William Hogarth: L'industria (notare "l'investitore" con bastone che sorveglia la forza lavoro)

Sono andato a vedermi la mostra HOGARTH REYNOLDS TURNER- Pittura inglese verso la modernità.
Mostra molto interessante, sotto molti aspetti, che culmina nello splendido confronto tra Turner, il precursore antiscientifico e onirico dell'impressionismo, e Constable, che porta la tecnica paesaggistica alla ricerca ultima che precede la nascita della fotografia, anticipando anch'esso ricerche (quasi da "fisico") sulla luce, successivamente, proprie del divisionismo e dell'impressionismo.
Per chi volesse approfondire, il link porta praticamente al catalogo ed alla rinvenibilità delle opere principali esposte (sempre che non si riesca ad andare di persona).
E' chiara, inoltre, la contestualizzazione sulla società inglese nel suo passaggio dal mercantilismo alla industrializzazione osservata (non solo in Inghilterra) da Adamo Smith; con tutto il suo corollario di neo-cultura borghese e, in definitiva, nazionalistica, ma con aspirazioni già orientate a proporre un modello universale, nel senso di mondialista.
Tra teatro e relativi archetipi dei divi shaskespeariani, pugilatori di fama, "abbottati" all'inverosimile, paesaggi esotici di fortezze coloniali e Eden probiti nei mari lontani, gli inglesi si specchiano nella loro supremazia economica e navale che assume, già allora, un tono tra l'ironico e l'indagatore; e tuttavia sempre incapace di perdonare l'imperfezione umana rispetto al modello "moderno", fondato sulla teologia protestante-illuminista, che sancisce un punto di arrivo autoproclamato come "evoluzione ultima" dell'antropologia umana.
Questa rapida premessa ci porta a quella che, forse, è la testimonianza più interessante.
L'opera di Hogarth.
Hogarth è il narratore, geniale ed estroverso, di una saga (dis)umana della società neo-borghese, da subito raccontata nella stessa ipocrisia della politica "politicante", con una veduta panoramica già accesamente disincantata del parlamentarismo, e della degenerazione del contatto tra un'espansa base elettorale e il potere borghese che cerca di strutturarsi (tra neo-marchesi arricchiti e pose tragicomiche del vissuto familiare dei nuovi ricchi).
Della sua opera, vi propongo proprio questa visione della sconsideratezza della politica, allora oggetto di una satira in cui la cifra morale-razionale anticipa, però, la fondamentale diffidenza verso il metodo elettorale, e la democrazia allargata, che culmina nella, qui più volte citata, frase totem dei liberisti spenceriani (cioè attributivi alla evoluzione social-darwinista un fondamento morale indubitato):
"La funzione del liberalismo in passato fu quella di porre un limite ai poteri del re. La funzione del vero liberalismo in futuro sarà quella di porre un limite ai poteri del Parlamento".
"La funzione del liberalismo in passato fu quella di porre un limite ai poteri del re. La funzione del vero liberalismo in futuro sarà quella di porre un limite ai poteri del Parlamento".
Credo che, al di là di ogni commento, la sequenza che proponiamo delle sue incisioni (qui nella versione colorata ad acquerello), ci dia la misura di come l'empirismo moralistico porti a vedere l'umanità con un occhio tanto umoristico quanto pessimistico, giustificando il giudizio di disfunzionalità di una democrazia connotata immediatamente dall'essere clientelare e vanesia nei suoi rappresentanti, e non certo migliore nei suoi stessi elettori.
La democrazia della eguaglianza sostanziale e del programma di promozione della pari dignità sociale e culturale della classi subalterne, era ancora ben lontana. L'idea di uno Stato la cui "politica" servisse a rimuovere gli ostacoli determinati da drammatiche disparità di partenza degli individui era allora estranea e una sorta di profezia lombrosiana accompagna l'irredimibilità morale, e prima ancora psicologica, delle "masse" rozze e meschine. Immutabilmente.
Questa idea di Stato, la stiamo nuovamente perdendo, per mano di gente che crede nella stessa antropologia social-darwinista.
Hogarth ci consegna così un forte richiamo alla distanza che la democrazia ha coperta da quei tempi, ma anche la misura dell'attuale arretramento, a cui noi tutti non sappiamo (ancora?) reagire.
Ad onor del vero, riti, vizi e sberleffi che vedrete, sono ancora tremendamente attuali.
La campagna elettorale- Il banchetto

Campagna elettorale- L'opera di convinzione

La campagna elettorale - La votazione

La campagna elettorale - Il trionfo dell'eletto (e anche di questo corrosivo humor nero)
