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MONETA PARALLELA IN GRECIA...CHE PASSIONE!

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1. "La Grecia dovrebbe emettere una moneta parallela per il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, confermando che un accordo con i creditori pubblici è tutt'altro che vicino.


Un paio di funzionari, che hanno partecipato a un incontro insieme al ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, questa settimana, hanno riferito che questi avrebbe citato la possibilità che la Grecia emetta una moneta parallela, qualora non fosse raggiunto a breve un accordo, senza proporla effettivamente come soluzione.
Il riferimento è alle indiscrezioni dei mesi scorsi, quando si è diffusa la voce che il governo greco fosse pronto a pagare stipendi e pensioni con i cosiddetti IOU, certificati di credito, simili alle nostre cambiali "pagherò", che potrebbero essere offerte a dipendenti pubblici e pensionati al posto dei pagamenti cash, consentendo loro di portarli a scontare in banca o di girarli ad altri, ottenendo la somma indicata sui titolo. Si tratterebbe, però, di una monetizzazione vera e propria della spesa pubblica ellenica, perché le banche nei fatti finanzierebbero il governo, a corto di liquidità.
Gli IOU eviterebbero alla Grecia di dichiarare default e forse anche di uscire dall'euro, ma dovrebbero essere tollerati dalla BCE, il cui statuto vieta tale pratica."

2. Se emettere una moneta parallela diviene una soluzione per gli €-rigoristi più intransigenti, e ben interessati al mantenimento dell'euro, un qualche sospetto potrebbe insorgere
Ma come, i rigoristi germanici che considerano il divieto di emissione di moneta fuori dal potere di autorizzazione della BCE un presidio indispensabile per la loro stessa presenza nell'area euro (art.128 TFUE)?
La questione è semplice e ha a che vedere con gli effetti interni e verso l'estero, di questa moneta parallela: evidentemente idonea, nell'immediato (forse, se non contestata dalla BCE, ma si potrebbe avere un'elasticità "tattica" pur di salvare il sistema di potere dei paesi creditori...), a estinguere i debiti dello Stato verso i cittadini greci (salari e pensioni, pagamento di servizi e persino appalti di lavori pubblici), sarebbe poi simmetricamente idonea a effettuare pagamenti in senso inverso.
  
3. E' nella natura del "pagherò", che non è una vera moneta, riserva di valore (tanto più se emesso da uno Stato che non ha più il potere di garantirlo!), ma un credito a scadenza futura, che viene naturalmente "scontato" nella sua circolazione e si rapporta, con ciò, in valore (decrescente) al valore che nel frattempo assuma la vera e propria moneta "avente corso legale".
In particolare, la moneta parallela servirebbe, come prima funzione avallata dallo Stato, a estinguere i debiti tributari dei cittadini verso lo Stato greco. Quindi si tratterebbe di un'emissione che, entro un breve periodo di maturazione di tali crediti (dipende dal momento di scadenza del periodo di imposta dei vari tributi), porterebbe ad un innalzamento dell'indebitamento - attenzione CONTEGGIATO IN EURO- dello stesso Stato: un innalzamento direttamente proporzionale alla differenza di valore tra il valore nominale del "pagherò" e il valore (costante e persino accresciuto) dell'euro in cui deve essere espresso il bilancio dello Stato greco.
Cioè a un maggior deficit, determinato da un'estinzione fittizia di entrate non più prelevate in euro: euro che rimarrebbero gli unici idonei a estinguere il debito verso i vari creditori esteri.
Mentre invece, va ribadito, allo Stato greco, si chiede di realizzare un crescente avanzo primario - SEMPRE IN EURO- per poter pagare, in euro, i creditori della trojka.

4. Ma non basta: quella liquidità (una cambiale circolante) servirà ai greci che la ricevono, nell'immediato, anche per acquistare i beni indispensabili alla sopravvivenza e saldare i debiti a titolo privato comunque accumulati. Ad es; rate dei mutui e delle automobili.
Alle banche che li ricevessero (per tali titoli di soluzione dei debiti, essenzialmente con imprese estere) toccherebbe convertirli in euro: ammesso che li accetterebbero pro-solvendo, cioè come pagamenti a titolo definitivo (cosa che presupporebbe uno Stato greco solvibile IN EURO, condizione che, per definizione, non sussisterebbe più, e proprio perchè lo Stato ha emesso tali cambiali che sono la prova provata della mancanza di liquidità, cioè dell'insolvenza).
E le banche dovrebbero al più presto convertirli in euro, sia perchè i loro bilanci devono essere espressi in euro, - se non altro perchè attualmente il sistema bancario greco sopravvive attraverso il sistema di elargizione di emergenza ELA della BCE, ovviamente in EURO -, sia perchè una parte consistente di quegli stessi debiti deve essere pagata al sistema bancario-finanziario estero (creditore di quello greco, per via della operazione importativa sottostante) che ha venduto, in euro, i beni a pagamento rateizzato.

5. E ancora non basterebbe: la liquidità così immessa servirebbe altresì per pagare generi alimentari, farmaci (indispensabili), beni di consumo durevoli di ogni tipo (persino i pezzi di ricambio di frigoriferi e condizionatori, per non parlare del materiale per le sale operatorie- che i greci non potessero più permettersi e che dovessero almeno manutenere), determinando una ulteriore aggiunta di debito commerciale estero.  
E questo dato che la Grecia, questo insieme di beni di consumo già non li produceva prima e ora, meno che mai, è in grado di produrli sul proprio territorio, squassato dalla feroce austerità e disoccupazione, devastanti il proprio precedente (e già esile) sistema industriale.

6. Che poi, quest'ultimo, è esattamente il problema (crediti commerciali esteri di medio e breve periodo) che ha portato alla crisi greca e che, nel calcolo degli economisti greci, come costantemente evidenzia Sapir, è decisivo circa la titubanza nell'arrivare all'euro-exit: nel senso che, poi, non si disporrebbe nè delle riserve di valuta pregiata per non deprimere distruttivamente il cambio della eventuale neo-dracma, nè di un sistema industriale per poter prontamente riprendere la produzione dei beni che non convenisse più importare a causa dell'aggiustamento-svalutazione del cambio.
La pseudo-valuta creata con la moneta parallela, anticiperebbe solo questo effetto, di insolvenza aggiuntiva rispetto ai paesi creditori e si trasformerebbe in un ulteriore debito pubblico (per accumulo di uscite-spesa pubblica non compensate da entrate prelevabili in euro, in quanto anticipatamente sostituite dai pagherò, corrisposti come stipendi, pensioni e pagamenti di eventuali residui fornitori dello Stato).

7. Il quadro dovrebbe essere chiaro: in questa situazione, la moneta parallela sarebbe null'altro che un aggravamento della situazione debitoria verso l'estero sia dello Stato che del sistema bancario greco, e dunque dell'insieme dei cittadini greci, che si troverebbero a detenere uno strumento di pagamento che "scotta", in quanto per definizione costretti a usarlo in super-offerta per convertirlo in euro (essi stessi o il sistema bancario greco: in pratica non cambia molto, tranne un leggero lag temporale di conversione rispetto alle transazioni).

8. La super-offerta significa che il prezzo di questa moneta parallela sarebbe immediatamente depresso nel "cambio" rispetto all'euro, che rimarrebbe la vera valuta di pagamento di ultima istanza (di pagamento di debiti pregressi o ulteriori espressi in euro): ci sarebbe la corsa a liberarsene e questo scatenerebbe un'inflazione galoppante.
Ma solo sul versante della capacità di pagamento (con moneta parallela a rapida svalutazione) dei greci e sul livello dei prezzi interni: il debito essenziale legalmente fissato in euro, essendo verso "l'esterno", si rivaluterebbe simmetricamente, creando condizioni ancora più dure di possibile rientro, a vantaggio di creditori che si sono mostrati intransigenti e spietati.
Per questo Schauble caldeggia la moneta parallela...

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