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IL TRAGICOMICO DISCORSO FINALE DI BARROSO TRA ELOGIO DEL FISCAL COMPACT E FASTIDIO PER I PARLAMENTI

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Josè Manuel Barroso, Angela Merkel, Mario Monti e Mariano Rajoy.  

Questo il discorso appena rilasciato da Barroso come una sorta di tragicomico commiato.
E' inutilmente lungo e ripetitivo e occorre andare con attenzione (e vincendo la noia e la boria che ne trasudano), a cercarsi qualcosa che, ridotto all'osso, non sia "l'Europa è una cosa meravigliosa e ci cuole più Europa".
Vengono proposte arzigogolate nuove alchimie istituzionali per rafforzare il potere della Commissione, ma si insinua il risultato, esplicitamente forzato, che il Consiglio europeo, composto dai capi di governo (e secondo il caso dai ministri competenti per materia) sia la "seconda camera", insieme con il Parlamento, dotata di pari legittimazione democratica (!), - rispetto all'intera comunità sociale di tutti i popoli europei. 
Con ciò suggerendo una "bicamerale" impegnata, col Parlamento UE sotto tutela dei capi di governo, a riscrivere le regole e a predeterminarne i risultati che i parlamenti nazionali dovranno ratificare.(When democratic decision-makers refuse to acknowledge, defend and endorse their common decisions, European legitimacy will always suffer...!).  Non fatelo soffrire!

Insomma, è solo un problema di "forma", di regole ancora più vincolanti e di vincolo esterno ancora maggiore per i parlamenti.
Riemerge la sprezzante implicita valutazione di "stolidità" dei parlamenti per la loro ostinazione a non voler considerare la "fattibilità" delle soluzioni che si ostinano a richiedere ad emendamento di quello che Commissione e Consiglio, illuminati ed efficienti, hanno deciso per il "comune interesse" (delle lobbies che bivaccano a Bruxelles). Persino il Parlamento UE appare troppo scarso in "piùeuropa-politik"! Infatti:
"The temptation to demand without regard for feasibility – namely the underestimation of the political conditions for some decisions – is not fully overcome by all players in the European Parliament."

Quindi, sappiate, la politica buona e "fattibile"è solo quella che la Commissione giudica tale, in accordo, al più, con i "governativi" Consigli europei...che però, lamenta, con mille giri di parole, hanno il brutto vizio di tornare davanti ai rispettivi parlamenti.
Letteralmente ossessionato dal decisionismo illuminato si pone pure, alquanto stizzito, queste domande:
"So now, before we discuss the technical details of yet another treaty, we must answer the question: what kind of communality do we acknowledge as necessary, indispensable, unavoidable between the capitals and Brussels? What do we recognize as things we must decide to do together, no matter what? What is the agreed, settled, joint purpose of our Union? To what extent do we join our destinies, irrevocably, and without reserve?"

Capite? Le cose che si decidono devono essere fatte "no matter what"e i nostri destini devono essere uniti "irrevocabilmente" su scelte "inevitabili"...E al diavolo i parlamenti.

Non si può fare a meno di rammentare, ancora una volta, questa fatidica frase di Spencer: "La funzione del liberalismo in passato fu quella di porre un limite ai poteri del re. La funzione del vero liberalismo in futuro sarà quella di porre un limite ai poteri del Parlamento".
Barroso sì che è un vero liberista in piena tradizione ottocentesca!
Continua è l'invocazione della "democracy", ma mai connessa in alcun modo ad un sistema di valori: solo al "metodo idraulico" che serva, con voti coartati dall'irrevocabilità degli obblighi, a fare le scelte "inevitabili". 

Chicca finale, immancabile, che vale quanto il tristemente noto "la Grecia è il più grande successo dell'euro", ci propina una laudatio del fiscal compact come attestazione di "inevitabilità" delle decisioni illuminate della Commissione: "...there is no better illustration of the inevitability of the Commission's role than the intergovernmental Fiscal Treaty".
E ci regala così una teorizzazione clamororosa del fastidio che gli arrecano le politiche dei singoli Stati, con questa assurdità delle opposizioni che contrastano le decisioni illuminate della Commissione, lasciata tutta sola a curare, in modo illuminato e inappellabile, l'interesse generale. Tale è l'unica "asimmetria" che va eliminata, mica quelle derivanti dalla moneta unica, problema del tutto e platealmente ignorato:
"There is also an asymmetry between the national political dialectics and European political dialectics. At the national level, there is a government-versus-opposition logic, so that every issue has a 'party against' as well as a 'party in favour'. In Europe, there is no such logic and hence no 'party in favour' of everything that Europe does. It is mainly the Commission, which is conceived by the treaties to be the defender of the general European interest, that is always expected to stand for the collective decisions agreed."

Pertanto l'idea di un costituzionalismo, cioè di una legge suprema di valori fondamentali socialmente connotati, viene rigettata e, con essa, la stessa valenza sostanziale del costituzionalismo, certamente un ingombro fastidioso, tipica espressione della pretenziosa tendenza alla democrazia dei popoli come entità concrete, non come entità astratta in nome della quale "Egli" si sente investito di un compito a legittimazione metafisica
"In the foreseeable future, I believe there will not be a European 'Philadelphia moment', the creation of a constitution from scratch. The Union's way of developing will continue to be 'permanent reform' rather than 'permanent revolution'"

Ma non solo, conscio che la situazione di opting-outsull'euro (in realtà di paese che non aderisce, programmaticamente o comunque "di fatto") è attualmente riconducibile all'art.139, come categoria generale a cui ascrivere, senza la fissazione di un termine finale, la posizione di paese con deroga, si sforza di argomentare che tutti gli altri (paesi con deroga) che non siano il Regno Unito, (che ha stabilito di non aderire "once and for all"), debbano considerarsi obbligati a entrare nell'euro, compresa la Danimarca. 
Pertanto, programma (come ulteriore modifica-risoluzione da assumere) di chiarire che la posizione di UK debba essere esplicitata come oggetto di una regola speciale, non estensibile agli altri Paesi membri con deroga.
Il fatto stesso che impieghi un buon pezzo del discorso a perorare la obbligatorietà dell'adesione all'euro, non potendo indicare alcuna previsione dei Trattati che la sancisca, mostra la debolezza e il wishful thinking che la contraddistingue
La moneta unica è preordinata per tutti gli Stati membri, vero, ma l'art.3, par.4, TFUE, si guardò bene dallo stabilire qualsiasi obbligazione di adesione all'UEM, lasciando agli Stati ogni relativa determinazione, dato che, altrimenti, non avrebbero aderito se non a costo di pesanti questioni di costituzionalità interna (quelle che in Italia ci si rifiuta di porre, ma non in Germania o in Francia):
"According to the treaties, the single currency is meant for all Member States, except for those who have a permanent opt-out. And the truth is, there is only one Member State - the UK - that has such an opt-out.
Even Denmark's status is better described as a 'possible opt-in' than as a permanent opt-out. All the others have committed to join the euro. This will take time, and certainly even more thorough preparation than in the past."
Ma se così fosse perchè la Commissione non ha avviato qualche "procedura" per mettere in mora tali paesi non dotati di "permanent opting-out"? 
E poi: quale procedura, di grazia, avrebbe mai potuto letterlamente inventarsi per coartare i governi e i parlamenti degli Stati con deroga? 
Virando sul patetico, con rumore di unghie sullo specchio, fa una breve ma significativa catilinaria sul Regno Unito, per assicurarsi che la sua elastica idea di adesione non  proliferi negli altri Stati membri, concludendo perentoriamente, e dimostrando vieppiù cheexcusatio non petita accusatio manifesta, con:
"But we should not confound this specificity – even if in some issues it is shared at some moments by several governments– with an overall situation of the Union." La "specificità condivisa da moltigoverni"; questo il suo vero incubo ordoliberista-internazionalista

E se molti governi simultaneamente si preoccupassero criticamente della ragionevolezza delle decisioni illuminate? Magari in nome dell'interesse dei rispettivi popoli, o dell'ancor più detestato consenso elettorale?
In Italia, non c'è pericolo; ma allora perchè non la nomina mai, nemmeno quando ritorna con la memoria agli anni '90 ricordando soltanto Kohl, Mitterand e Felipe Gonzales?
L'illuminato Barroso è alquanto ingrato...

Peccato (per lui) che lo stesso giorno, a dimostrazione di un sistema che sta crollando come un gigante dai piedi di argilla, dal principale azionista, la Germania, arrivi un pesante colpo ad alzo zero contro la Commissione Barroso. L'IFO, istituto di ricerca tedesco, il più influente think tank del Merkel pensiero, accusa la commissione di manipolare i dati del deficit greco (fiddle: letteralmente, "suonare il violino""sviolinare", "giocherellare"). E di farlo, udite, udite!, per motivi bassamente elettorali (pro-UE):
"The Ifo Institute, one of Germany’s most influential economic think tanks, has accused the EU institutions of “fiddling the figures” on Greece’s public deficit figures in order to “embellish” the country’s situation ahead of the May European elections."
Senza dimenticare, infine, questa cosuccia su cui, nella propria mitobiografia elogiativa, il nostro non spende una parola che sia una, sebbene venga dagli USA (Stiglitz):
“Avrei bocciato gli studenti che mi avessero sottoposto analisi come quelle presentate dalla troika”
Che fatica essere più realisti del re; anzi più liberisti dei mercantilisti (ordoliberisti e propugnatori del von Hayek per fessi").

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