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VISCO E IL "VERTICE": €UROPEO, TROPPO "€UROPEO"?

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Un problema che ci pone Visco.
O si è "€uropei", dicendo che è tutta "colpa nostra" che "non riusciamo da sei anni (solo?) a rimetterci in carreggiata", escludendo (unico al mondo) ogni rilevanza del problema dell'euro, O NON SI è €UROPEI.

Ma se si è €uropei, si dovrebbero rispettare le norme €uropee.
Gliene citiamo una, l'art.130 del trattato sul funzionamento dell'Unione:
"Nell'esercizio dei poteri e nell'assolvimento dei compiti e dei doveri loro attribuiti dai trattati e dallo statuto del SEBC e della BCE, né la Banca centrale europea né una banca centrale nazionale né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni, dagli organi o dagli organismi dell'Unione, dai governi degli Stati membri né da qualsiasi altro organismo. Le istituzioni, gli organi e gli organismi dell'Unione nonché i governi degli Stati membri si impegnano a rispettare questo principio e a non cercare di influenzare i membri degli organi decisionali della Banca centrale europea o delle banche centrali nazionali nell'assolvimento dei loro compiti."

Dunque, nell'assolvimento dei suoi compiti - che, tra l'altro, per la politica monetaria, sono quelli di partecipare al SEBC e deliberare al suo interno, nonchè quello di "vigilare" sul sistema bancario nazionale, MPS incluso, ovviamente -, Visco non può sollecitare o accettare istruzioni; ma, poichè i suoi compiti essenziali sono quelli descritti, perchè deve fare un "vertice" con Letta per trattare questioni di politica economica che sono di competenza dei ministri e del governo nella sua collegialità? Il principio dell'art.130, dovrebbe infatti valere anche in senso inverso: cioè la banca centrale è indipendente dal governo, ma pure quest'ultimo dovrebbe essere indipendente dalla BC. Oppure ha bisogno delle sue amorevoli "istruzioni"? E, poi, non bastava, sul piano della "estrazione" culturale, il ministro Saccomanni?

E in fondo, poi, per trattare di cosa? Sentite:
"Un solo aumento di mezzo punto dei rendimenti dei titoli di Stato vale qualcosa come 2,5 miliardi in un solo anno, 5 il secondo, per schizzare a 6 nel terzo. Ecco, nel vertice di oggi tra Visco, il premier Letta e il ministro Saccomanni si parlerà anche e soprattutto di questo. Con un occhio attento all'andamento dei Btp e l'altro ai giudizi delle agenzie di rating che hanno già messo nel mirino il Belpaese.
Il rischio, tutt'altro che teorico, è che il terremoto innescato dalla condanna di Berlusconi, in qualche modo atteso ma non in queste proporzioni, finisca con tagliare le gambe all'esecutivo o quanto meno a ridimensionarne il raggio d'azione, congelando o ritardando le riforme. Di più. Dopo un periodo relativamente lungo di tregua, Visco teme soprattutto la reazione dei mercati, fino ad oggi comprensivi nonostante il recente taglio di Standard and Poor's.
...La preoccupazione maggiore riguarda le prospettive legate al quarto trimestre dell'anno, quando a giudizio del numero uno di Bankitalia, l'Italia non potrà non sfruttare la «folata» della ripresa. I cui primi segnali cominciano a balenare all'orizzonte. Certo - ha ripetuto Visco al G-2O - ci vorrà tempo prima di ritrovare una crescita solida perché «l'economia italiana è da sei anni che non riesce a mettersi in carreggiata». Cruciale quindi andare avanti.
Anche se la speculazione, di fronte al deteriorarsi del quadro politico, (la cabina di regia su Imu e Iva è nel limbo) avrebbe gioco facile ad innescare un attacco. Del resto proprio Visco, quasi a preconizzare il futuro, aveva detto un paio di settimane fa che il Paese è ancora in una «fase critica, perché c'è un problema di stabilità istituzionale e politica che incide sulla capacità di cogliere le opportunità». Parole profetiche o forse solo la consapevolezza che prima o poi il nodo sarebbe venuto al pettine. Ora Letta dovrà rispondere con i fatti per rasserenare il clima.
"

Wow! Si ricomincia col "terrorismo" degli spread e, per di più, legandolo alla "instabilità politica", mica alla mancata crescita e recessione, determinata dalle dissennate politiche di austerità, legate all'euro e alla CONDIZIONALITA' che impone la BCE (ricordate l'agosto 2011?) che persino gli USA, che dico!, la FED, stigmatizzano senza più giri di parole!
Insomma, avanti con IMU e nuove diavolerie tributarie sugli immobili, IVA (con gettito che deperisce ad ogni aumento dell'aliquota) e la "stabilità istituzionale".
Ma se siamo governati dalla BCE, col pilota automatico indicato da Draghi, di quale instabilità istituzionale stiamo parlando?
Ma allora, chiudiamo Palazzo Chigi, e lasciamo che BCE e SEBC decidano tutto a Francoforte. Magari lasciando a Visco di fare il "nuncius", preventivo e successivo del "pilota automatico".
Ma tanto non è un paradosso e ci finiamo comunque?
Ma mica perchè cadrebbe "questo governo": un "euro" e il two-packs sono "per sempre"...

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