Certo storicamente ci sono delle differenze: la Germania, a differenza del regno sabaudo, non è meno industrializzata e fiscalmente florida dell'Italia, come lo era, invece, sicuramente, tale regno "conquistatore", rispetto al Sud d'Italia al tempo del Regno delle due Sicilie.
Ovviamente, anche questa premessa potrebbe tranquillamente essere rivista in buona misura se si va a vedere la posizione commerciale di Italia e Germania rispetto al resto d'Europa prima e dopo l'inizio del grando "sogno" concretizzatosi nelle varie tappe di avvicinamento alla moneta unica, inclusive di SME e divorzio tesoro-bankitalia: il modello italiano, lungi dal potersi definire perdente, avrebbe, senza queste interferenze, potuto raccontare tutta un'altra storia.
In assenza dell'applicazione del "vincolo esterno", dovuto alla pressione irresistibile di elites industriali-finanziarie italiane, accuratamente saldate con potenze straniere che avevano loro fornito il quadro teorico e ideologico nel quale inscrivere questo vero e proprio "mutamento costituzionale materiale" (ormai giunto alla rottura rispetto al modello "formale" ancora vigente), la storia economica e industriale italiana avrebbero avuto sicuramente un migliore sviluppo.
Se non altro perchè, sicuramente, si sarebbe potuto contare su una più equa e "produttivistica" ripartizione del reddito nazionale, non gravata dall'alterazione provocata dalla distribuzione del crescente onere degli interessi sul debito pubblico e, contemporaneamente, si sarebbe potuto contare sul naturale strumento di riequilibrio del cambio flessibile.
E forse il riequilibrio fiscale che era alla base delle criticità del modello italiano, avrebbe potuto svolgersi senza i traumi che, invece, la crescente dominanza straniera dei "mercati", ci ha alla fine costretti ad intraprendere con esiti che se non fossero tragici, per la definitiva crisi del modello industriale delle PMI, si potrebbero piuttosto definire un ridicolo boomerang.
Ma, si sa, la questione della "lotta all'inflazione" divenne una bandiera politica che è tutt'ora, più che una priorità basata su una qualche verità scientifica, - sia storica, cioè legata alle cause e alle dimensioni del suo andamento, sia relativa al suo effettivo impatto sul benessere -, piuttosto su una pluridecennale versione mediatica che è stata importata in Italia in forza delle influenze estere accolte dalle nostre oligarchie; queste erano in cerca di una definitiva rivincita sulla democrazia sociale, identificata come un compromesso inaccettabile con la minaccia comunista. Venuta meno tale minaccia (ammesso che non fosse alimentata, nella sua fase finale più calda, da questo coacervo di interessate mire redistributive e restauratrici), "questa" Unione Europea è divenuta senza dubbio l'etichetta più ossessiva e manipolatrice che la Storia ricordi almeno, ed appunto, dal tempo della vicenda della "unificazione" italiana.
Ma ciò che colpisce di più è che come la vicenda del saccheggio delle risorse monetarie-aurifere e del contemporaneo smantellamento industriale del sud a favore del nord d'Italia, suscitò delle forti resistenze (più o meno lucide e organizzate), che però, poi, a un certo punto si rivelarono inutili, dando luogo piuttosto a un fenomeno di emigrazione che spopolò letteralmente il sud stesso, privandolo di buona parte del suo migliore capitale umano.
Allo stesso modo, la vicenda dell'euro, così ben riassuntiva di un'analoga spoliazione di risorse e di un impoverimento industriale pianificato per lungo tempo, potrebbe, col solo passare del tempo, svilupparsi allo stesso modo in un consolidamento definitivo
(che si manifesta in forme drammaticamente anticipatrici).Basta saper attendere: nulla ci dice che la reazione dell'interesse nazionale democratico, demonizzato costantemente con una tecnica di resecazione dell'ultima aggettivazione, per legare ogni "valore etico collettivo" divenuto politicamente corretto, a un malinteso "internazionalismo", possa mai prevalere.
L'abitudine al nuovo livello di ricchezza che tutto il disegno UEM prefigura, proprio in quanto con sempre maggior forza proposto come una necessità morale ed emergenziale senza fine, avrebbe tutto il tempo di affermarsi, dato lo stato di coscienza collettiva ormai instillato nei cittadini sempre più assuefatti.
L'unico limite a tutto questo è che un impoverimento definitivo così drastico e inesorabile non conviene alla Germania, perchè in ogni modo, la colonizzazione italiana, ancorché susseguente alla sua necessaria accelerata deindustrializzazione, le imporrebbe strutturalmente degli oneri fiscali di mantenimento di una parvenza di "ordinamento civile", supposto tale in forza delle stesse previsioni cosmetiche dei trattati, che essa non vuole assolutamente sostenere: è la conseguenza dell'effetto Grecia, esteso a livello continentale, che non potrebbe più essere ridotto a episodio una volta dilagante per effetto del fiscal compact. Che, d'altra parte, non ha alternative, una volta che si voglia mantenere ad ogni costo l'Unione monetaria che conviene "solo" alla Germania, ma fino...a un certo punto, ormai molto più vicino di quanto la politica italiana tenda a farci credere..a reti unificate.
E questo non tanto per il fatto che sia coinvolta una Nazione, quella italiana, a cui la Germania senta "eticamente" di dover dare qualcosa in contraccambio per aver accettato di autoaffondarsi, senza resistere, all'affermazione della sua egemonia, quanto perchè l'insieme delle conseguenze di questo stesso schema sull'intera platea delle nazioni europee coinvole, inclusa ormai anche la Francia, determina una posizione di inevitabile responsabilità che prima o poi le ricadrà addosso con tutti i suoi effetti economici e commerciali.
Beggar thy neighbor è una tattica (non una strategia, perchè a quella pensano in realtà le elites nostrane) che non può essere sostenuta all'infinito, perchè il vicino reso mendicante dovrà essere poi sostenuto se non altro per mantenere il livello di consumi che renda conveniente questa aggressione commerciale.
Cosa se ne fa la Germania, nel lungo periodo, afflitta da problemi demografici e di modello industriale (in sovraofferta produttiva) non sostenibili nell'attuale quadro istituzionale europeo, di un Impero di colonie straccione, una volta finita la spoliazione delle (limitate) risorse dei PIGS in mano agli investitori esteri, che come nel caso del Portogallo e della Grecia non sono esclusivamente tedesche, e anche una volta eliminata la fastidiosa concorrenza di un'Italia ridotta a debole platea di consumatori?
Insomma la stessa strategia del liberoscambismo, portata al suo livello ordoliberista in chiave europea, distrugge l'economia del continente ad un livello tale che, la Germania stessa non può neppure avvantaggiarsene in modo stabile ed esclusivo (finirebbe per divenire da esportatrice privilegiata, in virtù del cambio sottovalutato, ad importatrice...di uno strutturale calo della domanda dei vicini, cui prima o poi dovrà estendersi il pareggio di bilancio, questo assurdità ossimorica che solo in Italia si difende, ipocritamente ma a spada tratta, con una compattezza che non ha paralleli al mondo).
Dall'altro lato, proprio per il suo limite di meccanismo divenuto "reale" su basi (solo) continentali, l'ordoliberismo, conformemente alle sue premesse di instaurazione della Grande Società dei mercati planetari, dovrebbe condurre ad un escalation mondializzata, i cui esiti ultimi contrastano la forte tendenza tedesca all'autoconservazione del proprio interesse nazionale. Che si troverebbe comunque ad essere esposto alla saldatura con il paese originario del sommovimento internazionalista e liberista.
Che, a sua volta, è lacerato dalla crescente consapevolezza della crisi delle sue stesse premesse socio-politiche, ormai svincolate da qualsiasi parvenza etica positiva del capitalismo che è così giunta a mettere in discussione lo stesso fondamento materiale e democratico che legittima il potere politico che, ancora oggi, deve ricorrere al consenso del proprio elettorato di origine. Cioè il fondamento della stessa sovranità USA, rispetto alla propria comunità sociale, per quanto un tempo dinamica e multiculturale, non può più basarsi sulla cosmesi del politically correct e attuare, a vari livelli di cedimento, il tea-party pattern senza porsi il problema della sua stessa coesione sociale (notare l'abbissale differenza tra il discorso linkato ed altri discorsi "presidenziali"...).
Il mondo è troppo complesso per essere ancora ridotto alle distopie libero-scambiste assurte a modello unico di vivibilità dell'esistenza umana (e Krugman ne dà atto ad Obama), mentre la risposta ordoliberista, cioè la contraffazione delle Istituzioni delle democrazie sociali per nascondere i propri veri ed inconciliabili fini, si scontra con la verità dei fatti: la sua ipocrisia non può più nasconderli e tutto ciò che si affaccia sullo scenario mondiale lo denunzia.
Insomma, ancora una volta, la torsione paradossale delle verità risultanti dai fatti, non potrà essere soggiogata dalla mera propaganda mediatica, orchestrata dalla sempre più avida oligarchia finanziaria.
Il paradosso consiste nel fatto che l'Italia, la cui discesa verso gli inferi avrebbe del prodigioso se fosse vista senza gli occhiali di questa propaganda, potrebbe pure non reagire ed assuefarsi, priva di rigurgiti di dignità democratica e monoliticamente dimentica delle radici del suo costituzionalismo, ma il mondo intero lo farà.
Questo 2014 inizierà a manifestare questa insopprimibile reazione della verità dei fatti e sicuramente la nostra attuale classe politica si schiererà compattamente, senza tentennamenti, dalla parte reazionaria che opporrà ogni forma di resistenza ottusa e monomaniacale al cambiamento di paradigma che si affermerà a partire da questo anno e in quelli seguenti.
Ma, per fortuna, la Germania e gli altri paesi hanno ancora presente il senso della realtà e della propria convenienza.
E il disegno del "rivedere i trattati", questa ridicola offerta di una tattica temporeggiatrice, che scinde "l'austerità" dalla moneta unica nel sommo della ipocrisia tatticista, e che semplicemente attualizza il costo che la Germania non ha alcuna voglia "di" e convenienza "ad" affrontare, farà fallire gli zeloti italiani dell'ordoliberismo.
La speranza è che quanti di voi si stanno preparando, dotandosi un bagaglio di conoscenze e di consapevolezza capaci di conservare il senso della Verità, riescano a divenire una voce consistente nella indispensabile ricostruzione, sociale, economica e, prima di tutto civile, che seguirà alla fuga scomposta dei responsabili di questo stupido disastro.