Della sentenza non si conoscono ancora (in Italia) le esatte motivazioni.
Quello che è certo è che la Corte costituzionale portoghese, su rimessione da parte del Presidente della Repubblica, ha stabilito la illegittimità costituzionale di 4 (su 9) delle norme della legge finanziaria "lo-vuole-l'europa" che doveva servire al consolidamento (l'ennesimo) di bilancio, come misura imposta dalle istituzioni UEM in termini di austerity espansiva.
Inutile ribadirlo, quel tipo di austerity che serve a garantire essenzialmente i crediti delle banche straniere che contano sui soldi dei contribuenti (reddito e patrimonio) di una paese debitore all'interno dell'area UEM, perchè: 1) sia ripagato il capitale investito nel debito pubblico del paese debitore che, come tale, è obbligato a corrispondere, sul mercato di collocamento, un alto interesse, ben superiore a quello che gli stessi creditori percepirebbero, su un eguale capitale nella stessa valuta comune, (cioè l'euro) nel loro paese UEM di residenza; 2) sia ripagato il debito contratto dal sistema bancario del paese debitore - tramite il credito interbancario una volta esistente all'interno dell'UEM e poi attraverso le erogazioni della BCE- e ciò attraverso fondi pubblici di ricapitalizzazione e rifinanziamento di tale sistema bancario del paese debitore.
Inutile anche ribadire che tale austerità espansiva ha il "piccolo" inconveniente di aggravare la situazione del debitore in un inesorabile morsa di recessione e insolvenza, poichè impoverisce sistematicamente i cittadini, che vedono drasticamente contrarsi i redditi disponibili, aumentare la disoccupazione e, pertanto, non sono in grado di ripagare mutui e finanziamenti al consumo comunque contratti e, in aggiunta, neppure di provvedere ai propri bisogni essenziali, innescandosi un calo di consumi portatore di nuovi fallimenti di imprese e ulteriore disoccupazione. Con una spirale di peggioramento dei conti pubblici, provati da riduzione delle entrate e aumento della spese di assistenza alla disoccupazione (che le norme cassate in Portogallo volevano comunque ridurre!).
Che la Corte costituzionale portoghese lo potesse fare è pacifico: è principio comune a tutti i paesi aderenti all'UE, e anche all'UEM (che della prima è una forma più stringente ma non difforme, sul piano della fonte del vincolo, cioè un vincolo di diritto internazionale dei trattati) che le norme interne dettate dall'adempimento di tali obblighi derivanti dai trattati possano essere sindacate alla stregua dei parametri costituzionali di diritto interno che abbiano il carattere di principi fondamentali.
Questi ultimi possono essere variamente definiti, in ciascun ordinamento, ma tendono con una certa uniformità condivisa - in base al comune patrimonio di civiltà democratica che caratterizza le Costituzioni successive alla seconda guerra mondiale- a coincidere con i diritti fondamentali della persona e con la concreta applicazione del principio di uguaglianza sostanziale, nel pieno dei suoi corollari della ragionevolezza e della proporzionalità.
Quegli stessi diritti fondamentali che pacificamente non costituiscono compiti e competenze che la UE assume come finalità caratterizzanti la sua azione e essenza di potere sovranazionale, che non ammette dunque alcuna mediazione tra tali diritti e le finalità di stabilità dei prezzi (cioè politiche deflattive di protezione dell'economia finanziaria), stabilità finanziaria (cioè garanzia dei crediti degli operatori bancari e finanziari in genere nei reciproci rapporti all'interno dell'UEM) e, in generale, l'obiettivo del raggiungimento di una forte competizione interna al mercato unico.
E se una mediazione fosse stata ipotizzabile dalle norme dei trattati che imponevano un coordinamento delle politiche fiscali, sociali e del lavoro, queste enunciazioni sono rimaste sulla carta, essendosi inteso ciò come concettualmente ricompreso nei meri parametri di convergenza su debito e deficit pubblico, tralasciando, in base a un fortissimo orientamento ideologico, ogni serio tentativo di armonizzare nella sostanza le norme in materia tributaria, previdenziale e di tutela dell'occupazione.
E se una mediazione fosse stata ipotizzabile dalle norme dei trattati che imponevano un coordinamento delle politiche fiscali, sociali e del lavoro, queste enunciazioni sono rimaste sulla carta, essendosi inteso ciò come concettualmente ricompreso nei meri parametri di convergenza su debito e deficit pubblico, tralasciando, in base a un fortissimo orientamento ideologico, ogni serio tentativo di armonizzare nella sostanza le norme in materia tributaria, previdenziale e di tutela dell'occupazione.
Di questi problemi in questo blog abbiamo parlato fin dall'inizio.
E i punti qui riassunti sono stati trattati nel post "Focus 3- Redux" e in "Focus-3 Costituzione, Trattati e internazionalismo" versione "espansa".
In quelle sedi abbiamo, riagganciadoci ai post in cui le varie questioni sono state ulteriormente trattate, definito il concetto corretto di "principi fondamentali" sia in termini di teoria generale, sia nella versione datane da Mortati, illustrando come: a) l'UE sia esplicitamente estranea al perseguimento dei diritti fondamentali della persona nell'ambito delle sue competenze; b) "stabilità dei prezzi" e "piena occupazione" UE-UEM non abbiano nulla a che vedere con le clausole che normalmente concretizzano i principi fondamentali nelle varie Costituzioni che, infatti, ammettono vari gradi di filtro alla incondizionata prevalenza del diritto europeo.
A quella trattazione del problema, vorremmo ora aggiungere le parole di Giuseppe Tesauro, illustre conoscitore del diritto europeo, per essere stato Avvocato Generale presso la Corte di giustizia delle comunità europee, nonchè per essere, attualmente (dal 2005), giudice della Corte costituzionale:
"...Il principio della prevalenza della norma dell'Unione incontra il solo limite dei principi strutturali del nostro sistema e dei diritti fondamentali della persona, limite di fatto fino ad oggi rimasto sulla carata, risolvendosi in una ipotesi di scuola" ("Diritto dell'Unione europea", cap. II, pag. 223).
Se ovviamente concordiamo con la prima parte dell'affermazione (che ricalca, con minor rigore, quanto comunque già affermato da Mortati e dalla stessa Corte costituzionale italiana), abbiamo invece qui già dissentito dalla seconda parte, dimostrando come, da parte dei vincoli europei, la violazione ampia, sistematica e reiterata di "principi strutturali e diritti della persona", quali espressi dalla nostra Carta costituzionale, sia ben lungi dall'essere un "caso di scuola".
Ma se qualche dubbio poteva sussistere, - e peraltro permane, attesa la difficoltà di definire e stimare correttamente l'impatto socio-economico dell'euro e di Maastricht da parte della nostra Corte costituzionale-, la decisione della Corte costituzionale portoghese smentisce nettamente l'idea che si possa trattare di un "caso di scuola".
Il Portogallo, e la sua civiltà giuridica della democrazia vivente, hanno battuto un colpo sulla campana della Storia. Un battito di ali della farfalla della libertà democratica che, speriamo, possa innescare il travolgimento della follia distruttiva, dell'"odio per l'umanità" che pervade l'Europa.
Un odio che ha la stessa matrice di quello che aveva caratterizzato i totalitarismi che hanno messo a ferro e fuoco l'Europa, in un passato non abbastanza lontano da meritare un oblio sempre più inquietante: come quello che gli riserva una governance UEM, che sarebbe più degna di sedere a fianco dei grandi tiranni della Storia, solo in una versione più grigia, squallidamente burocratica, ammantata di una lucida follia distopica, proprio come i "contabili" di "Cuore di Tenebra".
A conferma di questa lucida follia incapace di mediazioni e di autocritica (caratteristica delle psicosi collettive che frantumano ogni senso razionale della condizione umana), la reazione della Commissione Europeaalla sentenza della Corte Costituzionale portoghese ha avuto il seguente tenore:
"The European Commission welcomes that, following the decision of the Portuguese Constitutional Court on the 2013 state budget, the Portuguese Government has confirmed its commitment to the adjustment programme, including its fiscal targets and timeline. Any departure from the programme's objectives, or their re-negotiation, would in fact neutralise the efforts already made and achieved by the Portuguese citizens, namely the growing investor confidence in Portugal, and prolong the difficulties from the adjustment.
The Commission therefore trusts that the Portuguese Government will swiftly identify the measures necessary to adapt the 2013 budget in a way that respects the revised fiscal target as requested by the Portuguese Government and supported by the Troika in the 7th review of the programme.
Continued and determined implementation of the programme offers the best way to restore sustainable economic growth and to improve employment opportunities in Portugal. At the same time, it is a precondition for a decision on the lengthening of the maturities of the financial assistance to Portugal, which would facilitate Portugal's return to the financial markets and the attainment of the programme's objectives. The Commission supports that such a decision be taken soon.
The Commission will continue to work constructively with the Portuguese authorities within the parameters agreed to alleviate the social consequences of the crisis.
The Commission reiterates that a strong consensus around the programme will contribute to its successful implementation. In this respect, it is essential that Portugal's key political institutions are united in their support."
L'unica cosa che conta è che l'impegno sia ripreso nella misura e nei tempi programmati e che la "fiducia degli investitori" sia ripristinata nei termini che possano dare un senso agli "sforzi" (!) dei cittadini portoghesi: altrimenti non sarà garantito il prolungamento dell'assistenza finanziaria che possa consentire al Portogallo il "ritorno ai mercati finanziari". Naturalmente questo al fine di ottenere una "crescita economica sostenibile".
La totale cecità di queste parole, che ignorano che sussista una drammatica recessione e che il loro "programma" non sia altro che il mezzo per garantirne la prosecuzione a danno dei cittadini portoghesi, i cui diritti sono così massicciamente violati, non ha bisogno di commenti. Non una parola è detta sulla violazione della Costituzione: è un piccolo danno collaterale della "crescita sostenibile" e della "fiducia dei mercati finanziari".
Insomma, non è successo nulla: la guerra finanziaria totale contro i popoli e le Costituzioni "continua". E già il governo portoghese annuncia, in sostituzione agli 1,3 miliardi non più rastrelllabili per via della sentenza della Corte Costituzionale, nuovi tagli a sanità, pubblica istruzione e servizi pubblici: "non abbiamo scelta: è un'emergenza nazionale".