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"IL PIANO": "TETTI" NEL DESERTO DELLA DEFLAZIONE SALARIALE. L'incompetenza demagogica ordoliberista al servizio di Bundesbank.

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Il Piano politicoè, attualmente, abbastanza chiaro: lasciare passa' a nuttata per sbandierare una ricrescita fenice, magari emersa dalle nebbie di nuovi criteri di calcolo del PIL, e, intanto, giustificare tagli alla spesa pubblica come misure per la crescita, ma senza esagarare, dato che, sempre più, in una forma strisciante di "Hartz" all'italiana, si punterà a generalizzare la deflazione salariale sui grandi gruppi con l'intervento dei contratti di solidarietà e misure analoghe: cioè a carico pubblico (ma solo per i gruppi "importanti" agli occhi dei politici; gli altri, le odiate PMI, saranno costretti al suicidio se non riescono a esportare col forzato dumping salariale, ed in condizioni di credit crunch). Poi comunque si passerà a ratificare all'unanimità le vere e proprie Hartz e anche il reddito di cittadinanza che ne è il complemento direttamente adiacente.
Ieri un imprenditore, a Piazza Pulita, dando ragione della nuova tattica renzian-movimentista-tutti d'amore-e-d'accordo, sindacati inclusi: "ora stai in cassa integrazione a 800 -invece di 1400-, non accetteresti di riprendere a lavorare per 900?" 
Ecco, il "reddito di cittadinanza" sostitutivo della cassa integrazione, funziona esattamente così: fissa la soglia, il bench-mark, automatico e per di più variabile in pejus, via via che si materializzano gli effetti del fiscal compact sui conti dello Stato, appena al di sopra del quale sarai costretto a lavorare dovendo pure ringraziare (l'euro e la classe politica tutta, asservita al suo implacabile disegno, "opposizione" inclusa).

Per mantenere gli obiettivi di gradualità nella instaurazione della Grande Società "vH", in tono ortodossamente ordoliberista, sempre più condiviso dalla generalità delle forze politiche, si farà una inevitabile super-patrimoniale, che Bundesbank predica come provocazione per far saltare il banco, ma della cui proposizione i nostri piddo-puddini vedranno entusiasticamente solo la parte di illusione finanziaria: quella in cui si dice che tale misura servirebbe a correggere una disparità di distribuzione della ricchezza "intollerabile", laddove, invece, in Italia tale distribuzione, naturalmente al netto dei capitali dei più ricchi, da anni spostati all'estero,è particolarmente "equa", quasi al limite dello schema ideale.
E badate, non mi importa della "fonte", perchè il calcolo, nei presupposti enunciati, è corretto: ed infatti, lo studio non parla nè del vero scandalo della distribuzione che riguarda solo il primo 3%, - e quindi non l'intero decile investito dalla demagogia redistributiva...basata sulla crassa ignoranza-, nè del patrimonio occultato e non più "residente", perchè prontamente già esportato fuori dall'Italia: perchè poi tutto si risolverà solo in impoverimento senza crescita, anzi ulteriormente recessivo.

In aggiunta, sono in dirittura d'arrivo col tetto alle pensioni, fissato su dei lordi che, attualmente, nella proposta in discussione, includono pure le prestazioni assicurative volontarie che, col proprio risparmio privato, il cittadino si paga da sè, espropriandolo così, a doppio titolo, dei contributi già pagati al sistema pubblico in sovrabbondanza, che rimarranno allo Stato (anche per la parte pagata ad assicurazioni private): la prestazione pensionistica ne risulterà così tagliata sia del risparmio "pubblico",a titolo di contributi gravanti per decenni, su chi ha lavorato, per una misura di pensione che non riceverà mai,  sia a titolo di risparmio privato volontario (per una prestazione che non potrà più aggiungere alla tagliata prestazione pubblica!); così s'impara
Basti considerare che l'introduzione del "tetto"è fatta prescindendo dall'ammontare della contribuzione a carico del lavoratore (commisurata, normalmente, alla totalità della retribuzione in godimento, da tagliare anch'essa con tetto massimo, perchè per presunzione assoluta, "rubata"), che questi abbia pagato nel corso della sua intera vita lavorativa: spesso, questi contributi, nei decenni finali dell'attività svolta, sono pari o superiori allo stesso importo finale, attuale, della prestazione pensionistica, e introdotto il tetto, saranno sicuramente superiori. Per decenni.

Ma non sono tempi per le riflessioni in termini di costituzionalità di un tale sistema "paghi 2 prendi 1": e la scusaè che ci sarebbero i politici (meco...!!!!) a prendere pensioni non corrispondenti ai contributi versati: le altre decine di migliaia di contribuenti supertartassati, sono necessariamente "casta" anche loro e se la pijino 'nder secchio, W il reddito di cittadinanza e la disoccupazione organizzata...con buona pace della domanda interna e del gettito fiscale che, in pareggio di bilancio-fiscal compact, diminuirà e costringerà a crescenti tagli della spesa (la sanità, l'istruzione) e ai consueti inasprimenti fiscali in nuovi tributucci, duplicativi di quelli precedenti e in aumento dei criteri di calcolo dele basi imponibili (intanto vi beccherete, dato l'inevitabile andamento del gettito, acuito dalle penzate di tutti i partiti, il taglio delle deduzioni-detrazioni fiscali e l'aumento delle accise sui prodotti petroliferi). 
Come, ci scommettiamo, non si parlerà della restituzione, anche per il passato, di contributi che si riveleranno di gran lunga eccedenti la prestazione finale: l'ordoliberismo non si preoccupa di queste quisquilie. Gli zotici pretenziosi vanno impoveriti e qualsiasi ingiustizia è nei loro confronti solo apparente: si tratta, nella "loro visione", di restituzione del maltolto determinanto da privilegi intollerabili.

Sul piano economico, gli strilletti generici di Squinzi equivalgono, poi, solo ad una sollecitazione ad adottare l'intervento a carico dello Stato per la accelerazione della deflazione salariale, intervento, ormai per Costituzione, appunto, in pareggio di bilancio e quindi anche in tal caso, - in perfetta concordanza con la linea di tutti i partiti presenti in parlamento-, portatore di nuove tasse patrimoniali straordinarie bundesbank e inasprimento delle ordinarie. 
E non dimentichiamoci  la delega fiscale che tenderà pressocchè a raddoppiare le rendite catastali, basandosi su valori passati che, grazie alla pressione fiscale attuale, sono ormai del tutto irrealistici, aumentando in senso pro-ciclico la base imponibile delle miriadi di tasse sugli immobili.

Insomma Confindustria non ha tentennamenti: le cose vanno male perchè la distruzione della domanda interna non è ancora ben completata. L'esportazione è l'unico punto di riferimento e la desertificazione industriale la riferiscono solo alle poche filiere che residuano in Italia, in attesa di cederle a prezzo di saldo a mani estere, disimpegnandosi o rimanendo soci finanziari dei gruppi stranieri. ( 
E naturalmente portando fuori dall'Italia i corrispettivi delle cessioni delle partecipazioni di controllo, dato che i gruppi principali o hanno già sede all'estero o la prenderanno molto presto.

Ci descrive molto bene la situazione Mauro Gosmin (citazione speciale al merito):
"...io penso che chi ci tiene dentro questa gabbia ci stia guadagnando alla grande. Una piccola parte, a danno del resto del paese e della sua parte produttiva migliore.
Penso che Confindustria ragiona più o meno così: abbiamo la moneta forte che ci consente di avere un alto potere d'acquisto all'estero, le nostre filiere produttive sono dislocate fuori dai confini nazionali e la moneta forte ci fa comodo. Inoltre abbiamo una moneta che non viene erosa dall'inflazione e funge bene come riserva di valore e per questo dobbiamo ringraziare solo i nostri fratelli maggiori tedeschi 
Per mantenere la competitività si abbassano i salari, ci pensano i media a dire che è per il bene dei lavoratori, e se la domanda interna muore chi se ne frega, noi guardiamo la realtà non con la lente tolomaica rivolta alla nazione, che brutta parola, ma con la lente copernicana, noi guardiamo al mondo e vendiamo ai ricchi dei paesi emergenti
Con la distruzione della domanda interna muoiono le piccole/medie aziende...e che problema c'è!, E' la Legge della natura.
Inoltre grazie all'europa a guida tedesca abbiamo anche lo Stato da spolpare vivo. Quindi via le privatizzazioni per un tozzo di pane.
Qui siamo soli non possiamo contare su nessuno, inutile farci illusioni. 
Se vogliamo che la situazione cambi dobbiamo lavorare sul territorio a fianco delle piccole/medie imprese che sono il vero bottino di guerra, cercando di far capire loro che il peggior nemico non è lo Stato, ma la loro sorella Maggiore Confindustria.
Tre milioni di piccole e medie industrie se si unissero avrebbero i numeri e anche la forza finaziaria per rovesciare il tavolo. Mille euro a ditta sarebbero 3miliardi e con quella cifra non c'è patto Berlusconi Renzi che tenga."


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