Da Umanesimo48 ci giunge questo nuovo contributo, che ha il pregio della chiarezza e di sollevare, senza troppi giri di parole, i problemi di "assetto istituzionale" che affliggono l'attuale insostenibile situazione UE-UEM.
E addita una semplice soluzione che è perfettamente compatibile con l'art.11 Cost., col recupero della sovranità fiscale e, prima ancora monetaria (la sottrazione di quest'ultima ci ha ormai privato anche della prima).
Insomma, è importante che i Delors e gli Attali (ormai sconfessati dai fatti anche in casa propria, la Francia) siano sostituiti da rappresentanti e negoziatori che non pensino a utopie post-costituzioni "democratiche e siano nel solco della logica.
E noi dobbiamo sperare che tra questi "negoziatori" e rappresentanti ci sia gente come Umanesimo48.
Perchè lui si rende conto, e ci dice, che prima si costruiscono le fondamenta (politica comune per difesa e affari esteri), poi, quando il mercato unico e la indispensabile integrazione culturale, avranno portato a una effettiva omogeneità tra le economie e il "sentire" dei popoli si potrà affrontare l'eventuale, ma solo eventuale, impegno verso una moneta comune. Cioè il "tetto".
Ma solo lungo il "processo" di costruire l'intera struttura potranno forse svilupparsi le indispensabili solidarietà e "appartenenza" comune (la Germania ha confermato in questa occasione che se ne possa seriamente dubitare), che possano consentire il completamento del progetto.
Le utopie dei Delors e degli Attali, (e dei Prodi e degli Amato), poi, in realtà sono risultate essere "violenze" sui popoli, male informati e ancor peggio "condizionati", perchè obiettivamente hanno favorito la prevalenza degli interessi dei "gruppi finanziari" sui diritti fondamentali, portando alle estreme conseguenze quel disprezzo per i "diritti sociali", il lavoro in testa, che animava il "gruppo di banchieri" che ci ha imposto Maastricht, come una festa...mentre era una tragedia della democrazia.
Nel commentare il trattato di Maastricht, a conferma delle nostre parole introduttive, il grande Winne Godley (nell'articolo dove parla del "gruppo di banchieri") affermò, profeticamente, nel 1992:
"I am driven to the conclusion that such a view – that economies are self-righting organisms which never under any circumstances need management at all – did indeed determine the way in which the Maastricht Treaty was framed. It is a crude and extreme version of the view which for some time now has constituted Europe’s conventional wisdom (though not that of the US or Japan) that governments are unable, and therefore should not try, to achieve any of the traditional goals of economic policy, such as growth and full employment.
All that can legitimately be done, according to this view, is to control the money supply and balance the budget. It took a group largely composed of bankers (the Delors Committee) to reach the conclusion that an independent central bank was the only supra-national institution necessary to run an integrated, supra-national Europe."
Ecco l'intervento di Umanesimo:
"Oggi stiamo vivendo in un limbo o, probabilmente, in uno pseudo-limbo, atteso che appare lontana la prospettiva federale per l'Unione europea.
Quando è iniziato - come avrebbe detto, sul piano generale, Friedrich - il "federalizingprocess", partendo da forme d'integrazione settoriali, si è passati a forme più estese, protese, almeno virtualmente, alla realizzazione di uno Stato federale di senso compiuto, in cui la Costituzione (europea ndr) si sarebbe sostituita al Trattato.
In effetti, ancora siamo in presenza di un sistema che non è una confederazione di tipo classico né uno Stato federale, ma - come qualche anno fa suggeriva una certa dottrina (in partic., La Pergola ) - una forma di Confederazione di tipo nuovo, basato su un Trattato, e dunque retto da norme di diritto internazionale, in cui si decide per le questioni più significative all'unanimità (per garantire la sovranità dei singoli membri) ma che, per altri versi, richiama il modello federale.
Non c'è una sola assemblea rappresentativa degli Stati membri (tipo assemblea confederale) ma più centri decisionali (Parlamento, Commissione, Consiglio dell'Unione, Banca centrale, e da Lisbona, il Consiglio europeo, ormai entrato tra le istituzioni, la Corte di giustizia).
Peraltro, la resistenza nei confronti dell'approdo "federale" si è manifestata quando non è stata adottata la Costituzione europea, quale naturale conseguenza del passaggio da una confederazione (sebbene di tipo nuovo) ad una federazione.
La scelta, in qualche misura, "ibrida" della forma di Stato adottata e mantenuta ha determinato l'anomalia comunitaria, in cui il Parlamento (almeno fino ad Amsterdam e poi Lisbona) pativa il c.d. "deficit democratico", lasciando interamente al Consiglio dell'Unione il potere normativo, su iniziativa della Commissione, la quale assume anche la funzione di governo, senza alcuna responsabilità politica nei confronti del Parlamento.
Inoltre, ma non meno problematico, il ruolo e la funzione affidati alla Banca centrale europea, la cui istituzione ha determinato la rinuncia alla funzione originaria delle singole Banche centrali nazionali, senza sostituirsi a queste ultime nel potere di regolare il sistema attraverso una politica monetaria di livello europeo.
Infine, una moneta unica di nome ma non di fatto.
Pertanto, il guado in cui si trova il sistema europeo può essere, oggettivamente, superato andando avanti con il processo federale o indietro con il processo confederale di tipo classico.
Ma, probabilmente, oggi, in considerazione della situazione che si è manifestata, la via più costruttiva potrebbe essere una retromarcia, verso una confederazione di tipo classico, la cui Unione sia rappresentata da un'assemblea confederale, che decida all'unanimità sulla difesa e sulla politica estera comune, quale segno del ripristino delle sovranità nazionali e anche del dettato dell'art. 11 della nostra Costituzione: "l'Italia ripudia la guerra (...); consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo", atteso che ogni imposizione che oggi proviene dall'Europa ci viene giustificata dalla finalità di pace.
Ma è proprio la pace (sociale e civile) che oggi è messa a dura prova".