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REVERSING THE TIDE ON MAINSTREAM

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Mi ero portato avanti col lavoro. Precisando le condizioni probabili di variazione 2014 dei fattori del PIL.
Oggi arrivano a grappolo le scontate conferme:
a) next but not..."last"correzione al ribasso Commissione UE sulle stime di crescita 2014 (e non abbiamo ancora gli effetti dell'accelerazione che verrà imposta a Cottarelli);
b) dato aggiornato Istat sul calo dei consumi su tutto il 2013, che smentisce la presunta ripresa dell'ultimo trimestre e conferma un trend che, tutte le voci di tassazione/copertura per "rimodulare" il sistema fiscale e fiscalizzare gli oneri sociali, non potranno che perpetuare (come attesta anche la fiducia dei consumatori rilevata da Confcommercio: loro sì che se la passano male e possono attendersi peggio da...Cottarelli).
Per comodità riproduciamo il quadro generale allora delineato:

Un paper Bankitalia del luglio 2013, ci fornisce dei dati che si rivelano, ora più che mai, alquanto "crudi": in effetti, tutte le previsioni effettuate erano sottoposte a "condizioni" e perciò espresse al condizionale in relazione ad tendenze che, a distanza di sette mesi, non si stanno realizzando. 
Come faremo a produrre un attivo delle partite correnti della bilancia dei pagamenti pari all'1% del PIL, specialmente al di fuori dell'area euro, se la stessa enfatizzata diminuzione dei prezzi petroliferi segnala che la domanda mondiale è in realtà sempre più in raffreddamento?
La realtà è che sarei pronto a scommettere che, nella prosecuzione delle attuali condizioni di (non) competitività di prezzo, di cambio valutario dell'euro in apprezzamento verso le aree esterne, e di inarrestabile emorragia delle imprese italiane che si trasferiscono a produrre altrove, anche nel 2014 gli investimenti risulteranno in contrazione.
E questo renderà persino più improbabile lo stesso ottenimento di una tale misura dell'attivo del CAB, proprio per la prevalente contrazione della produzione, al di là delle fiammate, "ad esaurimento", imputabili alla ricostituzione delle scorte, dovute prevalentemente alla residua operatività di contratti ad esecuzione continuata e periodica già stipulati, e semmai originati dalla transitoria (ed ormai riassorbita) debolezza dell'euro tra fine 2011 e la metà del 2012.

Ora:
- se il consolidamento fiscale nella misura dello 0,6% del PIL (a moltiplicatore perlomeno 1,5), quale ben indicato nel DEF, è un dato sicuro,
- se la insistenza sul taglio della spesa pubblica porterà inevitabili frutti (avvelenati) in aggiunta a ciò;
- se un miglioramento (relativamente) consistente saldo attivo delle partite correnti appare via via irrealizzabile;
- se la disoccupazione risulterà inevitabilmente crescente, alla luce dello stesso "non avveramento" delle condizioni sperate indicate da Bankitalia,
  non potremo che registrare una ulteriore recessione

Una recessione solo transitoriamente meno accentuata, rispetto al "biennio d'oro" del grande "risanamento" 2012-2013, e meno accentuata solo nella improbabile ipotesi in cui non si procederà a colpi di testa nella spending review.
E comunque, al tempo stesso, autonomamente acuibile per fattori esogeni legati all'andamento della domanda mondiale ed endogeni dovuti all'ulteriore ondata di tasse patrimoniali (ormai distruttive come mostra l'andamento dei prezzi immobliari riportato dallo stesso studio bankitalia) che, ripristinando e anzi incrementando il gettito del 2012, si assommano alle aspettative di tosature ancora più incisive come "sorpresine" preparatorie della riduzione del debito e dello stesso deficit, in omaggio all'imminente applicazione del fiscal compact. 

Che poi la politica, mischiando incoscienza e insipienza tecnica e negoziale, si senta in cuor suo di riuscire ad evitare queste forche caudine, non sposta di un millimetro la tendenza difensiva ormai dilagante nell'intero substrato sociale italiano: fuoriuscita di capitali (sia finanziari che disinvestiti dal settore produttivo) e contrazione cautelativa dei consumi.

Al dunque, rinunciando a quantificare fino a che punto arriverà la follia che pervade una intera classe politica, a cui la realtà pare completamente sfuggire ogni volta che apre bocca per indicare le soluzioni concrete a cui si affida, non una sola voce del PIL potrebbe essere in aumento, quantomeno nella misura già "venduta" nel DEF, durante il 2014: non I, non C, non G (per carità), e neppure X-M.

A questo punto mi è sovvenuta un'intuizione. Nel post di ieri avevamo detto che:

"Questa continua evocazione dell'ultima spiaggia, dell'ultima chance, è perfettamente conforme a tale ideologia: gli ordoliberisti, con l'estrema offensiva di tutta la loro forza mediatica, che li ha condotti fino a qui, in 30 anni di trionfale riduzionismo "pop" della odiata democrazia sostanziale, ci stanno semplicemente avvertendo.
...L'ultima chance è la vostra, non la "loro"
Stanno semplicemente anticipando che o si fa come esigono "loro" e i loro padrini della finanza multinazionale impadronitasi del potere globalizzato, o la democrazia, anche solo ridotta a consultazione elettorale a opzioni predeterminate dal controllo mediatico, ve la potete anche scordare."
 
Però, osservando attentamente le facce dei giornalisti-commentatori-livoroso-espertologi e le reazioni degli editoriali si può percepire un aspetto esattamente opposto della questione: tutto questo esercito, abituato a dettar legge e a decidere i governi (in senso praticamente letterale),è esso stesso giunto a "fine corsa". 
Ha creato un simulacro che incarna a perfezione le sue aspirazioni ultime enunciate in 30 anni di propaganda, ma si rende conto che, proprio perchè mai il proprio appoggio mediatico, senza precedenti, è stato così decisivo per innalzare un governo, oggi si ritrova praticamente a giocare in prima persona.
 
Siccome tutto quanto ha sempre sognato, cioè quelle soluzioni che inconscientemente e improvvidamente ha sempre propugnato, stanno per essere attuate in tempi (acceleratissimi, perbacco!) che ne dovrebbero consentire l'immediata verifica degli effetti, l'esercito mediatico di riserva mainstream ora teme.
Teme perchè, in definitiva, rischia che l'attuale premier "faccia" veramente, e presto, e che poi gli effetti siano quelli (scontati, anche se lo negherebbero contro ogni evidenza) di un fallimento che li coinvolgerebbe con la loro stessa faccia.
Come potrebbero prendere le distanze dalla loro stessa creatura, se l'hanno loro stessi proposta come ultima chance senza alternative e, nella sostanza del programma, "salvifica"?
Alla luce di questa, per "loro", inquietante possibilità, li prende "l'orore di se stessi", per la prospettiva che alla "ultima chance", di residua credibilità €urofolle e aggressivamente ordoliberista, ci giungano proprio "loro".
Oltre questa soglia e il suo prevedibilissimo disastro (salvo colpi di scena oggi insospettabili), avrebbero perso tutta la loro pomposa pseudo-credibilità. E poi come si ripresenterebbero indenni a pontificare a reti unificate 24h. su 24h.?

 

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