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DJISSELBLOEM, LE DONNE E L'ALCOL. UN ESPERTONE PER IL "RILANCIO" DELL'EUROZONA...BUT HOW FIT IS HE?

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1. Prodi risponde in modo riportato come "ironico" all'uscita di Djisselbloem sugli europei del sud che contraggono debito (con l'estero, sostiene implicitamente il simpatico Jeroen, almeno se conosce, come dovrebbe, le cause degli aggiustamenti resisi necessari all'interno della moneta unica secondo Draghi) per "donne e alcol". La risposta di Prodi è laconica: "Ho percepito un grande senso di invidia".
Ora, potendosi/dovendosi dare una risposta all'affermazione di Jeroen, se ne dovrebbero trarre le estreme conseguenze sul piano scientifico-economico, visto che il medesimo è niente po-po' di meno che il presidente in carica dell'eurogruppo: se un'insostenibile indebitamento con l'estero, passante anzitutto per i pagamenti effettuati tramite i rispettivi sistemi bancari (il famoso afflusso di capitali dal nord al sud per finanziare un'impropria crescita via consumi), fosse stato contratto, anzitutto, per "donne", ciò dovrebbe portare a una particolare conclusione.

2. I soldi spesi dai goderecci sudisti avrebbero dovuto essere pagati - e in gran quantità- a donne dei paesi divenuti creditori: non c'è scampo ad una tale conclusione, se si considerano i saldi con l'estero dei paesi virtuosi, in particolare Germania e Olanda (qui, p.4); almeno nella visione sostenuta da Djisselbloem con tanta sicumera. 
Il che significa che si sono svolti un gran numero di rapporti mercenari tra utenti dei paesi mediterranei e donne percettrici dei relativi compensi da meretricio (tale è la definizione di questo tipo di scambi a carattere pecuniario) fiscalmente residenti nei paesi del nord dell'eurozona
Il che, ancora, significa che l'offerta di questo tipo di prestazioni è molto ampia in quei paesi e anche "competitiva", cioè che offre prezzi vantaggiosi in rapporto alla qualità delle prestazioni offerte. In sostanza, Jeroen rivendica una superiorità industriale nel settore "prestazioni sessuali" a pagamento, che spiegherebbe le asimmetrie e l'indebitamento commerciali dei paesi del sud. 
Se, infatti, i "meridionali" avessero speso i loro soldi con donne fiscalmente residenti nei rispettivi paesi, non si sarebbe verificata la situazione di squilibrio commerciale e valutario che giustifica gli aggiustamenti, mediante austerità fiscale, a carico dei paesi debitori (sempre attenendoci alla spiegazione di Draghi sul punto, che ci pare non posta in contestazione).

3. E veniamo all'altra causa della dissipazione continua e antropologica, con contrazione di debito estero, dei meridionali: l'alcol.
Diciamo anzitutto che, sempre per le stesse ragioni di minor crescita e di eccessiva importazione, dovremmo escludere che gli italiani, come pure la Spagna (e senza trascurare la Francia, ovviamente che, però, non si sa se attinta dall'anatema di Jeroen), abbiano contratto debito estero per via del vino. Questi, infatti, i dati relativi all'esportazione di vino italiana (avremmo potuto far meglio, specialmente al netto dell'austerità post 2011, che pare aver stimolato una selezione qualitativa dei produttori, ma rimane una voce attiva):
export mondo 2015 0
Comunque siamo al secondo posto mondiale nel commercio di vino, laddove la Germania non è (per quanto ancora?) lontanamente comparabile ai nostri valori esportativi e l'Olanda non compare proprio in classifica:

export mondo 2015 1

4. Escluso il vino, rimanendo alla situazione italiana, - che oggettivamente appare il bersaglio grosso sottinteso dal livore del riccio olandese- potremmo pensare alla birra
Ma anche qui, non solo l'Italia sta "aggiustando il tiro", attraverso uno straordinario sviluppo della produzione artigianale, ma pur registrandosi una prevalenza delle importazioni, si tratta di un mercato alquanto trascurabile e non capace di contribuire in modo rilevante alle importazioni complessive italiane:

mercato-birra-numeriIn effetti si consuma più birra di quanta non se ne produca, ma sempre, nel complesso, "poca". Notare il "consumo ai minimi in Europa", che pare direttamente e clamorosamente smentire l'impulsivo  olandese. E, tra l'altro, il predominio mondiale non appare essere nè tedesco nè, tantomeno, olandese:
"Per ora, a fronte di un consumo ai minimi in Europa (29,2 litri pro capite), il Belpaese è al decimo posto in Europa per produzione (+2% nel 2014, meglio di forti consumatori come Austria, Danimarca e Irlanda) e continua a riscuotere grande successo all’estero: +3,5% di export l’anno scorso, per un totale che sfiora i due milioni di ettolitri (nel 2002 erano 600 mila) a fronte di sei milioni di importazioni, dirette in particolare nel Nord Italia
Il mercato più interessante è il Regno Unito, dove finisce oltre il 50% del prodotto tricolore. La birra, infatti, è uno dei prodotti in maggiore espansione sull’onda della globalizzazione del gusto. Lo raccontano i dati del Barth Report, la Bibbia del settore. Benché il 2014 sia stato il primo anno di calo globale dal 1992, ha confermato il nuovo equilibrio mondiale che vede la Cina come primo Paese produttore (con tre aziende di Pechino nella top ten dei player), seguita da Stati Uniti, Brasile e, solo quarta, la Germania. Le proporzioni si confermano nella classifica per continenti, con l’Asia che stacca l’America e la vecchia Europa, mentre l’Africa continua a crescere al ritmo del 5%. Insomma, in tutto il mondo la birra conquista mercato e appassionati".
andamento-consumi-birra-italia Senza dilungarci troppo, escluso il vino dovremmo escludere anche la birra, in quanto, quali che siano i dati sulla prevalente importazione, siamo comunque ad un "consumo ai minimi in Europa" che esclude la caratterizzazione economico-antropologica tratteggiata dal "nostro".

5. Rimarrebbero i superalcolici: ma anche qui, senza troppo andare a fondo in analisi (che pure potete trovare qui), i dati ci raccontano di consumi italiani a livelli bassissimi, tra i più bassi del mondo, quanto a prodotti alcolici diversi da birra e vino, importati o meno che siano. 
Dunque, non potrebbe neanche questo genere di bevande accreditare la sparata di Jeroen sulle "cause" del debito estero, considerando che, tra l'altro, nel post crisi s'è avuta una stabile diminuzione verso il basso del già scarso consumo pro-capite di "altri alcolici":
bevande alcoliche 2015 4 

6. In conclusione: escluso che gli italiani (e per lo più gli euro-meridionali) si siano pesantemente indebitati per via del consumo di alcolici importati, (i dati smentiscono irrefutabilmente tale ipotesi jeroeniana), rimane solo in piedi, all'interno della sua ipotesi, quella sopra vista della grande spesa in meretricio con donne (è lui stesso a parlare di "donne", per carità!) fiscalmente residenti nei paesi del Nord

Ma quanto questi giri d'affari del modello "teutonico" contribuiscano all'attivo delle partite correnti dei rispettivi paesi non è dato di sapere (forse qualcuno il calcolo l'avrà fatto).
D'altra parte, l'Olanda è certamente uno dei paesi più all'avanguardia nell'aver definito la prostituzione una "professione legale". Ma anche qui non si dispone di dati per dire che tutto il volume d'affari sia stato realizzato con turisti provenienti dai paesi del sud-€uropa...

7. Insomma, assumendosi la responsabilità della sua affermazione relativa alle cause degli squilibri debitori interni all'eurozona, Djisselbloem ridisegna un concetto molto particolare della qualifica di virtuoso, implicitamente attribuita a Olanda e Germania (certamente, ehm, scevra da qualsiasi moralismo sessuale...).
Ma, a seguire, la sua versione - in cui deve credere molto visto che s'è rifiutato di scusarsi e anzi ha ribadito la sua tesi-, in virtù della sua "allegra" affermazione, egli non pare cosciente del senso economico delle sue stesse "pensate" (ammesso che abbia pensato prima di parlare).

8. Un'ultima cosa: contrariamente a quanto, in proposito, replicato da Pittella, il problema delle affermazioni di Djisselbloem, non sta nell'uso di "parole scioccanti e vergognose" o di "argomentazioni discriminatorie": sta proprio nella visione un tantinello alterata dell'assetto dell'eurozona e dei suoi squilibri, cioè sta in quella che si può definire una crassa ignoranza.
E' per questo, e non per motivi di etichetta concettual-linguistica, cioè la consueta e vuota political correctness, che dovrebbe essere ritenuto, senza indugio, inadatto a fare il Presidente dell'Eurogruppo.
Il che la dice lunga su quanto sia in buona fede, e scevra da pesanti riserve mentali, la volontà di "rilancio" dell'UE che vogliono mettere in scena in una Roma militarizzata per l'occasione...

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