
"In coda" ai commenti del post sulla "morsa istituzionale", Mauro Gosmin ci invia una riflessione che riprende simili commenti svolti anche nel precedente post sulla nascita di "Riscossa Italiana".
"Ciao Quarantotto, felicissimo per la nascita dell' Associazione RISCOSSA ITALIANA, di cui spero farne parte quanto prima.
Se devo dire la mia l'euro e gli architravi della costruzione europea saranno spazzati via da:
A) un cataclisma sui mercati finanziari; e la bonaccia di questi mesi è molto simile a quella che si respirava nel 2006/2007. A differenza di allora i prestatori di ultima istanza non saranno più le banche centrali ma gli azionisti/obbligazionisti/correntisti, contribuenti in generale.
B) Le elites europee sono consapevoli del fallimento del progetto euro e aspettano o cercano di provocare l'evento esogeno ( Geopolitico) per smantellare il tutto. Ucraina?
C) Il disposto combinato di questi due eventi.
Quando succederà, e non se accadrà , mi auguro che RISCOSSA ITALIANA possa essere il faro che porterà fuori dalle secche questo ns amato Paese.
Ci vediamo a Viareggio, un saluto a tutti."
Se devo dire la mia l'euro e gli architravi della costruzione europea saranno spazzati via da:
A) un cataclisma sui mercati finanziari; e la bonaccia di questi mesi è molto simile a quella che si respirava nel 2006/2007. A differenza di allora i prestatori di ultima istanza non saranno più le banche centrali ma gli azionisti/obbligazionisti/correntisti, contribuenti in generale.
B) Le elites europee sono consapevoli del fallimento del progetto euro e aspettano o cercano di provocare l'evento esogeno ( Geopolitico) per smantellare il tutto. Ucraina?
C) Il disposto combinato di questi due eventi.
Quando succederà, e non se accadrà , mi auguro che RISCOSSA ITALIANA possa essere il faro che porterà fuori dalle secche questo ns amato Paese.
Ci vediamo a Viareggio, un saluto a tutti."
Certo un nuovo cataclisma finanziarioè immaginabile con probabile epicentro USA, immobilisti nell'intraprendere la correzione della "repressione finanziaria", ed in difficoltà persino nell'applicazione dell'aggirabile e "prolisso"Frank-Dodd Act, ed anche nei suoi riflessi di guerra guerreggiata in Africa (i famosi "minerali rari" che "non possunt olere").
Gli USA non hanno saputo far altro che politiche monetarie ("unconventional"?) dopo una timida spinta di welfare pro-banche, reiterando, più o meno coscientemente, la teoria di Irving Fisher, vagamente aggiornata, sulla soluzione della crisi del '29.
Nell'attualità, un'azione di rivalsa per l'eccesso finanziario che si manifesti a spese dei correntisti (specialmente), nuovi esecutati di ultima istanza (sostanzialmente, come i lavoratori, i creditori deboli), significa una destabilizzazione sociale che farebbe impallidire il post Lehman&B., ed a cui non sopravviverà la governance bancario-speculativa del mondo.
Come abbiamo detto qui (parr.VII e VIII, in specie).
I Draghi, e i falsi opponenti Weidmann, impegnati a far finta di voler agire sul corso dell'euro e sulla fantomatica reflazione tedesca, avranno perso ogni possibilità di parlare.
Un caso geopolitico (stile intervento Nato "pacificatore" in Ucraina: anche solo manifestandone la decisione) sarebbe un diversivo non meno disastroso.
L'ossessione del deficit pubblico, unita al liberoscambismo, comprime bilanci pubblici e domande interne - viva la competitività del tutti contro tutti! Alla faccia dell'art.11 Cost....-, e, però, paralizza pure la capacità di spesa prolungata per interventi militari: con gli USA che chiedono all'UE di spendere soldi pubblici SOLO per riarmarsi e...partire (un miliardo è stato quantificato per i soli investimenti aggiuntivi, ma le operazioni sono comunque costosissime), sperando di provocare, con tale sola prospettiva, il collasso economico della Russia (ma, semmai, quello energetico europeo).
E' chiaro che la Germania sarebbe quantomeno riluttante e potrebbe cogliere la palla al balzo, mentre per i francesisarebbe un ennesimo disastro di velleitarismo, stile il recente affondo fallito sulla Siria.
Già con l'Irak si vedrà quanto stiano pagando le ossessioni anti-inflattive e pro-cicliche, portate al livello di non poter più attivare, per il tempo delle operazioni militari di spiegamento e controllo di vasti territori, nemmeno la tollerata spesa pubblica militare.
Quando lasci i tea-party di tutto il mondo, variamente denominati (in Italia praticamente in controllo totalitario), a smantellare gli Stati, e quindi il sostegno alla domanda interna, puntando sull'indebitamento privato, a tassi di interesse reali (passivi) positivi, per il presunto mantenimento del livello dei consumi, succede che i popoli "da controllare" (Stati-canaglia o semplici non allineati), esasperati e resi violenti, non credano più alla stessa sostenibilità delle minacce militari.
Non c'è niente di peggio di un liberista, attaccato ai suoi neo-gold-standard e alla redistribuzione del reddito verso l'alto, per gestire una politica militare aggressiva: capra e cavoli a spese dei contribuenti possono salvarsi una volta, ma poi non si è più credibili.
L'occupazione militare, infatti, funziona, per ripagarsi delle spese militari (in definitiva aumento dell'indebitamento pubblico), solo laddove consenta un risparmio nazionale accresciuto, grazie a vantaggi immediati e tangibili sulle partite correnti (il che dovrebbe corrispondere alla vera e propria debellatio del paese occupato, cioè alla sua colonizzazione politico-economica totale e in gran parte anche alla sua distruzione demografica; come insegnava Ciro il Grande, uno dei pochi, insieme ai mongoli post Gengiz, a riuscire nella occupazione prolungata dello stesso Irak, Babilonesi o califfato, secondo i tempi).
Diversamente, questo tipo di operazioni costringono il "guerreggiante" all'inasprimento fiscale e/o alla conseguente insolvenza i contribuenti-consumatori, erodendo semplicemente la base imponibile ed innescando la rincorsa idiota del consolidamento fiscale.
Cioè, i debiti degli Stati bellicosi (una storia vecchia) e dei loro pedissequi alleati economicamente interconnessi, devono poi essere ripagati ai "mercati" (finanziari e oligopolistici industriali), che spingono per la guerra e poi si atteggiano a creditori insolenti della collettività.
Per quanto questa analisi investa maggiormente gli USA, i suoi riflessi, come nel 2008, arriverebbero inevitabilmente nell'UEM, ossessionata dalle irrinunciabili regole del fiscal compact.
Certo non è una prospettiva allegra per nessuno; ma almeno fa venire il nodi al pettine di una governance occidentale che più ottusa non si può.
A quel punto, persino il controllo mediatico-demenziale oggi esercitato non potrà più nascondere il "vuoto" di comprensione e di possibilità di correzione, nell'interesse generale di popoli ormai stremati, delle attuali classi politiche €uropee.