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INIZIA LA FARSESCA RESA DEI CONTI FRA ORDOLIBERISTI...(tecniche di combattimento su terreno innevato-2)

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Si sta concretizzando il prevedibile scontro che si profilava allorchè dicevamo:
"...la parte più consolidata di questo sistema di potere ragiona ormai su orizzonti che, incautamente, scontano la uscita di scena dell'(ex) partner "liquidato" e ormai, ai loro occhi, fuori dal "patto di sindacato" di controllo.

Il che, tuttavia, non impedisce che, in prospettiva, questa "epurazione" sia un segno di eccessiva sicurezza: perchè la forza monopolistico-mediatica del "controllo istituzionale sovranazionale", perderebbe, entro poco, il "villain", la cui presenza in scena era fondamentale per poter proseguire, contro ogni realtà dei fatti, nella falsificazione su cause e rimedi della crisi. Il che apre uno spiraglio di incertezza (almeno questo) sulla efficacia e sulla irreversibilità della "loro" strategia di distruzione della democrazia dei popoli."

La maggior forza ordoliberista italiana ha un assoluto bisogno di questo villain, non della sua definitiva distruzione: ed è perciò perfettamente comprensibile che la sua parte più estremista, oggi al potere, intenda conservarne la presenza tangibile, in modo da perpetuare la falsa contrapposizione che serve da "coperchio" della pentola.

In questo senso, la (repentina) defenestrazione della fazione ordoliberista "originaria" risulta un'operazione che,  sul piano dell'indirizzo politico-economico, è essenzialmente irrilevante (e, anzi indice di coerente pervicacia nel mutare le forme per mantenere gli obiettivi) e in fondo motivabile solo con l'esigenza di riassorbire elettoralmente il dissenso che la stessa propaganda mediatica ordoliberista aveva suscitato, facendo male i propri calcoli
Ma la giustificazione meramente propagandistica di tale defenestrazione,  implica allora che la reazione di tale fazione defenestrata risulti puramente strumentale (nella sostanza, il dissidio non sussiste, tranne forse che per posizioni obiettivamente minoritarie)
In effetti, solo un diretto e formale commissariamento da parte di forze estere avrebbe potuto evitare agli ordoliberisti, di qualunque fazione, di dover resuscitare la rappresentazione bipolare in precedenza propagandata.
Ma per farlo, sempre per quel "tappo" si deve passare

Dunque, la critica risulta scontatamente tattica: chiunque, al posto di Renzi, avrebbe dovuto passare per quella trattativa. In una forma o nell'altra. 
Ma al punto attuale, la "reviviscenza politica" proietta, sullo sfondo dell'intera politica italiana, l'ombra di un nascente ed inevitabile "badoglismo".

Perchè altrimenti, nel tempo necessario all'attuazione delle politiche autodistruttive (notare la concordia di Sapir con quanto qui affermato da molti mesi) che proprio la riforma elettorale dovrebbe consentire di svolgere al meglio, il consenso verrebbe omogeneamente perduto da qualunque delle due parti dell'attuale patto che si ritrovasse a governare.
Paradossalmente, anche questa legge non sarebbe da applicare con imminenti nuove elezioni, poichè, per entrambi i "contraenti", è molto meglio che a dover agire su quelle linee politico-economiche, e a bruciarsi, sia qualcun altro.
A meno che, appunto, una delle parti non voglia avvantaggiarsene per "prendere le distanze da se stesso" e non "autosmascherarsi". Ma sempre rimanendo fedele allo schema di fondo: pareggio di bilancio e "spaghetti tea-party".
Il che peraltro può riguardare le più varie fazioni politiche, scatenando la caccia al "who's the next Badoglio frattalico?"...
Chi è più spaghetti "tea-party", supply-sider e (solo secondariamente) "pareggista",  in Italia? Ecco, questi potrebbe persino ritenere di prendere la distanze dall'euro. Ma deve avere anche altri requisiti: non essere "europeista" ad ogni costo ed avere ottimi rapporti col "monarca" italico...
Il campo si restringe... 

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