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GLOBALIZZAZIONE-DELOCALIZZAZIONE, TERRORISMO ISLAMICO.


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1. Dai commenti sulla ennesima tragedia del terrorismo islamico - che questa volta colpisce 9 italiani, in tutta la sua ripugnante crudeltà, messa in scena come uno show psicopatico- mancano, e probabilmente mancheranno anche poi, due parole: GLOBALIZZAZIONE E DELOCALIZZAZIONE.
Su questi "perni" funzional'equalizzatore globale dell'ingiustizia causata dal capitalismo sfrenato, imperante e TINA: persino The Economist, pur rivendicando gli enormi vantaggi della globalizzazione (...?), è costretto ad ammettere: "quando le persone sentono di non avere il controllo sulle proprie vite e di non condividere i frutti della globalizzazione, si ribellano". 
Pensate come debbano percepire questa esclusione in Bangladesh...
E invero, l'equalizzatore abbrutente della "competitività", opera dentro "casa" nostra, producendo anche le masse immigrate, multiculturalmente travolte dal paradigma razional-liberista dell'emarginazione (prima sociale e poi etnico-religiosa); e naturalmente opera fuori casa, (nostra, ma...a casa loro), con miliardi di esseri umani ben inquadrati nell'ossessione della "produttività" competitiva del costo del lavoro.

2. E questo ci dovrebbe far capire come possano vedere le cose le masse popolari nei luoghi  dove la World Bank interviene e"registra", senza battere ciglio, la "crescita inclusiva"; ma senza menzionare le condizioni di lavoro.E, dunque, pare disinteressarsi delle "conseguenze sociali" effettive della globalizzazione, e considerare un'ipotesi impossibile la prevedibile rabbia di un popolo che ha una lunga storia di sfruttamento e dominazione coloniale spietata

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The World Bank Working for a World Free of Poverty
 
COUNTRY AT A GLANCE
Population161.0 million 2015
GDP$172.9 billion 2014
GDP growth6.1% 2014
Inflation6.2% 2015
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3. GLOBALIZZAZIONE E DELOCALIZZAZIONE, dunque: saranno contenti, i bengalesi, di questi investitori esteri (che persino rispetto alla nostra realtà vengono invocati come l'unica soluzione), sempre arrembanti e visti come "benvenuti", sul presupposto implicito che non ci sia alcun impatto sociale del mercato del lavoro "competitivo"
Saranno soddisfatti i bengalesi, che un tempo erano l'avanguardia del movimento di indipendenza dell'India dal colonialismo, e insorsero poi per la liberazione dalla dominazione politica pakistana?
E perciò, saranno propensi i bengalesi, - che comunque sempre musulmani in prevalenza rimangono-, a rigettare come un corpo estraneo i terroristi integralisti che promettono una vendetta, brutale, umanamente deforme, ma non per questo meno simmetrica a ciò che può essere prevedibilmente percepito come uno spietato sfruttamento straniero?

E per quale motivo lo fanno, se non legato a quelle due magiche parolette che spiegano la presenza degli italiani in "quel" ristorante, senza bisogno di ricorrere a investigazioni che durano decenni e portano quasi sempre al "nulla"?
In questo contesto, cioè in una tensione che durava da alcuni anniun governo che si regge sulla conformazione alle condizionalità World Bank, non si può permettere di premere più di tanto sulla repressione del terrorismo islamico
La pentola a pressione, marca TINA, della globalizzazione e degli investitori esteri, alla ricerca della competitività sul costo del lavoro, non può essere surriscaldata oltre un certo limite. Specialmente svolgendo una (troppo) costosa opera di repressione accurata ed efficace che dovrebbecolpire organizzazioni difficili da "inchiodare", dati i loro ben noti centri strategici e di lauto finanziamento, che certo non trovano origine nel Paese che subisce le ondate di jihadisti, sempre ben reclutabili, manovrabili e sacrificabili in loco.
In fondo, da un lato, qualche sfogo violento, meglio se indirizzato al subconflitto sezionale religioso, arma di distrazione di massa globalizzata,è più gestibile di un'esplosione generalizzata del malcontento sociale.Dall'altro, ogni atto terroristico rafforza il consenso (e la legittimazione geopolitica) del governo nel territorio su cui si verifica... 

5. Sì il mondo va riportato alla ragione; alla dimensione umana della fratellanza (non musulmana; semplicemente umana). Ma come possono fare ciò "i mercati", i dominatori della competitività e della globalizzazione e delocalizzazione?
Certamente non con l'assurdo politically correct, propinato a occhi chiusi sulle cause sociali globaliste della follia islamista. E neppure con una radicalizzazione avversativa svincolata dalla comprensione di queste cause:

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ADDENDUM: riteniamo utile, per una migliore focalizzazione dei problemi trattati nel post, incorporare nel testo questo commento (con alcune integrazioni):
"I talebani in Afghanistan e i vigili del fuoco in Arabia saudita (che rifiutano di salvare le studentesse del college femminile), chiunque se ne renderebbe conto, non sono terroristi, ma, anzi, espressione di forze di governo. E anche di una tradizione tribale che, essendo rimasta sempre in pieno controllo politico-territoriale, non ha bisogno di divenire terrorismo: semmai lo esporta...
E lo esporta perché ha mezzi finanziari immensi e la convenienza a farlo: con l'evidente lassez faire del blocco occidentale che considera queste fonti di finanziamento e promozione wahabita "intoccabili". Come si può ben vedere da questo articolo, nella parte finale(che non coglie l'aspetto sociale decisivo, contraddicendo il suo stesso titolo: e cioè che il riccofinanziatoreè "controllato ancora oggi al 60 per cento da imprenditori e istituzioni saudite, è diventato il fulcro di un sistema economico, politico e religioso che dà lavoro a 600mila militanti dello Jamiat Islami, il partito dell'opposizione islamista, controlla altri 14 istituti bancari utilizzati per sponsorizzare progetti agricolie conquistarsi consensi nelle campagne"
Domanda: se nel Bangladesh lo Stato sociale avesse potuto proseguire la sua azione, apprestando uno sviluppo compatibile con un diffuso welfare, invece che seguire le indicazioni della World Bank, l'integralismo islamico, avrebbe avuto questo spazio di penetrazione in campagne che non possono che essere il regno di una vecchia e nuova miseria accresciuta?).

Più ancora, c'è un punto che pare sfuggire totalmente: non è che i terroristi sono proletari oppressi che fanno una confusa lotta di classe. Tutt'altro.
Il terrorismo nasce da due ingredienti: da un lato,l'Islam e le sue strutture sociali feudali, maschiliste e comunitarie, dall'altro, il forte impatto di questo mondo arcaico e rurale con la superiorità tecnologica e sessual-edonistica dell'occidente, ridivenuto neo-liberista e, perciò, liberoscambista e neo-colonialista. Cioè fortemente anti-Stato sociale: come ben sapeva Nasser, v qui, pp. 3 e 4.

I terroristi, a livello "esecutivo", sono piuttosto persone dal profilo psicologico destabilizzato e condizionabile, facilmente reperibili laddove il modello sociale neo-liberista occidentalizzato si imponga brutalmente a suon di condizionalità, creando frustrazioni e vari complessi di "rifiuto": si rifiuta per non essere rifiutati.E ciò sia se tale modello sia esportato (caso del Bangladesh, come dei paesi della primavera araba), sia se sia "da importazione", cioè imposto ai migranti di massa ghettizzati in terra straniera.
A livello ideativo e finanziario, il vertice del terrorismo è invece ben consapevole di questi meccanismi identitari e di frustrazione e li sfrutta abilmente, sapendo che è proprio il sistema occidentale inteso in senso cosmetico (cioè ridotto cialtronamente a questioni sessuali e di costume familiare) ad alimentare la base di reclutamento degli psicotici manipolabili.

Più ancora, il post voleva evidenziare perché:
a) dopo anni di applicazione delle "cure" FMI e WB del Washington Consensus, in un paese a maggioranza musulmana, il comune sentire sociale non produca una forte resistenza all'azione dei terroristi islamici, visti comunque come capaci di una qualche forma di riscatto, quand'anche non condiviso sotto il profilo del'estremismo identitario;




b)
in una situazione di tensione sociale prodotta dalla "modernizzazione" globale (liberista), i governi non hanno interesse, in termini di consenso, e neppure sufficienti risorse finanziarie, per condurre con convinzione un'azione repressiva di tale terrorismo: sanno che, sul piano militare, le forze estere che lo finanziano, fanno reclutamento e addestramento, e lo armano, sono potenti e ben protette (dallo stesso occidente), mentre, d'altra parte, gli stessi governi non sono in grado di mutare l'assetto sociale che produce il substrato ideale per il reclutamento. 

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