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LIVORE & ELITISMO: LIVORE E' ELITISMO PER F€SSI (SPESAPUBBLICAIMPRODUTTIVA = NO-POPULISMO)

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1. Tagliare la spesa pubblica, si sa, è segno di virile credibilità di fronte ai mercati e a l'€uropa. D'altra parte, invece, gli investimenti effettuati con spesa pubblica, spesso unificati nella categoria (sempre di spesa pubblica) "misure supply side", risultano virtuosi. E quando c'è la virtù, come ben sanno gli innamorati, "le dimensioni non contano".
La spesa pubblica totale in percentuale del PIL e di quella al netto degli interessi passivi e degli investimenti sono caratterizzate da un trend nettamente crescente dal 2000 al 2009. Il picco massimo della spesa totale viene raggiunto nel 2009 con una percentuale sul PIL pari al 51,1% (il dato è quello successivo rispetto alla revisione del Pil di settembre 2014). Il Documento di economia e finanza prevede cali consistenti nei prossimi anni, mentre le spese correnti primarie scenderanno al 40,1% nel 2020.
 
 La spesa totale in conto capitale in Italia è stata superiore alla media dell’area euro dal 2000 fino al 2008. Dal 2010 le politiche di contenimento della spesa pubblica hanno comportato una maggiore riduzione della spesa in conto capitale rispetto alla media UE. Il divario tra le due aree è spiegato soprattutto dall’andamento della componente degli investimenti.

1. E niente: non si fa in tempo a scrivere una serie di post in cui si cerca di offrire il quadro fenomenologico entro cui comprendere (e non pre-comprendere) il ruolo residuo del processo elettorale all'interno di una democrazia divenuta liberale, - cioè monoclasse-timocratica a forza di vincolo esterno e diritto internazionale da trattato "privatizzato", e quindi in economia aperta liberoscambista e che desovranizza a colpi di gerarchie mercatiste indotte dai vantaggi comparati- che l'offerta politico-elettorale italiana "che conta" si scatena a dare conferme che vanno al di là delle più "rosee" previsioni (in termini di esattezza millimetrica delle analisi proposte).

2. La palma d'oro va indubbiamente a Prodi che nella sua conflittuale comprensione dello Stato di diritto costituzionale (una vera sofferta ma, purtroppo per lui, e più per noi, irrisolta elaborazione teorica la sua, considerato il numero di volte che deve aver compiuto il giuramento di osservanza della Costituzione) ci sforna un editoriale tutto post-ideologie, economie di mercato aperte e, dunque, facciamocome, e governabilità come supremo bene tecnocraticamente "consegnato" alle masse inerti e ottusamente arroccate sulla idea balzana di dover essere rappresentate(cliccando sull'immagine del tweet l'intero trionfale excursus polititologico e di teoria dello Stato dovrebbe risultare pienamente godibile).. 


Una ostentata certezza istituzional-costituzionalistico-materiale in piena consonanza con l'elaborazione del suo successore Barroso. E successore sia alla Commissione Ue che nei rapporti di consulenza-collaborazione con Goldman Sachs:

2A) Barroso a Goldman Sachs, il contratto dell’ex presidente Ue con la banca d’affari sotto la lente di un comitato etico

Barroso a Goldman Sachs, il contratto dell’ex presidente Ue con la banca d’affari sotto la lente di un comitato etico



Il politico portoghese è stato nominato a luglio presidente non esecutivo della filiale europea. Ora Bruxelles verificherà se c'è conflitto di interessi e se ha rispettato il requisito di tenere "un comportamento integro e discreto" dopo la fine dell’incarico [Ndr: notammo già, a suo tempo, che il conflitto di interessi andrebbe principalmente commisurato all'integrità del suo comportamento istituzionale DURANTE IL MANDATO. Ma tant'è...]. Il successore Jean Claude Juncker al mediatore europeo: "Quando viene alla Commissione sarà trattato come un normale lobbista".

"Certo, Goldman Sachs è sempre stata molto abile nel fenomeno cosiddetto delle revolving doors, porte girevoli: il passaggio di un professionista dal ruolo di legislatore o regolatore a quello di membro dell'industria che prima regolava e viceversa. Il caso più celebre è quello di Hank Paulson, ex amministratore delegato di GS diventato nel 2006 ministro del Tesoro nel governo di George W. Bush. In Italia il percorso di solito è opposto: dalla politica alla banca. Gianni Letta, Mario Draghi, Romano Prodi, Mario Monti. Sono stati tutti advisor, ovvero consulenti, di Goldman Sachs. Un lavoro che consisteva nell'aiutare la società sfruttando la loro rete di relazioni. Il core business di Goldman Sachs sono i grandi clienti come Eni, Fiat, Enel e anche il governo italiano. O aziende più piccole ma globali, come Prada.
...
Quando Letta tornò a Palazzo Chigi nel 2008, poi, come consulente venne scelto il commercialista Enrico Vitali, partner dello studio di Giulio Tremonti. Il primo fu Prodi, che entrò nella banca Usa nel 1990, dopo sette anni da presidente dell'Iri.
I "complottisti" sostengono che Goldman Sachs abbia organizzato il colpo di Stato nei governi in Europa e avrebbe piazzato i suoi uomini di fiducia, come Mario Monti o Mario Draghi alla Banca centrale europea. Claudio Costamagna, ex Montedison, ex Citibank e oggi presidente-fondatore della società di consulenza on-line Advise Only, è stato anche capo dell'investment banking in Europa di Goldman Sachs.
In un intervista al Corriere della Sera del 2011 contestava le tesi del grande complotto: "Monti è un esperto di Antitrust, Prodi è stato per noi di Goldman, e stiamo parlando del 1991, una sorta di pioniere e biglietto da visita: in Italia non ci conosceva nessuno, o quasi, e la banca d' affari conosceva poco il nostro Paese". 
E quindi, lucidamente, pacatamente:
https://aramcheck.files.wordpress.com/2016/06/senza-titolo.png?w=590&h=446

3. Ma la versione più semplificata, e come tale suggestiva, dello stesso paradigma, si ritrova nel prepotente uso elettorale della formula della spesapubblicaimproduttiva che va estirpata per ridurre il debitopubblicobrutto come soluzione di tutti i mali (e quindi a qualunque costo, fosse anche la democrazia costituzionale)). 


4. Naturalmente, il concetto di spesapubblicaimproduttiva deve rimanere un mistero, non indicandosi chiaramente in cosa consista (gli...sprechi e le consulenze e le pensioni d'oro non giustificate da corrispondente contribuzione, ammontano a quaranta punti di PIL, se ne deve dedurre): basta contrapporlo alla formula magica degli "investimenti pubblici", che è altrettanto bene non indicare in cosa possano consistere, sebbene nei lavori della nostra assemblea costituente in realtà il problema fu ampiamente affrontato e persino risolto. 
Ma fu risolto in modo del tutto diverso dall'idea che lo stock di capitale necessariamente finalizzato all'erogazione delle utilità pubbliche verso i cittadini (bazzeccole come ospedali, sale operatorie, edifici scolastici e loro minime pertinenze, infrastrutture fondamentali di trasporto, viabilità e energia), - utilità corrispondenti a una serie di diritti sociali che parevano, agli ingenui costituenti, dei diritti fondamentali per garantire l'effettività della democrazia e che così scrissero in Costituzione- possa essere costituito separandolo dal flusso della spesa corrente che ne è, in definitiva, la conseguenza operativa (ad es; pagare medici e insegnanti, manutenere strade e patrimonio immobiliare pubblico e farlo sul serio, senza far degradare il territorio in condizioni di disastro permanente da paese post-bellico) e quindi separandolo dal momento pratico e concreto di erogazione del servizio e della funzione pubblica che rende effettivo il diritto fondamentale sancito in Costituzione.
Ovviamente, il concetto stesso di spesapubblicaimproduttivaè il frutto dell'acritica ideologia "dell'incubo del contabile" che veniva, anche in Costituente, a reclamare i "sospesi", come il garzone del colonnello Kurtz, e a predicare che "occorresse scendere dal livello di civiltà in cui si era" (qui, pp. 2-3).

5. Ma va anche aggiunto, che persino dentro l'€uropa dell'ordoliberismo e del lavoro-merce, cioè dello Stato super-regolatore al servizio esclusivo dell'instaurazione del magico ordine sovranazionale dei mercati (in struttura oligopolistica, perché efficiente e competitiva: mica perché assicura una rendita, cfr; p.19, che viene poi scambiata con la rendita politica di chi la promuove!) ci sarebbe stata una qualche definizione normativizzata ed attualizzabile degli investimenti che l'Italia, per esigenze strutturali e territoriali (in realtà andatesi drammaticamente a peggiorare, specialmente durante i 30 e più anni di vincolo esterno), avrebbe potuto legittimamente effettuare in applicazione della golden rule. E infatti ci stava: e, teoricamente, sul piano delle astrattissime capacità politico-negoziali dei nostri governi, avrebbe potuto anche essere fatta valere. Oppure, no: a chi importa?
  
6. Ma anche trascurando il fatto che l'€uropa - cosa di cui Prodi è certamente a esplicitissima conoscenza- ci impone di tagliare da decenni l'investimento pubblico e la spesa in conto capitale, come attestanole tabelle di tutti i Def, (anche quando mercanteggiano sulla flessibilità una tantum concessa dal fiscal compact recepito col pareggio di bilancio in Costituzione), e come attestava per serie storiche pluricedennalil'accurato Studio-Giarda, rimane il fatto che la spesapubblicaimproduttivadovrebbe essere quella che non si converte in prodotto nazionale interno e cioè in reddito-spesa dei residenti.
E quindi, a rigore di finanza pubblica e di saldi settoriali della contabilità nazionale, essa consiste unicamente nel trasferimento di interessi passivi sul debito pubblico a favore di creditori-sottoscrittori esteri (cioè un sottoprodotto della liberalizzazione dei capitali voluta con l'Atto unico e, prima ancora, della finanziarizzazione privata dello Stato voluta col divorzio tesoro-Bankitalia e, dunque, in completamento dello Statuto della moneta imposto già con l'adesione allo Sme).

6.1. Nota bene: SOLTANTO la voce interessi passivi contiene spesapubblicaIMPRODUTTIVA che non si converte in reddito e capacità di spesa di residenti, cioè in PIL (e saranno, scontando la poca chiarezza sulla effettiva titolarità - tra BCE e Bankitalia: quest'ultima in quanto responsabile delle perdite relative, eventuali- dei titoli acquistati col QE, forse un paio di punti di PIL. Ma sempre contenuti in quella percentuale complessiva sottoindicata ed evidenziata.

7. Ma ci aiutano a capire voci illustrissime, che ci spiegano con chiarissima ed autorevole indicazione istituzionale, privatizzata e dei mercati, cosa sia il populismo e cosa no e perché.
Anzitutto Soros, che ridisegna abilmente anche il clash che c'è tra le istanze della impresentabile gente e i contrapposti (!) (secondo lui) diritti costituzionali che intende, sempre lui, come quelli che sono indicati dalle elites, - sicché, indubitabilmente, la corruzione non appartiene, come in fondo ci ha spiegato Prodi, alle elites, ma alla classe politica: ma solo, per l'appunto, in quanto inefficientemente rappresentantiva di interessi...non dei mercati, cioè non delle elites.  
Non fa una grinza e la sinistra-sinistra italiana apprezza, come sempre, in nome dei diritti cosmetici che sono visti come la definitiva affermazione delle nuove costituzioni materiali contro quelle populiste e della sovranità democratica pluriclasse dei lavoratori. 
Non ci credete? Open Society non lascia molti dubbi:



8. Perciò il suggello di tutto questo, che è in fondo "governabilità" e efficienza benevola dei mercati in salsa diritto internazionale privatizzato dei trattati, cioè globalizzazione istituzionale, non poteva che venire nella concezione dell'esito elettorale come processo subordinato di ratifica delle decisioni impersonali dell'ordine internazionale dei mercati
Con soluzioni obbligate che convertono il futuro in una minaccia; per voi che ve lo meritate perché è così è basta (tanto non lo capite che, in effetti, è inutile spiegarvelo). 
Lo dicono molto bene due voci che, appunto, finiscono per disegnare un futuro post-elettorale che è tutto un disegnino per dirvelo prima, bene e perché vi ci abituiate senza fare storie (tanto alle brutte c'è sempre la clausola omnibus della spesapubblicaimproduttiva come passe-partout di default delle soluzioni di governabilità più direttamente rassicuranti). 

8.1. Si comincia con Tajani:


8.2. Si prosegue con Padoan:



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