Cerchiamo di fornire delle informazioni sui dati reali, nonchè alcune considerazioni razionali, in tema di corruzione.
Allora, semmai ci fosse bisogno ripeterlo, e pare proprio di sì, dato il coro tetragono dei corruzionisti: il dato sulla corruzione italiana, quantificata a 60 miliardi annui (invariabilmente tutti gli anni e in perpetuo) E' FALSO (preciseremo in apposito libro come, e specialmente, perchè nasca questo dato e per quali vie sia stato diffuso). Che sia falso è stato chiarito dal Presidente della Corte dei conti, organismo di rilevanza costituzionale, che esercita (anche) il controllo sulla finanza pubblica.
La smentita si è resa necessaria perchè l'accertamento di tale dato era stato scorrettamente attribuito alla stessa Corte, usandosi poi, per perversa accumulazione, la originaria ed infondata citazione come fonte per accreditarne una reiterazione pluriannuale, mediaticamente volta a creare un "fattoide" manipolatore dell'opinione pubblica.
Ecco cosa ha detto, sul punto, il Presidente della Corte il 6 marzo scorso, in audizione presso la Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale:
"...Nel corso dell'audizione Squitieri ha lanciato anche un allarme sulle società partecipate dagli enti pubblici, «in alcuni casi strutturate in scatole cinesi» con la messa a rischio dell'equilibrio finanziario dell'ente «fino a provocarne il dissesto». In coda un pensiero è andato alla presunta stima da 60 miliardi della corruzione in Italia: «È impossibile - sottolinea - stimare la ricaduta della corruzione sull'economia, qualsiasi stima è velleitaria. La corruzione va combattuta ma è impossibile pensare di stimarla. La Corte dei conti non ha mai detto che il fenomeno costa 60 miliardi».
Detto questo vi diamo un rapido vademecum di proposizioni "serie" sulla corruzione.
...l'ordoliberismo internazionalista ...non si limita a insinuare un concetto vuoto e strumentale della democrazia, assunta come mera "procedura" (idraulico-sanitaria) - accuratamente manipolata dal sondaggismo e dal condizionamento mediatico a suggestione moralistica-, ma raffoza la sua azione AGITANDO ANCHE LO SPETTRO DELLA CORRUZIONE.
E INVENTANDO CONCETTI COME LA CASTA, in modo da sviluppare un riduzionismo grottesco della democrazia nei suoi fisiologici punti deboli e, attraverso di essi, disattivarla del tutto.;
E INVENTANDO CONCETTI COME LA CASTA, in modo da sviluppare un riduzionismo grottesco della democrazia nei suoi fisiologici punti deboli e, attraverso di essi, disattivarla del tutto.;
La corruzione, comunque la si voglia vedere, è il prezzo attribuito a titolo privato ad un pubblico decidente come compenso di intermediazione per l'assetto di interessi= "effettiva distribuzione della ricchezza", conseguente ad una concreta decisione del pubblico potere.
Ora, più elevato è il numero delle opzioni alternative insite nella decisione, cioè più numerosi sono i momenti di discrezionalità (tecnica e amministrativa), più elevata è la probabilità e la stessa organizzazione del fenomeno corruttivo.
...Quali che siano le risposte che un ordinamento fornisce a tutte queste problematiche - e in Italia, afflitta dalla trentennale crociata contro spesa corrente e investimenti pubblici, è facile immaginare quale sia il "livello" sub-ottimale di risposta- un fenomeno sarà comunque registrabile con certezza:l'assetto perseguito, cioè gli interessi materiali sottostanti, saranno sempre realizzabili a costi più elevati rispetto a realtà geo-politiche che non soffrano di una comparabile situazione di "congestione-complessità" degli interessi in conflitto.
Tra questi costi, rientra la corruzione, ma, - e, sia chiaro, senza alcuna ombra di cinismo-, non è detto che il suo irrompere nel quadro, conduca necessariamente a una crescita dei costi rispetto alla situazione di ipotetica osservanza integrale della legalità.
La corruzione può sia sveltire la decisione, (adde: come ad esempio si può desumere da certe attuali dichiarazioni di Formigoni) e normalmente questa è una delle sue ragioni di convenienza per l'operatore che corrisponde il relativo compenso, sia eliminare in tutto o in parte il costo del contemperamento della decisione con interessi contrapposti a quelli economici prevalenti, che tendono ad avere l'iniziativa nel quadro sociale delle economie capitaliste "complesse".
Cioè nelle società comunque caratterizzate dalla complessità, tecnologica e sociale, stratificatasi nel tumultuoso sviluppo del capitalismo, sospeso nella continua tensione ad aumentare l'efficienza della produzione, e quindi il profitto, sia attraverso la compressione della tutela del lavoro sia attraverso l'innovazione di processo e di prodotto.
In termini pratici, poi, questa invarianza (cioè compresenza intrinseca) della maggior costosità della congestione di interessi simultaneamente meritevoli di tutela, negli ordinamenti democratici, (interessi a radice geo-storica-culturale, come in Italia),conduce ad una maggior inflazione relativa rispetto a paesi con diverse situazioni geo-culturali. Piaccia o no.
per chi abbia letto il libro "The Bad Samaritans", proclamato lo "stato di corruzione" (variante moralistica della shock economy) si affaccia invariabilmente una terapia: quella dell'austerità anti-spesa pubblica e pro-privatizzazioni, imposta dagli organismi internazionali che gridano all'emergenza corruzione.Essa (terapia), infatti, si preannuncia, come rimedio unico ed inevitabile, proprio con l'arrivo delle accuse di corruzione (che in Italia hanno avuto infatti la ben nota sincronia con la conclusione del Trattato di Maastricht).
E sul significato della enfasi posta sulla corruzione, come attacco alla democrazia sociale nei suoi fisiologici punti deboli, richiamiamo quanto già detto, più volte.
Si tratta, infatti, di un paradosso per cui l'appropriazione dei beni e delle risorse pubbliche fatta episodicamente, ed in modo del tutto parziale, comunque punita penalmente, deve essere sostituita (ah, l'efficienza!) dalla devoluzione sistematica a poche mani private della pratica totalità di quegli stessi assets, per via legislativa d'urgenza.