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BASTA UN INVITO A "NON ESAGERARE" QUANDO TI STANNO RADENDO AL SUOLO?

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1. Prima di tutto, per comprendere lo scenario che avevamo preannunziato, invito a rileggervi (almeno) questi recenti post:

LA GRANDE TRANVATA: LA VERA EUROPA DEI VERI TRASFERIMENTI AL TEMPO DELL'UNIONE BANCARIA

 L'ERF CI ATTENDE ALLA FINE DEL QE? E SE ARRIVA PRIMA IL BAIL-IN CON L'ESM? O ANCHE ENTRAMBI


2. Una ricostruzione della progressione germanico-euro-tecnocratica, che mostra i passi intrapresi per concretizzare lo scenario in questione, la traggo poi dalla mail che periodicamente mi invia L'EIR- Executive Strategic Review- Strategic Alert:
"Il 19 gennaio sia il capo dell'Eurogruppo Jerome Dijsselbloem che il membro del Consiglio della Bundesbank Andreas Dombret hanno proposto, autonomamente l'uno dall'altro, di allineare agli altri strumenti finanziari i titoli di stato detenuti dalle banche dell'Eurozona. Il viceministro tedesco del Tesoro, Jens Spahn, aveva trasmesso una simile proposta al Bundestag nel dicembre scorso prima di proporla a livello europeo.
Se passasse, la regola costringerebbe molte banche della periferia, che detengono una quota consistente di titoli di stato dei rispettivi paesi, ad aumentare le riserve di capitale. Un'altra tegola sulle banche italiane, che sembra si voglia spingere apposta in una situazione critica. Essa rivela anche l'intenzione di schiacciare le nazioni che stanno dietro quei titoli sovrani.
"C'è bisogno di un trattamento regolatorio più realistico dei titoli di stato detenuti dalle banche. La crisi ha chiaramente mostrato che tale esposizione non è scevra da rischi", ha scritto Dijsselbloem in un articolo sul Wall Street Journal il 18 gennaio.
Dombret ha affermato nello stesso giorno in un'intervista che "è divenuto più che ovvio che i titoli sovrani non sono esenti da rischi. Dal mio punto di vista, questo è un tema che va finalizzato, possibilmente dopo le riforme Basel III".
Dijsselbloem ha anche difeso il regime di bail-in - dopotutto, fu lui a coniare il termine "modello cipriota" per universalizzare l'esproprio dei risparmi dei cittadini al fine di salvare gli speculatori - e ha proposto di accelerare il processo di costruzione dell'Unione dei Mercati di Capitale (UMC) in modo da stabilire gli standard per "cartolarizzazioni semplici e trasparenti".

3. In parole povere, verrebbe attribuito un €-rating ai titoli del debito pubblico, massicciamente detenuti dalle nostre banche, che obbligherebbe le stesse a ponderarne il valore attualmente iscritto in bilancio per un fattore di rischio che, appunto, ne diminuirebbe il valore nominale (ai corsi attuali di piena solvibilità dello Stato italiano).
Da qui, l'obbligo di nuovi accantonamenti (che servono ad aumentare il capitale netto immobilizzato in "garanzia") per l'emergere di potenziali perdite di bilancio determinate dalla revisione dei criteri di valutazione dell'attivo, nella parte costituita dai titoli del debito pubblico. 
ADDENDUM:Marco Zanni ha già fatto un calcolo, semplice ma eloquente, di quanto ci costerebbe il disastro sistemico a cui porterebbe questo nuovo "regime" di rating del debito pubblico.

Insomma si aprirebbero nuove voragini nei bilanci delle nostre banche, in aggiunta a quelli perennemente in contestazione, relativi ai debiti inesigibili, c.d. NPL, per i quali già ballano, proprio in vista della costituzione di varie bad bank che rilevino tali crediti "non performanti", possibili perdite "sistemiche", ed esigenze di ricapitalizzazione, complessive, per almeno 25-30 miliardi, da spalmare sulle diverse condizioni di bilancio delle varie banche: diciamo "almeno" perché in realtà il flusso di trasformazione degli incagli (quali classificabili alla luce dell'attuale normativa dettata dall'EBA, altro organo UE) in ulteriori sofferenze, non si sta arrestando e, in ogni modo, non verrebbe minimamente attenuato dalle bad bank (che comunque non si come finanziare con riguardo alla garanzia che dovrebbe apprestare lo Stato a tutta l'operazione e che sarebbe, alla faccia dell'art.47 Cost., un "aiuto di Stato": cosa di cui Padoan dovrebbe andare a parlare domani con la Commissaria UE alla concorrenza Margrethe Vestager. 
 
4. E tutto questo si innesterebbe, sull'attuale situazione, in via di interpretazione euro-normativa dei valori del debito sovrano: interpretazione anche retroattiva (in quanto incidente sul presupposto della conclusione del "negozio", variandola contro ogni aspettativa ragionevolmente formulabile, e quindi in contrasto con la vincolatività del principio di buona fede insito nel rebus sic stantibus). 
Quindi si ha una retroattività variativa della convenienza dell'affare rispetto al momento stipula dei contratti sottoscritti tra banche e Stato, al collocamento del debito pubblico: cosa che ricorda moltissimo la questione della tutela del "consumatore" (!) di fronte al regime deteriore delle obbligazioni bancarie subordinate, in danno dei risparmiatori italiani: ora dovremo mandare le banche a fare "corsi" di aggiornamento e lo Stato italiano a fare avvertenze sulla "speculatività" e il "rischio", in appositi moduli, per poter collocare i propri titoli?

5. Prontamente in esecuzione di tale disegno, - preannunziato da Schauble (v. il  primo post linkato) come linea principale di attuazione delle conseguenze del c.d. bail-in, in quanto strettamente complementare ai parametri del fiscal compact (che, a sua volta, è la conseguenza necessitata dell'euro) -, la Commissione UE inizia a "graduare" la sostenibilità del debito(ex) sovrano in UE e pone le premesse per il "trattamento regolatorio" indicato da Dijsselbloem e Dombret e Spahn (la Commissione, si sa, esegue prontamente ciò che desiderano i padroni tedeschi):

"Per il momento i conti pubblici italiani tengono ma le sofferenze bancarie potrebbero metterli già a rischio nei prossimi mesi, visto l'alto debito pubblico che pone l'Italia tra i Paesi a rischio nel medio periodo
E se la riforma delle pensioni (Wow! Ditelo agli spaghetti libbberisti e a Boeri!) ha messo il Paese al sicuro per il futuro, resta il nodo del rispetto della regola Ue del debito: per questo serve una "forte determinazione nel migliorare la posizione fiscale". Per la riduzione effettiva del debito ed evitare una procedura, infatti, l'avanzo primario dovrebbe essere di almeno il 2,5%-3,8% su un arco di dieci anni, uno sforzo "estremamente ambizioso", per non dire impossibile, che finora pochissimi tra i 28 sono riusciti a fare. E' l'analisi che emerge dal rapporto 2015 sulla sostenibilità delle finanze pubbliche della Commissione europea, che secondo il Mef invece "conferma ancora una volta che i conti pubblici italiani non presentano rischi nel breve termine e sono in assoluto i più sostenibili di tutti nel lungo termine". 

6. La stessa Commissione ammette, a ben leggere il report sopra citato, che il saldo primario italiano al 2,5% del PIL sarebbe insufficiente, dovendo risultare più prossimo a un 3,8%, per poter avere un rapporto debito/PIL al 110 nel 2026 (bontà loro perchè, comunque, sarebbe una diminuzione di tale rapporto inferiore al ventesimo annuale previsto dal fiscal compact!).
Ma questo a partire dal 2017 e quindi sul presupposto del raggiungimento della quasi parità di bilancio, cioè sul presupposto di una crescita che sia ben superiore a quella attualmente registrata e, comunque, una crescita che dovrebbe essere compatibile con gli inasprimenti fiscali che, nel frattempo, la stessa Commissione vorrebbe imporre
Se tale crescita non dovesse essere registrata (diciamo costantemente superiore all'1% all'anno) il saldo primario dovrebbe essere a sua volta ben superiore (persino al 3,8, se si volessero ottenere simultaneamente pareggio di bilancio e abbattimento del rapporto debito/PIL): e certamente non dovremmo ancora finire in recessione.

Ma il bello è che la Commissione ammette che anche solo mantenere il saldo primario al 2,5% per i prossimi dieci anni risulta quasi impossibile: almeno, implica, se si vuole crescere senza finire in un crescente output-gap...Essendo peraltro più probabile una crescita "0"; o anche una nuova fase di recessione, del tutto probabile in caso di shocks, prima di tutto legati al convergere delle strategie di aggressione al sistema bancario italiano che abbiamo visto sopra. 
Shocks, quindi, a questo punto, indotti proprio dall'esigenza di rispettare la disciplina fiscale, e bancaria, e sugli "aiuti di Stato", determinata dall'appartenenza all'euro, in un folle processo circolare di attacco...ai patrimoni dei cittadini italiani (che in un modo o nell'altro, gravitano dentro la questione "bancaria").

7. Di tutto questo si accorge in parte l'Huffington Post tirando un poco le somme sul quadro che rende vana, in un crescendo rossiniano, meglio sarebbe dire "wagneriano", la risolutività della stessa mission (almost impossible) di Padoan sulle bad bank:
"Il governo italiano arriva all’appuntamento che potrebbe rivelarsi decisivo sulla bad bank con ancora l’ultimo passo da compiere e che, spiegano fonti vicine al dossier, resta l’elemento dirimente per la valutazione della Commissione europea: il prezzo delle garanzie che il Tesoro metterà in campo per facilitare lo smaltimento dei crediti deteriorati. 
Fonti della Direzione generale Concorrenza spiegano che la palla è tutta nel campo italiano: “I paletti dell’Europa sono noti e cioè è fondamentale evitare che il prezzo sia troppo alto altrimenti si configurerebbe come un aiuto di Stato: spetta all’Italia indicare un valore congruo”. 
Se da una parte il governo ha la strada sbarrata è altrettanto vero che lo stesso prezzo delle garanzie non può essere fissato troppo in basso: si rischierebbe, infatti, di aumentare eventuali perdite sui bilanci delle banche. Il clima che si respira in ambienti governativi è comunque positivo e tutto improntato all’ottimismo: se domani si giungerà a un accordo, infatti, l’esecutivo è pronto a presentare un decreto sulla bad bank già nel Consiglio dei ministri di giovedì.
...
Il meccanismo, in via di definizione, prevede di velocizzare le cosiddette procedure concorsuali per ridurre sensibilmente il tempo che l’istituto impiega per far rientrare i crediti sofferenti, che derivano da prestiti e finanziamenti non ripagati da famiglie e imprese. Al Consiglio dei ministri arriverà anche la riforma delle Bcc (banche di credito cooperativo), uno dei cavalli di battaglia del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Non a caso il premier oggi è ritornato a parlare di banche, puntando su due argomenti che per il Governo sono diventati un totem: da una parte la solidità degli istituti, dall’altra la necessità di aggregazioni e fusioni. 
Dopo la riforma per la trasformazione delle banche Popolari in Spa, il Governo punta ora a dare un altro segnale in questa direzione nella convinzione che un mercato bancario frammentato non è più sostenibile come hanno dimostrato le fibrillazioni sui mercati.
Se il governo punta tutto sulle aggregazioni e spera in un rimbalzo positivo anche grazie a una chiusura positiva sulla bad bank, da Bruxelles arriva un messaggio chiaro, che è già nelle convinzioni dell’esecutivo italiano: la soluzione della banca, o meglio delle banche ‘cattive’, dove far confluire la spazzatura, non è salvifica
Dopo l’entrata in vigore delle regole sul bail-in (salvataggio interno), il sogno di una grande bad bank è sfumato e per quanto possa essere robusto il supporto del Tesoro, l’impatto sullo smaltimento dei crediti deteriorati non sarà comunque sufficiente
Ecco perché, spiegano in ambienti europei, il faro che la Commissione ha acceso oggi ha il sapore di un pressing all’Italia per spronarla a fare di più. A maggior ragione il governo italiano preme per portare a casa il maggior numero di risultati possibili: dalla bad bank ai due provvedimenti del Consiglio dei ministri di giovedì.  
La paura è che l’effetto Draghi, cioè le parole rassicuranti del governatore della Bce, sia già svanito e che le turbolenze sui mercati possano farsi ancora più consistenti, gettando alle ortiche gli sforzi messi in campo sul fronte proprio dei crediti deteriorati."

8. Infatti, anche superando il problemino dei crediti da stimare e conferire alle bad bank(s) (farlo a prezzi di mercato, come piacciono alla Commissione UE, "forse" non configurerebbe aiuto di Stato ma al tempo stesso, amplierebbe le perdite sistemiche che abbiamo visto sopra), rimane il disegno di imporre il rating e la svalutazione del debito sovrano detenuto dalle banche stesse
Che è poi come la storiella del lupo (tedesco) e dell'agnello italiano (hai voglia a spiegare che ti abbeveri al ruscello a valle del lupo: per lui rimani tu che intorbidi le acque a lui..).

http://amorecontro.myblog.it/media/02/00/4238710856.jpg

Compredendo benissimo che anche facendoci chissà quali concessioni sulle garanzie pubbliche al problematico costituirsi delle bad bank, il sistema bancario - e risparmiatori italiani- con la svalutazione del debito pubblico detenuto in bilancio, avrebbero un destino comunque segnato, il governo italiano cerca di essere rassicurante e invita (la Commissione UE, anche se per implicito) a non esagerare
"...il debito italiano, assicurano da Viale XX settembre, comincerà a scendere già da quest'anno. Lo studio di Bruxelles, infatti, ha sottolineato il vice ministro dell'economia Enrico Morando, "dice ciò che già sappiamo, ovvero che dobbiamo invertire la tendenza sul debito" invitando a "non esagerare".

9. Allora, così parla e "vuole l'€uropa":  
- le bad bank si possono fare ma solo a prezzi che fanno emergere nuove perdite; 
- ciò provocherebbe l'attualizzazione del rischio cui sono legate le garanzie dello Stato e, quindi, l'aggravarsi della situazione di indebitamento pubblico;  
- da qui, si arriverebbe ad attribuire il rating svalutativo del debito pubblico detenuto dalle banche, provocando ulteriori perdite al sistema
E anche che l'unico rimedio"interno", sarebbe una bella imposizione straordinaria sulla ricchezza mobiliare, cioè un prelievone sui conti correnti. O anche sul patrimonio immobiliare. Con gli effetti che tutti sappiamo.
Che poi non sono molto diversi dal ricorso all'ESM e alla trojka - cioè del "rimedio esterno", in termini di espropriazione della ricchezza nazionale. 

10. Vi pare folle? 
Macchè: l'importante è non ricordarsi mai che tutto questo dipende dall'appartenenza all'euro.  
Guai a chi ce lo tocca!
E poi dicono (Juncker e Merkel), chissà perchè, che la moneta unica è messa in pericolo dalla sospensione di Schengen!...?

Ma se fanno di tutto per costringere il governo italiano a reagire di fronte a un meccanismo distruttivo lanciato come l'offensiva di una panzer-division!
Perché mi sa tanto che non basta un "invito a non esagerare" quando ti stanno radendo al suolo!

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