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BENIGNI, LA "PRECOMPRENSIONE", IL TASSISTA, BERNANKE E DRAGHI.

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Non ho voluto vederlo ieri sera. E non solo perchè ormai guardo la TV solo se ci sono bei film (l'intossicazione mediatica pro-euro/pareggio di bilancio, stucchevomente ripetitiva, "fa male anche a te...digli di smettere").
E non solo perchè "il partito unico dell'euro" sta recitando a reti unificate la più stucchevole delle pantomime (speriamo, anzi, la comica "involontaria" finale). Ma proprio perchè è lui, Benigni, intendo dire.
Una voce "ufficiale" che più ufficiale non si può. Il "volto umano" del partito unico dell'euro. E quindi me lo aspettavo. E "anfatti"...
Dunque, è capitato che prendessi un taxi e che il tassista mi riconoscesse (prendo spesso il taxi su un certo tragitto di lavoro...costa meno delle multe nel centro storico): e naturalmente si ricorda che gli avevo parlato del "più europa" e di come a loro, come categoria, a tutti noi, come italiani, ci avesse messo in questa condizione "leggermente fastidiosa".
E lui stesso mi fa: "Ma ha visto quel... (termine, non romanesco, ma indicativo di persona non amante degli altri connazionali e connivente con regime straniero inviso) che ha detto dell'art.11 della Costituzione?Che dobbiamo cedere la sovranità!" .
E mi fa una serie di considerazioni che implicano, in sostanza, che la "cessione di sovranità" deve avere un limite nei nostri diritti, perchè non può essere che l'art.11 sia usato come una clava per smontarli (eufemisticamente, trattandosi di una clava)
La cosa mi ha colpito, perchè, come ben sapete, noi ne abbiamo ampiamente discusso, dei limiti che pone l'art.11 Cost., molto più "stringenti"di quelli che ci vogliono far credere, nel consentire deroghe e compressioni della "Costituzione democratica del lavoro" (v.paragrafo 2), come la definisce Mortati.
Mentre, qui, al paragrafo 4, abbiamo parlato di come oggi, nel quadro delle vicende che si sono già verificate, a nostro danno (ma per la verità a danno di quasi tutti i paesi aderenti all'UEM), l'art.11 non solo non consentirebbe ulteriori cessioni di sovranità, ma anzi imporrebbe una serie di iniziative delle nostre istituzioni per por fine alla vigenza del trattato UEM.

Quindi, tornato a casa, con la fastidiosa sensazione che "il partito unico dell'euro" ha una propaganda così potente che, in qualche modo, diretto o indiretto, arriva dove vuole (il tassista mi dice: "Ma ci pensa alle persone anziane che così si sono convinte che l'euro è una cosa buona?" Ecco, appunto), mi metto a cercare in rete qualche testimonianza delle "performance" dell'aedo dell'Europa, nonchè "esegeta" della Costituzione.
E qui trovo il filmato e una specie di "verbale" dell'esegeta...che vi riporto. Ora il filmato proprio non ce l'ho fatta a guardarlo fino al punto della "cessione di sovranità": ma quello che è sintetizzato nel "verbale" (dovesse sfuggire a qualcuno la predica!), mi basta, e avanza, per svolgere alcune osservazioni. Dunque:

<<Ore 23.00: Un emozionato Roberto Benigni tributa personalmente un applauso al celebre incipit dell’articolo 11 della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerraè un verso famoso in tutto il mondo, è una sorta di parola biblica“. L’accento va sulla lungimiranza dei Costituenti italiani, che “ci hanno avvicinato al mondo con questo articolo, allontanando lo spettro del nazionalismo e regalandoci 60 anni di pace“.
Ore 23,08: “L’Unione Europeaè un sogno (EVVVAI! ndr), al di là delle opinioni politiche che possono essere diverse” aggiunge Benigni a chiusura del discorso sul respiro internazionale dei redattori della Costituzione>>

Ora, a parte che proprio in pace non ci siamo stati, anche perchè l'ombrello dell'ONU pare essere diventato moooolto grande (include la NATO...e in più "piove" veramente tanto, signora mia!), a parte che essere la parte soccombente di una guerra economica e commerciale (sempre qui, paragrafi 1 e 2) scatenata dall'euro (rectius: Germania) proprio tra i paesi aderenti all'UEM, non è esattamente un concetto "intelligente" di pace...
A parte ciò, che già non è poco, quel “L’Unione Europeaè un sogno, al di là delle opinioni politiche che possono essere diverse” può essere "ipostatizzato" (ma sì, "digiamolo") come il MANIFESTO DEL PARTITO UNICO DELL'EURO.
Insomma, nella sua bonaria apparenza di allegrone, tanto irriverente e così "satirico", Benigni butta là una serie di gravi inesattezze; gravi perchè la gente che guarda la TV non ha, in genere, gli anticorpi per smascherarle: sicuramente lui non lo farà "apposta" (si sa, è un allegrone, irriverente e satirico, proprio una sagoma!), sicuramente tutto ciò è dovuto a "ignoranza", ma certo fa comodo...a chi "decide che può andare in onda". E proprio adesso, poi; e quanto fa comodo!

Solo che nella sua "ignoranza", dell'economia e del diritto costituzionale (ma allora perchè deve essere lui a parlare, per ore, di queste cose?), Benigni non sa che rischia di finire in retroguardia, di appoggiare una costruzione, "il fogno", che mostra già delle gravi crepe. Anche "dentro" al sistema che lui in definitiva sostiene e simpaticamente puntella, proprio laddove le voci "contano" e fanno capire che "aria tira", si incomincia a prendere le distanze.

Mi riferisco a questo articolo del corriere della sera, dove Massimo Gaggi formula una "critica comparativa" tra BCE e FED, focalizza la connessione tra politiche monetarie e occupazione (finalmente!) e, poi, incorre, nella lettura della mission BCE che conferma quanto qui illustrato circa la strana rimozione di una parte essenziale della formulazione delle norme sulla "mission" stessa; rimozione, come ricorderete, imputata alla precomprensione, cioè all'anticipazione del senso di un testo, ancor prima di leggerlo, in modo da piegarlo ai propri presupposti e pregiudizi non "affrontati" (una sorta di distonia psicanalitica, e in effetti, studiata da Lacan con riferimento ai fenomeni linguistico-testuali). Ma questo noi ormai lo sappiamo bene come e perchè si è sviluppato.

Ecco il "corsera":
"Titoli del Tesoro e obbligazioni immobiliari per complessivi 85 miliardi di dollari acquistati ogni mese sul mercato e costo del denaro che resterà a zero (o quasi) fino a quando la disoccupazione Usa non scenderà sotto il 6,5 per cento. Ben Bernanke ha le sue buone ragioni per sostenere che le decisioni prese mercoledì dalla Federal Reserve non costituiscono un cambio di rotta della Banca centrale Usa: la Fed aveva già comunicato che non avrebbe aumentato il costo del denaro almeno fino alla fine del 2015 e le previsioni attuali sono che il numero dei senza-lavoro non calerà sotto la soglia del 6,5 per cento prima di quella data. Quanto all'acquisto di titoli, era ampiamente previsto che quello introdotto con «Operation Twist» sarebbe stato sostituito da un altro strumento almeno altrettanto efficace alla sua scadenza, a fine dicembre."
E qui si vede come si inizi a dare per acquisito che una certa correlazione tra politiche monetarie e occupazione c'è.
Eh sì perchè l'occupazione dipende essenzialmente dalla domanda aggregata, che dipende da consumi e investimenti, che dipendono non certo dalla mera stabilità dei prezzi, quanto piuttosto anche da politiche fiscali che consentano il rilancio della domanda stessa. E quindi occorre "non comprimere" la spesa pubblica a suo sostegno, come sta cercando di fare Obama, e come dovrebbe sapere chiunque sapesse esattamente calcolare il moltiplicatore fiscale della spesa, cosa di cui abbiamo già parlato (a proposito dell'accertamento di impatto regolatorio).
Ma con l'euro non si può.
Perchè? Non si può, non si può e non si può ("lo vuole l'europa" e per Benigni questo è un "sogno"...per lui). Tre ottime buone ragioni che riempiono le tasche dei creditori finanziari, of course.
E il "corsera" ce lo dice, che non si può. Solo per le stesse ragioni, giuridicamente sbagliate che abbiamo evidenziato nel post che vi è molto piaciuto (la "precomprensione"):
"Diventa, quindi, sempre più stridente la differenza tra l'America e un'Europa che - con alcuni Paesi che crescono assai meno degli Usa, altri addirittura in recessione - continua a seguire politiche monetarie più severe di quella di Washington: niente stimoli fiscali all'economia mentre la politica per l'euro resta ancorata alla priorità della lotta all'inflazione. Le preoccupazioni per il possibile, ulteriore rallentamento delle economie e per un problema occupazionale che potrebbe aggravarsi trovano spazio nei discorsi allarmati del capo della Bce, Mario Draghi, non nelle politiche dell'Istituto.
Il motivo lo conosciamo fin troppo bene: il diverso Dna delle due banche centrali i cui statuti divergono in modo sostanziale nella definizione dei rispettivi obiettivi. Laddove l'unica bussola della Banca centrale europea è quella del raffreddamento dei prezzi che non devono crescere più del 2 per cento - retaggio dell'influenza tedesca, un Paese che non ha mai superato il trauma dell'iperinflazione degli anni della Repubblica di Weimar - la Fed ha la missione di garantire insieme prezzi stabili e massima occupazione.
Ecco il "motivo lo conosciamo fin troppo bene": un caso eloquente di "precomprensione", consolidata, conformistica, rinunciataria, a far valere ciò che nella mission BCE è comunque espresso e che deve (dovrebbe) trovare, invece, un obbligatorio balancing, bilanciamento, secondo i canoni cui giuridicamente si è tenuti a ricorrere. Quel "bilanciamento" che sta facendo la FED.
Il problema, però è che la interpretazione esclusiva e vincolante ("autentica") dei trattati è lasciata ai "banchieri", quelli che siedono nella BCE e quelli che, in "gruppo", hanno scritto Maastricht.

E come se ne esce, povera Europa, checchè ne "sogni" Benigni?
Riflettendo su quanto abbiamo scritto appena ieri: E noi aggiungiamo e anticipiamo che comunque il mito della "indipendenza della banca centrale" è il presupposto implicito (sintetizzato in Italia dal famoso "divorzio") di questa fanatica ideologia anti-Stato costituzionale democratico. "
Ma questo principio "correttivo", di efficienza (democratica?) del sistema economico, vale nel caso in cui ogni Stato, riacquistata sovranità monetaria e la essenziale "protezione" della flessibità dei cambi, sia già fuori dall'euro.
Se però ci rimaniamo dentro, sognando e facendoci due risate con Benigni, e accettiamo la "interpretazione giuridica autentica" e incontestabile dei "banchieri" e dei tecnici (non del diritto), caro Benigni, abbiamo (c'è arrivato persino il "corsera")...la disoccupazione come priorità delle politiche di governo, perchè di questo in sostanza si tratta. 
E dunque, non l'attuazione ma la violazione dell'art.11 Cost., che non consente mai di abrogare e derogare i principi fondamentali quali indicati da Mortati, tra cui, appunto, la "promozione del lavoro" (non della disoccupazione), art.4 Cost., e la sua "tutela", art.35 Cost.

Ma poi, noi sappiamo anche che, quando pure si accedesse alla tesi sulla mission BCE più "occupazionale", come pare nella logica naturale di qualsiasi governo, negli USA, in un'area valutaria ottimale, si finisce comunque per avere differenze (cumulative) di inflazione, e quindi tassi di cambio reale svalutati, competitivamente, a favore di quelli che vincono, attraverso la intenzionale repressione della domanda interna e delle dinamiche salariali, la relativa guerra preventiva della deflazione (v. riforme Hartz). Guerra economica che è molto difficile far passare per "pace".

E sappiamo anche che, per "sedare" queste differenze, una volta che si siano riflesse in profondi e strutturali squilibri commerciali interni all'area, l'unico strumento di correzione degli stessi, "sarebbe" la deflazione salariale dei paesi indebitati (privatamente). Questo in assenza di un governo federale che, come evidenziò sempre Winne Godley, si è deciso di non costituire, precludendosi organicamente e deliberatamente, l'alternativa correttiva dei "trasferimenti" fiscali all'interno dell'area (a favore dei paesi rimasti in affanno di liquidità). Ma sappiamo ormai che la Germania questo tipo di trasferimenti non li accetta proprio, anche se incomincia a rendersi conto che l'Italia contribuisce, in percentuale del PIL , più di lei allo scarno bilancio UE. 
E se anche la Germania accettasse di fare qualche concessione, è impensabile che voglia contribuire ai trasferimenti nella effettiva misura necessaria, così come calcolata da Sapir. Bel problemino di "pace" e cooperazione tra europei, no, Benigni?

E allora, caro Benigni, rimane solo che l'Europa, e la limitazione di sovranità che essa implica, oggi significa disoccupazione per agevolare la cedevolezza del fronte salariale, cioè dei lavoratori, e quindi la deflazione "competitiva", tutelando la posizione dei creditori...che possano infine rivalersi sul "patrimonio", pubblico e privato, delle comunità statali "perdenti", esauste per la tenaglia disoccupazione-recessione. Perchè a tale meccanismo si sta riducendo oggi il "sogno" dell'europa, caro Benigni.
E questo, ancor più, l'art.11 Cost. non lo consente. Anzi lo vieterebbe.
Ma perchè si capisse che lo vieta, Benigni, avresti dovuto dire altre cose. O tacere (non potevi limitarti all'originalissimo repertorio anti-berlusconiano?)

Ma dico, a Benigni, non gli viene in mente che qualcosa non va intorno a lui? E che tutto questo "sogno" europeo è intessuto di "frutti" che non possono proprio nascere sull'albero democratico della Costituzione?
No, non gli viene in mente, perchè "non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire". Di chi non si vuole informare.
E insomma, Benigni, Benigni, "non lo sa"...ma ormai "quando passa piange tutta la città"  

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