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DIVERSIVO DI PSICOLOGIA ANALITICA

Il sottostante post è, come dico nel titolo, un diversivo per alleggerire un pò, dato che troppo diritto e troppa economia ci fanno inca...volare, in fin dei conti. E poi molti mi chiedono un pò di tempo per aggiornarsi su tutto il materiale pubblicato.

Così, invece, spaziamo in tutt'altro campo di indagine scientifica, per divertirsi un pò (in senso culturale), e ritrovare, come capita al "cospetto" delle problematiche psicologiche che affliggono l'uomo contemporaneo, un certo grado di...serenità. Proprio perchè l'esperienza della vita si ricollochi, per contrapposizione, nella giusta dimensione esistenziale :-).
La fenomenologia studiata nell'interessante brano che segue, andrebbe aggiornata. In senso autoironico e "trasgressivo" richiama certe "sensazioni" che si provano nel "tenere" un blog. Il ruolo di blogger porta, (probabilmente con "diffusione" irradiata "via schermo" del PC, come in un film dell'orrore coreano) a forti tracce di questo disturbo della personalità. E potrebbe essere un fenomeno più diffuso del previsto. Ma l'importante, a un certo punto, è avere "orrore di se stessi".
E fermarsi ad ascoltare la vita che scorre...Scoprendo che il disturbo narcisistico della personalità (paragonato al "luogocomunismo" intimista, che distrae inesorabilmente dalla "verità") è un "male minore", tutto sommato :-)
La esposizione di questa "peculiare" patologia è un "estratto" dalla tesi di laurea della dott.ssa Mara Breno.

Il disturbo narcisistico di personalità dal punto di vista di Kernberg

Kernberg descrive i pazienti con disturbo narcisistico di personalità come soggetti con un inconsueto riferimento al Sé nelle interazioni con gli altri, un gran bisogno di essere amati, ammirati e una contraddizione fra un concetto molto elevato di Sé e un bisogno sproporzionato di riconoscimento da parte degli altri.
I tratti principali di queste personalità sono il senso di grandiosità, la tendenza ad incentrare tutto su di sé, assenza d’interesse ed empatia verso gli altri, pur essendo estremamente desiderosi di ammirazione e approvazione. Provano un’intensa invidia verso coloro che possiedono ciò che loro non hanno o verso chi si gode la vita.
La vita emotiva di tali soggetti è superficiale, non sono in grado di provare empatia verso gli altri e il piacere nella loro vita è limitato agli apprezzamenti che ricevono dal prossimo e alle fantasie di grandezza. Sono pazienti che mancano di profondità emotiva, carenti di sentimenti quali malinconia, rimpianto e lutto; l’incapacità di provare depressione è un tratto fondamentale di tale personalità.
Invidiano gli altri, tendono ad idealizzare le persone da cui si aspettano rifornimenti narcisistici e a svalutare e disprezzare gli altri. Il rapporto con le persone è chiaramente confinato allo sfruttamento, al controllo e al comportamento parassitario, non accompagnato da senso di colpa.
La facciata che tali pazienti mostrano al mondo è spesso affascinante e interessante, ma dietro questa si avverte freddezza e durezza.
Secondo Kernberg questi tratti tesi verso il controllo altrui e l’automagnificarsi sono una difesa contro tratti paraonidi connessi alla proiezione di collera orale, che è l’elemento centrale della loro patologia.
Superficialmente le loro relazioni oggettuali sembrano adeguate; ma ad un livello profondo, sono primitive, interiorizzate, molto intense e spaventose. Il problema fondamentale è dato dall’incapacità di dipendere da oggetti buoni interiorizzati. La personalità antisociale è un sottogruppo di tale disturbo, anche se presenta, a differenza di questo, una grave patologia del Super-io.
Secondo Kernberg nel delineare l’origine della patologia narcisista è difficile valutare in quale misura sia responsabile un’aggressività orale di origine costituzionale, oppure un’incapacità a tollerare l’angoscia anch’essa costituzionale, rispetto ad impulsi aggressivi o gravi frustrazioni subite nei primi anni di vita.
Dai casi clinici trattati dall’autore emerge una figura parentale, di solito la madre che funziona apparentemente bene, ma che presenta durezza, indifferenza e aggressività non verbalizzata. "Quando l’intensa frustrazione orale e il risentimento e l’aggressione relativi si sono sviluppati nel bambino all’interno di questo ambiente, si pongono le prime condizioni perché insorga in lui il bisogno di difendersi da odio e invidia estremi" (19). Molte madri di pazienti narcisisti mettono in mostra ed espongono ad ammirazione il figlio come un oggetto; questi pazienti spesso sono figli unici o considerati come l’unico figlio brillante o quello che dovrà realizzare le aspirazioni famigliari.
I pazienti con disturbo narcisistico di personalità tendono ad alternare forti sentimenti d’insicurezza e inferiorità a sentimenti di grandezza e onnipotenza.
Il loro funzionamento sociale in apparenza è efficace, ma alla base il paziente presenta contraddizioni estreme nel concetto di Sé, che è prova di una grave patologia dell’Io e del Super-io.
L’organizzazione difensiva di tale personalità è analoga all’organizzazione borderline: entrambi i disturbi presentano scissione, negazione, identificazione proiettiva, onnipotenza, idealizzazione. Mostrano, inoltre, l’aspetto intenso e primitivo dei conflitti orali-aggressivi tipici dei pazienti borderline.
Quello che distingue i due disturbi è il funzionamento sociale relativamente buono, la capacità di lavorare attivamente, il controllo degli impulsi e la capacità di pseudosublimare dei pazienti narcisisti.
Molti di questi pazienti potranno sembrare creativi all’apparenza, ma nell’arco del tempo riveleranno superficialità ed incostanza, mancanza di profondità che alla lunga rivela il vuoto sottostante. I pazienti narcisisti sono in grado di controllarsi in situazioni ansiogene, ma il controllo dell’angoscia viene ottenuta accrescendo le fantasie narcisitiche e ritirandosi nell’isolamento, che non riflette una capacità autentica di venire a patti con una realtà disturbante...
...Essendo così scarsa l’integrazione del Super-io con altri precursori, il Super-io aggressivo e primitivo viene riproiettato sottoforma di proiezioni paranoidi. Ciò porta tali pazienti a legarsi superficialmente con persone che vengono idealizzate e che si rivelano regolarmente proiezioni dei propri concetti esaltati del Sé. Tali oggetti esterni talvolta sembrano investiti di grandi e pericolosi poteri, poiché il paziente vi proietta le caratteristiche primitive del Super-io e della propria natura di sfruttatore.
Tali pazienti pur non dando prova di comportamenti antisociali, si ritengono furbi e capaci di comportamenti antisociali. Inoltre considerano anche gli altri disonesti e indegni di fiducia. Verso gli altri hanno un atteggiamento di svalutazione e sfruttamento, quando ne hanno tratto tutto quello che avevano bisogno se ne liberano, oppure hanno un senso di timore, poiché gli altri possono attaccarlo, sfruttarlo e costringerlo a sottomettersi loro. Contemporaneamente l’immagine del Sé è vuota, affamata, infuriata e alimentata da una collera impotente per la frustrazione che subisce e timorosa di un mondo che sembra odioso e assetato di vendetta come lui.
Nel trattamento di tali pazienti emerge chiaramente che la persona ammirata è un’estensione di se stessi.
L’idealizzazione è una difesa (tentativo di prevenire la tendenza, ndr.) contro l’invidia e contro processi di svalutazione. Quest’ultima però distrugge la speranza di ricevere qualcosa di buono e di poter stabilire un rapporto d’amore e di soddisfacimento. Se si sentono respinti, provano odio e paura, e reagiscono svalutando la persona che prima idealizzavano. "In breve, non esiste nessun reale coinvolgimento con la persona ammirata, che viene usata in chiave semplicemente narcisistica". Tali pazienti idealizzano l’analista e sono convinti che sia il più bravo del mondo e contemporaneamente si ritengono l’unico loro paziente...
...Hanno bisogno di distruggere le fonti d’amore e soddisfacimento per non sentire l’invidia e la collera, che di solito viene proiettata. Contemporaneamente si ritirano nel Sé grandioso, rappresentato da una fusione delle immagini idealizzate delle figure parentali e delle immagini idealizzate del Sé, che creano gravi danni alle relazioni oggettuali.
I processi di svalutazione che si presentano sottoforma di delusioni, nella traslazione ripetono emozioni vissute nell’infanzia verso le figure parentali, mentre "il Sé grandioso realizza la condensazione patologica di componenti aventi origine dalle relazioni oggettuali che riflettono questi conflitti".
Un’altra difesa utilizzata da tali pazienti è l’identificazione proiettiva che opera quando il paziente proietta sull’analista il Sé grandioso e cerca, poi, di esercitare un controllo sull’analista per evitare che questi emerga come un oggetto indipendente ed autonomo.
Le difese narcisistiche del carattere (idealizzazione, svalutazione, identificazione proiettiva e ritiro narcisistico) difendono il paziente non solo dall’intensità delle proprie emozioni negative (collera e invidia), ma anche dalla convinzione di essere indegno, dall’immagine di un mondo privo d’amore e di nutrimento e dal concepire se stesso come un essere solitario costretto ad uccidere per sopravvivere. Tutte queste paure riemergono in un trattamento analitico, quando il paziente comincia a dipendere dall’analista. Il paziente teme la sua invidia verso l’analista e non sa se il bisogno d’amore sopravviverà agli attacchi aggressivi verso di lui.
Nei pazienti meno disorganizzati e con un Io relativamente forte, si riscontra un atteggiamento paranoide, con sentimenti di vuoto e di collera. A un livello ancora meno regredito, l’immagine del Sé di tali soggetti rivela una persona vuota, priva di valore, immiserita che si sente esclusa e divorata dall’invidia nei confronti di coloro che hanno cibo, felicità e gloria.
Il timore più grande di questi pazienti è quello di dipendere da qualcuno, perché la dipendenza significa odio, invidia ed esposizione al pericolo di essere sfruttati, maltrattati e frustrati. Nel corso di un trattamento terapeutico si preoccupano soprattutto di erigere difese contro il pericolo di poter dipendere dal terapeuta, per evitare di rivivere questa situazione minacciosa già vissuta nella prima infanzia.
In questi pazienti i sentimenti predominanti di vuoto e noia sono collegati al blocco avvenuto allo sviluppo dell’Io, che a sua volta è collegato all’incapacità di provare depressione per aver perso un oggetto buono o una parte idealizzata di sé stessi.

Quest’ultima capacità è un presupposto fondamentale per lo sviluppo emotivo e per l’ampliarsi e l’approfondirsi dei sentimenti. I narcisisti hanno bisogno di svalutare qualsiasi cosa ricevano per evitare di provare invidia. Hanno tanto bisogno degli altri, ma sono incapaci di riconoscere quello che viene loro dato e di provare gratitudine, perché ciò gli farebbe sperimentare l’invidia.
I pazienti narcisisti si nascondono sotto un’apparente distanza e non coinvolgimento, che rappresenta anche una resistenza al trattamento di sentimenti attivi di svalutazione, disprezzo e deterioramento. L’annullamento di queste resistenze fa emergere pensieri paranoidi, sospetto, odio e invidia. Quando i pazienti, dopo anni di trattamento, diventano consapevoli della propria aggressività e sviluppano verso l’analista un interesse più umano, con conseguenti sentimenti di colpa e depressione, sono sulla buona strada per una possibile guarigione...
...Il mondo intrapsichico di tali pazienti è popolato soltanto dal loro Sé grandioso, da immagini svalutate del Sé e degli altri, da precursori sadici e non integrati del Super-io, oltre a immagini primitive e distorte sulle quali è stato proiettato un intenso sadismo. "La conseguenza finale e più decisiva dell’instaurarsi del Sé grandioso è la frantumazione della normale polarità fra immagini del Sé e dell’oggetto che hanno fatto parte delle unità interiorizzate che fissano e riproducono relazioni soddisfacenti con gli altri".
Il Sé grandioso:
consente la negazione della dipendenza dagli altri;
protegge l’individuo dalla collera e dall’invidia narcisistica;
crea i presupposti per una persistente svalutazione degli altri;
e contribuisce a formare gli investimenti narcisistici e oggettuali futuri.

Per tutti questi motivi, Kernberg, non considera il narcisismo patologico semplicemente una fissazione a livello narcisistico normale. I pazienti con personalità narcisista non possono sopportare di migliorare, perché se ciò avviene devono ammettere di essere stati aiutati. In più non possono sopportare l’idea di ricevere qualcosa di buono dall’analista a causa della colpa che provano per la propria aggressività orale e perché ciò li farebbe sentire dipendenti.
Secondo Kernberg la via della guarigione per questi pazienti prevede un percorso lungo...A un certo punto [il paziente] raggiungerà la consapevolezza che il timore di essere aggredito rappresenta una proiezione della propria aggressività, collegata alla rabbia causata dalle frustrazioni che lei gli ha inflitto. Nel profondo il paziente cova un amore disperato verso una madre che accorrerebbe in suo aiuto. Nel transfert verso l’analista l’amore per tale madre ideale deve incontrarsi con l’odio per la madre pericolosa, e il paziente deve giungere alla consapevolezza che "la temuta madre-analista è in realtà un tutt’uno con la madre analista ammirata e desiderata".
In questo momento il paziente affronterà una situazione emotiva molto difficile: deve riconoscere gli aspetti realisticamente positivi dell’analista (madre nel transfert) precedentemente svalutati e sopportare il crescente senso di colpa legato all’aggressività provata nei confronti dell’analista e di tutte le persone significative della sua vita. Avrà la sensazione di aver distrutto coloro che lo amavano e che avrebbe potuto amare. Mano a mano che il paziente elabora questo conflitto, nella fase decisiva della sua analisi riuscirà a riconoscere l’analista come una persona indipendente verso la quale provare amore e gratitudine.

 

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