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LA (DISPERATA) MOSSA SPAGNOLA: IL REDDE RATIONEM SI ESTENDE A TUTTA L'UEM (con buona pace degli attacchi alla Corte costituzionale)

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1. Caposaldo, in questo commento, mi segnala la "mossa" spagnola, in apparenza clamorosa, che invita a rivedere il ruolo della BCE, affidandole la gestione degli squilibri commerciali per via monetaria ed ististuendo eurobonds "dedicati" allo scopo di finanziare le relative operazioni di erogazione di credito (federale?) agli Stati, nell'ambito di un non meglio precisato "bilancio UEM", dimensionato a tale scopo correttivo (sarebbe più un fondo creditizio, una sorta di "banca di soccorso pubblico" che non un bilancio per interventi fiscali veri e propri di finanziamento dell'azione funzionale dei vari Stati).

La questione è (drammaticamente) "interessante", perchè segnala più che un problema congiunturale, un aspetto strutturale
Dunque la Spagna proporrebbe di correggere da subito l'area valutaria sub-sub-(sub)ottimale e di rivedere il mandato BCE stile Fed, istituendo un (non ben delineato) fondo di intervento con eurobonds "mirati".
Quest'ultima una proposta non eccezionalmente nuova, i cui limiti sono alquanto evidenti: la novità sarebbe la ripartizione dell'intervento di concessione di linee di credito agli Stati, non effettuata pro-quota di partecipazione alla BCE e quindi in modo ben diverso dall'attuale inutile QE. Ovviamente, parrebbe di intendere, senza imposizione di condizionalità, che vanificherebbero, evidentemente, il raggiungimento della neo-mission di sostegno al dato occupazionale nel frattempo attribuibile alla BCE..

2. E' però, con tutta evidenza, una mossa disperata, che contrasta non solo i trattati ma l'orientamento preannunziato dalla Corte GUE sull'OMT, che rafforza l'idea della neutralità della moneta rispetto alle politiche fiscali.

Adeguare il mandato BCE a quello della Fedè anche un suggerimento bisbigliato dagli USA (tra l'altro, "interessato" in funzione TTIPS): ma non basta e non può bastare a risolvere i problemi dell'UE.
Bottarelli mette molta carne al fuoco, ma sempre su un piano implicitamente monetarista.

3. Nessun bilancio UEM di volume sufficiente a correggere gli squilibri commerciali sarebbe possibile senza il contributo maggioritario della Germania (anzi, dominante in modo quasi totalitario, secondo i calcoli di Sapir); ma il problema è un altro.
La correzione (finanziario-fiscale) degli squilibri commerciali ormai, una volta realizzato il mercato del lavoro-merce (in tutta l'UEM), non basta più a far riprendere la domanda nella stessa UEM: la situazione l'hanno dovuta chiarire, a loro spese, i giapponesi.
Laddove i redditi semplicemente non POSSONO riprendersi e il risparmio tende ad esaurirsi nel lungo periodo, unitamente al problema demografico che si accoppia alla deflazione salariale strutturata per un intero sistema orientato alla crescita export-led.

I rispettivi sistemi industriali si internazionalizzano nel senso di "si delocalizzano", sul piano occupazionale manifatturiero - l'unico dove può seriamente parlarsi di crescita salariale legata alla produttività, senza aggiramenti, ormai normali nel settore dei servizi: (v.Huber e tanti altri esempi); la domanda interna naturalmente ristagna, la deflazione acuisce il tutto e nessuno sa mettere in discussione il paradigma del mercato del lavoro (non più strutturalmente "fordiano", cioè capace di assorbire la produzione).

Finchè si crede nella legge di Say, corollario implicito del monetarismo, non è possibile correggere perchè in definitiva non lo si "può" più volere.

4. A un certo punto i grandi oligopoli internazionalizzati assumono una vita propria, indipendente dallo Stato, ma, al tempo stesso, sono così più forti (essendo venuti meno i partiti di massa che tale Stato caratterizzano in senso comunitario e non oligarchico), che possono imporre le politiche fiscali e industriali (supply side only) da loro desiderate.
Inutile ripetere che con liberalizzazione dei capitali e banche universali, è sempre più difficile per il singolo Stato imporre un cambio di rotta e, prima di tutto, politiche fiscali di reflazione a favore del lavoro e cioè della ripresa della domanda interna (che si destabilizza sia sul lato strutturale dell'offerta aggregata che su quello della reattivbità dei redditi PERSINO A POLITICHE ESPANSIVE). 
Tutto quello che rimane, com'è noto, è il modello della crescita dei consumi a "debito" inevitabilmente a rischio di divenire sub-prime (e di far scoppiare una bolla con annessa crisi finanziaria globalizzata).

5. Pensa poi se le politiche espansive debbano essere affidate,- per via monetaria!-, al paese più mercantilista e deflazionista in UEM!
A parte l'irrealizzabilità politica, a norme vigenti del trattato, abbiamo pure un vincolo insormontabile nel ridisegno sempre più irreversibile dei sistemi socio-economici. E questo, anzitutto, coinvolge gli stessi USA, come abbiamo stra-illustrato in questa sede.
Immagina tu quanto ciò possa essere efficace e realistico in un rapporto (sempre più sbilanciato politicamente, per definizione) tra SPAGNA-GERMANIA=>(PIGS), e quindi in uno scenario che ha spinto troppo oltre, ormai, la sua destrutturazione degli Stati costituzionali del welfare...

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