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CHE FINE HANNO FATTO I 900 MILIONI CHE L'U€ DOVEVA RISARCIRE AD ALITALIA?

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Parrebbe, quello tra Lupi e Zanonato sull'Alitalia, un dissidio tutto di politica industriale, nel campo di una ragionevole "opinabilità". E naturalmente, Repubblica, che ce lo riporta, sottolinea il "pragmatismo" di Lupi, evidenziando, non senza un certo compiacimento (hayekkiano: che ci volete fa'? Sono tifosi di ....Renzi e Statospesapubblicadebitopubblicocorruzionebrutto), che, invece, Zanonato sarebbe "interventista".
Capperi! Interventista! Vi rendete conto? Si oppone ad una strategia di marginalizzazione del sistema industriale (e turistico) italiano e osa ritirare fuori la "politica industriale", quella che fa aumentare l'inflazione, privilegiando i livelli di occupazione e la crescita. Un bestemmia!

Per capire la questione Alitalia, ho trovato questo puntuale e informato articolo di Guido Gazzoli.
Ve ne riporto alcuni passaggi, perchè la vicenda che ne emerge dovrebbe bastare, da sola, a capire a che livello sia arrivato il liberismo €urotrainato della nostra classe politica:
"Come non ricordare infatti il 1998, quando proprio un'Alitalia IN ATTIVO, guidata da un manager che vi era entrato coi calzoni corti e un Presidente ingegnere aeronautico (fatto quasi illogico nela nostra mentalità politico-industriale), stava per trasformarsi, con l'intelligente fusione con l'olandese KLM, nella più grande compagnia aerea europea, con due hub altamente atrategici, Roma e Malpensa. Proprio l'apertura dello scalo varesino segnò l'inizio del crollo di Alitalia: la politica non solo si adoperò intensamente in infuocati conflitti campanilistici, più consoni al Basso Medioevo che non agli albori del terzo millennio, ma addirittura non mosse un dito quando l'UE, oltre a bloccare il trasferimento degli slot da Linate a Malpensa, decise che il prestito chiesto da Alitalia allo Stato, a condizioni bancarie estremamemente più dure di quelle concesse da Francia e Spagna quasi nello stesso periodo ai loro rispettivi vettori di "bandiera", non era da inquadrarsi come un'operazione finanziaria (sarebbe servita per uniformare la flotta di lungo raggio a quella olandese mediante l'acquisto di Boeing 747 di ultima generazione....), bensì come un aiuto di Stato e quindi passibile di sanzioni durissime, quali l'impossibilità di acquisire nuovi aerei, di praticare le tariffe più vantaggiose e di aprire nuovi scali. L'apertura di Malpensa da riscossa si trasformò in "de profundis".
Una situazione che si sarebbe potuta evitare se solo una politica fino a quel momento scellerata (e pure dopo, purtroppo), avesse fatto quadrato e si fosse opposta. Invece l'unico a contrastare questo diktat dettato dalle lobbies di Bruxelles, fu l'allora a.d. Domenico Cempella, che citò l'Unione alla corte dell'Aia e vinse dopo tre anni di processi con una sentenza che obbligava l'UE a risarcire con 900 milioni di euro Alitalia per i danni subiti: soldi chenon mi ruslta che siano mai arrivati</
i>."

E ci sorprendiamo che il limite del deficit pubblico al 3% sia fatto valere solo per l'Italia, mentre Francia e Spagna sforano allegramente e si prendono non solo il plauso dei critici nostrani dell'eccesso di spesa pubblica, ma anche...il nostro sistema industriale! E, ancora oggi, nonostante questa storia dimenticata (che non sentirete mai da un Santoro o a Ballarò, impegnati ad "adorare" l'Europa...che ci salva), la nostra classe politica continua a macinare antiitalianità. E i media prevalenti a propinarcela.

Sentite ancora:
"(la) ubriacatura mediatica di quel periodo (i "giornaloni", ndr.)...individuava i colpevoli del disastro nei dipendenti fannulloni e privilegiati.. Si era trovato l'italico capro espiatorio. Peccato che i numeri dicessero il contrario (li avete mai sentiti a Ballarò o da Santoro?), che il costo del lavoro in Alitalia fosse il più basso in assoluto, inferiore alla media europea, mentre invece le spese per l'organizzazione della compagnia costassero ben il 94% dei ricavi, contro la media europea del 63% (ormai Malpensa "segata" dall'Europa, e il mandarinato mandato a gestire da entrambi i "poli", stavano dando i
loro...frutti, ndr.)
....Ma dove l'arte dell'harakiri raggiunge il suo culmine è nella cura proposta dal nuovo staff per rilanciare Alitalia, che, in pratica, licenzia circa 10.000 lavoratori tra i più anziani ed esperti (in un campo dove il know-how fa la differenza, è un autogol...notevole), e punta alla resurrezione in un piano denominato "Fenice"...mantenendo Alitalia nell'eterno limbo dimensionale di una compagnia troppo piccola per essere n vettore globale e troppo grande per uno regionale a strutturando la flotta principalmente sul medio e corto raggio, pensando che basti far scendere il costo del lavoro per battere le low cost o mettersi sotto l'ombrello del monopolio delle rotte nazionali, imposto dallo Stato per fare ricavi, dimenticandosi dei treni ad alta velocità
..."

E ci stupiamo ancora se tutta la nostra classe politica, ignorando il problema dell'euro e dello spaventoso deflusso di capitali che esso determina senza alcuna convenienza per l'Italia, unitamente al "blocco", tanto virtuoso, della spesa per investimenti determinato dall'introduzione della banca centrale indipendente "pura" (italica o, ancor peggio, €uropea), ragioni, ogni giorno "a reti" e "Draghi" unificati sulla riduzione del costo del lavoro come unica via d'uscita.
Il cialtronico passe-partout suicida, che crede che per "COMPETERE" (altro che solidarietà nella "cornice europea"), si debba distruggere la domanda interna, il risparmio e ogni ambiente minimamente invitante per l'effettuazione degli investimenti. Aspettando il Godot degli IDE, cioè quella che intendono come una sorta di salvifica "beneficenza", fatta da parte di "razze umane superiori" a cui, nell'interesse dei loro profitti, bisogna stendere tappeti rossi e coprirli di ghirlande mentre vengono a colonizzarci!

E infatti, l'articolo prosegue:
"... A meno che la politica si accorga che svendere il paese come ha fin qui fatto, per difendere interessi di banche o di supposti industriali che ben poco hanno a che vedere con queli della nostra nazione, è un boomerang che alla fine si ritorcerà sulle sue innumerevoli colpe..."

Come si fanno allora gli interessi italiani, questa cosa "bestemmiosa", agli occhi degli "internazionalisti €urofili d'accatto"?

"Non certo allungando il cassonetto della CIGS come fino...proposto, nè tanto meno paventando l'entrata in un'alleanza come Air-France-Klm dalla porta di servizio come una vittoria...
Anni fa proprio un manager italiano, Michele Levi, salvò la compagnia israeliana El-Al da un disastro molto simile...e, nel giro di due anni, senza licenziare nessuno (probabilmente non era un "bocconiano" ndr.), seppe portarla a dei record di ricavi mai registrati prima. Ed era pure console onorario italiano a Tel Aviv.
Siamo un paese che gode di una posizione invidiabile al centro del bacino del Mediterraneo e contemporaneamente dell'Europa, possediamo flussi migratori che potremo facilmente riconquistare, siamo ancora una potenza turistica: tutti fattori che posseduti anche singolarmente farebbero la fortuna di un vettore aereo. Chissà perchè Air France tutt'un tratto, dal disinteresse più totale, è passata alla fretta di chiudere il tutto per un piatto di lenticchie. Non sarà per caso che l'araba Etihad, entrando con una QUOTA MINORITARIA, ma anche una cinquantina di opzioni su aeromobili di lungo raggio, potrebbe trasformare Alitalia in un competitor di prim'ordine da attuale fedele vassallo
?"

Ma non c'è pericolo: qui in Italia vale la legge di Murphy. Bocconi way, of course, e col massimo sforzo istituzionale.

A proposito: naturalmente non vi sfugge la distinzione tra la cessione, agli stranieri "concorrenti", del controllo di una società, a dir poco, strategica, e una joint venture con convenienza reciproca, cioè valorizzando la vocazione naturale dell'industria italiana interessata, e senza perdere il controllo?





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