
La storia delle orrende bombe di Ankara dovrebbe essere, per tutti, uno stimolo ad usare la logica.
Erdogan, che non piace a nessuno (nel "democratico" euro-occidente) per i metodi spregiudicati con cui cerca di mantenersi al potere, pone, per tali motivi, un evidente problema di tenuta della democrazia.
Solo che, nell'attribuzione al governo turco, più o meno "implicitamente" generata nell'opinione pubblica europea, di una "regia occulta" delle bombe, qualcosa non torna.
Erdogan, in coerenza col suo stile, aveva già avuto una larga cooperazione o sinergia da parte della magistratura per cercare di fermare, all'interno di un quadro istituzionale che gli consente di agire con più efficacia e legittimità (salvando le parvenze agli occhi della comunità internazionale, anche variamente scettica), l'HDP e la sua concorrenza elettorale.
In precedenza, infatti, si era assicurata, sempre privilegiando la via del controllo istituzionale, un'adeguata copertura di magistratura e polizia.
Certo, il controllo di Erdogan è soggetto a alterne fortune e non è così saldo come si vorrebbe credere: ma il suo rafforzamento non può certo passare per la perdita del consenso e del minimo di presentabilità proprio in vista di elezioni difficilissime dove non se le può certo permettere.
Dunque, le bombe, che vantaggio effettivo gli potrebbero dare, a tre settimane dalle elezioni in cui rischia il proprio affossamento?
L'ondata di sdegno e di orrore, che certamente saranno stati accentuati presso l'intera pubblica opinione del popolo turco, non possono prevedibilmente andare contro le vittime degli attentati, e dunque, in senso avverso ai promotori della manifestazione, appunto il partito filo-curdo moderato dell'HDP (cioè il problema elettorale principale che lo ha messo in difficoltà alle precedenti elezioni).
L'effetto più probabile è che questi ne vengano addirittura rafforzati, o comunque non indeboliti (indebolimento che è poi l'obiettivo logico che poteva avere Erdogan), avendosi un ancor più probabile effetto caos in esito alle prossime elezioni.
Le bombe, dunque, hanno l'effetto più immediato e palese di creare caos.
Esattamente come la creazione, il finanziamento e l'appoggio che qualcuno, nella comunità internazionale, garantisce all'ISIS.
Non dimentichiamo che la Turchia, Erdogan o non Erdogan, è comunque inserita in questo scenario:
"Prima della votazione del parlamento su questo problema, il presidente turco, ha detto: “siamo pronti per qualsiasi cooperazione nella lotta contro il terrorismo. Tuttavia, tutti devono capire che la Turchia cerca non soluzioni temporali e non permetterà che altri si approfittano di questa situazione”.
“Continueremo a dare la priorità al nostro obiettivo di eliminare il regime siriano”.
“Continueremo a dare la priorità al nostro obiettivo di eliminare il regime siriano”.
Quello che queste parole di tradimento rivelano è che Erdogan ed il suo Partito neo- ottomano della Giustizia e Sviluppo (AKP), hanno paura che, se ritardano l’invio di carri e truppe al territorio della Siria, gli USA possono piantarli in asso negandogli il loro appoggio nella loro guerra senza quartiere contro Al-Assad.
Da parte loro, gli USA hanno invece la seguente diffidenza: Washington non vuole rivelare pubblicamente che il suo obiettivo è il rovesciamento del governo siriano o per lo meno, non vuole farlo tanto presto come la Turchia desidera.
Da parte loro, gli USA hanno invece la seguente diffidenza: Washington non vuole rivelare pubblicamente che il suo obiettivo è il rovesciamento del governo siriano o per lo meno, non vuole farlo tanto presto come la Turchia desidera.
Se una invasione turca del nord della Siria si trasforma in un assalto ovvio verso Damasco, tutti capiranno la vera natura della coalizione capitanata dagli USA; una cospirazione criminale per rovesciare il Governo siriano sotto il pretesto della lotta contro il terrorismo."
Scenario che, aggiornato all'intervento russo in Siria (e dintorni), assume questi risvolti ulteriori:
"La Nato è «in grado e pronta a difendere tutti gli alleati, compresa la Turchia, contro ogni minaccia», ha concluso il segretario generale dell'Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg. Stoltenberg ha spiegato che «stiamo costantemente valutando la situazione anche con il governo turco, ho incontrato il ministro degli Esteri turco solo un paio di giorni fa e continueremo a stare in stretto contatto, per valutare se c'è bisogno di qualcosa in più». Sulla questione lo stesso presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha minacciato la Russia di non comprare più il suo gas e di non cooperare più nella costruzione della prima centrale nucleare di Ankara se Mosca dovesse continuare a violare lo spazio aereo turco."
Scenario e risvolti che, a loro volta, trovano un importante antefatto in questa svolta politico-economico-internazionale (eravamo alla fine del 2014 e Tsipras accendeva le fantasie della "altra €uropa", che non poteva, poi però, secondo gli USA, essere "fuori dall'euro"); una svolta certamente non gradita agli USA, alla NATO e nemmeno all'UE (se questa dovesse essere politicamente coerente):
"È stata la visita più breve nella storia delle relazioni russo-turche: Vladimir Putin si è trattenuto ad Ankara solo poche ore. Ma l’incontro ufficiale tra il leader del Cremlino e il Presidente turco Recep Erdogan, avvenuto il 1° dicembre, si è rivelato assai proficuo. La Turchia e la Russia hanno stipulato un accordo da 20 miliardi di dollari per la costruzione di una centrale nucleare e di un nuovo gasdotto che dovrebbe sostituire il South Stream e trasformare la Turchia in un hub energetico regionale di estrema importanza."
Ora basta farsi due calcoli e rammentare cosa accadde in Italia come esito ultimo della famosa "strategia della tensione" degli anni '70 e si capisce forse un po' meglio che, le orrende bombe senza senso, "appaiono" scollegate da ogni logica ma una logica invece ce l'hanno.