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L'ILLUSIONE SYRIZA E LO STATO NAZIONALE (DEMOCRATICO) COME BASE PER CREARE UNA "CORRENTE INTERNAZIONALE"

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Partirei oggi dal post su Vocidall'estero relativo all'intervista a Costas Lapavitsas. "Sfido", direte voi, "l'hai segnalato tu! Non ti basta che sia stato pubblicato?"
No, non mi basta. 
Intanto ve ne riporto qualche passaggio pregnante perchè, specialmente in Italia, non fa affatto male rifletterci per bene:

"D. La posizione di Syriza non è maggioritaria all'interno della sinistra perché si oppone alla austerità, però scommette sulla moneta unica e la UE. Che significa questa presa di posizione nel quadro politico dell'Unione Europea? 
R. Per me é esattamente quello che vuole la classe dirigente europea. Perché Syriza dice: "Noi stiamo nell'euro in qualsiasi maniera, succeda quel che succeda, e inoltre saremo radicali". Però la classe dirigente sa che questa opzione è impossibile..."
...
"D. Sembra che lei identifichi la sinistra con la linea che sostiene l'uscita dall'euro, perché?
R. Per me, questa linea è l'unica che aprealla possibilitá di fare politiche di sinistra radicale che cambino i rapporti di forza a favore del lavoro e contro il capitale; politiche necessarie per recuperare il danno provocato dalla crisi ai paesi europei negli ultimi anni. Sono politiche sensate, fondamentali, come ridistribuzione, controllo o nazionalizzazione delle banche, riorganizzazione della produzione. Secondo me questi cambiamenti sono impossibili restando dentro l'unione monetaria, e rappresentano l'esatto contrario di ciò che oggi significa l'Unione Europea."
Non vi paiano estrapolazioni segmentate in modo arbitrario: ho riportato ciò che, nell'analisi compiuta, è indicato come "certo", cioè come posizione dichiarata ed attuale di Syriza - e di gran parte della autoproclamata "Sinistra" europea, d'altra parte-, non invece assunto come "incerto"; cioè ipoteticamente legato a ciò che potrebbe accadere se, - avendo questa "certa" e ambiguamente irrisolta posizione dichiarata-, Syriza vincesse le elezioni. 
Queste evenienze "in prospettiva", sono elementi ulteriori che Lapavitsas, nel corso dell'intervista, che potete leggere per intero (c'è il link), analizza molto bene.
Per quanto ci riguarda, l'idea che si possa essere "radicali", ma rimanendo dentro l'euro ad ogni costo, è pari ad una cosciente enunciazione di propaganda, nella più che probabile consapevolezza che ciò sia non solo uno specchietto elettorale per le allodole, ma, peggio, che ciò costituisca un passaggio non trascurabile della strategia von Hayek di instaurazione della Grande Società (a conduzione elitaria germanica). 
Mi basta richiamare questo passaggio di un post di agosto, che tra l'altro oggi trova conferma puntuale di quanto prevedeva sui rivolgimenti italiani:
"Rammentiamo, allora, la fatidica affermazione del colloquio Lippman, celebre summit degli "amici" di von Hayek, alla pianificazione del "nuovo ordine" (l'unica variante è che non l'impero Bismarckiano ma quello austro-ungarico era il modello di riferimento: ma bisogna capirli erano "semplicemente" austriaci): 
"in questa politica neoliberale è possibile che gli  interventi economici siano tanto ampi e numerosi quanto in una politica pianificatrice, ma sarà la loro natura a essere differente". (Notare che questa frase contiene la descrizione esatta del concetto e del funzionamento dell'ordoliberismo, ndr.)
Insomma, il pareggio di bilancio per affamare la bestia-Stato, la cessione definitiva di sovranità con sua "dispersione" nel magma €uropeo, Stati (altrui) smembrati e "Grande società"€uropea che si riduce, tutto combacia, alle "elites tedesche".
Quindi la situazione è questa:
- Schauble non si sposta di un millimetro;
- mediando con la Merkel per assecondare ancor più Bundesbank, comunque rivinceranno le elezioni (non importa con quale coalizione governeranno: l'accordo verrà trovato);
- l'italo-PUD€ non avrà alcuno spazio per modificare i trattati,- visto, oltretutto che non ha saputo influire neppure sulle prassi applicative degli attuali- e, quando le nostre manovre finanziarie passeranno per il twopacks-Commissione, quest'anno e, ancor più, nel 2014, non avrà scampo: commissariamento UEM, tagli selvaggi delle funzioni-spese pubbliche e prelievi dai depositanti bancari conditi da svendite forzate degli asset pubblici...al miglior offerente.
E a RAINEWS24 ancora dicono che il dopo-elezioni tedesche consentirà una maggior "solidarietà" e tutto si risolverà in un meraviglioso clima di..."fogno".
Ai miei arguti e attenti lettori, non sfuggirà dunque che, per Syriza, come per un qualsiasi partito di (presunta) opposizione italiana, non avere una posizione chiara sulla fine dell'euro e sulla incorreggibilità degli squilibri commerciali in assenza di cambi flessibili, nonchè sulla pratica irrealizzabilità di un governo federale che serva da alternativa e pavida "correzione"- con ciò rinunziando esplicitamente all'internazionalismo dell'indistinto,  tanto caro alle compatte tradizioni €uropeiste- significa prestarsi irresistibilmente, anche e specialmente una volta conquistato il potere, ad adottare"interventi economici che  siano tanto ampi e numerosi quanto in una politica pianificatrice". Ma poi, altrettanto irresistibilmente, piegandoli ad una "natura  differente".

Infatti, lo stesso Lapavitsas, del tutto condivisibilmente, ci dice: 
"A volte la sinistra (ma aggiungerei, la democrazia tout court, ndr.) ha bisogno dello Stato-Nazione per proteggere i diritti dei lavoratori e i diritti democratici, non c’è nessun altro modo
I governi di Grecia e Portogallo non possono cambiare la struttura dell’Unione Europea, peró possono intervenire in Grecia e Portogallo. Naturalmente il mio non è un argomento nazionalista. In certe occasioni si possono usare i meccanismi di uno Stato Nazione per creare una corrente internazionale".

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