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AGGIORNAMENTO FRATTALICO. IL CROLLO ENDOGENO DELL'ASSETTO OLIGARCHICO-FINANZIARIO UEM

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Come sanno coloro che hanno seguito le varie evoluzioni dell'ipotesi frattalica, essa si basa sulla omotetia (cioè identità ricorrente di forme-configurazione) tra 1943-1945 e l'attuale situazione italiana nel quadro dell'unione monetaria europea.
La difficoltà maggiore che si incontra in questo percorso è quella delle identificazione di un processo di coinvolgimento degli USA nel conflitto continentale europeo al fine di bilanciare lo strapotere della Germania a danno del resto dei paesi europei.
Per quanto ci riguarda, la difficoltà specifica è quella di riconoscere i tratti e gli eventi che preannunzino (allo stato attuale di questo si tratterebbe), lo sbarco in Sicilia e, quindi, l'insostenibilità di una mera sudditanza verso la Germania, come posizione ormai invisa agli alleati anglo-americani.

Il cedimento della supremazia tedesca, come paese "occupante"; potrebbe intravedersi pure nell'ascesa del movimento del Front National nella versione rigenerata, in termini di visione economica sostanzialmente keynesiana, da Marine Le Pen.
Ma anche questa evoluzione transalpina pare dotata di un'autonomia maggiore, sul piano della capacità interna, dell'antecedente del 1944, allorchè la vera e propria Liberazione dal giogo tedesco conseguì dallo sbarco alleato in Normandia.

L'insieme di queste differenze e la totale irriconoscibilità di un'aperta linea diplomatica ed economica, da parte degli USA, in soccorso di un'Europa oppressa e devastata dallo squilibrio strutturale imposto dalla Germania, potrebbe condurre all'abbandono della originaria formulazione dell'ipotesi frattalica.
In tal senso, persino la "svolta russa", qui adombrata come nuova Stalingrado, non si incastra nella direzione che sarebbe coerente con l'omotetia frattalica.
Ed infatti, la "vittoria" russa in Crimea, pur limitando l'invadenza di un governo dalle sospette caratteristiche di estrema destra neo-nazista, non fa convergere, pur da direzioni diverse, l'azione russa e quella USA nel delimitare l'aggressività e l'espansione tedesche. 
Lo scontro "ucraino" ha portato, piuttosto, ad una riedizione della Guerra Fredda in cui, conformemente alla dottrina Brezinsky, gli USA vedono la Russia come il proprio antagonista principale nello scenario mondiale, mentre la Germania, all'opposto di 70 anni fa, è semmai un più o meno fedele alleato degli USA.

L'unica alternativa all'abbandono -per palese impraticabilità - dell'ipotesi frattalica è quella di riconoscere un diverso ruolo agli USA stessi; e questo accogliendo l'idea della difficoltà crescente in cui verserebbe la loro capacità di leaderhip di tutto l'occidente, in concomitanza con la loro stessa perdita di centralità nell'economia internazionale (almeno in ipotesi). 
Una linea di tendenza che sarebbe la stessa Germania a condividere e ad abbracciare, calcolando su tale fenomeno le propria strategia di lungo periodo, con una crescente espansione verso interlocutori come Russia e Cina.
Come conferma, tra l'altro, il recente accordo tra Banca Popolare della Cina (PBOC) e Bundesbank sulla estensione della regolazione dei reciproci rapporti commerciali in renmimbi e senza più passare per il dollaro. (Analogo accordo era stato concluso, alla fine del 2011, tra Cina e Giappone).

In questo quadro evolutivo della geopolitica internazionale, l'alternativa al (ben possibile) abbandono dell'originaria ipotesi frattalica, sarebbe quella di immaginare unruolo degli USA che -come spesso gli capita di recente a causa dei frequenti errori di valutazione- segua, adattandosi, e non preceda, "guidando", la liberazione dei principali paesi UE, o meglio dei loro popoli, dalla egemonia tedesca instaurata in nome e per conto dell'euro. 
O, più esattamente, in nome e per conto del capitalismo finanziario ordoliberista che ne è l'ideatore e propugnatore.
Questo significa che se, com'è auspicabile per il benessere economico e la effettiva democrazia dei popoli europei, iniziasse a verificarsi alle prossime elezioni europee, - ed anche di seguito, in ogni altra occasione elettorale-, il sommovimento di consenso che porterà i vari "partiti unici dell'euro" a perdere la maggioranza, -nonostante gli espedienti di leggi elettorali congegnate per stabilizzarne l'egemonia-,  ciò determinerà progressivamente il crollo dell'attuale assetto oligarchico-finanziario UE
Un assetto che non potrà più essere amministrato da tecnocrati, zelanti esecutori di ordini che risulterebbero ormai smascherati nel loro senso antidemocratico ed invisi alla schiacciante maggioranza degli elettorati di tutta Europa.
Finito il delirio della stabilità finanziaria a carico delle tasche dei cittadini, per alimentare il welfare bancario e garantire, ora persino coi loro risparmi, il gioco irresponsabile dei flussi creditizi interni all'area valutaria disfunzionale, la moneta unica andrebbe in "rottamazione" - e mai con tanto entusiastico sollievo dei cittadini coinvolti in un simile oscuro disegno, ordito ai loro stessi danni.
Allora gli USA, diverrebbero giocoforza coscienti che, oltre un certo livello, il cerchiobottismo sul punto non servirebbe più a garantirgli quegli interlocutori docili che riflettevano in Europa il liberismo a trazione finanziaria da essi stessi ambiguamente trascinato fino ai nostri giorni. 
E sarebbero costretti a prendere posizione in senso favorevole al ripristino del cambio flessibile, del recupero delle sovranità e delle politiche monetarie, favorevole altresì a politiche fiscali veramente espansive, che essi stessi hanno praticato (finora) a metà, sopravvalutando la leva monetaria, pro-WS e mercati finanziari, rispetto all'economa reale.
Se così non facessero, aprendo con ciò una nuova epoca di recupero della democrazia degli Stati nazionali e della sovranità monetaria e fiscale esercitata nell'interesse dei popoli (e non dell'1%), rischierebbero di rimanere isolati rispetto a tutti gli scenari di crisi e di lotta per la conservazione della loro supremazia economica.
Perchè una leadership non può essere troppo a lungo esercitata contro la democrazia e l'interesse delle popolazioni, calpestandone i diritti sociali, e nascondendosi dietro la ormai intollerabile dittatura dei "mercati" finanziari.

Insomma: l'ipotesi frattalica può, (semmai abbia una vitalità), trovare la sua verifica in una scansione dei tempi di ampiezza analoga ma con meccanismi di concatenazione degli eventi in ordine invertito rispetto al modello 1943-45
Proprio perchè occorre prendere atto che gli USA stessi agiscono ora nello scenario senza prima aver risolto il conflitto di potere, relativo al paradigma del loro stesso modello socio-economico, inteso come "costituzione materiale", che ancora li scuote al loro interno. Come avevamo evidenziato nella riformulazione dell'ipotesi frattalica "un anno dopo" dicendo:

"la legittimazione da parte degli USA di interlocutori diversi da quelli comunque divenuti invisi alla schiacciante maggioranza del popolo italiano, sarà tanto più forte quanto più gli parrà necessario conservare equilibri geopolitici nell'area europea e mediorientale, rispetto alla possibile espansione dell'influenza russa (i "nuovi " carri armati di...Putin).
Questa influenza, nella nuova forma del rapporto privilegiato legato alle forniture di materie prime per la produzione di energia e di promozione di joint venture industriali meno invasive degli IDE colonizzatori propugnati dall'ordoliberismo, filogermanico e più "realista del re" rispetto alle stesse multinazionali USA, potrebbe indurre gli stessi USA al recupero di una linea economica più conciliante, rispetto ad elementi come la flessibilità dei cambi, il sostegno delle banche centrali alla monetizzazione del debito pubblico corrispondente al deficit, allo stesso abbandono di tetti al deficit in vista del ristabilimento di livelli di crescita e di consumi accettabili (proprio per la stessa convenienza del trattato di libero scambio).
Tutte misure che lo stesso FMI, in certe sue aperture, già sta preannunziando come possibili "ritorni" sull'orizzonte delle politiche economiche e fiscali considerate, entro certi limiti, auspicabili.

Il quadro così tratteggiato diviene certamente più chiaro rispetto alla ipotesi originaria; non nascondiamo che la proiezione predittiva di eventi come questi non si limiterebbe al 2014, com'è evidente una volta che lo si ricalibri sul 1943, ma esigerebbe uno sviluppo in un arco di tempo di almeno tre anni. Il cui punto di approdo, anche questo dovrebbe ormai essere chiaro, non sarà costituito dal semplice evento della rottura dell'Unione monetaria, che potrebbe intervenire anche prima, ma lasciando irrisolti molti dei nodi posti dalla permanenza di una classe dirigente e di una cultura mediatica "ordoliberista".
Quella che rimane la migliore speranza è un "certo" ripristino delle Costituzioni democratiche redistributive e pluriclasse. Magari rafforzato da una revisione costituzionale in senso inverso a quella ora perseguita: cioè volta a precisare le norme fondamentali in modo che "tutto questo non si possa ripetere mai più".
E per rafforzare questa analisi - e di prospettive antropologicamente positive ce n'è un grande bisogno, per riportare i valori umani nella posizione che compete loro in economia e in politica-  ribadiamo anche:

"...sono più propenso a ritenere, ora, che questo "sentiment"segni solo l'inizio di una riscossa democratica, verso un (ri)allargamento della sua prospettiva. 
E ciò, vista anche l'evoluzione della situazione mondiale, che implica un progressivo cedimento della "facciata" marmorea di una governance mondiale affidata alla grande finanza, ormai irreversibilmente screditata. 

In una situazione, cioè, in cui il capitalismo finanziario finisce per essere come un condannato con la "condizionale",  questa sorta di "epigrafe", vale nell'orizzonte del breve periodo. 

Al massimo,può ancora durare fino a quandouna probabile nuova crisi finanziaria imporrà di prendere quelle misure che dopo il 2008 non si ebbe il coraggio di attuare: limitazione della libera circolazione dei capitali e superamento del modello di banca universale (almeno). 

Certo, non sarà senza traumi un simile "rappel a l'ordre", ma almeno implicherà la profonda revisione della composizione della governance mondiale: ne verranno travolti e dunque ripensati, FMI, WTO e la stessa UEM.

E si dirà basta con i banchieri al potere...ovunque

Avranno perso ogni legittimazione anche di mera facciata, e il controllo mediatico non basterà più: come potranno i giornalisti di regime e i banchieri istituzionalizzati chiedere ancora alle masse di disoccupati e lavoratori precari, spogliati di ogni sicurezza sociale e dei loro risparmi (e prospettive di risparmio) di sopportare ancora i costi della crisi che "loro" avranno nuovamente provocato?

Nel medio-lungo periodo, dunque (quando ancora non "saremo tutti morti", si spera), questa incomprensione, o incompleta comprensione, degli effetti del neo-liberismo, porterà inevitabilmente a ripensamenti e revisioni da parte di tutti gli attori (USA in primis): tanto più traumatici per tutti, quanto più sarà ritardata l'espulsione dai processi decisionali degli attuali componenti della stessa governance "globale". 

Ci sarà da divertirsi (in un senso del tutto eufemistico), perchè "alla prossima" salteranno anche "loro".

E il "loro" potere di ricatto sarà enormemente diminuito, fino a scemare: in fondo, dovrebbero saperlo che quando si fa sentire una massa "colpevole" e la si mette con le spalle al muro, poi non avrà più molto da perdere. 

Mentre "loro" avranno avuto, sì, "tutto"....ma poi tutto da perdere."

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