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FRANZA O SPAGNA PURCHE' SE INFOGNA (l'economia italiana)

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La Spagna registra un "trionfale" dato timestrale (luglio-settembre) di una crescita dello 0,1. Dicasi 0,1. Il che basta a far cantare vittoria sulla riuscita operazione "austerità espansiva" da parte del governo e dei festanti Olli-Wolfgang. Peccato che la disoccupazione permanga al 26%, (più del doppio di quella italiana, in crescita verso il 12,4%).
Quello che colpisce, quando si riportano queste notizie è che...dimenticano il fiscal compact. Più esattamente, tralasciano di dire che questo pare applicarsi solo all'Italia.
Per realizzare un "parziale" tendenziale di 0,1%, infatti, la Spagna (che permarrà comunque in complessiva recessione nel 2013, per effetto del cumulo negativo dei precedenti trimestri e della fine dell'estate turistica a prezzi ormai più che competitivi) "forse", si tratta di un obiettivo governativo e come sempre non tiene conto del moltiplicatore fiscale, realizzerà un deficit annuale al -6,8% del PIL (inclusi gli interventi di salvataggio bancario...a carico anche nostro).
E' come dire che la nostra recessione intorno ai 2 punti di PIL sarebbe stata evitata, ben più trionfalmente, se avessimo potuto fare spesa, in investimenti e corrente, per aggiuntivi 3,8 punti di PIL. Anzi, con un volume di intervento pubblico di questa dimensione, a sostegno dell'economia reale, saremmo stati in situazione di crescita ben oltre lo squallido +0,5 registrato da una Germania con un saldo delle partite con l'estero ad oltre il 6%, contestatogli senza convizione dalla stessa Commissione UE.

Ma ci dicono: voi avete un debito pubblico colossale. Cazzate.
Il nostro debito su PIL, per effetto delle politiche di auspicato pareggio di bilancio (cioè quantomeno alla ricerca di un crescente saldo primario) aumenta: lo sapete.
Facciamo finta che l'Italia avesse speso e detassato per aggiuntivi 3,8 punti di PIL. Questa cifra la stimiammo esattamente nei termini puramente contabili che utilizzano i nostri veri governanti che, come sapete stanno a Bruxelles, ma sono portaordini di Bundesbank.
E anche applicando questo criterio contabile (che grosso modo corrisponde a un moltiplicatore 1), tal quale quello utilizzato da Tremonti in poi, e dalla stessa Bankitalia, avremmo registrato una crescita del PIL nominale di circa 2 punti, anzicchè una recessione di 1,8 (quella ufficiale attualmente dichiarata). Ora: anche ammettendo - e non concedendo- in caso di una manovra espansiva per 3,8 punti di PIL, un aumento di 3,8% del deficit, il debito attuale sarebbe stato anzichè al 133% inferiore o, se calcolato alla stregua dei criteri della Commissione, invariato.
Vogliamo fare un calcolo, senza motiplicatore "realistico" proprio per dare la misura dell'ottusità €uropea.

Allora il debito attuale di 2076 miliardi sarebbe stato gravato da ulteriori 3,8 punti di deficit sul PIL 2013; facciamo, ma proprio per dargli ragione, che tale debito sarebbe ammontato a 2076+58 (3,8 punti sul PIL 2012)= 2134. Ebbene il PIL, anzichè 1538 miliardi (PIL nominale risultante dalla recessione al -1,8%), sarebbe stato di 1597 miliardi.
Ergo, anche accettando un uso scriteriato della manovra in deficit (cioè con un moltiplicatore irrealistico, smentito dagli effetti delle manovre di consolidamento degli utlimi anni), il rapporto debito/PIL sarebbe stato lo stesso al 133% e qualchecosa.
E, a risultato sul 2013 invariato, avremmo gettato le basi non solo per una maggior gettito abbondantemente correttivo di per sè del deficit negli anni futuri, ma anche per una ben più rapida diminuzione del rapporto debito/PIL. Effettuata in crescita e con minore disoccupazione.
Sì, perchè il deficit 2014 sarebbe stato automaticamente corretto da entrate maggiori per circa un punto di PIL. (data la pressione fiscale effettiva).
Ma c'è di più: a pressione fiscale formale invariata, l'imponibile riemergerebbe ben oltre l'1% "contabile ", di gettito aggiuntivo, e ciò grazie alle nuove assunzioni - e regolarizzazioni- consentite da un tale volume di sostegno all'economia: e quand'anche attuato solo in spesa corrente, cioè in appalti per acquisti, forniture e servizi, aggiuntivi rispetto al valore attuale.
Infatti, la nuova occupazione "regolare" e il nuovo fatturato verso lo Stato andrebbero tutti a scapito dell'economia in nero (quella sottratta a imposizione fiscale, diretta e indiretta, e contributiva). Che diminuirebbe, per effetto della draconiana legislazione applicabile agli affidatari degli appalti, in misura esattamente corrispondente: cioè di 3,8 punti di PIL. Che darebbero luogo a base imponibile, "emergente" e fiscalmente regolare, nella stessa misura e a un gettito di ulteriori 1,9 (applico una pressione fiscale "effettiva" inferiore al 55% calcolato sull'esistenza del nero).
Risultato: tra crescita nominale e diminuzione automatica del "nero", il deficit 2014 risulterebbe di circa 3 punti inferiore attestandosi, senza dover fare alcuna manovra austera, nel 2014 a -3,9 (6,8 di deficit, cioè quello consentito alla Spagna, - 2,9 punti di gettito aggiuntivo automatico).
E saremmo stati in crescita per tutto il periodo. Con un deficit prima pari a quello spagnolo poi pari a quello francese attuale e, con ogni probabilità, anche futuro, nello stesso 2014.
E non ho applicato, ribadisco, il moltiplicatore proprio dei public investments, che avrebbe portato a risultati di crescita ben più eclatanti: cioè un moltiplicatore pari a circa 2. Ho esclusivamente ipotizzato un deficit spending "ottuso". Come la Commissione UE.
Ovviamente permanendo nell'euro, il vincolo monetario in sè avrebbe indotto dei "problemini" di import corrispondenti alla crescita "ritrovata": cioè di insostenibilità di medio periodo del deficit CAB.
Questo per dire che quelli che sostengono che l'euro va bene ma è l'austerità che non va, proprio non si vogliono rassegnare alla esistenza degli squilibri commerciali interni all'area-euro, che non sono eliminabili tramite alcuna solidarietà, esclusa esplicitamente dai Trattati. Siamo in una sorta di gold-standard e proprio perciò la correzione deflattiva mediante repressione della domanda interna non ha alternative.
Il che ci riporta a chiederci: ma che abbiamo fatto noi italiani per credere nel "vincolo esterno", unici e più di tutti in Europa, fino ad accettare e, anzi, invocare un trattamento discriminatorio di applicazione di Trattati già in sè STRUTTURALMENTE punitivi della nostra economia?

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