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IL PREZZO DEI NPL DI MONTE DEI PASCHI DI CUI NON SI PARLA (PMI sveglia: e 3!)

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(Il romanticismo si attaglia al "sogno": e contestualizzare trasforma il senso in un modo che si attaglia alla cruda realtà).

1. Da La Stampa, traiamo alcuni chiarimenti sul quadro operativo entro cui si stanno muovendo le "trattative" tra governo italiano e Commissione UE sulla cruciale questione "Monte di Paschi di Siena"
"Da ieri il Monte dei Paschi di Siena, la banca più antica al mondo, in Borsa vale meno di un miliardo di euro. Per comprare un caffè a Piazza del Campo ci vogliono ben tre azioni. L’utile dell’ultimo trimestre - 93 milioni di euro - non basta a far dimenticare 27 miliardi di sofferenze...
...L’ora X è prevista per il 29 luglio, il giorno in cui verranno pubblicati gli stress test della Banca centrale europea e dell’Eba sui 51 principali istituti europei. Mps non è l’unica banca del Continente che trema, e questa potrebbe essere perfino una buona notizia. I risultati degli ultimi test della Federal Reserve hanno bocciato sia Deutsche Bank che la spagnola Santander
...I contatti fraTesoro, Palazzo Chigi e Commissione europea sono costanti, e servono a trovare la soluzione utile a scongiurare il rischio di un effetto domino europeo. Per rimanere nelle regole, una strada c’è: la contempla l’articolo 32, quarto comma, punto tre della direttiva sulle risoluzioni bancarie.
Quella norma dice chiaramente che nell’ipotesi di un’imminente bocciatura allo stress test, lo Stato può intervenire in via preventiva con un aumento di capitale, purché «cautelativo», «temporaneo» e «proporzionato per rimediare alle conseguenze della grave perturbazione» che si sta per abbattere sulla banca. Il linguaggio è più adatto a un meteorologo ma il senso è chiaro. La banca deve essere «solvente» e l’aiuto non può essere utilizzato «per compensare le perdite che ha accusato o rischia di accusare».
Lo schema che circola al Tesoro rispetta tutte queste condizioni: prevede il lancio di nuove obbligazioni convertibili - chiamiamoli Padoan bond - non dissimili a quelle emesse nel 2012 dal governo Monti; ad esse si dovrebbe accompagnare un intervento di sostegno del Fondo Atlante per un ammontare non inferiore ai tre miliardi di euro. «Atlante due» si occuperà nel frattempo di comprare -parte delle sofferenze di Mps, ma i tempi non sono compatibili con quelli che i mercati impongono in momenti come questi.
C’è una condizione che in queste ore complica non poco la trattativa. Bruxelles sostiene che questo tipo di intervento imponga l’applicazione del principio del «burden sharing» che costringerebbe azionisti ed obbligazionisti a farsi carico - almeno in parte - del salvataggio statale. Il pressing del governo sulla Bce e sulla Commissione europea per non far passare questa interpretazione punitiva della normaè arrivato al punto di minacciare una decsione unilaterale da parte dell’Italia.
Si dice spesso che due indizi non fanno una prova, ma ci si avvicinano.
Il primo è la risposta del portavoce del Commissario alla Concorrenza Vestager all’articolo (in parte smentito) del Financial Times sulle intenzioni di Renzi intorno al destino di Mps: «Esistono soluzioni senza effetti contrari sugli investitori al dettaglio». L’altro indizio sono le parole pronunciate da Ignazio Angeloni, membro italiano della vigilanza di Francoforte: «Il sostegno pubblico è componente fondamentale di un buon quadro di regole». Le norme dell’Unione bancaria «dovrebbero essere usate non più del necessario, ma neanche meno».  
L’ultima parola spetta dunque a Jean-Claude Juncker e a Mario Draghi. Molto dipenderà ovviamente dall’atteggiamento di Berlino e da quanto Merkel e Schäueble temano un nuovo terremoto in tutto e per tutto simile a quello che nel 2008 partì dagli Stati Uniti e spazzò via decine di banche. L’Europa post-Brexit è al redde rationem: o esce dalla crisi più unita, o rischia di soccombere". 

2. Questo era il quadro un paio di giorni fa.  
Ma ad oggi, sempre dalla stessa fonte mediatica, la situazione, lungi dal perseguire la "soluzione di mercato" che, solo a parole, si agita come una bandiera ormai logora, pare intraprendere il seguente percorso tortuoso:
"A meno di colpi di scena, oggi il consiglio di amministrazione straordinario del Monte lancerà un aumento di capitale fra i due e i tre miliardi di euro. Una proposta che alle attuali condizioni della banca (circa 24 miliardi di crediti deteriorati) il mercato dovrebbe snobbare. 
A quel punto il governo - grazie all’ormai noto articolo 32 della direttiva sulle risoluzioni bancarie - sarebbe pronto a lanciare la sua ciambella di salvataggio sottoscrivendo (potrebbe essere con un bond) ciò che il mercato rifiuterà. Il problema è che in quel caso le regole impongono di sacrificare, oltre agli azionisti - che verrebbero comunque diluiti - anche gli obbligazionisti subordinati. Per evitare questo scenario Renzi è pronto a tutto, fino al coinvolgimento nell’operazione di ricapitalizzazione della Cassa depositi e prestiti, soggetto pubblico ma formalmente privato".

3. Un percorso tortuoso, ma politicamente ritenuto spendibile, in base alle seguenti prospettazioni ex parte italiana (ho aggiunto alcune enfasi in neretto):
"Ancora ieri, di fronte al premier svedese Renzi ha ribadito che «i risparmiatori devono stare tranquilli» e che il governo «auspica soluzioni di mercato» salvo mandare messaggi duri ai partner europei: «Sono certo che nei prossimi giorni le autorità europee rifletteranno sulla situazione. Chi conosce la realtà sa che la vera questione non sono i nostri crediti deteriorati, ma i derivati di altre banche». Una battuta che si potrebbe tradurre più o meno così: cari amici tedeschi, attenti a non mostrarvi troppo rigidi perché quelli che oggi sono i problemi di Mps domani potrebbero colpire la vostra Deutsche Bank, esposta in derivati per cifre stellari.  
Già, perchè i problemi con Bruxelles non si esauriscono con la ricapitalizzazione.
Parallelamente ad essa, il governo sta contribuendo alla creazione di un secondo Fondo Atlante - dovrebbe chiamarsi Giasone - che dovrebbe comprare gran parte dei crediti deteriorati di Mps grazie a ciò che resta nelle casse di Atlante uno (nato per salvare le Popolari venete), più i fondi della Sga, la bad bank del Banco di Napoli oggi in mano al Tesoro e con 500 milioni a disposizione. 
Fra Tesoro, Atlante e Cdp si sta cercando di coinvolgere nell’operazione vari soggetti: dai fondi assicurativi e previdenziali fino ad alcuni investitori esteri. Si fanno i nomi di un misterioso fondo cinese, di Deutsche Bank Italia (proprio la società italiana della banca sopracitata), Cariparma, Bnl Paribas
La questione da risolvere con l’Europa è questa: qual è il prezzo al quale un soggetto partecipato dallo Stato può comprare crediti deteriorati e rivenderli sul mercato? Secondo le stime che circolano in ambienti finanziari quello giusto potrebbe essere attorno al 30 per cento. Ma è abbastanza alto per non configurare l’aiuto di Stato? Il problema con Roma «è l’applicazione delle regole sugli aiuti di Stato», conferma il numero due della Commissione Ue Dombrovskis.  Insomma la partita per salvare Mps - e con lei l’intero sistema bancario - si preannuncia lunga".
4. Una prima notazione: la domanda dovrebbe essere, piuttosto, se tale prezzo sia "abbastanza basso", dato che l'aiuto di Stato distorsivo della mitica concorrenza tra istituti bancari in UEM - con buona pace di ogni considerazione dell'art.47 Cost. (su tale aspetto torneremo)- si ha quando denaro considerato di (varia) provenienza pubblica attribuisca un vantaggio/arricchimento non realizzabile nelle normali condizioni di mercato.
Considerato che gli "eventi" del mercato fanno "precedente" e, nel caso dell'Unione bancaria, anche "presunzione legale" (per quanto juris e non de jure, dunque superabile da "altri" analoghi eventi), avevamo infatti visto che la vicenda Etruria aveva portato ad altre valutazioni di prezzo dei NPL:

"I valori di cessione delle sofferenze delle quattro banche salvate a novembre (CariChieti, Banca Etruria, Carife e Banca Marche) sono stati rivisti al rialzo dagli esperti indipendenti a una media del 22,3% del valore nominale.

Lo ha detto il governatore di Bankitalia Ignazio Visco durante un'audizione in Senato.

Il dato è frutto di una media ponderata tra il 31% assegnato alla porzione garantita da ipoteca e il 7,3% di quella chirografaria.

La Commissione Ue aveva individuato un valore economico reale di cessione delle sofferenze delle quattro banche pari al 25% per la parte garantita da ipoteca e all'8,4% per quella chirografaria con una media ponderata del 17,6%.

Sono stati però rilevati ulteriori "rischi" nei portafogli creditizi che hanno generato altre esigenze di svalutazione degli attivi; il maggior fabbisogno patrimoniale che ne è derivato è stato tale da compensare i risparmi derivanti dalle minori percentuali di svalutazione delle sofferenze rispetto alla valutazione provvisoria".
5. Attenzione: la Commissione UE non può permettersi, specialmente con l'Italia, e almeno finché non entri in gioco qualche "figlio prediletto" (leggi: Deutschebank), di contraddire quanto stabilito pochi mesi prima in situazione praticamente identica. 

Tra l'altro, un prezzo di acquisto (sostanzialmente pubblico) "attorno al 30 per cento", non sarebbe giustificato neppure allargando la sfera dei crediti in sofferenza che si possano considerare "garantiti da ipoteca", e questo grazie all'introduzione, da maggio, del c.d. Patto Marciano

Contratto con cui creditore e debitore si accordano in modo che, in caso di inadempimento, il creditore acquisisce un bene di proprietà del debitore, con l’obbligo di versargli la differenza tra importo del credito e valore. Il Dl 59/2016 codifica il patto marciano tra banca finanziatrice e impresa finanziata per trasferire un immobile (dell’impresa o di un terzo, di qualsiasi natura) se c’è inadempimento. La banca (salvo tenerselo, cosa improbabile) lo può vendere direttamente , senza procedura esecutiva. L’immobile non può essere l’abitazione principale del datore di ipoteca, del coniuge o di parenti e affini entro il terzo grado".

Esistono infatti margini di "persuasione", per i debitori, imprese e mutuatari ipotecari, per indurli a rinnovare le condizioni delle linee di credito già concesse, laddove gli arretrati li pongano in condizione di avere poca scelta al riguardo.


5.1. Risultato pratico (abbastanza evidente e di cui non si parla, sull sfondo della contingenza della vicenda MPS):
"E’ intervenuto il decreto legge 59 per accelerare il recupero crediti, ma non essendo retroattivo in borsa stanno ancora perdendo capitalizzazione.
In ogni caso, con il Patto Marciano, che può essere sottoscritto tra creditori e debitore, lo spossessamento di chi non è in regola con i pagamenti sarebbe immediato. Data la continua situazione di stress economico della struttura industriale (si è recuperato appena l’1% di quanto precedentemente perso e la chiamano ripresa), per cui alcuni parlano di un euro che sta asfissiando il sistema economico (si veda Gianfelice Rocca della Technint sul Financial Times di marzo), non si esclude affatto una vendita massiccia di proprietà industriali al miglior compratore.
Insomma, l’Unione Europea impone misure draconiane all’Italia che provocano la più grave recessione della storia contemporanea, il sistema economico va in tilt, il sistema bancario viene investito da una mole impressionante di crediti deteriorati e a questo punto interviene nuovamente l’Unione Europea per chiedere la risoluzione del problema delle sofferenze bancarie.
Il sistema bancario è sotto pressione via Vigilanza Europea, il sistema industriale è sotto pressione via sistema bancario italiano, e i salariati sono massacrati dal sistema economico".


5.2. Tornando al prezzo di cessione dei crediti in sofferenza, (in senso di "stima...secondo il mercato"), il miglior prezzo ammesso dalla Commissione è dunque del 25%: anche ammettendo una generalizzata, e praticamente impossibile, garanzia "marciana" di tutti i NPL del Monte dei Paschi, rispetto al prezzo di 30, balla "almeno" un 5% di differenza. Non poco su 24 miliardi.
Dunque, l'operazione immaginata dal nostro governo si presenta non solo tortuosa - com'era inevitabile una volta accettato di "stare in €uropa" a qualsiasi costo- ma anche "in salita" e molto.
Ma quello che più conta, è che il sottostante dell'operazione ("marcianizzata"), come abbiamo appena visto, è lo spossessamento da parte degli imprenditori (naturalmente medi e piccoli, in prevalenza), dei complessi aziendali e la distruzione di struttura produttiva, aggiuntiva rispetto a quella già indotta dalla recessione, a sua volta indotta dalle politiche fiscali che servono a salvare l'euro.


Questo è il "prezzo" di MPS, intesa come metafora della distruzione euristica, di cui non si parla.

E magari a pensare che tutto si possa risolvere tagliando la spesa pubblica-brutta, quando, invece, è esattamente il contrario: ma proprio il contrario (parola di Stiglitz)




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