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LA STRANA (E DISASTROSA) SIMMETRIA DELL'EURO NELLA MANCANZA DI RISORSE CULTURALI

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 Autunno 1978: la rinascita della "cultura" neo-gold standard

(In mancanza dell'apporto di Vocidallagermania, un blog che ci manca, ora più che mai, cerchiamo di supplire nel nostro piccolo...)
Rispetto agli ultimi 2 post qui pubblicati, troviamo subito una conferma esterna di autorevole fonte tedesca. Certo Munchau è una voce dissidente, come tutte quelle che cercano di portare ad una riflessione basata sul minimo buon senso scientifico, ma, come vedremo, rimane pur sempre fermo su basi teoriche monetariste (enfasi sull'offerta di moneta per incrementare la base monetaria e reflazionare) e neo-classiche (validità operativa delle "aspettative razionali").

Riassumiamo il senso dei due ultimi post:
a) http://orizzonte48.blogspot.it/2014/08/sovranita-democratica-cittadini-europei.html: essendo l'UE un trattato internazionale istitutivo di un'organizzazione in ultima analisi liberoscambista, esso non può portare, per sua essenza, a pari e simmetriche condizioni di "rinuncia" (tra l'altro neppure consentita dall'art.11 Cost.) della sovranità, ma, in omaggio all'inevitabile fondamento sulla maggior forza iniziale e poi rafforzata dei paesi aderenti, al potenziamento della sovranità - cioè della realizzazione degli interessi socioeconomici- del paese geneticamente più forte nonchè all'inesorabile ed accentuato indebolimento unilaterale della sovranità del paese "debole" e "rinunciatario"...che finisce in posizione di "ricatto" (salvo che non si richiami ai mezzi sovrani previsti dalla propria Costituzione, con una decisione politica di riappropriazione della prevalente tutela degli interessi del proprio popolo, titolare della sovranità sacrificata);

b)http://orizzonte48.blogspot.it/2014/09/draghi-al-telefono-con-merkel-le-due.html: Draghi, anche nel suo discorso di Jackson Hole, finisce in definitiva per leggere la crisi €uropea come "strutturale" e la ritiene necessaria, ed anzi registrabile quale propizia opportunità, per realizzare il valore supremo della moneta unica: l'instaurazione del mercato del lavoro "neo-classico", perfettamente flessibile, sia nei salari, intesi come mero "prezzo", che nella uscita dei lavoratori dalla situazione di occupazione "non competitiva" (cioè con remunerazione considerata rigidamente eccessiva in quanto trascinata dal precedente assetto dello stesso mercato: l'ipotesi è che non esista una fisiologica disoccupazione "frizionale", determinata dalla mancata sincronizzazione di domanda ed offerta aggregata, ma disoccupazione essenzialmente "volontaria", determinata dalla rigidità salariale innescata dalla sovratutela "monopolistica" dei sindacati e della legislazione sociale degli Stati democratici). 
Ciò in omaggio alle teorie "neoclassiche" di cui è propugnatore, che configurano un modello economico che neppure contempla la verificabilità di una crisi innescata da una carenza della domanda aggregata, ma che focalizza solo sul lato dell'offerta. Questo modello economico è fondato sulle aspettative razionali come drive fondamentale dei comportamenti degli operatori economici, confidando in questo elemento psicologico e "assiomatico-a priori", (contestato sul piano cognitivo da numerosi ed illustri economisti), più che nella capacità dei dati di descrivere, attraverso un processo deduttivo e di individuazione di costanti basate esclusivamente sui dati stessi, le effettive tendenze del sistema economico osservato.
La crisi viene così ritenura risolvibile all'esterno dei trattati, cioè in aderenza esclusivamente ad un modo di intendere il loro "spirito" - interpretato unilateralmente, ex auctoritate, da parte della BCE, unica "vera" istituzione UEM prevista dai trattati. Tale "spirito"è infatti determinato superando, (e comunque non criticando nelle sue evidenti lacune), il congegno normativo concreto dei trattati stessi. 
L' interpretazione di Draghi, dunque, risulta implicitamente (non c'è un'ermenutica, necessariamente giuridica, compiuta apertamente) volta alla generale instaurazione di quel modello economico, considerando quindi trascurabile la "contingenza" della altrettanto evidente, e distinta, crisi determinata dai differenziali di saldi commerciali e di tassi di cambio reale, inevitabile tra i paesi aderenti, che, invece, si connette direttamente a quel concreto congegno normativo (in assenza della cui effettiva elaborazione la Germania non avrebbe ricevuto le garanzie considerate indispensabili per aderire ai trattati stessi).

Di queste analisi troviamo consistenti elementi di conferma nell'intervista di Munchau, pur essendo la sua critica imperniata sul fraintedimento, attribuito a Draghi ed alla BCE, del corretto intendimento di quel modello economico, che non viene contestato nel suo fondamento sebbene nella sua concreta applicazione. 
Ve ne riporto i passaggi significativi - con sottolineature dei punti salienti-, confortati dal fatto che un economista e giornalista di alto livello converga su diagnosi analoghe (ma, appunto, non identiche) sul piano economico e più fortemente convergenti sul piano "politico", rispetto a quelle qui adombrate:

«Intendiamoci, il discorso di Jackson Hole è stato ottimo, il migliore della sua carriera. Forse è andato un po’ più in là del previsto, ma ha detto cose giuste. Il problema sono i passi falsi del passato, ai quali temo che ne seguiranno altri».

Perché questo pessimismo? In un modo o nell’altro con la Cancelliera, e poi ieri con Hollande, si sono chiariti...
«Malgrado mese dopo mese sia smentito dai fatti, Draghi continua a ripetere ossessivamente che le aspettative d’inflazione vengono disattese.Non sembra capire che è il modello macroeconomico stesso su cui si basa a non funzionare e a non tenere in appropriato conto le aspettative, che sono un importante veicolo d’inflazione. C’è poi il problema centrale: la Bce non ha ancora lanciato il quantitative easing, rimasto l’unico modo per dare ossigeno all’economia »...

...Però lo stesso Draghi ha precisato nel Wyoming che aspetta le riforme per affiancare manovre monetarie e fiscali: e poi che ne è dei dubbi di “legalità” sul QE?
«Quelli restano. Possiamo stare certi che il QE verrà sfidato da fior di avvocati in Germania. Invece rientra nel mandato di stabilità monetaria: occorre insistere, anzi andava fatto un anno fa. Ora l’intervento dovrà essere più massiccio: diverse migliaia di miliardi di euro. Di meno, sarebbero soldi sprecati.

La Bce dovrà comprare di tutto, buoni governativi, obbligazioni, forse non azioni per non essere anche accusata di interferire con le Borse, ma titoli di ogni genere pur di far salire la base monetaria. Basta ritardi: già con la riduzione dei tassi, che era più urgente in Europa che in America perché qui ci sono condizioni fiscali più dure, ne sono stati accumulati abbastanza. Le dirò di più: paradossalmente le Omt, outright monetary transaction , rimaste un annuncio con la promessa di comprare bond, hanno ritardato gli interventi veri»...

...Draghi - diceva - non è l’unico ad aver commesso errori. Quali sono quelli della Merkel?
Wolfgang Munchau Wolfgang Munchau
«Il più grave è culturale. Da cinquant’anni gli economisti tedeschi, strettamente aderenti alla scuola neoclassica, si preoccupano solo dell’offerta: fanno sì che in casa loro, dai conti pubblici all’organizzazione del lavoro, tutto sia in ordine, e poi il mercato farà il resto. Non si sono accorti che la crisi attuale è di domanda, e che ormai fanno parte di una comunità di 18 Paesi le cui peculiarità vanno considerate.

Di qui l’ostinazione per l’austerity, e anche quel vero e proprio ricatto da cui è nato il Fiscal Compact, concepito in cambio degli aiuti alla “periferia”. Mi chiedo come un economista del calibro di Mario Monti abbia potuto firmare un trattato che, se applicato alla lettera, porterà l’Italia al fallimento: ridurre al 60% il debito in vent’anni significa andare incontro a una recessione che sottrarrebbe il 30-40% del Pil nello stesso periodo. Un disastro, e la fine dell’euro»

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