Il caro vecchio Olli torna alla carica, addirittura ringalluzzito, rimproverando l'Italia sulla riduzione del debito.
Se lui rimane "scettico" sugli introiti delle privatizzazioni, che in effetti l'Italia si è formalmente impegnata con la Commissione ad effettuare per una valore di 1 punto di PIL per ciascuno dei prossimi 3 anni (almeno), si figuri noi. Vale a dire "noi" che, al contrario di "lui", siamo capaci di scontare gli effetti dei mancati introiti di profitti (ovvero di trasformazione dei profitti da entrate in welfare bancario: v. Bankitalia) sull'andamento dei conti pubblici.
La cosa veramente grave delle affermazioni di Olli, sta nel fatto che la riduzione del debito è impossibile se nel frattempo "sganciamo" all'Europa sommette per oltre 50 miliardi per salvataggi bilaterali e per la partecipazione a fondi di salvataggio di cui non potremmo godere per effetto del rating dei nostri titoli; senza contare che, inoltre, siamo gravati da un passivo annuo di 6,7 miliardi di contribuzione negativa, rispetto ai fondi teoricamente ricevuti, al bilancio dell'intera UE (che tra l'altro, secondo la Corte dei conti UE!, assegna i fondi con criteri errati e illegittimi).
E l'Olli ci batte pure di cassa, come si dice a Roma, affermando che l'Italia non potrà invocare la clausola di flessibilità a causa di questo inadempimento sull'ammontare del debito. Il fatto è che, dice il governo, noi avremmo scelto "l'aggancio alla ripresa"...!
Ma un punto emerge con assoluta chiarezza: è palese che il "vincolo esterno", a fronte di una lettura minimamente rigorosa dei trattati, è andato troppo oltre.
Siamo ormai di fronte ad un'applicazione contraria ai principi costituzionali di lecita incidenza dei trattati sull'ordinamento interno, che presuppongono la stra-detta "condizione di parità" con gli altri Stati partecipanti ad un'organizzazione internazionale, ma pure nelle spire soffocanti di un diritto opaco, vago, totalmente discrezionale e neppure più agganciabile nè alla causa cooperativa (sempre art.11 Cost.) nè alla lettera dei trattati base, intesi secondo criteri emerneutici di buona fede.
Insomma, si è veramente andati troppo "oltre". Sta di fatto che la permanenza nell'euro, - perchè di questo si tratta, anche rispetto alla via maestra di respingimento del fiscal compact- secondo ogni criterio di ragionevolezza e di costituzionalità, è ormai insostenibile.
Quindi, a partire da questi giorni state bene attenti a ciò che accade, a cominciare dal mondo ordoliberista "mascherato" (ormai malamente) dei media e delle trasmissioni PUD€.Non mi stupirei allora se, dopo il "formiglioso" (a corto di "fogni"), persino Ballarò iniziasse a prendere la distanze da se stesso. Il che costituirebbe la più grande cartina di tornasole che i topi stanno iniziando ad abbandonare la nave che affonda.
Ciò renderebbe, tra l'altro, automaticamente la pavida ed ambigua uscita di Grillo sulla questione, come una prudente posizione di retroguardia (ma insomma: se ha capito che l'euro è "il problema", lo dicesse, e cercasse di coagulare una maggioranza di governo per prendere decisioni sul punto, assumendosene la responsabilità, senza fare delle confuse analisi in cui getta il sasso e poi nasconde la mano dietro a un referendum giuridicamente improponibile e suicida dal punto di vista della vulnerabilità ai mercati).
Ciò renderebbe, tra l'altro, automaticamente la pavida ed ambigua uscita di Grillo sulla questione, come una prudente posizione di retroguardia (ma insomma: se ha capito che l'euro è "il problema", lo dicesse, e cercasse di coagulare una maggioranza di governo per prendere decisioni sul punto, assumendosene la responsabilità, senza fare delle confuse analisi in cui getta il sasso e poi nasconde la mano dietro a un referendum giuridicamente improponibile e suicida dal punto di vista della vulnerabilità ai mercati).
Intanto, i cittadini democratici, si iniziassero a preparare per la nuova Costituente democratica.