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L'IPOTESI FRATTALICA UN ANNO DOPO: LO SHIFT FENOMENOLOGICO SUL 1943 (2014).

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Proviamo a ritornare alle "radici" dell'ipotesi frattalica a circa un anno dalla suaprima formulazione.
E vedrete anche come questo ripensamento dei suoi presupposti, riesca, in una certa misura, a gettare luce sulle "opacità" del complessivo scenario economico mondiale evidenziato nell'ultimo "aggiornamento".
Nella formulazione "primigenia", avevamo compiuto una valutazione inesatta (lo dico senza difficoltà), dicendo: "Il 1992 più o meno corrisponde quindi al 1922: marcia su Roma del 28 ottobre (per quanto Maastricht venga firmato a febbraio 1992 e entri in vigore all'inizio del 1993, ma si tratta di dettagli: cioè sfasature di qualche mese di eventi comunque di "durata").
La fine del regime si colloca "naturalmente" a distanza di circa 21 anni (cioè nel 2013)".


Ora questa ricostruzione pecca(va) di imprecisione temporale, il che in un'ipotesi frattalica è un errore non di poco conto. Insomma, sono stato poco accurato.
Il punto, in effetti, è sostanziale: se associamo fascismo e instaurazione del regime "ordoliberista", istituendo un parallelo, dobbiamo altresì cercare l'essenza dei fatti storici messi in correlazione con il massimo rigore "fenomenologico" possibile.
In tale direzione, ci aiutano le acquisizioni focalizzate nel seguito dello svolgimento del discorso su questo blog: come abbiamo avuto più volte modo di argomentare, il punto focale è la instaurazione di un nuovo assetto costituzionale de facto, incompatibile con quello formalmente vigente che, a sua volta, non viene espressamente modificato, quantomeno al momento della medesima instaurazione di tale nuovo assetto di governo.


A seguito della marcia su Roma del 28 ottobre 1922, in concreto, lo Statuto Albertino non risultò modificato o abrogato, e la "formalizzazione" del nuovo potere conseguì al rispetto formale (certo non sostanziale, come anche nel caso di Maastricht) delle regole costituzionali del tempo, avendosi il seguente 30 ottobre 1922 il conferimento dell'incarico di formare il governo allo stesso Mussolini da parte del Re, legittimamente competente ad adottare tale atto (si veda qui: L'evoluzione parlamentarista dello Statuto cessò completamente con l'avvento della dittatura fascista. Nel corso degli anni lo Statuto venne gradualmente messo da parte attraverso leggi ordinarie contrarie allo spirito dello Statuto stesso: si pensi alla fine della libertà d'espressione, l'istituzione del Tribunale speciale per la difesa dello Stato o alle leggi razziali).

Dunque, in quel caso, l'atto genetico della sovrapposizione di ordinamenti, portatore di un progressivo svuotamento di quello previgente e, (in linea giuridico-formale), persino legittimante l'introduzione del secondo, è rintracciabile nell'incarico ministeriale del 30 ottobre 1922, proprio in quanto primo momento di attuazione, apparentemente legale, della operatività del nuovo regime (susseguente alla "marcia su Roma", atto giuridicamente illecito, sanato dal successivo incarico).
Nel caso di Maastricht, è pur vero che la legge di ratifica è praticamente coeva, nel corso dell'annualità del 1992, recando la data del 3 novembre 1992 (L.n.454/1992), ma l'entrata in vigore del Trattato, e quindi l'operatività giuridica del momento di sovrapposizione incompatibile col sistema costituzionale (formalmente conservato), risale al 1° novembre 1993. Questo per effetto dalla clausola del trattato, art.R, comma 2, (immessa nell'ordinamento interno) che recita: "Il presente trattato entrerà in vigore il 1° gennaio 1993, se tutti gli strumenti di ratifica saranno stati depositati; altrimenti, il primo giorno del mese successivo all'avvenuto deposito dello strumento di ratifica da parte dello Stato firmatario che procederà per ultimo a tale formalità". Circa le vicende che condussero alle ratifiche potete ricostruirle qui.
Ed è perciò da tale epoca che, a rigore, occorrerebbe far risalire l'inizio dei (circa) 21 anni equivalenti al regime fascista nell'ambito dell'ipotesi frattalica "corretta", con una scadenza terminale che perverrebbe proprio nell'estate del 2014: è un mero calcolo di "equivalenze" e ovviamente prendetela col beneficio legato alla mera effettuazione di un calcolo aritmetico-analogico.
E' un'ipotesi, quasi "divinatoria" e, per di più, non corrisponde a ciò che è in assoluto "auspicabile" (quantomeno per il sottoscritto), ma soltanto al tentativo di creare una traccia che sia coerente con la ricerca di similitudini, che, laddove si ammetta che esistano, possono condurre ad "agganciare" un corso futuro degli eventi dotato di una propria logica, interna alla Storia.

Dunque, in chiave fenomenologica, è possibile identificare uno sfasamento di operatività dei rispettivi "regimi" (contra constitutionem pro-tempore vigente), di circa un anno rispetto alla ipotesi frattalica formulata un anno fa.
Il "ricalcolo" così effettuabile risolve molte questioni: ad esempio rispiega meglio, in termini di parallelismo, l'arco temporale della sudditanza "bellica" italiana alla Germania tra l'entrata in guerra e il disastro militare del 1942 (fronte russo e El Alamein), e il parallelo attuale coinvolgimento italiano in una serie di azioni politiche orchestrate dalla supremazia politico-economica tedesca, appunto conflittuali sia rispetto all'interesse nazionale che alla stessa armonia dell'ordine (economico e sociale) internazionale, perturbata dalla linea pan-germanica della competitività aggressiva orientata all'esportazione. Questa serie di azioni cominciano nello stesso 2011 (1940) e culminano nel 2013 (1942).

Non so se mi sono spiegato con sufficiente chiarezza, ma l'entrata in guerra va fatta coincidere con l'inizio precedente delle ostilità, nel 2010 (1939), con l'elaborazione-approvazione del six packs e la fissazione delle premesse del fiscal compact (cioè con l'espressa intenzione di mettere a ferro e fuoco l'Europa aggredendo il problema "conseguenziale" del debito pubblico), e quindi, successivamente, con la vendita Deutschebank dei titoli italiani da essa detenuti e la ben nota lettera di Draghi, che portò alle 3 manovre fiscali filo-tedesche nel solo 2011. Una vera mobilitazione bellica, tesa in definitiva non tanto a risanare quello che era ben compreso come un effetto, cioè il "dissesto" dei conti pubblici in nome dello spread, quanto a perseguire, via compressione della domanda interna, la correzione dello squilibrio delle partite correnti).

Non mi dilungherò sulle evidenti implicazioni di questa "ricalibratura" temporale che pospone il parallelismo di un anno, dato che i più accorti lettori si possono sbizzarrire a trovarne a iosa, anche solo ripercorrendo, con occhio consapevole, gli eventi susseguenti all'estate del 2011 e fino ad oggi (fine del 2013, ma "frattalicamente", la fine del 1942).

Se si potesse accedere a questa ipotesi come valida, sono però di nuovo in gioco tutti gli altri elementi dello scenario che si affacciarono nel corso del 1943 e cioè, nella nuova ipotesi "shifted forward", nel 2014.
Vediamo un pò:
1) il 25 luglio, si potrebbe trovare nuovamente entro la seconda metà del prossimo anno. Ma come si manifesterebbe?
Indubbiamente con una presa di distanza degli stessi liberisti dalla linea "bellica" filo tedesca, cioè politico-economica,
incentrata esclusivamente sulla correzione deflattiva in funzione "commercial-competitiva" in precedenza seguita (che sacrifica investimenti e consumi, affidandosi al solo elemento della deflazione salariale, insostenibile in UEM, fuori dalla Germania, per l'inarrestabile aumento della disoccupazione). E questa presa di distanza con riverberi portati ai massimi livelli istituzionali.
Ma senza abbandonare formalmente la linea "liberista", ovvero "italian tea-party", e, quindi, senza arrivare ad una rottura aperta con la governance UE in mano all'influenza tedesca; cioè senza riconoscerne la intrinseca connessione di essa con un'impronta che predica, in contrasto con il dettato costituzionale, l'idea della riduzione della spesa pubblica, assunta come inefficiente e improduttiva, a vantaggio di una progressiva privatizzazione presentata come "indispensabile" e salvifico "fare", . Una concezione che continuerà a coinvolgere settori come quelli pensionistico, sanitario, la compressione del relativo apparato di personale e strutture, nonchè la "messa sul mercato" di ogni possibile bene pubblico, considerato suscettibile di miglior sfruttamento da parte degli investitori privati, preferibilmente stranieri. Si tratterebbe di una linea che vedrà, con ogni probabilità, la privatizzazione oltre che pubblico-industriale (già intrapresa) anche quella(quantomeno gestionale) di spazi demaniali marittimi, di poli museali e beni artistici e archeologici, delle società miste di gestione dei servizi pubblici locali e via dicendo;

2) Il tutto accompagnato da sgravi fiscali che siano coerenti con questa idea del crowding-out, cioè della incentivazione degli investimenti privati derivante dallo smantellamento del settore pubblico: riduzioni di aliquote/pressione fiscale sull'attività di impresa, fiscalizzazione del cuneo fiscale, misure di maggior flessibilizzazione in uscita dei rapporti di lavoro, investimenti di pubbliche risorse in strutture direttamente serventi il sistema delle imprese prescelte per questo rilancio. Cioè supply side policies nel senso più stretto del termine, in funzione delle quali soltanto affermare, semmai, l'abbandono di vincoli sul deficit, che si riveleranno comunque incompatibili con qualsiasi ipotesi di crescita, includendosi in ciò la tentata rinegoziazione del fiscal compact, in quanto cioè da realizzare rigidamente entro il 2015. Nessun riconoscimento dell'esigenza di rilanciare la domanda interna, cioè il potere d'acquisto dei lavoratori e la sopravvivenza delle PMI che agiscano essenzialmente su questo settore della domanda.

3) Ciò non di meno, il tentativo di "rinegoziazione", funzionale a questo disegno, sarà condotto da forze che vorranno legittimarsi come capaci di una "rottura" rispetto al recente passato, animate dall'esigenza pratica di sfruttare comunque il controllo propagandistico finora ottenuto nel solco "Statodebitopubblicospesapubblicaimproduttivacorruzionecastabrutto". E, ciò non di meno, questa linea cercherà da un lato un appoggio negli USA, dall'altro di realizzare l'impossibile compito di svincolarsi dalla interferenza decisiva della UE-Commissione-Bundesbank, senza suscitarne la reazione rabbiosa e vendicatrice;

4) più difficile da prevedere, come al solito, è la natura del fattore "intervento USA": questo pare connettersi, ormai, alla
conclusione del trattato di libero-scambio transatlantico, ma potrebbe risultare mitigato, rispetto alla linea puramente ordoliberista instauratasi in UEM, per esigenze, più volte qui sottolineate, connesse alla diversa consapevolezza che negli USA si sta (ri)affermando circa il legame tra fine della crisi UEM e rilancio della domanda interna, e quindi dell'occupazione , se non dei livelli salariali, (ma proprio qui è il punto irrisolto della attuale linea USA).
Questo legame segna, molto in concreto,
il livello di convenienza di un trattato di libero scambio, che si troverebbe altrimenti ad operare in un ambiente UEM troppo privo di attrattive e afflitto dal dominio incontrastato dei creditori bancari (tedeschi, rispetto all'intera area, anche francesi rispetto all'Italia), in vena di deleverage e quindi di una ostinata compressione di consumi, credito al settore privato e della stessa occupazione (riduttiva della massa dei potenziali consumatori dei beni delle multinazionali interessate);

5) in questo scenario nordamericano in chiaroscuro, per la verità trainato da ciò che sta già avvenendo nel resto del mondo, la stessa linea di sostegno USA all'avvento dei
"nuovi" politici (ma conservatori nelle linee essenziali), potrebbe finire per essere condizionata da una pace separata che li costringa formalmente e palesementea prendere le distanze dalla linea tedesca, per arrivare ad un "armistizio" divaricatore sulla linea dell'aggressività commerciale che esigerebbe, sia pure obtorto collo, misure di rilancio della domanda interna.
Che, però, nella impresentabilità così sopravvenuta degli autori del neo-25 luglio, finirebbe per far ricercare agli USA degli interlocutori "interni" all'Italia meno compromessi da una tardiva resipiscenza sul "ce lo chiede l'Europa", e meno circondati dalla impopolarità che conseguirà alla presa di distanza che dilagherà nella base elettorale verso chiunque sarà associabile con questa pluridecennale prevaricazione sulla democrazia dei diritti e del benessere.
Attenzione, come già nell'ipotesi frattalica originaria, l'individuazione di questi "interlocutori" potrebbe derivare sia dall'emergere di elementi "resistenziali" noti alla pubblica opinione sia dalle (connesse) scissioni che percorrerebbero le attuali formazioni politiche principali, già soggette a forti tensioni di cui solo la (frettolosa ed imperfetta) liquidazione della vicenda Berlusconi ha finora impedito di manifestarsi;

6) la legittimazione da parte degli USA di interlocutori diversi da quelli comunque divenuti invisi alla schiacciante maggioranza del popolo italiano, sarà tanto più forte quanto più gli parrà necessario conservare equilibri geopolitici nell'area europea e mediorientale, rispetto alla
possibile espansione dell'influenza russa (i "nuovi " carri armati di...Putin).
Questa influenza, nella nuova forma del rapporto privilegiato legato alle forniture di materie prime per la produzione di energia e di
promozione di joint venture industriali meno invasive degli IDE colonizzatori propugnati dall'ordoliberismo, filogermanico e più "realista del re" rispetto alle stesse multinazionali USA, potrebbe indurre gli stessi USA al recupero di una linea economica più conciliante, rispetto ad elementi come la flessibilità dei cambi, il sostegno delle banche centrali alla monetizzazione del debito pubblico corrispondente al deficit, allo stesso abbandono di tetti al deficit in vista del ristabilimento di livelli di crescita e di consumi accettabili (proprio per la stessa convenienza del trattato di libero scambio).
Tutte misure che lo stesso FMI, in certe sue aperture, già sta preannunziando come possibili "ritorni" sull'orizzonte delle politiche economiche e fiscali considerate, entro certi limiti, auspicabili.

Il quadro così tratteggiato diviene certamente più chiaro rispetto alla ipotesi originaria; non nascondiamo che la proiezione predittiva di eventi come questi non si limiterebbe al 2014, com'è evidente una volta che lo si ricalibri sul 1943, ma esigerebbe uno sviluppo in un arco di tempo di almeno tre anni. Il cui punto di approdo, anche questo dovrebbe ormai essere chiaro, non sarà costituito dal semplice evento della rottura dell'Unione monetaria, che potrebbe intervenire anche prima, ma lasciando irrisolti molti dei nodi posti dalla permanenza di una classe dirigente e di una cultura mediatica "ordoliberista".
Quella che rimane la migliore speranza è un "certo" ripristino delle Costituzioni democratiche redistributive e pluriclasse. Magari rafforzato da una revisione costituzionale in senso inverso a quella ora perseguita: cioè volta a precisare le norme fondamentali in modo che "tutto questo non si possa ripetere mai più".

Ma, com'è in premessa della natura "giocosa" (non "scherzosa", beninteso) dell'ipotesi frattalica, tale in quanto esercizio predittivo-intuitivo e non scientifico-induttivo (ma non necessariamente in contrasto con esso), rimangono alcune domande nello spirito del "divertissment".
Insomma, ci attende un futuro piuttosto immediato e denso di "svolte", se si aderisce a questa interpretazione (ma non si dovrebbe trattare di una sorpresa, anche solo usando la propria accortezza razionale in base a dati che si manifestano con evidenza fuori dalla censura mediatica della realtà italiana).
E le domande che ci possono "incuriosire", e la cui risposta è alquanto agevolata dai fatti ora noti e collocabili nello sviluppo ora ipotizzato, andrebbero a connotare la previsione nei suoi svolgimenti storici imminenti. Tali domande potrebbero essere le seguenti:
1) quali eventi comparabili allo sbarco in Sicilia ed al bombardamento di Roma potrebbero innnescare il nuovo 25 luglio?
2) chi ne sarà, "badoglisticamente", parlando il protagonista attivo?
3) quali potrebbero essere i concreti sviluppi in cui si manifesterà l'8 settembre e il conseguente periodo di conflitto interno?
Qualche idea, personalmente, ce l'avrei. Ma sono sicuro che anche a voi non manchino...

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