Flavio ci fornisce prontamente una prima "infornata" di notizie, fonti e analisi che ci possono consentire, sulla base di riscontri oggettivi, di effettuare delle valutazioni e delle previsioni meno incerte sul piano dei prossimi sviluppi politico-economici...ben al di là degli accordi parlamentari in chiave prettamente governativa e dei relativi proclami di "non possumus".
Grazie a questa sintesi ragionata intanto sappiamo come esistano, all'interno del M5S, delle non trascurabili connotazioni di "compatibilità col PUD€.
Se si vede la "credibilità sui mercati finanziari" come un valore prevalente sulla crescita - che tra l'altro è la più grande garanzia di qualunque tipo di creditore-, se si ignora il problema "democratico" del ruolo della banche centrali nel governo "nazionale" della moneta, se si identificano quasi totalmente svalutazione e inflazione, per il PUD€ non vi sono ostacoli a un "proficuo dialogo" (pro domo germanorum) e facilmente si potrebbe arrivare ad accettare, per la "credibilità sui mercati finanziari" la "svendita" (cioè "perdita di valore" nonchè di capacità produttiva strategica nazionali)..."che ci salverà". L'aporia dello slogan a cui ricorre il PUD€.
E, considerando gli appetiti stranieri sugli "assets" italiani più redditizi (al netto de...l'euro) e orientati all'export, tanto contraddizione non è. Ma tanto nessuno se ne accorge, "pensano".
E, a quanto pare, potrebbero non trovare alcuna resistenza politica: in fondo l'euro "può andare", magari "modificato" - con un nuovo "carburatore": senza Germania, ma "con" la Francia (finanziaria e "mainstream"), che da prossima vittima della prima, avrebbe invece le mani libere per scatenarsi su di noi...cosa che da secoli gli è sempre riuscita benissimo.
Per tentare di capire come evolverà la situazione politico-economica italiana nelle prossime settimane - a proposito: avete visto lo spread ed i tassi italiani? - proviamo a conoscere qualcosa del “nuovo” che avanza.
I media nostrani ed internazionali ci hanno fornito un immagine del Movimento alla stregua dell’armata brancaleone, fatta di un capo che tempo fa era un comico, ed una base molto legata ai suoi dettami, tanto da sembrare ai più acritica e propensa a seguirne in tutto e per tutto gli umori, piuttosto che essere incline ad elaborare razionalmente i contenuti proposti. Giusta o sbagliata che sia questa interpretazione del fenomeno, non possiamo permetterci di fare di tutta un’erba un fascio, poiché sarebbe ingiusto e ci includerebbe nel novero dello stesso main-stream pensiero che in realtà tentiamo di combattere. La base elettorale di per sé è ormai tanto vasta da dover necessariamente ripensare, o realisticamente aggiornare, la propria identità in termini di formazione "pluriculturale" e, come si diceva una volta, pluriclasse, il che non è un problema da poco.
Ma, per l'influenza che le idee programmatiche necessariamente eserciteranno su tale ripensamento occorre meglio chiarire ciò che pensa la "testa", dai cui modelli di azione politico-economica "dovrebbe" derivare (secondo una dinamica che è sempre valsa per tutti i soggetti politici) l’indirizzo alla base delle scelte che si manifesteranno nelle prossime ore.
Diamo allora uno sguardo a quanto per ora emerge dalle fonti diponibili, per farci un’idea più obiettiva e concreta, utile per capire eventuali possibili scenari futuri:
- questo è il programma economico del movimento in dieci punti. Sul quale ognuno può farsi un'idea, specie se ha effettuato un "percorso" di approfondimento delle problematiche teoriche e applicative della realtà macroeconomica italiana. E' un'idea già ampiamente chiarita come un “referendum” sull’Euro sia impraticabile sul piano della tecnica politico-monetaria, prima ancora che per vietato dalla Costituzione (art.75, comma 2, Cost.). Una eventuale fuoriuscita dovrebbe essere, come suggerisce Bootle nel paper vincitore del Wolfson Economics Prize, decisa in segreto, onde evitare inutili speculazioni al ribasso sui prezzi dei titoli di Stato e successivi attacchi di panico e corse agli sportelli, che diano vita ad un self-defeating behavior e quindi al default. Già qui non concordiamo sul modus operandi.
- questo è il programma economico del movimento in dieci punti. Sul quale ognuno può farsi un'idea, specie se ha effettuato un "percorso" di approfondimento delle problematiche teoriche e applicative della realtà macroeconomica italiana. E' un'idea già ampiamente chiarita come un “referendum” sull’Euro sia impraticabile sul piano della tecnica politico-monetaria, prima ancora che per vietato dalla Costituzione (art.75, comma 2, Cost.). Una eventuale fuoriuscita dovrebbe essere, come suggerisce Bootle nel paper vincitore del Wolfson Economics Prize, decisa in segreto, onde evitare inutili speculazioni al ribasso sui prezzi dei titoli di Stato e successivi attacchi di panico e corse agli sportelli, che diano vita ad un self-defeating behavior e quindi al default. Già qui non concordiamo sul modus operandi.
- qui pare emergere chi stia dietro al paradigma economico "grillino". L’articolo proviene dall’Ansa, e ci permette di focalizzare un personaggio fino ad ora poco noto (almeno ai non assidui frequentatori dell'"ambiente").
- qui possiamo dare uno sguardo al pensiero fondante del programma economico e meglio chiarire, sul piano della espressione scientifica, chi sia Mauro Gallegati, professore dell’Università della Marche. Dando uno sguardo ai suoi lavori, appare a prima vista uno studioso professore che ha espresso il suo lavoro scientifico in ambito finanziario: i suoi studi mettono in luce le criticità del leverage nell’economia e i rischi sistemici che apporta la concentrazione dei grandi istituti finanziari, oltre a riconoscere come il settore pubblico svolga un importante ruolo di mediatore fra i settori economici. E’ stato inoltre firmatario della “Lettera degli economisti” contro l'austerità e vanta una plurima e continuativa collaborazione con l’economista statunitense Joseph Stiglitz.
- qui possiamo dare uno sguardo al pensiero fondante del programma economico e meglio chiarire, sul piano della espressione scientifica, chi sia Mauro Gallegati, professore dell’Università della Marche. Dando uno sguardo ai suoi lavori, appare a prima vista uno studioso professore che ha espresso il suo lavoro scientifico in ambito finanziario: i suoi studi mettono in luce le criticità del leverage nell’economia e i rischi sistemici che apporta la concentrazione dei grandi istituti finanziari, oltre a riconoscere come il settore pubblico svolga un importante ruolo di mediatore fra i settori economici. E’ stato inoltre firmatario della “Lettera degli economisti” contro l'austerità e vanta una plurima e continuativa collaborazione con l’economista statunitense Joseph Stiglitz.
I suoi interventi sul blog di Beppe Grillo, ad esempio questo, dove parla di possibile inflazione al momento della svalutazione, oppure questo, segnalato dal lettore Cittadino Qualsiasi, denotano però una visione dei problemi dell’Eurozona non molto lontana dal solito angoscioso catastrofismo diffuso nei vari dibattiti politici imperanti su tv e giornali. A prima vista, sembra quindi che il substrato economico che sta dietro alla linea del movimento non sia molto diverso da quanto già ben indicato sia da Alberto Bagnai che da 48.
Si evidenziano ad esempio questi limiti di interpretazione:
- non si riconosce che le divergenze fra produttività e reddito sono il segnale della lotta di classe al contrario che premia il profitto schiacciando il salario
- in caso di euro-exit, un pass through in un range 0.1-0,3% di inflazione per ogni punto di svalutazione, non crea le condizioni per l’impennata inflazionistica descritta nel post apparso a metà 2012 sul blog di Beppe Grillo;
- il ritorno dell’Italia alla valuta nazionale, accompagnato da opportune scelte a livello monetario, fiscale, di assetto macroeconomico, comporterebbe di certo dei sacrifici, ma di gran lunga inferiori a quanti già ne stiamo subendo grazie all’austerità imposta dalla BCE-Bundesbank;
- la ridenominazione in altra valuta dei propri titoli non presuppone il default in quanto lo Stato italiano, a conti fatti, vanta un cospicuo avanzo primario a cui va aggiunto il ritorno della Banca d’Italia quale Lender of Last Resort che ne garantirebbe il pagamento (o il pay-roll) a scadenza;
- non si fa affidamento per l’analisi di eventuale Euroxit alla condizione di Marshall Lerner, per cui una svalutazione diventa “salutare” se la somma dei valori dell’elasticità delle esportazioni e delle importazioni è maggiore di 1, fenomeno che vedrebbe l’Italia, caratterizzata da un'alta elasticità dell'import-export, considerevolmente avvantaggiata sul piano commerciale da una eventuale fuoriuscita dalla moneta unica;
- non si fa affidamento sui documenti dell’Unione Europea stessa che affermano che la “competitività di prezzo” (per tornare all’articolo segnalato da Cittadino Qualsiasi) è la variabile che fa la differenza in UEM, molto più di quella “non di prezzo” (R&D, ecc.),smentendo il luogo comunismo spiccio che afferma che al di fuori dell’Euro, con la nostra liretta , dovremmo vedercela con la Cina;
- si incorre in misunderstanding in merito all’alta inflazione in periferia: l’inflazione è aumentata di più rispetto al core, come dimostra questo studio, a causa del capital inflow proveniente dal centro come le considerazioni finali chiariscono “…European financial integration during the monetary union led to an inflow of capital to the peripheral countries of the Eurozone (see, for example, Lane and Pels 2012). The inflow of capital boosted domestic demand. The increase in demand in turn pushed the prices of non-tradables while also leading to an increase of imports... Put simply, rising unit labour costs were not a cause but a symptom of the demand shock triggered by the inflow of capital and they were not associated with losses in exporters' competitiveness.”. Tipico caso di Ciclo mynskyano o di Frenkel.
- non si capisce infine come, dato per assodato il fatto che le banche ci stiano strozzando per ripagare loro gli interessi, ci si debba preoccupare della “perdita di credibilità” sui mercati. I mercati temono che i crediti che hanno concesso non vengano ripagati. Punto. Se l’Italia ritornasse a crescere, presupposto che all’interno dell’UEM non potrà mai avverarsi, non vediamo come un’economia che si rimette in moto, con redditi-occupazione che ritornano a livelli accettabili, non possa assicurare ai mercati la remunerazione che essi temono di perdere. Queste sono solo alcune considerazioni. Tutti i Vostri commenti non faranno che apportare nuovi e significativi contributivi aggiuntivi alla discussione. Siete i benvenuti.