (e non basta, ndr.) e quale direzione intenderà prendere per uscire dalla crisi, non ci saranno i presupposti per disporre una strategia comune in Europa...Poi verrà il turno della Germania di consentire finalmente a politiche di distensione del credito..."
Tradotto con meno diplomazia: non basta avere un governo italiano se questo non prende una decisione sulla fine della insensata austerità, andando a richiederla in sede Europea e costringendo i tedeschi a mutare l'atteggiamento del creditore intransigente (e ipocrita). Il mutamento di politica deve essere in senso anticiclico, finendola con la frottola dell'austerità espansiva che i tedeschi impongono senza incontrare vera resistenza. E con una non nascosta responsabilità dei governi italiani.
In conclusione, a chiunque si illudesse che ciò sia l'ennesimo auspicio sulla possibilità di far ragionare i tedeschi, nel quadro attuale dei trattati e delle politiche UEM, aggiunge "Ogni giorno che passa divento più pessimista. Una risposta autorevole (sulla presa di posizione anti-austerità italiana, ndr.) a questo punto dovrebbe arrivare dalla vostra banca centrale (!) con un'immissione massiccia di liquidità. Ma Draghi e il suo istituto sembrano defilati, incapaci dell'alzata di testa che ci si aspetterebbe...I dati del FMI (sulla misura della recessione UEM) potrebbero rivelarsi a breve termine eccessivamente ottimisti".

Questo per capire come, mentre l'OCSE insiste nella sua linea intransigente a sostegno delle politiche della commissione UE-bundesbank, gli USA, dal loro punto di osservazione, hanno perso la speranza nella ragionevolezza e nella capacità dell'UEM di cambiare rotta.
E siccome esplicitamente ciò li pone a rischio di "finire nei guai", non rimarranno (politicamente e per quanto in loro potere) con le mani in mano.
L'UEM è un problema mondiale; l'Italia ne è una delle chiavi di volta.
Gli USA eplicitano la loro perplessità sull'atteggiamento italiano e ne disapprovano la prosecuzione.
Solo la stampa italiana non pare trarre le conclusioni da queste significative prese di posizioni. Fino a quando non capiterà che un intervento USA si manifesterà a contraddire la litania che la crisi è dovuta al debito pubblico e alla spesa pubblica eccessivi.
Ma quando accadrà si stupiranno? Come accade il 25 luglio 1943 (dopo lo sbarco in Sicilia, una sopresa solo all'interno di un'opinione pubblica manipolata)?
Ecco, questo è il nocciolo dell'ipotesi frattalica.

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