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L'INIZIO "RAGIONEVOLE" DELLA FINE DEL Q.E. LA PROFEZIA APOCALITTICA...DELLA PACE E DELLA GIUSTIZIA TRA LE NAZIONI

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1. Puntuale e prevedibile, secondo le più scontate previsioni dell'atteggiamento politico ed anticooperativo che caratterizza strutturalmente le istituzioni dell'eurozona, è arrivato "l'avvertimento", con l'implicita ma evidente reiterazione della "profezia apocalittica" di cui Monti è, tutt'ora il portatore incorporato nel sistema mediatico-istituzionale italiano: l'avvertimento concerne la (accelerazione della) fine del programma di acquisti dei titoli pubblici degli Stati appartenenti all'eurozona da parte della BCE; cioè del tapering finale del c.d. QE.


2. Il "caso" vuole che tale stereofonico preannunzio a più voci (che potremmo definire dei "soliti noti") sia stato compiuto il giorno dopo della deliberazione della fiducia in Senato al nuovo governo italiano e nello stesso giorno dell'analoga votazione, in corso, alla Camera.
- naturalmente il capofila più eminente è il nostro amico Jens Weidman:
 (ANSA) - "Non è una sorpresa che da qualche tempo i mercati si aspettino che gli acquisti netti di titoli finiscano entro il 2018". Per come stanno le cose, trovo plausibili queste aspettative". Così Jens Weidmann, presidente della Bundesbank e membro del consiglio direttivo della Bce, sui tempi dell'uscita della Bce dal quantitative easing, che sarà "un primo passo nel lungo cammino verso una normalizzazione della politica monetaria". Weidmann - riporta la Bloomberg - parlando in un videomessaggio durante una conferenza a Berlino ha detto che "ci si aspetta che l'inflazione torni gradualmente verso livelli compatibili con la nostra definizione di stabilità dei prezzi".
- non è affatto sorprendente, poi, che la seconda voce sia quella del membro olandese del comitato direttivo della BCE:
(ANSA) - "E'ragionevole annunciare presto la fine degli acquisti netti di titoli". Lo ha detto Klaas Knot, membro del consiglio direttivo della Bce durante un intervento al Parlamento olandese a L'Aja. Knot ha osservato che le prospettive d'inflazione stanno convergendo verso livelli vicini ma inferiori al 2% e che sono "stabili" da un po', oltre che meno dipendenti dallo stimolo monetario.
-  ma non poteva mancare l'apporto di Peter Praet,il "Chief economist" BCE che si preoccupava della legittimità (alla luce dei trattati) dello stesso QE e voleva collegarlo ad un qualche vincolo, per gli Stati beneficiari, al fare le riforme, cioè, a correggere i tassi di cambio reale per via di sostanziali tagli salariali, mediante il consueto mix di misure fiscale recessive e...deflattive. In pratica suggeriva, anzi ammonivaserissimo, che si combattesse la deflazione mediante lo strumento monetarista della creazione di base monetaria procedendo simultaneamente, specialmente per l'Italia, ad una rapida e concentrata deflazione salariale!
(ANSA) - "E' chiaro che la prossima settimana il consiglio direttivo dovrà fare questa valutazione, se i progressi fatti finora sono stati tali da richiedere una graduale uscita dai nostri acquisti netti". Lo ha detto Peter Praet, membro del comitato esecutivo della Bce, confermando le indiscrezioni secondo cui la riunione del 14 giugno a Riga discuterà la tempistica per l'uscita dal quantitative easing.
3. Al riguardo, basti considerare la ritenuta insufficienza della svalutazione interna attuata (comparativamente) dall'Italia, secondo lo studio di JP. Morgan (qui tradotto) che ne evidenzia la problematicità politica. Per chiunque: prima di tutto per i governi che si sono succeduti nell'ultima legislatura che, in effetti, hanno perso rapidamente il consenso pur essendosi limitati a mantenere l'Italia, essenzialmente tramite riforme del lavoro "precarizzanti", in uno stato di deflazione, o di inflazione sotto-target del 2% più accentuata che nel resto dell'eurozona.
Questo è il consuntivo dell'aggiustamento "mancato" dall'Italia, comparativamente agli altri PIIGS, del c.d. CLUP (anche però in raffronto alla variazione del tasso di disoccupazione e del saldo delle partite correnti con l'estero):


4. Questo lo stato attuale dell'inflazione nell'eurozona, distinta tra inflazione core(cioè legata a fattori strutturali) e inflazione complessiva, che incorpora invece il fattore dell'andamento ciclico, ed estrinseco rispetto alle policies seguite dai governi, dei prezzi di petrolio e materie prime, prodotti alimentari, alcool e tabacco:
 (Inflazione annuale complessiva in rosso)
(Inflazione core, nelleurozona, scorporata delle suddette componenti cicliche)
Tasso di inflazione core nell'area dell'euro
5. Consideriamo che il QE è iniziato all'incirca nel marzo del 2015, e, se si distingue l'inflazione che riflette le politiche strutturali da quella appunto imputabile alle variazioni cicliche dei prezzi esogeni, e quindi l'attuale inflazione core all'1,1%, il successo dell'operazione, rispetto ad un modo ragionevole di intendere l'approssimarsi al target inflattivo, risulta piuttosto modesto e comunque ben lungi dal suo compimento.
Anche perché le stesse regole che la BCE mette in bella vista sul suo sito, fanno riferimento non all'obiettivo di raggiungere, suddenly, anche solo per pochi mesi, il target inflattivo prossimo al 2%, ma a quello 
"di mantenere l’inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio periodo".
E dove, come e quando si è registrata nell'eurozona un'inflazione (quand'anche non solo core) prossima al 2% per un lasso di tempo ragionevolmente, e tecnicamente, definibile come "medio periodo" (successivamente all'inizio del QE)?

 
6. In pratica, la ragionevolezza richiamata da Knot appare quantomeno forzata, ove intenda attribuire al QE un'efficacia risolutrice che non pare aver avuto, pur guardando al suo dispiegamento nel tempo con molta buona volontà: l'impennata effettiva da livelli modesti, se non fallimentari, di aumento dell'inflazione di verifica solo con l'inizio della ripresa dei prezzi di petrolio e commodities, a partire dalla fine del 2016:

 inflazione-eurozona-2017

7. Cosa che ha un chiaro riscontro anche per l'inflazione italiana, che però rimane sotto-media rispetto a quella dell'eurozona, pur rimproverandoci, ieri, e oggi con voce ancor più gridata, da parte delle Istituzioni Ue, una mancata svalutazione salariale interna che avrebbe condotto a una scontata disoccupazione dilagante prodromica di una probabile permanenza nella vera e propria deflazione:
(il 1° grafico registra la variazione dei prezzi al consumo fino alla primavera del 2016; il 2° l'andamento 2017-2018 dell'inflazione core):
Risultati immagini per inflazione core Italia giugno 2018

Risultati immagini per inflazione core Italia giugno 2018
8. Dunque, l'eurozona ha un'inflazione "core" dell'1,1% e l'Italia sta intorno allo 0,7%.
Ma, in sovrappeso a questa situazione, avrebbe dovuto tagliare il costo del lavoro, per essere a posto con le esigenze di competitività necessarie per far parte dell'eurozona.
Con quali risultati, peraltro? 
Quelli di aumentare l'output gap, ancor più di quello "ufficial€"attualmente registrato (qui: p.14: aspetto che, però, pare che non si possa e, addirittura, non si debba rinegoziare): e parliamo di un output gap correttamente calcolato (qui, p.15-18), senza i trucchi dell'incorporazione annuale di crescenti livelli di disoccupazione (e di chiusura di impianti produttivi), indotti da politiche fiscali austere, e considerati come "strutturali" e di piena occupazione.
Le economie dell’Eurozona stanno vivendo fasi diverse: la Germania ha un output gap positivo mentre le altre hanno potenzialità sotto-sfruttate

9. Ecco: questo diktat al sacrificio dell'occupazione, della piena capacità produttiva e del reddito delle famiglie, è la ragionevolezza (cooperativa, pacifista e portatrice di "giustizia fra le Nazioni"...) insita nel considerare raggiunto, nelle condizioni attuali, l'obiettivo del QE.
In sostanza, anticipando l'autodichiarato successo del QE, in base a posizioni apodittiche assunte con la cieca indifferenza degli integralisti del neo-liberismo, (propria della finanza istituzionale €uropea), stanno spingendo l'Italia, proprio l'Italia, sugli scogli di una nuova recessione, preceduta dal ricatto degli spread e accompagnata dalla solita ondata di tagli allo Stato sociale e privatizzazioni pro investitori esteri.
Forse stavolta il ricatto e la profezia apocalittica non funzioneranno...
Forse...

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