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THE STAKE AND THE "€URO-GAME"

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Ci sono due modi per cercare di decifrare la situazione di €urolandia nella sua dimensione globale di freno alla stessa ripresa dell'economia del post Lehman & Bros. Una tensione, in tutti i sensi, "bipolare", che oscilla tra l'euforizzante e il depresso.

Un modo, quello più legato all'evidenza, è quello emergente da questo scambio nei commenti a un recente post:
Buongiorno 48; a proposito della politica Usa nei confronti dell'aria euro, ho recentemente comprato il libro di Marco Della Luna, cimiteuro. Premesso che il periodo in cui l'ha scritto e' agosto-settembre 2012, l'autore non e' molto ottimista; infatti scrive: Percio' ritengo che la Germania, gli Usa, la grande finanza faranno molte cose per scongiurare la rottura dell'eurozona e difendere l'euro, proprio in quanto l'euro e il mercato comune sono strumenti fondamentali per generare quelle distorsioni, quelle crisi, quei panici sociali con cui, su ambo le sponde dell'oceano atlantico, si spingono le nazioni-schok and awe doctrine- a rinunciare a ogni forma di sovranita' ed a sottomettersi a un ordinamento sovranazionale europeo, autocratico e marcatamete elitario.....

Risposte Quarantotto 22 luglio 2013 17:31
Analisi sostanzialmente da me condivisa. La metabolizzazione di questo sistema è stata praticamente indolore per le oligarchie, cioè praticamente senza incontrare resistenze.
I "popoli", nell'occidente "avanzato", sono incapaci, non dico di rivendicare praticamente la ripresa del cammino democratico, ma persino di accorgersi di come la democrazia gli venga inesorabilmente sottratta.
Forse è così che deve andare; forse il benessere, non inteso come continua elevazione di tenore di vita, ma proprio come pancia piena e qualche orgetta consumistica, sono sufficienti a determinare l'orizzonte esistenziale dell'individuo.
La stanchezza nel ricercare un senso collettivo dell'elevazione umana, forse è dovuta alla fine di un vera capacità evolutiva della specie.
E Konrad Lorenz, ne "Il declino dell'uomo" lo aveva puntualmente detto.
Rimane un "cupio dissolvi" vissuto o da minoranze tagliate fuori dai "livelli minimi" o da individui che avvertono l'indecifrabile malessere di una dissoluzione che, prima di tutto, investe lo Spirito dell'uomo

E se ci fermassimo qui staremmo messi male, ma senza poterci rimproverare di essere irragionevolmente pessimisti.

Un altro modo di vedere la cosa, è quello così riassumibile da questo post:
Ogni ragionamento dovrebbe comunque partire da un altro punto di vista, perché poi alla fine tutti i problemi tecnici, teorici e pratici si risolvono. Capire perché mai la Banca centrale americana dovrebbe acquistare titoli di Stato dei Paesi dell’Europa periferica.
Cominciamo con il contesto geopolitico: l’instabilità del Mediterraneo si è accentuata. Quale che sia l’interpretazione che si voglia dare delle primavere arabe, della guerra civile in Siria e delle prospettive dell’intera area medio-orientale, Iran compreso, non c’è dubbio che per gli Usa è indispensabile che l’Europa sia coesa, politicamente e socialmente. E soprattutto che siano stabili i Paesi meridionali dell’Europa, dalla Francia alla Spagna, dalla Italia alla Grecia: non solo e non tanto per il peso politico e per il ruolo effettivo che hanno all’interno della Nato, quanto per la necessità di un ampio consenso nell’eventualità di un acuirsi dei conflitti.
Una situazione sociale piagata dalla disoccupazione, con i governi inermi e sotto scacco dalla pubblica opinione, renderebbe assai problematico qualsiasi appoggio ad operazioni internazionali, quale che ne sia l’egida internazionale. La freddezza della Germania nei confronti dell’intervento franco-britannico in Libia e, più di recente, nei confronti del tentativo francese di stabilizzare il Mali la dice lunga sulla differenti sensibilità. In poche parole: un continente europeo a guida tedesca, non solo per quanto riguarda le politiche economiche improntate al rigore, ma anche per la politica estera dell’Unione potrebbe essere un fattore assai poco apprezzato dagli Usa.
...Ci sono altre due questioni: la prospettiva di crescita dell’economia americana nei prossimi anni e le leve a disposizione degli Usa per sostenere la nuova strategia transatlantica annunciata dal Presidente Obama nel corso del recente Discorso sullo stato dell’Unione, con un nuovo round di liberalizzazioni nel settore dei servizi.
Da questa apertura dei mercati europei l’America si attende la creazione di milioni di posti di lavoro ben remunerati: nessuna deriva verso i livelli salariali cinesi. È ovvio che questa strategia trovi forti diffidenze in tutta Europa, esclusa la Gran Bretagna, che condivide lo stesso obiettivo. La Germania punta invece a rafforzare un contesto politico, normativo e finanziario europeo tutto incentrato su Bruxelles e Francoforte.
Un intervento della Fed a favore dei debiti pubblici dei Paesi periferici dell’Europa, in primis Italia e Spagna, avrebbe un ulteriore punto di approdo: l’interesse della finanza americana ad attivarsi in modo più sostanziale nella gestione delle nostre due economie. C’è da fare un mucchio di quattrini, sia nella gestione delle sofferenze bancarie sia nel settore immobiliare: naturalmente, per i debitori non ci sarebbe scampo, dacché perderebbero tutto. Business is business. Inoltre, c’è l’esigenza di evitare che passino di mano una serie innumerevole di imprese europee di nicchia, ma dense di tecnologie: tra Fondi sovrani arabi, investitori cinesi e russi, è in corso un grande slam a prezzi da saldo.

...enfatizzata la situazione di sostanziale fuga di capitali consentita alla fine dei giochi a Cipro. E va sottolineato a cosa possa condurre la salvezza delle posizioni dei depositanti russi, tra l'altro insita, in tutto quanto finora accaduto. Questa circostanza, di fronte alla imminente totale decapitalizzazione del sistema bancario cipriota e alla prospettiva inevitabile di una sua uscita dall'euro, (cosa che coinvolgerebbe di nuovo pesantemente anche la Grecia "bancaria", andata in soccorso "aurifero" dei ciprioti), preluderebbe a una caduta della parte greca dell'isola stessa sotto l'influenza russa.
Mentre la crisi siriana si acuisce e la flotta russa è già nel Mediterraneo, per la prima volta dalla fine della Guerra Fredda.
E in Turchia (potenza dominante l'altro settore di Cipro), la destabilizzazione attuale pare legata, in una "strana" coincidenza, all'arrivo dei capitali giapponesi in cerca di rendimento, causa un indebolimento dello yen, unito al QE della BOJ, che incominciava a parere "eccessivo" agli stessi USA. Insomma, ci si rammenta della questione "diritti civili" sempre in modo funzionale a qualche altro "riequilibrio".
Una situazione che fa meglio comprendere come e perchè gli USA non possano permettersi una Germania "neutrale" (autoreferenziale, in realtà) e contemporaneamente egemone in Europa, con la forza del ricatto della condizionalità, del Fiscal compact, della deflazione forzata, rispetto all'interventismo ormai innescatosi da parte americana, in rotta di collisione con la "ambigua" (come sempre) agevolazione tedesca, nei fatti, delle mire internazionali russe.


Ora c'è, a Washington, l'incontro Obama-Samaras e la bipolarità riemerge: cioè la posizione degli USA, in concreto, prosegue in questa duplicità, non certo facile da decifrare, atteso che, sul piano della stessa "tempestività", non pare più avere molto senso. Se ritardano un intervento stabilizzatore, politico e finanziario, per raggiungere la auspicata nuova cornice nel Mediterraneo, rischiano di arrivare troppo tardi, rispetto a una destabilizzazione sociale che la prosecuzione delle "riforme per la crescita duratura", quali, a sua volta, ambiguamente propugnate dal FMI, potrebbe condurre a un punto di non ritorno.

Se ne ha conferma anche nelle dichiarazioni del vice-Presidente Joe Biden:
"
L'Amministrazione ha sempre assunto il punto di vista che sia assolutamente nel nostro interesse che la Grecia rimanga una parte forte e vitale dell'eurozona, mentre intraprende difficili riforme per modernizzare la propria economia. Abbiamo chiaramente affermato ciò alll'Europa, al mondo ed alla Grecia...
Abbiamo un interesse al successo della Grecia e intendo riassicurarvi..che gli Stati Uniti continueranno a sostenere solidaristicamente, gli amici greci, cercando modi per appoggiare le vostre riforme ed accelerare un ritorno alla crescita"

Ma Biden dichiara anche:
L'economia non sarà l'unico argomento in agenda. Si parlerà anche di cooperazione nella difesa, del negoziato sull'accordo di libero scambio tra U.S. e Europa, controterrorismo, prospettive di soluzione per Cipro, e di svilupo in Nord Africa e Siria...
...Riguardo all'attuale "focus" europeo sull''austerità, come mezzo per uscire dalla crisi, Biden ha detto, che gli U.S. continueranno a incoraggiare l'UE ad adottare policies che "rafforzino l'economia globale e riducano la disoccupazione

Ora, può essere interessante raccordare, con le dovute differenze oggettive, queste dichiarazioni alla situazione italiana (e, in misura analoga, ma non coincidente, spagnola).
E' evidente, e i due articoli linkati lo confermano, che l'Amministrazione Obama non è a sua volta distanziata in modo decisivo dalla posizione attuale del FMI (che viene infatti accostata alle dichiarazioni di Biden). Che, com'è noto, ha un "pochino" preso le distanze dal resto della Trojka.
In realtà, sia il vantaggio del "free trade agreement" con l'Europa, specie nella sua potenzialità di consumi nell'area "med", sia la utilizzazione dei maggiori paesi dell'area stessa come "stabilizzatori" in proiezione sullo scenario arabo-mediorientale, esigono, pur sempre, che "qualcosa" della loro appartenenza all'area del benessere, rimanga in piedi.
Mentre la velocità del colonialismo intra-UEM, che corre sull'asse Germania-neo-Vichy, è ben maggiore della decisione fin qui mostrata dall'Amministrazione Obama.
Tuttavia, la necessaria cautela del linguaggio diplomatico non deve far trascurare che gli obiettivi considerati positivi dagli USa nelle loro relazioni "mediterranee" sono pur sempre ribaditi e con chiarezza.
E rimane che questi obiettivi sono, di fatto, incompatibili con la prosecuzione della €uro-colonizzazione.
Poi si potrà discutere se ciò preluda, o meno, a prese di posizione più coerenti e "pratiche" della stessa Amministrazione. A cui non può sfuggire che una crisi da domanda UEM, tutta determinata da "asimmetrie" interne all'area, danneggia ogni giorno, e in modo crescente, l'economia mondiale. Ma il "danno-asimmetria" è tutto imperniato sull'euro. E quindi è più che mai il momento di non coltivare illusioni sulla sua "salvabilità": quale vantaggio ne potrebbero ritrarre, oltre ad una mera affinità ideologica in consonanza con il FMI, gli stessi USA?

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