Allora: questo è il post n.47. Nell'ordine dei segni dell'I-Ching corrisponde a "Kkunn-L'Oppressione, l'Esaurimento" o, anche, "l'Assillo". La "sentenza" del segno N.47 recita qualcosa che vale la pena di riportarvi:
"L'oppressione. Riuscita. Perseveranza.
Il grand'uomo opera salute. Nessuna macchia.
Se si ha qualcosa da dire non si viene creduti".
Sarà un caso (ma con l'I-Ching non lo è mai) ma pare attagliarsi ai problemi sollevati col precedente post.
E preciso che "il grand'uomo" è, per me, l'insieme delle magnifiche persone che hanno contribuito con post e commenti alla redazione "collettiva" di questo blog.
Ma vorrei soffermarmi su un altro aspetto.
I post più letti, cioè quelli che hanno registrato oltre mille lettori, (e talora svariate migliaia di essi), sono, come è possibile constatare dalla "classifica" sulla homepage, anche i più tecnici. I più "ardui" concettualmente, proprio per le questioni complesse, in essi sollevate, sul piano del "diritto" e della legittimità costituzionale.
Su tutti, "popolare" con mia stessa sorpresa, segnalo "GIURISTI E ECONOMISTI: CRONACHE DA UN FRONTE PER DIFENDERSI DALLA "PRE-COMPRENSIONE". OVVERO: IL PENSIERO RAZIONALE CHE RENDE ONORE ALLA GERMANIA".
In questo post ho posto una questione, credo, fondamentale.
Chi oggi interpreta, vincolativamente per gli altri,le norme, in particolare dei trattati europei, è un economista, cioè un qualcuno che quasi nulla sa, e mostra di sapere, delle ragioni storiche, sociali e, comunque, logico-giuridiche delle Costituzioni.
E non solo. Ma all'interno della classe degli "economisti" si tratta di banchieri e economisti "finanziari" o, in ogni modo, formati a una Scuola che nasce proprio in contrapposizione con quelle ragioni storiche, sociali e logico-giuridiche.
Da qui quella "precomprensione" che, prima che problematica in termini inevitabilmente "generali" (anche per i giuristi), diviene così un errore proprio "tecnico" di interpretazione, che porta alla incapacità di lettura sistematica (cfr; parr. 5 e 6), e quindi alla negazione delle gerarchie dei valori costituzionali affermati con tante lotte, sofferenze e difficoltà a seguito della Resistenza al nazismo.
Il discorso potrebbe farsi lungo e complesso, ma lo riassumo in un unico interrogativo: come si può bilanciare uno squilibrio culturale-interpretativo così grave, che porta alla morte delle Costituzioni per "damnatio memoriae", dato che, come ben evidenzia Paolo Giusti, si perpetua persino, e ormai specialmente, nelle università che insegnano il diritto?
Siamo al paradosso: le norme vengono interpretate da chi non è, tecnicamente e ideologicamente, nè predisposto a farlo, nè, come conseguenza, a preservare i valori democratici costituzionali moderni (proprio perchè questi, nella "intentio" di grandi giuristi come Mortati, risultano in essenza "keynesiani"), ed è anzi organicamente in conflitto di interessi con tali valori...
E la "accademia" si conforma a queste interpretazioni "economicistiche" e ideologiche, rinunciando alla autonoma funzione di "giustizia", ordinativa degli interessi dei popoli, che il diritto dovrebbe perseguire, se assunto nel suo senso più alto e nobile nascente dalle conquiste costituzionali moderne.
E la "accademia" si conforma a queste interpretazioni "economicistiche" e ideologiche, rinunciando alla autonoma funzione di "giustizia", ordinativa degli interessi dei popoli, che il diritto dovrebbe perseguire, se assunto nel suo senso più alto e nobile nascente dalle conquiste costituzionali moderne.
Altrimenti, purtroppo, e occorre veramente ricordarlo, il diritto tende a essere la "ratifica" dei rapporti di forza, a favore invariabilmente del più forte.
Anzi, le Costituzioni moderne nascono proprio da questa posizione critica al giuspositivismo che accetta di considerare come "diritto" proprio sempre e solo quello che viene, per forza di autorità, affermato formalmente come tale, anche se tale "autorità" non ha legittimazione democratica..
E' paradossale che, oggi, il "sogno europeo" segni un così "brutale" arretramento della concezione stessa del diritto, azzerando le conquiste democratiche del '900, e scindendo di nuovo i "precetti", dalla legittimazione democratica di chi ha il potere di imporli e dallo scrutinio sui fini effettivamente perseguiti da tale "autorità"!
In ultima analisi, e proprio per meglio spiegare quanto da me detto in termini interrogativi nel precedente post, l'aspetto che mi fa dubitare della stessa "funzione", e utilità, del blog, si ritrova nella mancata risposta all'appello formulato alla fine del post "Giuristi e economisti...", al paragrafo 5, laddove richiamavo l'attenzione di illustri giuristi sul seguente punto:
"La precomprensione [dei "giuristi", ndr.], che ripeto non è una colpa, di fronte all'enorme sforzo che impone una effettiva conoscenza interdisciplinare, che qui auspichiamo, risiede nel fatto che si dia per scontato che "le risorse economiche scarseggiano" anche se si vede la consapevolezza che ciò sia collegato a un ordinamento multilivello.
Ma il punto è allora questo: è legittimo, alla luce dell'art.11 Cost., che un "ordinamento multilivello" conduca a una situazione per cui, IN ASSENZA DEL SUO INFLUIRE SULL'ASSETTO DEL NOSTRO STATO, le risorse NON scarseggerebbero?"
Spero ora di essermi spiegato meglio, grazie anche alle riflessioni cui mi hanno indotto i vostri preziosi commenti.
No. Non è una questione di numeri: ma di "solidarietà". Di coscienza collettiva dell'emergenza democratica "finale" in cui siamo precipitati.
Ma chissà che usando la pazienza che voi stessi mi consigliate, di fronte all'imminente drammatizzarsi degli eventi (v. par.9, post cit.), l'appello non trovi una risposta "significativa".