La questione "mediatica" inizia a dilagare anche fuori dell'alveo della presente (modesta) sede. Mentre qui la si sta denunziando fin dall'inizio (e anche prima della nascita del blog, come sanno gli amici che condividevano i trascorsi antiluogocomunismo sul blog del FQ), arrivano ora, con una chiarezza che non si presta ad equivoci, le voci "autorevoli" di Luciano Gallino, Giorgio Lunghini e Guido Rossi
Per chi fosse interessato anche all'originale dell'articolo di Daniela Palma e Francesco Sylos Labini, incluso il commento sull'organigramma e le correlazioni tra quelli che vengono definiti "economisti della estrema destra economica", ecco il link.
Per una conferma macroeconomica tecnico-analitica del livello di "alterazione" cui si è arrivati, specialmente e propriamente in Italia, vi rinvio a questo post di "Scenari economici" (segnalatoci da Flavio) che ristabilisce la verità sulla follia delle supply side policies in una crisi da domanda: specialmente, poi, se unilateralmente basate sull'abbassamento del costo del lavoro, in un malposto problema di competitività che può affermarsi soltanto per via della manipolazione della realtà dei dati che viene divulgata con l'acritico sostegno del sistema mediatico.
Riporto questo passaggio della "denunzia" da cui prende spunto l'attuale post, perchè riassume dei temi che sono sviluppati in tutto l'arco espositivo di "Euro e(o?) democrazia costituzionale":
“La politica è scontro d’interessi, e la gestione di questa crisi economica e sociale non fa eccezione. Ma una particolarità c’è, e configura, a nostro avviso, una grave lesione della democrazia. Il modo in cui si parla della crisi costituisce una sistematica deformazione della realtà e un’intollerabile sottrazione di informazioni a danno dell’opinione pubblica“.“Le scelte delle autorità comunitarie e dei governi europei all’origine di un attacco alle condizioni di vita e di lavoro e ai diritti sociali delle popolazioni che non ha precedenti nel secondo dopoguerra – continuano i tre -, vengono rappresentate come comportamenti obbligati immediatamente determinati da una crisi a sua volta raffigurata come conseguenza dell’eccessiva generosità dei livelli retributivi e dei sistemi pubblici di welfare. Viene nascosto all’opinione pubblica che, lungi dall’essere un’evidenza, tale rappresentazione riflette un punto di vista ben definito (quello della teoria economica neoliberale), oggetto di severe critiche da parte di economisti non meno autorevoli dei suoi sostenitori.”
Ci rallegriamo di queste prese di posizione. Di certo la stessa denunzia sarebbe rafforzata dalla attenta considerazione, giuridica ed economica, della legalità costituzionale , nella sua vera sostanza, e del contrasto "genetico" con essa delle linee fondamentali dei Trattati.
E sarebbe auspicabile che fossero in grado di saldarsi con le voci scientifiche e "di base"(di cui voi stessi siete la punta di diamante "consapevole"), promuovendo un movimento di opinione unitario di "salvezza democratica". Lavoriamoci insieme.