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I GATTINI CIECHI FIGLI DEL FISCAL COMPACT DIVENNERO LEONI DIVORATORI-1

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1- PREMESSA IN BASE AL SALDI SETTORIALI DELLA CONTABILITA' NAZIONALE.
Il deficit di bilancio italiano, cioè l'indebitamento pubblico, attuale, per espressa ammissione della nota di aggiornamento del DEF (e per estenuanti discussioni stile "sesso degli angeli", come vedremo), ammonta a 3,1 punti di PIL.
Ora noi sappiamo che questo deficit è matematicamente composto (in proporzione diretta) dal saldo positivo del risparmio del settore privato e (in proporzione inversa), dal saldo delle partite correnti con l'estero.
La formula risulta (T-G)= (S-I)- (X-M+RNE); a sua volta sintetizzabile in CAB, cioè current account balance). Allo stato, a un deficit pubblico di 3,1 corrisponde un attivo CAB, cioè della partite correnti con l'estero, di circa 0,6 punti. Dal che si deduce che il risparmio del settore privato (famiglie e imprese), è stimabile nella risultante di 3,7 punti di PIL.
Ma sappiamo anche che questo deficit corrisponde anche, nella sua pratica totalità, alla corresponsione di una parte degli interessi passivi sul debito pubblico. La restante parte dell'onere di questa corresponsione di interessi dovrebbe essere fronteggiata dal saldo primario, cioè dalle maggiori entrate dello Stato rispetto alle spese.
Tale ultimo saldo, sempre a quanto si dice nel DEF, è stimato, per l'anno in corso, in 2,4 punti di PIL. Quindi, e i calcoli "quasi" tornano, la misura del deficit di bilancio sommata a tale saldo primario dovrebbe darci l'incidenza totale sul PIL degli interessi passivi. Il DEF la indica in 5,4 punti di PIL: ma lo fa evindentemente sottostimando il deficit stesso al "programmatico" 3%, e non all'attuale ed effettivo 3,1 (infatti 3,1+2,4 darebbe in realtà 5,5; ma si tratta di una sottostima accettabile, per ora: salvi effetti, inevitabilmente aggravanti la recessione, determinati dalla manovrina di aggiustamento in questa misura).

Da notare che il saldo primario, in sè, indica con un certa approssimazione (tanto più significativa quanto più si sia in un ciclo economico negativo, per crisi da "domanda") due aspetti: il primo è la misura dell'output-gap, cioè della minor crescita del PIL, che è provocata dal seguire politiche fiscali restrittive in situazione di debolezza della domanda (interna ed estera).
Ed infatti, ad un saldo di 2,4, corrisponde una recessione attuale di 1,8, che è esattamente la misura del saldo stesso meno l'attivo CAB registrato (2,4 - 0,6). Questo ci conferma la via seguita dai governi filo-€uropei, per ora senza successo, per tornare alla crescita: comprimere fiscalmente la domanda interna per perseguire un attivo commerciale estero. Una via suicida, come abbiamo già visto.
Anche nel 2012 questa calcolo "empirico" torna quasi del tutto: abbiamo avuto un avanzo primario al 2,5 e un disavanzo (deficit) del CAB pari a -0,3; il che indicherebbe una recessione effettiva a circa 2,8 punti, anche se l'Istat ufficialmente accredita una recessione 2012 a -2,5, che implicherebbe un pratico pareggio del CAB a fine anno. Potrebbe dipendere dal sistema e dal momento dei rilievi, cioè dal "se" essi siano stati fatti in modo temporalmente comparabile ed omogeneo.
Ma dipende anche dal fatto che questo output-gap 2012 è una variazione negativa del PIL rispetto alla crescita "naturale" del 2011, variazione che si è innescata, a seguito delle manovre fiscali scatenate dalla lettera BCE e dall'irrompere di Monti, su una debole crescita 2011 che, in assenza di tali folli manovre, sarebbe altrimenti stata, appunto, intorno allo 0,3 (e che grosso modo, in ipotesi, si sarebbe riflessa anche nella prima parte del 2012). Col che i calcoli tornerebbero al centesimo.

La seconda cosa che indica il saldo primario è anche quanta parte dell'onere del debito pubblico è corrisposta al settore estero.
Qui la misurazione esatta risulta un pò più spinosa, perchè pur sapendo approssimativamente quanta parte del debito pubblico è attualmente in mani estere, non è agevole determinare l'esatta corrispondenza dei rendimenti medi: è da presumere ad es; che il settore estero si tenga in mano emissioni a lungo termine, particolarmente vantaggiose, di debito emesso alla fine degli anni '90, tra la fine del periodo di "convergenza" verso l'euro e l'introduzione dello stesso.
Sappiamo però che, a seguito dei rivolgimenti avvenuti sul piano dell'austerità fiscale e delle politiche BCE di sostegno monetario alle banche (i famosi LTRO), il debito estero-detenuto dovrebbe essersi ridotto in misura pari a circa il 40,4% mentre la restante parte è in mani italiane.
Ciò ci dice che, grosso modo, dei 5,5, punti di PIL di onere degli interessi, una parte rimarebbe in Italia, per 3,27 punti, e una parte andrebbe all'estero per 2,23 punti, il che equivale quasi del tutto al 2,4 di saldo primario (rendimento pro-estero tarabile in funzione del possesso dei titoli ad alto rendimento e di lungo termine sopra menzionati).

Abbiamo pure visto, se sono riuscito a farmi seguire fin qui, che il risparmio privato annuale è, allo stato dei dati disponibili, pari a circa 3,7 punti di PIL.
Ma questo, appunto, per la sua parte preponderante è composto da interessi corrisposti sul debito pubblico. Cioè il risparmio privato "effettivo", non determinato da trasferimenti di interessi, (non la sua misura assoluta "contabile" determinata come abbiamo visto dal sistema della contabilità nazionale) dovrebbe essere pari a un mero 0,43.
Per stimare il senso contabile del restante ammontare "approssimativo" dell'onere degli interessi pubblici mantenuto in Italia, dobbiamo pure considerare che l'87% del debito, in media, appartiene a soggetti finanziari (bancari principalmente) e solo il restante 13% circa alle "famiglie" (imprese non finanziarie e privati cittadini).Dunque, allo 0,43 di risparmio privato - che corrisponde però anche a profitti collocati in riserva dalle imprese di ogni genere, incluse le banche- dobbiamo sommare un 3,27x0,13= 0,42 di interessi corrisposti, presumibilmente, al settore NON bancario-finanziario italiano.
Senza farla troppo lunga, poichè dovremmo esattamente scorporare dallo 0,43 i profitti "autonomi" del sistema bancario-finanziario, possiamo dire, sempre per approssimazione deduttiva, che il sistema bancario italiano realizza all'incirca un risparmio di ben oltre 3 punti di PIL (circa 47-48 miliardi).
Il che ci indica anche, in misura altrettanto approssimativa ma "corrispondente", una fondamentale componente del credit crunch attuale: cioè del risparmio non erogato al settore privato non finanziario che, nel totale, è stata stimato, appunto, da Bankitalia in oltre 3 punti di PIL "medi" nel 2013 (figure 2 e 3).
In pratica, la contabilità nazionale per "settori", conferma che le banche utilizzano la liquidità conferitagli dalla BCE per acquistare debito pubblico ed incassarne gli interessi, ma non convertono tale liquidità in prestiti all'economia reale.
E' da dire che lo stesso studio Bankitalia conferma che le sofferenze bancarie, cioè i crediti ad alto rischio di non restituzione, "veleggiano" ormai verso i 9 punti di PIL (140 miliardi), giustificando il serpente creditizio che si morde la coda attuale.
Ma tutto ciò altro non indica che tutto il sistema del risparmio privato è in una sostanziale trappola della liquidità, cioè non si trasforma in investimenti nell'economia reale: intesi come ricostituzione e realizzazione di impianti produttivi vecchi e nuovi. Questo fenomeno è il combinato di bassa domanda, in particolare interna, e di interessi sempre decrescenti a seguito della concomitante spinta deflattiva che investe l'Italia e in realtà praticamente tutta l'area euro.
Tant'è che, un altro studio Bankitalia, ci dice che la contrazione degli investimenti lordi, per il solo anno 2012, è (parrebbe essere: fig.8.1) stata di 1,5 punti di PIL; mentre nel 2013 sarebbe prevista una, ancorchè debole, ripresa.
Ma così non è, dato il "volume" del credit crunch ed il differenziale conseguente del costo del denaro rispetto agli altri competitori dell'area-euro, che ci dà una misura della recessione data da un punto di PIL in meno di consumi e da un'ulteriore flessione degli investimenti di circa 1,4 punti (infatti la recessione sarebbe all'1,8 ma dalla risultante negativa di consumi e investimenti, - 1+ 1,4-, occorre sottrarre lo 0.6 di saldo positivo del CAB).
In pratica la ripresina dell'esportazione sta avvenendo senza nuovi investimenti e senza sostituzione di quelli obsoleti, esclusivamente con smaltimento delle scorte e con sfruttamento del residuo potenziale produttivo.

Il governo, invece, e la stessa commissione UE, si aspettano, a giustificare la ripresa, rinviata per l'ennesima volta "all'anno prossimo" (in questo caso al 2014), proprio una ripresa degli investimenti privati (!), sia pure, per la Commissione, più moderata del previsto e del necessario...e muovono pure un rimprovero, sebbene continuando a predicare austerità maggiore sui conti pubblici!!!
Ma in situazione di "trappola della liquidità", corrispondente a un risparmio bancario del tutto scisso dall'economia reale, nonchè di ulteriore forzata limitazione del deficit fiscale, - unita alla prospettiva di raggiungimento del pareggio di bilancio "tecnico-contabile" costituzionalizzato (-0,5)-, la pratica impossibilità di investimenti pubblici aggiuntivi, addirittura tagliati dalla legge di stabilità per i prossimi 3 anni, rende praticamente irrealistica questa previsione.
In assenza di un sostanziale incremento degli stessi investimenti, ma anche consumi, pubblici, gli investimenti privati non si sbloccheranno: non ce n'è ragione logica al mondo e gli animal spirits si tengono stretti la propria liquidità, non volendo rischiare in un sistema con un domanda ulteriormente indebolita dalle politiche fiscali insistite imposte da Bruxelles.
Si tratta di uno dei principi fondamentali dell'economia keynesiana: esattamente quella che a Bruxelles non conoscno più. Preferiscono il "meraviglioso mondo di von Hayek" del "libero capitale" in libero mercato...senza Stato.

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