
Faremo alcune precisazioni...inutili.
Inutili perchè chi ci legge capirà benissimo che le cose stanno come verranno esposte - e anzi, si domanderà perchè mai ribadirle-, mentre chi non ci legge, non lo ha fatto finora e continuerà a non farlo, molto difficilmente apprenderà di questo post o sarà disposto a capire (apparendo piuttosto, in preda a iperconvinzioni preconcette che, come accade nella vita, molto difficilmente saranno scalfibili).
Mi riferisco all'idea di essere coinvolto nella fondazione di un partito.
Come sapranno gli attenti lettori, questa prospettiva non è mai stata proposta, lanciata o anche solo ventilata su questo blog.
D'altra parte, personalmente mi attengo alla regola di non poter essere iscritto ad alcun partito, per status confermato, in attuazione delle norme costituzionali sull'indipendenza della magistratura, dall'art.1, comma 1, lettera f, della legge 25 luglio 2005, n. 150, nel testo sostituito dall'art. 1, comma 3, lettera d), numero 2), della legge 24 ottobre 2006, n. 269).
Tale norma configura, quale illecito disciplinare, sia il coinvolgimento nelle attività di soggetti operanti nel settore economico o finanziario che possono condizionare l'esercizio delle funzioni, o comunque compromettere l'immagine del magistrato, sia l'iscrizione o la partecipazione sistematica e continuativa dello stesso a partiti politici.
Tale norma configura, quale illecito disciplinare, sia il coinvolgimento nelle attività di soggetti operanti nel settore economico o finanziario che possono condizionare l'esercizio delle funzioni, o comunque compromettere l'immagine del magistrato, sia l'iscrizione o la partecipazione sistematica e continuativa dello stesso a partiti politici.
Pensate dunque quanto potrebbe essermi congeniale addirittura la fondazione di un partito.
Se qualcuno insinuasse questo addebito nei miei confronti lo potrebbe fare solo per ignoranza di queste elementari regole, alle quali, in vita mia, mi sono sempre accuratamente attenuto, trovandole sostanzialmente condivisibili, senza alcuna difficoltà.
Ma tale ignoranza sarebbe tale anche in fatto: cioè, anche per specifica mancanza di conoscenza sia di quanto viene detto su questo blog di analisi economica del diritto, sia della mia personale intima convinzione.
Diversi lettori mi hanno scritto,- in questa sede e anche privatamente-, lamentando la mancanza di un soggetto politico di riferimento che possa rappresentare le istanze della crescente fascia di popolazione che ritiene sempre più distruttiva e lesiva, del benessere e della democrazia italiani, la teoria del "vincolo esterno", raccolta nella formula della "costruzione europea".
Ma la mia risposta - e sfido chiunque a trovare dei passaggi o commenti in cui abbia detto diversamente- è sempre quella che un'operazione culturale deve tendere alla informazione e alla diffusione di idee di democrazia e di verità, mentre poi i cittadini consapevoli saranno loro stessi a poter capire come e quando organizzarsi.
Ma ho anche sempre sostenuto che organizzarsi in qualunque modo politicamente operativo è una cosa estremamente difficile, se non, purtroppo, impossibile, in una società dominata da un sistema mediatico che è compattamente orientato, (nel suo complesso e persino in "crescendo"), a sostenere il PUO, cioè il partito unico dell'ordoliberismo.
Le risorse mediatiche e finanziarie che sarebbero necessarie per un'operazione del genere sono tali, nella realtà contemporanea, da trascendere ogni ragionevole possibilità di riuscita per i cittadini comuni, per quanto informati e motivati.
Non a caso, da molto ormai, parliamo di "end of democracy" nonchè di mancanza di "risorse culturali per uscire dalla crisi".
Chi, dunque, formula e diffonde l'insinuazione che mi si possa attribuire l'intenzione di fondare un partito lo fa perciò in modo infondato e, più ancora, velenoso e lesivo della mia reputazione.