Un tal Simon Johnson "ex capo economista del FMI", le spara grosse sull'Italia, riassumendo nel più trito "castacorruzioneevasionespesapubblicabrutto" l'analisi dei suoi "personalissimi" indicatori per diagnosticare la mancata crescita italiana.
Prescindiamo dall'intero ragionamento, che espone "impressioni" un pò a casaccio, se non altro per il fatto che ignora la...legge di Thirlwall e non è dunque capace di collegare al "vincolo di cambio" il costante deficit della bilancia dei pagamenti italiano, subentrato non appena "astutamente" entrati nell'euro. E a tutto vantaggio del ben noto mercantilismo tedesco, agevolato a carico pubblico da massicci aiuti di Stato, diretti e indiretti.
Quello che colpisce è questo ragionamento (se così lo si può chiamare):
"Why such anemic growth? It's not for lack of trying. Italy's investment rate is higher than Germany's. Infrastructure investment is in line with euro-area averages. Human capital, measured as the level of education, has improved steadily. Labor-market and product-market regulation have converged toward Germany's levels. Research and development spending, albeit low relative to European Union averages, has improved in recent years.
The main obstacle to growth in Italy is the government itself. As Daniel Gros, a leading European economist, put it in 2011: "The only factors that have deteriorated absolutely and relative to the core of the Eurozone are indicators of governance -- such as corruption and rule of law." MA CHE STA A DI'?
Dove abbia trovato i dati relativi a questi "investimenti in infrastrutture in linea con le medie europee" e un tasso di investimenti, generale, più alto che in Germania - ovviamente privati, il che dovrebbe essere considerato includendo gli aiuti di Stato diretti e indiretti, cioè laddove "casca l'asino"-, o il livello di investimento in istruzione-formazione "stabilmente migliorato"(!!!), PROPRIO NON SI SA.
Quello che sappiamo invece è, per fonti dirette ufficiali, di tutt'altro tenore:
a)il livello di investimento in infrastrutture (compreso quello della relativa quota di appalti in affidamento alle imprese realizzatrici) in Italia è costantemente calato, vistosamente nell'era "euro".
Come provano questo studio di Bankitalia ("notevole caduta della spesa pubblica in conto capitale"), questa relazione sulle finanze pubbliche dei paesi UE-UEM dell'Eurostat, e, persino nella comparazione 1995-2002 (cioè appena agli inizi della "grande mattanza"), la tabella A2.1, che trovate a pag.102 di questo studio Eurostat;
b) lo studio Giarda che attesta la caduta, accertata in era "Maastricht", di 1 punto di PIL annuale della spesa in conto capitale: peraltro misura quantificata anteriormente ai tagli introdotti successivamente al 2010;
c) lo studio Eurostat da ultimo citato al punto a), ci attesta che già nel 2002 il differenziale tra Italia e Germania di spesa in conto capitale era di un punto di PIL, e altrettanto, si può dire, per la dinamica instaurata negli anni successivi, rispetto alla Francia;
d) la spesa pubblica per istruzione, nel periodo post Maastricht, in Italia, è diminuita di circa 4 punti di PIL! Andando sotto la media UEM: mentre in Germania e Francia è rimasta stabilmente sopra tale media (v. studio generale Eurostat, citato per primo al punto a), nele relative tabelle).
CONCLUSIONE: le differenze di spesa pubblica tra Italia e paesi UEM, di grandezza e struttura economica comparabile, sono di misura e tipologia tale da spiegare da sole le differenze di crescita che Johnson attribuisce alla incapacità dei governi.
Questa incapacità "governativa", in sintesi, - data la efficienza causale del vincolo di deficit-bilancio UEM, nello spiegare questi tagli progressivi e implacabili, uniti alla caduta delle entrate ad essi connessa, nonostante l'aumento della pressione fiscale normativa,- si può ridurre all'aver scelto di entrare e poi rimanere nell'euro. Questi almeno i dati e i fatti.
OVVIAMENTE...Se Johnson sapesse applicare il moltiplicatore fiscale rielaborato dal suo successore Blanchard...probabilmente si sarebbe stato zitto.
Prescindiamo dall'intero ragionamento, che espone "impressioni" un pò a casaccio, se non altro per il fatto che ignora la...legge di Thirlwall e non è dunque capace di collegare al "vincolo di cambio" il costante deficit della bilancia dei pagamenti italiano, subentrato non appena "astutamente" entrati nell'euro. E a tutto vantaggio del ben noto mercantilismo tedesco, agevolato a carico pubblico da massicci aiuti di Stato, diretti e indiretti.
Quello che colpisce è questo ragionamento (se così lo si può chiamare):
"Why such anemic growth? It's not for lack of trying. Italy's investment rate is higher than Germany's. Infrastructure investment is in line with euro-area averages. Human capital, measured as the level of education, has improved steadily. Labor-market and product-market regulation have converged toward Germany's levels. Research and development spending, albeit low relative to European Union averages, has improved in recent years.
The main obstacle to growth in Italy is the government itself. As Daniel Gros, a leading European economist, put it in 2011: "The only factors that have deteriorated absolutely and relative to the core of the Eurozone are indicators of governance -- such as corruption and rule of law." MA CHE STA A DI'?
Dove abbia trovato i dati relativi a questi "investimenti in infrastrutture in linea con le medie europee" e un tasso di investimenti, generale, più alto che in Germania - ovviamente privati, il che dovrebbe essere considerato includendo gli aiuti di Stato diretti e indiretti, cioè laddove "casca l'asino"-, o il livello di investimento in istruzione-formazione "stabilmente migliorato"(!!!), PROPRIO NON SI SA.
Quello che sappiamo invece è, per fonti dirette ufficiali, di tutt'altro tenore:
a)il livello di investimento in infrastrutture (compreso quello della relativa quota di appalti in affidamento alle imprese realizzatrici) in Italia è costantemente calato, vistosamente nell'era "euro".
Come provano questo studio di Bankitalia ("notevole caduta della spesa pubblica in conto capitale"), questa relazione sulle finanze pubbliche dei paesi UE-UEM dell'Eurostat, e, persino nella comparazione 1995-2002 (cioè appena agli inizi della "grande mattanza"), la tabella A2.1, che trovate a pag.102 di questo studio Eurostat;
b) lo studio Giarda che attesta la caduta, accertata in era "Maastricht", di 1 punto di PIL annuale della spesa in conto capitale: peraltro misura quantificata anteriormente ai tagli introdotti successivamente al 2010;
c) lo studio Eurostat da ultimo citato al punto a), ci attesta che già nel 2002 il differenziale tra Italia e Germania di spesa in conto capitale era di un punto di PIL, e altrettanto, si può dire, per la dinamica instaurata negli anni successivi, rispetto alla Francia;
d) la spesa pubblica per istruzione, nel periodo post Maastricht, in Italia, è diminuita di circa 4 punti di PIL! Andando sotto la media UEM: mentre in Germania e Francia è rimasta stabilmente sopra tale media (v. studio generale Eurostat, citato per primo al punto a), nele relative tabelle).
CONCLUSIONE: le differenze di spesa pubblica tra Italia e paesi UEM, di grandezza e struttura economica comparabile, sono di misura e tipologia tale da spiegare da sole le differenze di crescita che Johnson attribuisce alla incapacità dei governi.
Questa incapacità "governativa", in sintesi, - data la efficienza causale del vincolo di deficit-bilancio UEM, nello spiegare questi tagli progressivi e implacabili, uniti alla caduta delle entrate ad essi connessa, nonostante l'aumento della pressione fiscale normativa,- si può ridurre all'aver scelto di entrare e poi rimanere nell'euro. Questi almeno i dati e i fatti.
OVVIAMENTE...Se Johnson sapesse applicare il moltiplicatore fiscale rielaborato dal suo successore Blanchard...probabilmente si sarebbe stato zitto.