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"LA COSTITUZIONE NELLA PALUDE" E IL CESPUGLIO SULL'ORLO DEL BARATRO

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http://www.corrispondenzaromana.it/wp-content/uploads/2013/01/NOBEL-UE-2012.jpg

1.Gli incidenti militari al confine tra Siria e Turchiagettano un'ombra inquietante sulla possiblità che l'Occidente sia in grado di gestire pacifiche e proficue relazioni internazionali proseguendo nel sistema istituzionalizzato nei trattati oggi vigenti, in testa ONU e NATO.
Il nuovo libro "La Costituzione nella palude" evidenzia come i trattati europei, nella loro intera evoluzione culminata nel trattato di Lisbona, siano, più che mai, figli di quel quadro internazionale nascente dalle contrapposizioni di blocchi seguita alla seconda guerra mondiale
Ma nessuno si è poi domandato il senso della conservazione, anzi dell'irrigidimento, di quel sistema delle relazioni internazionali, una volta che si sia affermata la trasformazione mercatista che lo ha alterato irreversibilmente. 
E' una questione di "credibilità" che non può essere affermata solo attraverso il controllo mediatico e la manipolazione dell'opinione pubblica: un nuovo nichilismo, paludato da ideali logori e ripetuti senza alcuna convinzione, si è impadronito delle istituzioni di governo dei protagonisti più importanti delle relazioni internazionali. E i paesi "minori" subiscono questo nichilismo come un condizionamento del tutto scontato e "dovuto", senza avere più alcuna difesa immunitaria per resistere e preservare il bene dei propri cittadini.

2. Per quanto la "posticcia" legittimazione nella pace e nella cooperazione in Europa sia ancora oggi goffamente richiamata per affermare la "necessità" della federazione europea, questa è in realtà divenuta, secondo il programma ordoliberista che vi è rigidamente realizzato, uno Stato di polizia dei mercati. 
L'evoluzione degli equilibri internazionali registratasi negli ultimi due decenni (proprio quelli in cui si afferma con inarrestabile volontà di potenza il paradigma €uropeo), mostra che il quadro dei trattati successivi alla II guerra mondiale, appunto ONU, NATO, ma anche FMI, WB, OCSE e lo stesso WTO, siano strutturalmente inadeguati a garantire la cooperazione e il benessere (sociale ed economico) nei rapporti internazionali stessi.

3. La sempre più evidente crisi europea conferma questo quadro evolutivo: l'ideologia neo-liberista che ormai pervade le principali istituzioni internazionali rivela il suo volto della instabilità e della insostenibilità di "rapporti di forza" sempre più aggressivi e sempre meno solidali e incapaci del benché minimo dialogo tra Nazioni (dellequali, anzi, viene sempre più negata la legittimità, in nome di una frenetica affermazione del mondialismo neo-liberista).
La crisi europea, in fondo, è solo la conseguenza della crisi più generale e profonda del sistema internazionale sopra evidenziato: un esperimento di fusione a freddo, incentrata sul "governo dei mercati" e presidiata dalla valuta unica, diviene ora il sintomo eloquente della impraticabilità di un ordinamento internazionale senza la democrazia e che rinnova il conflitto sociale, ignorando ogni  soluzione ad esso in nome della mondializzazione del lavoro-merce.

4. Oggi l'€uropa è un figlio degenere, nato in provetta, dell'idea che il mondo possa essere governato solo da standard e automatismi, autoapplicativi, di tutela degli interessi della finanza e della grande industria transnazionali: evidente, dunque, è l'alterazione ormai totale degli scopi essenziali per cui nacquero le istituzioni che oggi governano i rapporti politici ed economici internazionali. 
L'Unione europea, come punta avanzata di questa "cultura" del supply side (che neppure i liberisti dell'800 avrebbero pensato di portare ad una tale inesorabile "efficienza"), dunque, si trova come un cespuglio sull'orlo di un baratro, le cui radici siano rese poco profonde da un continuo smottamento del terreno.

Il secondo libro per la democrazia: LA COSTITUZIONE NELLA PALUDE

5. Nell'ottica di questi problemi epocali, vi riporto l'indice de "La Costituzione nella palude" perchè è stato appositamente redatto in modo da costituire un abstract del libro. 
Da esso, in sintesi, emergono tutte le criticità che compongono il quadro drammatico, nazionale e internazionale, che ci troviamo a fronteggiare e che ho appena tratteggiato.  
Molte, moltissime, voci consapevoli sono oggi una necessità e un'urgenza assoluta per riportare la democrazia e la ragionevolezza al centro delle nostre vite.
Spero che la lettura del libro possa essere una spinta in questa direzione.
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  "13 Capitolo primo. L’Italia e la sua crisi epocale
13 Che cosa sta veramente accadendo?
15 Abbiamo risolto o aggravato i nostri problemi? L’emergenza permanente,
18 La misura del successo va rapportata a uno scopo non apertamente dichiarato… ma “programmato”.
20 2. Le ragioni della trasformazione in atto e la pretesa al superamento della democrazia costituzionale.
22 I nodi vengono al pettine e, sempre più, dipanarli spetta alla Corte costituzionale.
23 Due idee trainanti: l’abrogazione tacita della Costituzione e l’inerzia delle soluzioni precostituite a livello europeo.
25 La Costituzione “superata” e un nuovo Potere Costituente extralegale: il “vincolo esterno”.
27 3. Un riassunto schematico delle questioni e degli strumenti
che il cittadino comune “dovrebbe” comprendere.
29 Una complessità abilmente costruita oscura l’eguaglianza sostanziale e la democrazia partecipata.
31 L’appartenenza all’Unione europea non implica l’adesione all’euro: la religione della “scelta irreversibile”.L’incombente prospettiva del Transatlantic Trade andInvestment Partnership (TTIP).
33 La coincidenza tra euro e Unione europea come implicito
inter esse dei banchieri (centrali e non).
36 Il recesso da un trattato secondo le previsioni generali del diritto dei trattati… e il recesso dalla moneta unica “secondo” lo stesso trattato.
38 Regolazione europea dei “mercati” e “privatizzazioni” del settore pubblico, accomunate dal favore per il grande gruppo industriale privato a forte impronta finanziaria.In nome dell’abbattimento del debito pubblico…
40 Privatizzazioni, politiche di bilancio, tributarie e del lavoro divengono serventi della moneta unica.
p. 41 Inseguimento a livelli crescenti di gettito tributario, problema demografico e “output-gap”: il “bias”deflazionista
46 4. Unione monetaria e Unione europea: le difficili alternative (?) di un futuro ingestibile. L’incertezzadel diritto è direttamente proporzionale alla rigidità di un modello macroeconomico fuori controllo.
48 Quale che sia la via d’uscita, si dovrebbe comunque concludere un nuovo trattato.
49 E i nuovi trattati richiedono anni di negoziati: l’importanza del previo recupero della sovranità monetaria.
50 Non a caso il Regno Unito…
52 Non arrivare impreparati agli eventi. E rammentare le condizioni (costituzionali) per la piena occupazione.
54 In gioco è la democrazia “necessaria”. La Costituzione, cioè la sovranità, è al di sopra delle oligarchie e della democrazia “idraulica”.


58 Capitolo secondo. La Costituzione democratica del 1948 e la sua difficile sopravvivenza nell’era del  neo-liberismo europeista
58 1. Cosa significa che la Repubblica è fondata sul lavoro. Introduzione ai lavori della Costituente e alla lorointerpretazione autentica… cominciando da Calamandrei.
61 Il fondamento lavoristico e il cedimento al marxismo come reinterpretazione a posteriori.
63 Calamandrei “nipotino di Stalin”? No, semplicemente credeva nel popolo sovrano.
65 I primi quattro articoli della Costituzione come una progressione di norme in stretta connessione.
67 2. Una selezione ragionata dei lavori dell’Assemblea Costituente: principio lavoristico e scelta consapevole di un modello di “equilibrio” economico e sociale.
68 Un problema di informazione: la reinterpretazione della Costituzione facendo prevalere la mitologia, mediatica ed extralegale, delle “riforme” e della “globalizzazione”.
71 L’azione costituzionale dei pubblici poteri come realizzazione obbligatoria del principio lavoristico.
72 Dossetti e Moro: la chiara distinzione tra obblighi (assicurativi solidali) di tutela del lavoro incombenti sullo Stato e il riconoscimento della tutela collettiva mediante le associazioni sindacali.
p. 75 E Lucifero e Togliatti convergono…
76 Lo Stato tra tutti i fattori della produzione predilige il lavoro: la convergenza umanistica.
78 Una convergenza che testimonia l’intesa profonda dell’intero Paese, al tempo della Costituente.
80 L’originaria chiarezza sul legame tra “intervento dello Stato nella produzione” e effettività del diritto al lavoro.
81 Nel plenum emerge la connessione inscindibile tra diritti fondamentali e Costituzione economica: la dignità umana, espressa nella condizione del lavoro, è solo “comunista”? Non “speranze”, ma “impegni”.
87 Il superamento della contrapposizione tra Stato e individuo nella sovranità democratica.
91 Ghidini e la profezia sulla futura possibile prevalenza delle “forze regressive”: “le leggi sono fatte in previsione del peggio” e il diritto al lavoro è una “realtà della coscienza universale”.
96 Ruini, la scelta antiliberista della Costituzione: la presa d'atto del fallimento de «l’edificio teorico della scienza creata dall’Ottocento»
101 Considerare abrogata, o priva di effetti obbligatori per lo Stato, la Costituzione economica, significari-degradare a mero auspicio il diritto al lavoro.

103 La sostenibilità del welfare come problema “europeista”, che assolve lo Stato dall’obbligo costituzionale di perseguire la piena occupazione. Il ribaltamento della prospettivacostituzionale determinato dai “trattati”.
106 3. Una prima sintesi ragionata dello stato dell’analisi giuridica rispetto al diritto al lavoro e alla sua connessione con la Costituzione economica. La voce di Pietro Barcellona e le “anticipazioni” di Giuseppe Guarino. Flexicurity e “reddito di cittadinanza” in rapporto al modello costituzionale.
109 Il “Reddito di cittadinanza” come soluzione extracostituzionale che implica la rinuncia alle politiche
di pieno impiego, obbligata dallo status quo imposto dai trattati.
112 L’assoluta preminenza europea dei principi di austerità fiscale non è negoziabile. O reddito di cittadinanza o pensioni e sanità pubbliche (la “terza via” è solo un’illusione…).
115 Le voci di illustri studiosi di diritto pubblico sulla questione europea; “ieri” e nel corso del tempo.
p. 117 La trasformazione dello Stato costituzionale indotta
dalla moneta unica (e dagli stessi “criteri di convergenza”): il “non-Stato” post Maastricht, nella “concorrenza tra sistemi” e la “corsa affannosa” verso un “traguardo impossibile”.
122 4. Considerazioni riassuntive del discorso giuridico ed economico in tema di attuale “effettività”del modello costituzionale.
126 L’abrogazione tacita della Costituzione come processo “naturale” di affermazione del “nuovo ordine” europeo. L’ostacolo dei “controlimiti” affermati dalla Corte costituzionale. Privi di risvolti pratici?
128 L’attenzione per le geometrie istituzionali e il mercato del lavoro “dimenticato”. La “profezia” di Luciani e la “incomprensione” della moneta unica.
132 La nuova direzione del pensiero giuridico e il nuovo Potere Costituente del “condizionamento dei mercati” nella “economia globale”
134 5. I concreti effetti della disattivazione del modello costituzionale a opera del vincolo dei trattati europei: limiti fiscali, risparmi, sistema bancario e la scissione dai diritti fondamentali legati al principio lavoristico.
136 Il mistero del superamento delle “perplessità” nella “corsa” verso l’euro. La crisi inevitabile che i forti non hanno alcuna convenienza a risolvere.
140 Ma allora il problema di compatibilità costituzionale, de jure condito, si poneva fin da Maastricht…
141 Mancavano le “condizioni di parità”.

142 Il free-trade e la competizione commerciale tra Stati non perseguono la pace e la giustizia tra le Nazioni.
143 Non “cessioni” ma “limitazioni”, condizionate e giustificate, della sovranità.
147 La crescita export-led all’interno dell’eurozona: la vera funzione dei saldi primari del bilancio pubblico e la  insostenibilità di tale traiettoria.
149 Una traiettoria insostenibile e contraria alla Costituzione “anche” per i suoi effetti redistributivi.
 

151 Capitolo terzo. Le radici ideologiche e politico- economiche della costruzione europea.La grande restaurazione neo-liberista: ordoli-berismo e modelli di neo-democrazia “idraulica”
p. 151 1. Il neo-liberismo come modello “naturale” del federalismo europeo. Le origini tra l’ordoliberismo tedesco e l’intuizione di von Hayek sulla dispersione della sovranità 

155 Un «biopotere antidemocratico»…
156 La strategia europea dell’ordoliberismo: la frantumazione progressiva, ma inevitabile, della sovranità in una inconciliabile “diversità di interessi” tra Stati-nazione.

159 2. L’ordoliberismo e la sua programmatica realizzazione nei trattati europei come processo unificante e “necessitato”.
161 Neo-liberismo, ordoliberismo e i vari “totalitarismi”: l’idea che la libertà coincida (solo) col “mercato”.
166 L’approvazione delle Costituzioni democratiche come ostacolo alla “grande idea” del neoliberismo. La Scuola di Friburgo prepara la rivincita del “mercato”.
168 La “lunga marcia” dell’ordoliberismo federalista: il pensiero di Roepke e la natura tattica della “terza via”.
171 La tutela dei consumatori come versione “sociale” del neo-liberismo per rafforzare un modello socio-economico basato sulla prevalenza dei “mercati”. L’ideale astratto della concorrenza perfetta tra politica monetaria severa, mercato del lavoro e ambientalismo. La realizzazione nei trattati europei.

175 3. Ordoliberismo trasversale o “consociativo”:
la migrazione verso i partiti socialdemocratici.
177 L’identificazione dello Stato sociale “interventista” col “collettivismo” da abbattere e la funzione
di consenso della “lotta all’inflazione”. L’interpretazione “autentica” di Draghi.
180 La stagione europea ordoliberista come trasversale a partiti “conservatori” e “progressisti”, accomunati da “libero mercato” e avversione al sindacalismo (fin dal Manifesto di Ventotene).
183 Il “metodo Juncker” e l’economia “sociale” di mercato per rendere appetibile… ciò che non si comprende.
184 4. La tradizione italiana: le correlazioni europeiste tra ordoliberismo, Einaudi e il Manifesto di Ventotene.
185 Liberalismo come dottrina economica in sé autosufficiente e “naturalisticamente” completa: cioè “liberismo tout-court”
189 La disputa tra Croce ed Einaudi. E la sua proiezione “europea”. Il senso della “pace” dell’internazionalismo liberoscambista e la figura di Coudenhove-Kalergi.
p. 193 Einaudi e gli Stati nazionali “esistenti” come “polvere senza sostanza”.

194 Einaudi e la “flessibilità” politica realizzativa del neo-liberismo.
197 Le “unità statali superiori” da Einaudi al Manifesto di Ventotene.
198 Il Grande Stato sovranazionale pacificatore e il raccordo con von Hayek.

202 5. Le implicazioni dell’originario pensiero liberista sulla concreta realizzazione dei trattati europei.
La scottante attualità di tale visione nell’Unione monetaria di oggi.
204 Il pensiero di Einaudi, in chiave attuale, sui temi “federalisti”, internazionalisti e… monetari.
207 Profezie realizzate nei minimi particolari nel presente dell’eurozona.
 

211 Capitolo quarto. Trattati europei e modelli economici globali: l’equilibrio della sotto-occupazione, la finanziarizzazione e la “stagna-zione secolare” come effetti istituzionali
211 1. Le conseguenze economiche dell’ordoliberismo istituzionalizzato.

212 Un preliminare schema di principi-guida utili per comprendere la “complessità” giuridica, apparentemente indecifrabile, dei trattati.
215 Uno schema condiviso della dottrina giuridica liberista.
216 L’essenza economica da preservare: deflazione e mercato del lavoro flessibile.
218 2. La negazione liberista del concetto di crisi: il paradosso delle “soluzioni” e il paradigma della crisi permanente. Lo Stato non è come una famiglia!
222 Se lo Stato non è una famiglia e lo spreco è un concetto “relativo” di distorsione della spesa pubblica, limitare il bilancio dello Stato rimane uno strumento servente alla moneta unica.
223 Le crisi economiche “non esistono”: o esistono? Dipende: se si vuole considerare il mercato del lavoro solo come luogo di riequilibrio del “sistema dei prezzi” in assenza di ogni interferenza dello Stato, ovvero come fattore di crescita del risparmio e degli investimenti, indotta dallo Stato.

224 Il senso vero del concetto di “Secular Stagnation”.
227 Un problema molto “europeo”: l’equilibrio della sotto-occupazione può divenire stabile e…irrisolvibile, con le teorie economiche che lo inducono.
228 3. La crisi come «sano aggiustamento al cambiamento» e le origini del pareggio strutturale di bilancio.
229 Lo Stato è come una famiglia! La crisi del 1929 e l’approccio di Hoover sono tra noi, oggi.
231 Dalla crisi come “male necessario” di Schumpeter al pareggio strutturale di bilancio, sempre in attesa della deflazione salariale come unica soluzione (“aggiustamento”).
234 L’irrisolvibile problema della crescita e delladisoccupazione all’interno della moneta unica attuale.
237 4. Le conseguenze sociali e politico-istituzionali del paradigma neo-liberista nell’ambito dellaglobalizzazione trainata, in Europa, dalla moneta unica.
238 Apertura dei mercati dei capitali e la fine inevitabile del legame tra territorio, industria manifatturierae organizzazione del consenso elettorale. La omogeneizzazione degli interessi perseguiti dagli ex-partiti di massa.
240 Gli effetti del nuovo modello sulla specifica “vocazione” industriale italiana.
243 L’analisi di Dani Rodrik: dalla dissoluzione dei partiti di massa e della rappresentatività democratica
all’astensionismo.
245 E il processo diviene irreversibile: il non-Stato sottol’attacco permanente dei sub-conflitti sezionalie la non-élite deprivata della solidarietà.


249 Capitolo quinto. I trattati europei e il problema di compatibilità costituzionale alla luce dell’art. 11 della Costituzione
249 1. La natura generale dei trattati internazionali nei loro effetti politici ed economici. La soluzionedell’art. 1 1 della Costituzione.

249 Il diritto internazionale è governato dai rapporti di forza: la pace dei trattati è sempre quella dei più forti.
252 Le organizzazioni internazionali, specie di carattere economico, funzionano, inevitabilmente, con una “governance” tipica delle società di capitali.
p. 254 Perché i più deboli aderiscono ai trattati (specialmente economici)? Per ché sono “già” deboli: o vengono “convinti” di esserlo…
257 I trattati economici attuali come la via per una“condizionalità” crescente: la debolezza indotta,dello Stato sovrano, diviene la giustificazione etica di un “giusto”asservimento.
258 Ma tutto ciò era ben presente quando si formulò l’art. 1 1 della Costituzione.
260 La pretesa “etica superiore” delle norme dei trattati ne falsifica la natura e ostacola la loro riconduzione a equità e democrazia. Ma è un’operazione mediatica, e oligarchica, nell’interesse dei più forti: a livello internazionale ma anche nazionale.
261 La privatizzazione degli interessi perseguiti dal diritto internazionale dei trattati dietro la facciata della pace e della cooperazione: l’infiltrazione e lo svuotamento degli Stati sovrani da parte dei “tecnici” che sostituiscono la classe politica.
264 Lo svuotamento della rappresentanza politica democratica: la difesa delle Costituzioni come (unico) argine al diritto internazionale auto-applicativo a interesse privato.

266 2. L’articolo 11 della Costituzione nei lavori della Costituente e l’adesione alla Unione europea(e monetaria).
268 L’intervento di Ruini: «vi possono essere organizzazioni internazionali contrarie alla pace e alla giustizia». Per questo bisogna accertarlo applicando l’art. 11 della Costituzione.
271 Le conseguenze (dovute) di una corretta applicazione dell’art. 11 Cost. La consapevole mancatacostituzionalizzazione della “federazione europea” e il vero senso delle “limitazioni” di sovranità,in rapporto all’effettiva realtà della costruzione europea.
274 Non si può spiegare il presente senza rammentare il ruolo originario, politico-strategico, della via europea al federalismo. L’interesse degli USA e la “idealità cosmetica”: «nulla pax sine Europa»?
276 La “narrazione epica” della costruzione europea oscura l’effettivo ruolo del costituzionalismo democratico, vero promotore della pace.
p. 277 L’Unione europea, col suo internazionalismo a interesse privatizzato, come portatrice di nuove tipologie di conflitto tra i popoli. Le guerre senza limiti, l’arma finanziaria globale e la guerra per bande: i prodotti della privatizzazione del diritto internazionale nell’era del capitale globalizzato.
280 E infatti si parla di “cessione” di sovranità, tipica conseguenza della sconfitta militare (“debellatio”)cui è soggetto uno Stato sovrano, invece che di “limitazione”, come previsto dall’art. 11 Cost.
281 La “limitazione” non solo deve costantementecorrispondere allo scopo della pace ma deve giustificarsi in “condizioni di parità”: economica e di impatto sociale sui cittadini dello Stato italiano.
282 Ma la pace è mai passata per l’Unione europea diMaastricht, cioè per la disparità e per vincoli e condizionalità “esterne” a forte impatto socio-economico?
285 3. Il quadro giuridico dei trattati. La distinzione tra euro ed “Europa” e le conseguenze sulla possibilità giuridica di uscita dalla moneta unica.
287 Il quadro istituzionale e sociale dei trattati e, in particolare, dell’eurozona: una società senza solidarietà e dove la “forte competizione” tra Stati è l’unico valore unificante.
291 Uscita dall’Unione e uscita dalla moneta unica, come ipotesi distinte: la seconda conforme al sistema normativo oggettivato nei trattati e, dunque, senza implicare anche la prima.

295 La procedura dell’art. 140 del TFUE ha natura «ampliativa» «a regime», su domanda dello Stato interessato, conferendogli un «vantaggio»
296 L’Unione monetaria come istituto, «auspicato» dai trattati, di beneficio per lo Stato richiedente e che, proprio in quanto beneficio volontariamente richiesto, risulta liberamente rinunziabile senza violare alcuna disposizione dei trattati.
298 Se il beneficio non fosse rinunziabile dalla libera volontà dello Stato “ammesso” il trattato sarebbe interpretato contro lo jus cogens del diritto internazionale dei trattati.
300 La convergente analisi di Guarino.
301 4. L’uscita dal quadro dell’unione monetaria come riaffermazione della democrazia dei popoli, alla luce degli stessi trattati, e come incentivazione del libero processo negoziale paritario verso una “Nuova Europa”.
303 L’uscita dall’eurozona come realistico e concreto recupero della capacità negoziale dello Stato interessato.
305 Appendice

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