Mi capita spesso (direi quasi sempre) di trovarmi di fronte alla intelligente capacità di selezione critica delle fonti mostrata dai commentatori di questo blog e di dover perciò estrinsecare nelle risposte la parte più significativa del tema oggetto di un post. Che dire? Una bella fortuna e...grazie di avere dei lettori come voi.
Partendo da questo fenomeno "interattivo" vi propongo un accostamento di temi - sempre nato dagli spunti proposti dai commenti- che sviluppa il post di ieri.
Il primo riguarda il valore teologico assunto dal liberismo quale mostratoci, ormai, in termini che non danno luogo ad equivoci, dagli attuali sviluppi della situazione politica italiana.
La prova l'abbiamo trovata in questo documento"programmatico, pretesamente idoneo a ridisegnare l'Italia (ma in realtà a compiere una"mira"di lunga data, mai abbastanza radicalizzata per codesti personaggi) il cui link è stato postato da Bazaar.
Si potrebbe persino avviare una confutazione nel merito di questo "scritto programmatico", ma più che inutile, dato l'atteggiamento (inconsciamente) fideistico-teologico dei suoi autori, risulterebbe "legittimante", cioè gli attribuirebbe fin troppa importanza teorica.
Per chi fosse interessato ad una confutazione "in merito", in ogni modo, basta rileggersi ciò che è stato scritto qui,- ancora qui,- ancor più in dettaglio qui-, e comunque anche qui (per le propaggini M5S nella sostanza convergenti con l'attuale luogocomunismo di potere).
E ovviamente anche qui.
In questo percorso, snodatosi sul blog (per mesi), trovate una piccola guida per "resistere", avendo ovviamente a disposizione residuati di razionalità e passione democratica.
Ma sulla teologia del liberismo, a confutazione generale della stessa traiettoria culturale (teologico-liberista) in cui si inscrive il documento, rigorosamente e brutalmente "pop" (tecno-pop), riportiamo la risposta ad uno stimolante commento collocata in questo post:
A ben vedere, nel concetto di religione non includerei indistintamente il "capitalismo" che non è altro che un portato della razionalità illuminista applicato all'attività economica (ciò è lungamente argomentabile, beninteso): piuttosto lo ascriverei a quella pretenziosa veste etica antiumanitaria che è il "liberismo".
Cioè la teorizzazione - connessa strettamente e certamente al capitalismo, ma in fondo autoconservatrice dei vantaggi acquistiti e dunque contraria alla sua logica di dinamismo evolutivo- della superiorità di determinati individui solo perchè i loro comportamenti gravemente antisociali hanno portato ad una posizione di vantaggio utillizzata come modello del valore individuale.
E come tale da conservare a scapito anche delle "vite degli altri".
Come una tale assurdità logica e morale possa affermarsi e riaffacciarsi, negli ultimi secoli, e contraffarsi (come un enorme parassita) all'interno della società moderna appunto illuministica, è uno dei fenomeni più tristemente affascinanti (come lo spettacolo di una grande sciagura naturale o di un bombardamento, intendo).
Ma la ragione, credo, risiede nella potenzialità irresistibilmente persuasiva del parassitismo: ogni individuo, una volta svincolato dalla rete sociale dei valori solidaristici, per effetto della struttura competitiva di un mondo basato sul solo possesso del denaro, ha in sè un'attitudine a coalizzarsi coi grandi parassiti che hanno avuto successo, per trarne un beneficio pararazionale.
Come dice Kalecky, per i capitalisti instauratori della nuova morale, e per i politici sicofanti che ne prendono automaticamente le parti, è ben presente quanto sia maggiore il valore di una posizione dominante assunta senza "il sudore della propria fronte": minimo sforzo massimo rendimento. Teoricamente.
Praticamente, un antiumanitarismo che dissemina inutili sofferenze e una stolida egomania direttamente proporzionale alla convinzione morale con cui vengono giustificate le sofferenze imposte agli altri..."
Cioè la teorizzazione - connessa strettamente e certamente al capitalismo, ma in fondo autoconservatrice dei vantaggi acquistiti e dunque contraria alla sua logica di dinamismo evolutivo- della superiorità di determinati individui solo perchè i loro comportamenti gravemente antisociali hanno portato ad una posizione di vantaggio utillizzata come modello del valore individuale.
E come tale da conservare a scapito anche delle "vite degli altri".
Come una tale assurdità logica e morale possa affermarsi e riaffacciarsi, negli ultimi secoli, e contraffarsi (come un enorme parassita) all'interno della società moderna appunto illuministica, è uno dei fenomeni più tristemente affascinanti (come lo spettacolo di una grande sciagura naturale o di un bombardamento, intendo).
Ma la ragione, credo, risiede nella potenzialità irresistibilmente persuasiva del parassitismo: ogni individuo, una volta svincolato dalla rete sociale dei valori solidaristici, per effetto della struttura competitiva di un mondo basato sul solo possesso del denaro, ha in sè un'attitudine a coalizzarsi coi grandi parassiti che hanno avuto successo, per trarne un beneficio pararazionale.
Come dice Kalecky, per i capitalisti instauratori della nuova morale, e per i politici sicofanti che ne prendono automaticamente le parti, è ben presente quanto sia maggiore il valore di una posizione dominante assunta senza "il sudore della propria fronte": minimo sforzo massimo rendimento. Teoricamente.
Praticamente, un antiumanitarismo che dissemina inutili sofferenze e una stolida egomania direttamente proporzionale alla convinzione morale con cui vengono giustificate le sofferenze imposte agli altri..."
Per completezza di trattazione del tema e per maggior immediatezza di lettura, riporto infine la risposta data a Lorenzo Carnimeo nei commenti di ieri, allorchè si pone, giustamente, il problema della apparente contraddizione di un bilanciamento di interessi geopolitici confliggenti, che però, nella loro fase "ristrutturante" e, purtroppo, "neo-costituente" (de facto), convergono tra loro:
"A tale apparente "stranezza" avevo pensato anche io, naturalmente.
Il fatto è che gli ordoliberisti italici (che non sanno di esserlo se non in minima parte: ci vuole troppa cultura), sono stati finora preoccupati della loro origine geneticamente posta "a sinistra".
Quindi, alla fine, sono stati considerati troppo esitanti e non abbastanza efficienti.
E, tra l'altro, dovevano preoccuparsi pure di distinguersi dagli spaghetti tea-party berluscoidi.
Con von Renziek tutto questo viene meno e alla grande.
Di conseguenza, si passa a soggetti che, allo stato puro, possono vantare la non commistione con la origine dell'ex-PCI (di qualunque grado) e divenire un fronte INTERNO unico di ordoliberisti, sia filo-USA che filotedesco, ma caratterizzato dall'AVERE LE MANI LIBERE RISPETTO ALL'OBIETTIVO DEL LAVORO COME MERCE E ALLA CONCENTRAZIONE DELLA RICCHEZZA VERSO IL 3% (per ora).
Poi, ciò non toglie che per motivi geopolitici, allo stato irrisolti, occorra anche soddisfare simultaneamente e per quanto possibile, le istanze dei rispettivi "interessi nazionali", NON COINCIDENTI, di entrambe le superpotenze poste in RAPPORTI DI FORZA.
Questa condizione di predominio li fa convergere, come teoria socio-economica, nell'imporre l'ordoliberismo ai paesi (variamente) assoggettati alla loro influenza, ma le rispettive esigenze politico-economiche (internazionali-globali) li fanno divaricare quando si tratta di perseguire le modalità e gli obiettivi, appunto geo-politici, propri del rispettivo interesse egemonico nazionalistico.
Il fatto è che gli ordoliberisti italici (che non sanno di esserlo se non in minima parte: ci vuole troppa cultura), sono stati finora preoccupati della loro origine geneticamente posta "a sinistra".
Quindi, alla fine, sono stati considerati troppo esitanti e non abbastanza efficienti.
E, tra l'altro, dovevano preoccuparsi pure di distinguersi dagli spaghetti tea-party berluscoidi.
Con von Renziek tutto questo viene meno e alla grande.
Di conseguenza, si passa a soggetti che, allo stato puro, possono vantare la non commistione con la origine dell'ex-PCI (di qualunque grado) e divenire un fronte INTERNO unico di ordoliberisti, sia filo-USA che filotedesco, ma caratterizzato dall'AVERE LE MANI LIBERE RISPETTO ALL'OBIETTIVO DEL LAVORO COME MERCE E ALLA CONCENTRAZIONE DELLA RICCHEZZA VERSO IL 3% (per ora).
Poi, ciò non toglie che per motivi geopolitici, allo stato irrisolti, occorra anche soddisfare simultaneamente e per quanto possibile, le istanze dei rispettivi "interessi nazionali", NON COINCIDENTI, di entrambe le superpotenze poste in RAPPORTI DI FORZA.
Questa condizione di predominio li fa convergere, come teoria socio-economica, nell'imporre l'ordoliberismo ai paesi (variamente) assoggettati alla loro influenza, ma le rispettive esigenze politico-economiche (internazionali-globali) li fanno divaricare quando si tratta di perseguire le modalità e gli obiettivi, appunto geo-politici, propri del rispettivo interesse egemonico nazionalistico.
Cioè: non dimentichiamo che sempre di colonialismo si tratta, quando parliamo di ordoliberismo IN AMBIENTE LIBEROSCAMBISTA; e che il colonialismo ha sempre bisogo della COMPLICITA' DECISIVA DELLE ELITES LOCALI.
Le nostre, sfruttano un momento di eccezionale favore per accelerare sull'ordoliberismo, ma, non di meno, incerto circa il padrone a cui assoggettasi in quanto colonia.
E possono farlo essendo ESAURITA LA NECESSITA' ORIGINARIA DI UTILIZZARE IL PARTITO "PROGRESSISTA" CAPACE DI FAR ACCETTARE "DA SINISTRA" gli approcci iniziali dell'ordoliberismo.
Insomma, oggi emerge un COMPROMESSO INTERMEDIO tra le due potenze CHE PONE DA PARTE LA VECCHIA ESIGENZA DELLA GRADUALITA' (e infatti o non ci fanno votare o ci faranno votare con una legge "peculiare"): INTANTO SI REALIZZI LA COLONIZZAZIONE ORDOLIBERISTA, E SIMULTANEAMENTE SI DIFENDA PURE L'EURO,
MA QUESTO VIENE IN RILIEVO SOLO COME STRUMENTO UTILE E NON PIU' COME FINE ASSOLUTO.
In un certo senso ora più che mai, su questo aspetto si instaura una NUOVA FLESSIBILITA': essendosi finalmente BUTTATA GIU' LA MASCHERA (ritenuta ormai superflua), CI SI CURA DELL'OBIETTIVO "PURO".
Ma esso (OBIETTIVO), ovviamente molto neo-con, ridiviene NEUTRO se collocato SUL DIVERSO E SUCCESSIVO PIANO GEOPOLITICO (degli interessi nazionali delle superpotenze), e quindi alternativamente piegabile all'interesse concreto della potenza che prevarrà.
Mi sono spiegato?
Ciò non esclude neppure un "certo recupero" di alcune forme istituzionali precedenti, come ho più volte espresso, purchè funzionali all'obiettivo principale. Persino la futura possibile rimessa in contestazione dell'euro nella forma attuale o ad es; della BC "pura" (cfr; parr. VII e VIII)..."
Le nostre, sfruttano un momento di eccezionale favore per accelerare sull'ordoliberismo, ma, non di meno, incerto circa il padrone a cui assoggettasi in quanto colonia.
E possono farlo essendo ESAURITA LA NECESSITA' ORIGINARIA DI UTILIZZARE IL PARTITO "PROGRESSISTA" CAPACE DI FAR ACCETTARE "DA SINISTRA" gli approcci iniziali dell'ordoliberismo.
Insomma, oggi emerge un COMPROMESSO INTERMEDIO tra le due potenze CHE PONE DA PARTE LA VECCHIA ESIGENZA DELLA GRADUALITA' (e infatti o non ci fanno votare o ci faranno votare con una legge "peculiare"): INTANTO SI REALIZZI LA COLONIZZAZIONE ORDOLIBERISTA, E SIMULTANEAMENTE SI DIFENDA PURE L'EURO,
MA QUESTO VIENE IN RILIEVO SOLO COME STRUMENTO UTILE E NON PIU' COME FINE ASSOLUTO.
In un certo senso ora più che mai, su questo aspetto si instaura una NUOVA FLESSIBILITA': essendosi finalmente BUTTATA GIU' LA MASCHERA (ritenuta ormai superflua), CI SI CURA DELL'OBIETTIVO "PURO".
Ma esso (OBIETTIVO), ovviamente molto neo-con, ridiviene NEUTRO se collocato SUL DIVERSO E SUCCESSIVO PIANO GEOPOLITICO (degli interessi nazionali delle superpotenze), e quindi alternativamente piegabile all'interesse concreto della potenza che prevarrà.
Mi sono spiegato?
Ciò non esclude neppure un "certo recupero" di alcune forme istituzionali precedenti, come ho più volte espresso, purchè funzionali all'obiettivo principale. Persino la futura possibile rimessa in contestazione dell'euro nella forma attuale o ad es; della BC "pura" (cfr; parr. VII e VIII)..."
Spero di avervi dato un condensato di link e analisi che aiutino anche a muoversi nella mole di argomenti finora trattati sul blog.
Ma, in ogni caso, lo considero un atto dovuto di "ringraziamento" al vostro sempre decisivo contributo.