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DALLA SCOLASTICA A HAYEK A TIMMERMANS: LA FREE-MARKET CONNECTION E L'ANTISOVRANISMO €UROPEO- 1 (PERUGIA, OGGI)

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Il Vice-Presidente della Commissione Europea Frans Timmermans oggi a Bruxelles. REUTERS/Yves Herman

1. Avrei voluto parlare di cose più attuali, come, da esempio (tra le tante vicende gravemente degenerative dell'€uropa)  la lettera di risposta del primo ministro polacco al vice-presidente della Commissione UE, l'olandese Timmermans (e che sia olandese viene giustamente rimarcato nella lettera). 
Ma la "clamorosa" vicenda resistenziale è stata già enfatizzata su goofynomics, dove trovate il testo (interesssantissimo e veramente eloquente) della lettera stessa.

2. Ora, però, colgo l'occasione per focalizzare una interpretazione storico-economica di non secondaria importanza, perchè ci spiega dalle sue radici il paradigma liberista e le sue immancabili e forti penetrazioni istituzionali: cioè quelle senza le quali l'oligarchia plutocratica (cioè che detiene, concentrandola, la ricchezza e, dunque, reclama il potere politico tout-court), non avrebbe potuto esercitare il proprio controllo sociale: e ciò quale che sia, come vedremo, il gruppo sociale che incarna tale oligarchia plutocratica nel corso della Storia.
Un tale controllo sociale, beninteso, coincide col controllo delle istituzioni, - e questo ci riporta alla vicenda €uropea e alla querelle Timmermans-Ziobro- ma , secondo la flessibilità tattica che ha sempre contraddistinto il liberismo (neo, ordo, o proto che dir si voglia), è preferibilmente esercitato in via di fatto, cioè lasciando la titolarità delle istituzioni stesse ad "altri", mandatari affidabili

3. Questo fenomeno di controllo "from behind"è ampiamente esposto ne "La Costituzione nella palude" e, se guardate bene quanto epigrafato nella home-page di questo blog, in forma di intestazione subito sotto il suo "titolo" (orizzonte48), è il tema stesso che ne ha portato alla creazione.
Insomma, più che mai, se impera il libbberismo, sono le istituzioni che inducono, o vorrebbero indurre, la struttura della società. E ormai dovrebbe essere più chiaro (rispetto all'inizio del blog stesso).
Il che ci riporta alla Costituzione che compie una scommessa esattamente inversa: perché vuole essere creativa di un ordinamento pluriclasse e far sì che tale schema inclusivo, cioè ricomprensivo dell'intera struttura sociale nella rappresentatività delle istituzioni stesse, sia EFFETTIVAMENTE realizzato. Uno scopo umanistico che dovrebbe oggi contraddistinguere l'analisi del "costituzionalismo" ma che, per via della costruzione europea, in Europa, dove è nato il costituzionalismo moderno, è andato perduto (almeno a livello accademico).

Il controllo istituzionale "from behind", ribadiamo ancora una volta, è quello che, dalla seconda metà del '900, fa sì che i liberisti acconsentano a conservare la democrazia schematizzandola nel (mero) processo elettorale: purchè però esso risulti "idraulico", cioè esattamente predeterminabile, avviando in apposite "condotte" (cioè tubature culturali), le scelte solo apparentemente "libere" della massa dei votanti, tramite la predeterminazione della "opinione pubblica" (l'esito deve essere dunque predeterminato dai controllori from behind, cioè dai liberisti che, in effetti, organizzano la quasi totalitaria padronanza del sistema mediatico).

4. Il tema si intreccia doppiamente con la ormai arcinota (per i lettori del blog) enunciazione di Hayek e rinvia con immediatezza alla questione che cercheremo di riorganizzare. 
Questo è lo "scambio" che fa emergere l'intreccio. Stopmonetaunica cita (più volte) questa fonte (che vi traduco: prego, anzi, "se potete", di farlo sempre nel postare i commenti):
"La comune percezioneè che il complesso di idee noto come la Scuola Austriaca di economia emerga nel tardo diciannovesimo secolo con Carl Menger a venne alla sua piena fruizio nel primo '900 con Ludwig von Mises e Friedrich von Hayek. 
Quando gli economisti di convinzione austriaca lessero gli scritti della Scolastica spagnola dei secoli sedicesimo e diciasettesimo riconobbero le idee che furono sviluppate secoli più tardi dalla Scuola Austriaca."
Qui schematizzati i nomi di alcuni degli scolastici spagnoli e le idee che articolarono in coincidenza (anticipatoria) di quanto enunciato dalla Scuola austriaca:

ScholasticConcept or PrincipleAfiliation and/or Location
Father Juan de MarianaThe moral superiority
of natural law
Jesuit at the University of Salamanca
Bishop Diego de Covarrubias y LeyvaSubjectivist doctrine of valueJesuit in Segovia
Luis Saravia de la CalleNotion of economic rent determined by price
Cardinal Juan de LugoNo humans can deduce what prices should beJesuit
Juan de SalasThe complexity of the marketJesuit
Jerónimo CastilloNature of competition as rivalry
Luis de MolinaDangers of fractional reserve banking
Francisco de VitoriaThe moral superiority
of natural law
Dominican
Martin Azpilcueta NavarroQuantity theory of money
Time-preference principle








5. Questa prima fonte origina questa pregiudiziale risposta connessa al control from behind che è anche una simultanea spiegazione del perché i libbberisti siano anti-Stato (infatti vedremo come l'argomento sia sviluppato proprio da Rothbard e attenga alla visione ecclesiastica dell'economia). Ovviamente, in quanto lo Stato (riassunto nel monarca assoluto o a forma parlamentarista-rappresentativa che sia), agisca per l'interesse pubblico, cioè generale, apprezzato al di fuori della loro convenienza incontestabile:

"Toglietemi tutto ma non il mio "property right".
Più esattamente: toglieteGLI tutto (ai NON proprietari e "naturali" landlords), che tanto la proprietà (terriera e dell'oro) basta a difendersi da ogni tirannia (in genere, modo "eufemistico" di definire il potere esercitato nell'interesse pubblico e non dei proprietari stessi).

In fondo, la connessione storico-genetica non fa una grinza (e il pericolo di condanna infatti non proveniva dalle gerarchie ecclesiastiche): stare dalla parte dei feudatari conviene sempre.

Una volta che la tecnologia (principalmente militare) in Occidente, rende obsoleti i feudatari come padroni (o parte prevalente) dei rapporti di forza sociali, si passa ai nuovi anarco-(feudo)libertari, naturalmente anti-Stato, cioè contro il "qualunque" tiranno di turno: I BANCHIERI (di ogni religione purché sia monoteista).

Lo sposalizio tra anarco-darwinisti e holding immobiliar-finanziaria gerarchizzata "religiosa", è perciò INEVITABILE.
Hanno entrambi sempre un nemico comune. E, meglio ancora, AMICI comuni: i più forti che vogliono rimanere tali (senza assumere formalmente la titolarità, perché la politica-governante è un rischio che si può evitare: il volgo puteolente se la prende sempre troppo coi "titolari")...
"

6. La questione storico-economica (e teologica, in fondo) che stiamo affrontando, è così posta nel suo "thema decidendi": come si arriva nei suoi snodi dimostrativi all'assunto (certamente autorevole) sulle origini del capitalismo formulato dalla Scuola austriaca?

Sarà una trattazione lunga ma...è colpa vostra (del vostro entusiasmo e spirito di ricerca). 
Anzi, data la vastità dell'argomento, e l'impossibilità fisica di scrivere un libro in un giorno, sarà una trattazione "a puntate". Che, però, vi prego di seguire nella sua interezza, perché il lavoro di selezione e montaggio che vi proporrò non sarebbe utile se non si cerca di coglierne lo scopo di sistemazione organica di un argomento che pare appassionarvi molto.

"E’ interessante come l’ordoliberismo riesca a penetrare le midolla mediante creazioni di scenari ed utilizzo di una terminologia miratamente religiosa. Termini quali debito, credito (credere), fiducia (fides), redenzione, sacrifici, veicolano in modo subliminale messaggi quasi mistici tanto da far parlare di teologia economica (D. Fusaro).

Quanto allo scenario, nell’immaginario collettivo il vecchio paradigma era basato su una dialettica (visibile) tra l’uomo politico (i governanti) e l’uomo razionale (i governati), che avevano modo di relazionarsi con il potere mediante forme razionali di scelta (libere e democratiche elezioni secondo Costituzione).Il nuovo paradigma mondialista, invece, si in centra sulla declinazione di un potere le cui dinamiche si sono fatte invisibili (D. Estulin, l’Impero invisibile).I veri governanti sono d’un tratto “ascesi al cielo”, non sono più eletti e risiedono in una sorta di realtà iperuranica invisibile e dematerializzata; i governati, da bravi fedeli, sono invece costretti a genuflettersi in modo fideistico alle decisioni contornate sempre da un velo di mistero e lontane dalla razionalità.

I richiami martellanti a termini propri della religione non è per niente casuale e costituisce, in uno con l’assordante propaganda tea-party porriana (che insiste non a caso anche su un debito mostruoso), alla creazione di un novello dogma post Gotterdammerung. Un nuovo incantamento colonizza prima i cervelli.

Non è un caso se Hayek affermava che il vero liberalismo “non ha niente contro la religione” e non può che deplorare “l’anticlericalismo militante ed essenzialmente illiberale che ha animato tanta parte del liberalismo continentale del XIX secolo” (Hayek, La società libera, 451).
Anzi, continuava, il liberalismo “è stato spesso difeso e anche sviluppato da uomini che possedevano forti convinzioni religiose” (Hayek, Studi di filosofia, politica ed economia, 297). Ed ancora, “se la frattura tra il vero liberalismo e le convinzioni religiose non sarà sanata, non ci sarà alcuna speranza per la rinascita delle forze liberali. Ci sono oggi in Europa molti segnali che indicano tale riconciliazione più vicina di quanto non lo sia stata per lungo tempo e che mostrano come molte persone vedono in essa la sola speranza per preservare gli ideali della civiltà occidentale” (ivi 286-287).

Connotati spiccatamente fideistici dell’ordoliberismo, assunto come dogma, fanno sì che lo stesso non possa nemmeno essere discusso (e infatti non si discute) e che il suo compimento (anche fino alla tragedia) sia annoverato in una sorta di visione escatologica di disegno divino finalizzato sempre e comunque alla “salvezza” dell’uomo. 
La costruzione su mere basi scientifiche dell’ordoliberismo non avrebbe potuto resistere al controllo della razionalità spicciola; bisognava elevare il livello economico a divinità e creare orde di sacerdoti (collaborazionisti) che fungessero da medium con dette divinità sempre, beninteso, per il bene dei fedeli. Di razionale non vi è rimasto più nulla. Non a caso, sempre Hayek (tra le altre minchiate) parlava di “abuso della ragione”, di “costruttivismo” che non vuole tener conto del fatto che sia la legge che la società libera sono il prodotto di un’evoluzione spontanea che l’uomo non può governare, ma solo facilitare, eliminando al massimo l’intrusione della ragione politica (sul blog se n’è parlato e discusso molte volte).

Io credo (ma forse mi sbaglio) che senza questa forte associazione del fenomeno ordoliberale alla semantica religiosa (cui si assimila nel reale e nell’immaginario) non possa spiegarsi l’ottusità degli italiani e la loro riottosità a capire che, mentre fanno la nanna, la culla va a fuoco
Negli ottusi fideistici annovero ovviamente anche alcuni miei colleghi la cui preoccupazione è di accumulare “crediti formativi” partecipando a convegni improponibili sulle ultime novità della finanziaria di turno. Ma nemmeno un convegno giuridico in cui si sia discusso, per esempio, del pareggio di bilancio ficcato in Costituzione. Appunto."

8. Precisiamo che di convegni giuridici sul pareggio di bilancio ce ne sono eccome: un esempio lo trovate qui, e un altro si sta svolgendo proprio oggi: "Perugia domani".
Il problema, tuttavia, viene sempre affrontato - non a caso - in modo indiretto: partendo dalla crisi economica, quasi sempre, per i giuristi, dovuta a cause cui resisti non potest e mai attribuite all'inserimento dell'Italia nella costruzione europea in sé. E comunque, anche laddove una qualche eziologia tra crisi e UE sia ravvisata, sempre cercando di preservare ad ogni costo un futuro o una nuova veste (riformata) della costruzione europea attuale.
Il fatto è che i giuspubblicisti tendono a prendere come un dato di fatto acquisito, e quindi incontestabile e naturalistico, cioè non attribuibile, come invece è, ad una precisa scelta politica contingente, evitabile e connotata dall'essere contraria ai principi inviolabili della nostra Costituzione, la "scarsità delle risorse" (finanziarie pubbliche) e la "indipendenza della Banca centrale"
Su tali punti consiglio di leggersi (o rileggersi, per chi l'avesse già fatto), le iniziali analisi del prof.Guarino riportate alle pagine 116-120 de "La Costituzione nella palude" (e grazie ad Arturo, filologo di valore inestimabile per il mio lavoro).

8.1. Quanto poi al tema della "teologia" (ordo)liberista, in realtà era stato già affrontato sul blog negli anni scorsi. Per chi avesse la voglia di leggerselo (ed è per questo che l'ho ritirato fuori) consiglio di verificare quanto siano attuali i links inseriti (eravamo a febbraio 2014): 

UN PERCORSO CRITICO SULLA TEOLOGIA DEL LIBERISMO (tra "spesapubblicaimproduttiva" e meritocrazia autoproclamata)

A scanso di equivoci precisiamo che la questione delle origini free-market, e colonialiste, "protestanti" del capitalismo non sono affatto negate (come traspare, esemplificando quanto normalmente emerge su questo blog, già dal commento di Francesco). 

Solo che l'approfondimento storico, proveniente da fonti interne a tale ideologia politico-economica, consente di risalire ad una radice ancora antecedente a quella smithiana ed alla nota spiegazione weberiana sull'etica del protestantesimo, -  quest'ultima già ampiamente smentita da Chang in "Bad Samaritans". 

 

9. La radice "ufficiale" smithiana, peraltro, rimane accettabile a certe condizioni: cioè, in pratica, non a torto, all'interno di un pensiero sintetizzato che risulta già "raffinato" nel nostro mondo di tecnicismo "pop". 

 

Quel che appare rivoluzionario alla fine del XVIII° secolo fu allora accolto nell'ambito filosofico (morale), come abbiamo visto nella prima parte di questo post (che riemergerà in seguito, nella spiegazione del ruolo del "Monte di Pietà"):

 

LA SPESA PUBBLICA IMPRODUTTIVA E MALTHUS AD USUM "PUDDINI"-SPAGHETTI TEA PARTY

E quel che è "filosofico", pur se secondo la mente smithiana, guardata prevalentemente come fortemente "innovatrice", ha sempre radici in qualche continuità col passato immediatamente antecedente che, nel caso, sono (non occorre molto a ritenerlo deduttivamente probabile) i pensatori (teologi e, oggi, filosofi in senso lato) più ovvi: quelli che hanno affrontato gli stessi temi di riflessione nei secoli XVI° e XVII°

Magari tali influenze (in Smith) risultano non "dirette" (cioè da lui stesso citate come se dovesse accreditare scientificamente, con la logica di oggi, un elaborato filosofico di ieri), quanto, piuttosto, acquisite indirettamente attraverso il consolidamento di precedenti idee all'interno del senso culturale condiviso: e, quindi, attraverso meccanismi di circolazione transnazionali della cultura che sono sempre esistiti in ambiente europeo specialmente considerato il ruolo inuficante, in tal senso, che dal medioeco ha avuto la Chiesa).

 

Va anche sottolineato che Smith era sì protestante ma pur sempre scozzese, cioè, al suo livello culturale (nel contesto dell'epoca), poteva entrare facilmente in contatto con l'elaborazione cattolica della filosofia morale, connaturalmente portata, (come vedremo e come abbiamo visto nella grafica riportata più sopra), ad analizzare i fenomeni economici e le loro condizioni di legittimazione "etica".

 

10. Stopmonetaunica, a sostegno di tale tesi cita Rothbard"economista, filosofo, politico, giornalista, storico e teoricogiusnaturalistastatunitense, esponente principale dell'anarco-capitalismo, del quale fu il più importante ideatore", dunque un attendibile ultra-neo-liberista:

"è comunque un dato che Hayek e la scuola austriaca si ispirassero alla scolastica spagnola, per loro stessa amissione. Questo non è perché lo dice l'Espresso, ma perché lo dicono gli stessi austriaci, molti dei quali erano anche cattolici. Dire che gli stessi austriaci si sbagliassero su loro stessi, o che abbiano mentito apposta, questo sì, mi sembra un po una forzatura e mi sembra un po' complottista, ma sono aperto alle considerazioni di tutti e pronto a cambiare idea se i fatti lo dimostrano.


"One of the main contributions of Professor Murray N. Rothbard has been to show that the prehistory of the Austrian School of Economics should be sought in the works of the Spanish scholastics of what is known as the “Siglo de Oro Español” (in English the “Spanish Golden Century”), which ran from the mid-16th century through the 17th century. Rothbard first developed this thesis in 1974 (2) and, more recently, in Chapter 4 of his monumental History of Economic Thought from the Austrian Perspective, entitled on “The Late Spanish Scholastics”.(3)

However, Rothbard was not the only important Austrian economist to show the Spanish origins of the Austrian School of Economics. Friedrich Hayek himself also had the same point of view, specially after meeting Bruno Leoni, the great Italian scholar, author of the book Freedom and the Law .(4) Leoni met Hayek in the fifties and was able to convince him that the intellectual roots of classical economic liberalism were of continental and Catholic origins and should be sought in Mediterranean Europe, not in Scotland .(5)"
http://www.jesushuertadesoto.com/articles/articles-in-english/juan-de-mariana-and-the-spanish-scholastics/"

 

11. Non l'ho tradotto perché la stessa analisi DIRETTA di Rothbard (ispirata, ex aliis, al lavoro di Kauder), - in una tesi che, come abbiamo appena visto, è condivisa da Hayek a seguito del suo confronto con Bruno Leoni -, è riportata in quest'altra fonte tradotta in italiano:

"Negli anni recenti un gruppo di studiosi (la maggior parte dei quali potrebbero essere definiti “cattolici di destra”) ha posto le basi per una revisione della classica tesi riguardante la nascita della scienza economica e del capitalismo, secondo cui la teoria e le politiche economiche del laissezfaire che generarono il capitalismo si svilupparono grazie all’abbandono dei vincoli cattolici medievali

 

Secondo l’interpretazione standard il moderno spirito dell’indagine scientifica sbaragliò il dogmatismo scolastico e permise il diffondersi dello spirito individualista e razionalista; il superamento dell’autorità della Chiesa condusse all’individualismo generalizzato in tutti i campi; l’etica e lo spirito calvinista, enfatizzando il valore positivo del duro lavoro, del risparmio e dell’arricchimento invece della disapprovazione cattolica della ricchezza, condussero ad una fioritura del capitalismo; l’economia del laissez-faire si sviluppò nell’atmosfera protestante della Gran Bretagna (Adam Smith e così via).
Esiste però un’altra faccia della medaglia, dato che negli ultimi anni sono comparse alcune interpretazioni contrastanti specialmente nei campi della filosofia politica (ad esempio sull’effetto della legge naturale) e della teoria economica.

 

Tra le letture di questa Nuova Scuola vorrei suggerire: Joseph A. Schumpeter, History of Economic Analysis (New York, 1954) pp.73-142; Marjorie Grice-Hutchinson, The School of Salamanca (Oxford, 1952); Emil Kauder, Genesis of the Marginal Utility Theory-Economic Journal (Settembre 1953); Kauder, Retarded acceptance of the Marginal Utility Theory-Quarterly Journal of Economics (Novembre 1953), e Comment (Agosto 1955); e Raymond de Roover, Scholastic Economics: Survival and Lasting influence from the 16th century to Adam Smith - Quarterly Journal of Economics (Maggio 1955).

 

Questi revisionisti, più che affrontare direttamente una delle pietre angolari dell’approccio standard – L’Etica Protestante di Weber – hanno operato per vie traverse

 

È raccomandabile la critica di Weber di H. M. Robertson, Aspects of economic individualism (Londra, 1933). Ad esempio, Robertson e altri hanno mostrato che in realtà il capitalismo iniziò a fiorire non in Gran Bretagna, ma nelle città italiane del quattordicesimo secolo, cioè in zone decisamente cattoliche. Il punto principale della critica revisionista, in ogni campo, è la continuità del fatto che il capitalismo, il liberalismo, il razionalismo e il pensiero economico iniziarono molto prima di Smith e sotto gli auspici cattolici. E che inoltre gli sviluppi successivi vennero costruiti su precedenti concezioni
cattoliche (in alcuni casi retrocedendo rispetto ad esse).
Kauder, infatti, rovescia la tesi di Weber sui suoi stessi seguaci, attaccando Smith e Ricardo per aver sviluppato la “teoria del valore-lavoro” sotto l’influenza del Protestantesimo

 

Anche Schumpeter si mosse in questa direzione. L’impatto di questa importante nuova tesi è il seguente: invece di affermare che Hume e Smith svilupparono la teoria economica quasi de novo, occorre ammettere che essa in realtà è stata sviluppata nel corso dei secoli, lentamente ma sicuramente, dalla Scolastica e da cattolici italiani e francesi influenzati dalla Scolastica; che la loro dottrina economica adottava generalmente l’individualismo metodologico e metteva in risalto la teoria dell’utilità, la sovranità dei consumatori e i prezzi di mercato; e che Smith in realtà riportò indietro il pensiero economico iniettandovi la dottrina puramente britannica del valore-lavoro, allontanando così l’economia dalla strada giusta per un centinaio di anni. 

 

Potrei aggiungere che la teoria del valore-lavoro ha avuto molte cattive conseguenze. È certo che spianò la strada, del tutto logicamente, a Marx. In secondo luogo, la sua enfasi sui “costi che determinano i prezzi” ha incoraggiato l’idea che siano gli uomini d’affari o i sindacati a far salire i prezzi, piuttosto che l’inflazione governativa dell’offerta di moneta. In terzo luogo, la sua enfasi sul “valore oggettivo e intrinseco” dei beni ha condotto ai tentativi “scientisti” di misurare e stabilizzare i valori attraverso la manipolazione governativa".

 

Se solo si ha riguardo alle parti enfatizzate in neretto, si ritrova lo schema generale dei caposaldi dell'ordoliberismo elaborato dal cattolico Roepke e posto alla base dei trattati europei.

 

Per il momento, mi pare che possa bastare: i precisi meccanismi economico-giuridici che spiegano l'esistenza di una simile "cinghia" di trasmissione tra elaborazione economica della "scolastica" e nascita del moderno capitalismo del free-market, li affronteremo nella prossima puntata.

Ma sempre rammentando che "l'economia" nasce all'interno della filosofia morale, prima di affermarsi come scienza: marginalista e marshalliana, ci spiega Galbraith, punto su cui Bazaar insiste, correttamente, più volte.


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