A. Partiamo dal famigerato post del 31 ottobre sui "dipendenti pubblici".
E cerchiamo di ribadire la radice essenziale del problema che, all'indomani del convegno di Pescara, si era cercato di definire in questi termini:
L'impressione nettissima è che se si dice che il dissentire, attraverso una ormai stratificata accumulazione di dati e analisi impressionanti, dalla versione continuativa data dai media circa la "costruzione europea", costituisca una "non notizia", siamo al paradosso.La notizia, in verità, a questo punto, la diventano loro, i media.E infatti, il "sistema" dei blog (e non solo: diciamo il dibattito scientifico libero), ha decostruito la loro versione della crisi in modo tale che i "loro" concetti di "politica" e di "economia", assunti in una rigida separazione che renderebbe la prima un qualcosa che, anche solo in ipotesi, sarebbe separabile dalla seconda, sono la vera notizia.La notizia sta nell'ostinazione di questa versione "scissa", che porta dritti alla totale incomprensione dei problemi. Una incomprensione semplificatrice, controfattuale, e come tale, inadeguata e, in definitiva, rozza.La suggestione di questo circolo vizioso che si autoalimenta, creando fattoidi che vivono fuori dalla realtà, quindi simulacri esclusivamente a dimensione mediatica - italiana (nel resto d'Europa e del mondo le cose vanno diversamente) è tale che abbiamo sentito dire che l'euro, con la crisi industriale, comprese le questioni ILVA o Alitalia, non c'entra
In quella stessa sede, come fonte privilegiata di "ammissione dello stato delle cose", si era fatto riferimento a quanto rappresentato dallo stesso Massimo Rocca "e da Vito Lops, che hanno rispettivamente offerto un quadro del "vincolo europeo" in salsa finanza al controllo dei media e della problematicità dei trattati (per quanto un pò "understated")".
B. Non farò un'ulteriore elencazione di premesse sul punto "questione mediatica", dato che non solo ne abbiamo parlato innumerevoli volte, ma voi stessi offrite ormai un esauriente e "allucinogeno" aggiornamento delle concrete manifestazioni, sempre più macroscopiche, di questo fenomeno.
Mi permetto di ribadire un riassunto dei termini generali della questione (seppure significativamente formulati partendo dal problema della "inconsapevolezza" dei pubblici impiegati, che, sotto il profilo in questione, sono in realtà paradigmatici più che "caratterizzati"):
1) dal punto di vista della conferma empirica di quanto qui sostenuto sulla base dei meccanismi del mercato del lavoro orientato alla deflazione salariale innescata dal settore pubblico, gli interventi di Fiore e Simone sono perfettamente complementari tra loro;2) è vero: esiste una spaccatura generazionale rispetto al pubblico impiego (ma direi ormai appunto generalizzata, ndr.): e la cosa assurda è che i giovani siano pericolosamente privi di coscienza della loro stessa condizione a causa dell'efficienza della propaganda mediatica eurofila;3) la componente "senso di colpa" gioca un ruolo essenziale su tutti gli strati sociali e generazionali, poichè l'abilità della propaganda puddina sta nel ribaltare i meccanismi causa-effetto e nel farlo costruendo un'idea di mondo "complesso" (globalizzato) che solo "essi" possono spiegare;4) stiamo poi parlando del settore dei "servizi" (segnatamente "non-tradable), quello più violentemente esposto alla deflazione salariale nelle mire finali del PUDE. Quindi tutti i dipendenti nel settore servizi, anche nel privato, subiscono le stesse dinamiche: la distinzione si coglie solo se l'impresa-datore non sia in situazione di monopolio o assimilabile. Cioè se possa uscire definitivamente dal mercato;5) ed è in tale caso che si verifica il punto saliente che sfugge a taluni: se perdo un lavoro di un certo tipo e non posso ritrovarlo da nessuna parte, è perchè lo Stato rinuncia alla funzione costituzionale prioritaria di agire per la piena occupazione. E questa passa pure per la stessa creazione del lavoro pubblico.Il solo fatto di ridurre quest'ultimo indebolisce il mercato del lavoro privato sul lato dell'offerta (chi cerca lavoro "offre") e diminuisce una domanda di lavoro che, oltretutto, corrisponde intrinsecamente al sostegno dei redditi generali (per la natura delle attività che svolge nel suo complesso il lavoro pubblico)....E' solo questione di tempo: il loro atteggiamento psicologico (dei pubblici impiegati) finirà alla soglia ormai vicina dei tagli ulteriori apportati a valere dal 2014.Quanto ai privati, il giudizio complessivo che esprimono è indice della stessa identica mancanza di una conoscenza completa della vicenda; cioè segmentano la spiegazione, autoreferendola, esattamente come fanno i dipendenti pubblici.Il punto di incontro tra due consapevolezze parziali, purtroppo, significa un grado di immiserimento generale che non lascerà più spazio (neppure) alla propaganda (tanto anche i giornalisti del Corsera, e non solo, iniziano a pagarlo in prima persona)
C. Diciamo che "è solo questione di tempo" prima dello "smascheramento" del giochino mediatico.
Ma, intanto, di tempo non ce n'è molto per evitare un disastro di proporzioni epocali, mentre, piuttosto, gli eventi che si verificano sullo scenario politico indicano una ulteriore manifestazione del "paradosso" sopra evidenziato: cioè l'intensificazione della versione liberista delle cause della crisi, cosa che, in pratica equivale a un cupio dissolvi mediaticamente indotto negli stessi comportamenti dell'elettorato.
Un problema effettivamente gravissimo, per la democrazia costituzionale (cioè l'unica che abbia una legittimità).
Ne abbiamo conferma da questa attenta analisi di Giulio Sapelli, il quale evidenzia come le primarie siano manifestazione di una scelta collettiva verso una vulgata neo-liberista in salsa moderata (che solo apparentemente può in effetti risultare moderata, a questo punto del manifestarsi della crisi).
Sapelli evidenzia puntualmente, poi, come la "medializzazione e la sondaggizzazione"si uniscano "a forti appoggi nell'establishment con forti agganci nella finanza internazionale".
Tanto basterebbe per comprendere la inscindibilità della questione mediatica dalla corsa verso il baratro cui ci sta conducendo l'ordoliberismo applicato allo spaghetti-pseudo "rinnovamente epocale".
Se quanto allo "smascheramento" dovremmo poter "credere" che si tratti di un effetto inevitabile, via via che il "tappo" del PUD€ sia sempre più saltato, portandoci così alla fase della "crisi finale" del regime ordoliberista, cioè all'ormai manifesto incombere del 25 luglio "tea party", significa che dobbiamo prepararci alla Liberazione.
Cioè alla esigenza di agire tempestivamente, se le condizioni incontrollabili dello sfocio della crisi (successivo ad un auspicabile 8 settembre frattalico) lo consentiranno, a porre le basi di una rinnovata democrazia che rimuovva gli ostacoli oggi frapposti allo scongelamento del modello costituzionale.
Ieri abbiamo visto come la questione "risparmio, credito, moneta e...piena occupazione" possa e debba trovare soluzione regolandola "in apice", cioè nella Costituzione, mediante una riformulazione più ampia dell'art.47 Cost. che consenta di chiarire la stessa questione della indipendenza, nelle sue varie forme, della banca centrale (compatibile con un ordinamento democratico).
D. Ora vi propongo uno schema di ridisciplina della informazione che consenta di ottenere, mediante un intervento legislativo indispensabile, la piena attuazione dell'art.21 Cost., ostacolata in modo sostanziale dalle vicende degli ultimi 30 anni (il cui spartiacque, più che mai, è individuabile proprio nella narrazione mediatica che consentì, senza colpo ferire la realizzazione del "divorzio" tesoro-Bankitalia).
Queste le linee della nuova possibile disciplina:
Il legame tra gli interessi privati dei “poteri di fatto” economico-finanziari e la difficoltà di garantire una corretta informazione si manifesta nell’assetto proprietario delle società editrici di ogni tipo di “medium” (per prime, stampa e televisione), suggerendo di por mano ad una nuova disciplina della materia “informazione” conforme all’art.21 Cost.
Se in base all’art.21 stesso, comma 2, “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”,l’implicito ma necessario presupposto di ciò è che, secondo il comma 1 dello stesso articolo, ciò garantisca che “Tutti hanno diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero…”, enunciato principale e prioritario che rinvia alle problematiche di promozione della “effettività” della generale espressione e partecipazione democratica accessibile a “tutti”, quale insita nella fondamentale previsione dell’art.3, comma 2, della stessa Costituzione.
Questo quadro di premessa costituzionalmente necessitata, suggerisce di configurare una situazione di eguaglianza sostanziale e di conseguente “neutralità” dell’accesso al mercato dell’informazione, funzionali a tale effettività generalizzata all’espressione del pensiero, configurando l’impresa mediatica come “editore puro”.
Ciò è implicito nello stesso art.21, laddove prevede che “La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica”. Tale disposizione implica di necessità che:
a) la proprietà del mezzo di informazione non possa essere attribuita direttamente a chi sia un soggetto economico del settore finanziario o di dimensioni tali da coincidere con la figura del finanziatore;
b) che ogni mezzo di finanziamento sia reso noto in modi che, nella complessità sociale di cui l’informazione, in ogni sua forma, deve garantire l’accesso a “tutti”, siano costantemente divulgati con un inequivocabile chiarezza ed immediatezza.
Queste due esigenze possono essere realizzate attraverso il divieto di partecipazione alla proprietà delle imprese che gestiscono mezzi di informazione di soggetti. In particolare:
1. la legge di attuazione dell’art.21 Cost. stabilisce l'incompatibilità tra la figura di azionista della società editrice e quella di azionista o legale rappresentante di società bancarie, finanziarie o comunque industriali in posizione dominante nel rispettivo mercato, o di società da esse controllate;
2. l’azionista delle società editrice dovrà essere preferibilmente una persona fisica, estranea al novero dei soggetti di cui al punto 1, tranne il caso di partecipazione di altra società editrice al capitale di un’altra, ma sempre garantendo delle precise soglie di “mercato” (in termini di raccolta della pubblicità) che, anche tramite partecipazioni oltre una certa consistenza, non possono essere attribuite ad un singolo soggetto (persona fisica, direttamente, o indirettamente, tramite partecipazioni societarie ad lui comunque riconducibili anche attraverso intestazioni fiduciarie a parenti entro il terzo grado o a “prestanome” che non possano giustificare i mezzi finanziari alla base della partecipazione, se non in termini obiettivi di collegamento con altro soggetto “fiduciante”);
3. l'incompatibilità tra la figura di azionista della società editrice e quella di azionista o legale rappresentante di società bancarie, finanziarie o comunque industriali in posizione dominante nel rispettivo mercato o di loro controllate deve accoppiarsi con l'obbligo di trasmettere ciascun programma di informazione, in quanto “pubblico servizio”, facendo passare costantemente in sovraimpressione, in basso una dizione del tipo: "all'indirizzo "URL", sono indicati i nomi degli azionisti della società editrice e quelli degli azionisti delle società finanziatrici nonché la relativa consistenza del finanziamento erogato, ai sensi dell'art x della legge Y".
Corrispondenti informazioni devono essere contenute in apposito e visibile spazio di ogni testata cartacea;
4. l’accesso ai sussidi pubblici all’editoria è subordinato al rispetto di queste ultime regole sulla trasparenza la cui osservanza è garantita attraverso la verifica effettuata da una pubblica autorità in funzione “neutrale”. Quest’ultima, cioè, dovrà essere svincolata dagli indirizzi politici transeunti delle maggioranze di governo e composta da persone, scelte in elenchi costantemente aggiornati tenuti presso un’apposita commissione bicamerale, che posseggano specifici ed elevati requisiti di indipendenza e di competenza professionale, rigorosamente accertati.