
1. Le parole non riescono a esprimere...I'm speechless.
Ci stavo riflettendo, mentre in questi giorni, come molti di voi, assistevo sgomento all'aggiornamento delle vicende politico-finanziarie UE.
Non che siano da meno, in termini di sgomento, le vicissitudini geopolitiche in senso proprio, come la questione mediorientale, in tutte le sue varie aree di crisi che si rincorrono in massacri arcaici e modernissimi, con colpi di scena tutti da decifrare; se non altro perchè un anno fa, tanto per dire, gli USA parevano voler "democratizzare" definitivamente la Siria ed ora, invece,il governo Assad diviene interlocutore, se non alleato, su cui fare affidamento per la questione del "califfato", manifestatosi come il nuovo pericolo dell'inarrestabile terrorismo islamico (asceso a tal punto così "misteriosamente" e imprevedibilmente!?).
Una cosa che viene narrata oggi dai media senza soffermarsi troppo sulla contraddizione plateale: qualcuno si è sbagliato e va avanti senza autocritica e, specialmente, senza dare l'impressione di aver compreso le ragioni dei propri errori, macroscopici ed epocali.
Ma le cose vanno così nell'occidente così sicuro del suo pensiero unico, della sua teologia dei mercati globalizzati: qualcosa che, sotto le ceneri di notizie oggi, non a caso, non troppo alla ribalta, ci restituisce l'immagine di una irresponsabilità pari solo all'arroganza con cui viene reclamato uno strapotere che non è affatto così scontato.
2. E, per tornare al tema di partenza, l'€uropa è sicuramente l'esempio più clamoroso di questa sicumera pervicacemente votata al "cupio dissolvi", ammantato da incontestabilità "scientifica"delle proprie soluzioni.
Gli odiatori dell'umanità, - agevomente identificata nella massa degli "aventi diritto", cittadini delle ex-democrazie del welfare (divenuto nel frattempo una brutta parola), non più degni di essere esentati dalla durezza del vivere-, pensano di minacciare guerra e sanzioni contro la Russia, su una questione ucraina che, in termini di principi del diritto internazionale, quantomeno di rispetto della sovranità e della presunta democraticità dell'ordinamento internazionale, ha dell'incredibile. Il governo legittimo viene fatto saltare da manovre finanziate ed attuate da potenze straniere, e poi si demonizza la componente etnica russa senza chiedersi come mai, prima di queste interferenze straniere, non avesse certo costituito un problema, pur dopo l'indipendenza raggiunta successivamente alla caduta della Cortina di ferro.
Ma siamo veramente alla frutta: questo euro-sistema produce una quantità di sofferenze, tangibili effetti negativi e contraddizioni, prevedibili quanto inutili, - ed aggravati ogni volta che adotta un qualsiasi tipo di decisione-, che, agli occhi di un osservatore critico, si manifesta la situazione tipica che, in ogni periodo storico, prelude ad un crollo rovinoso quanto apparentemente inspiegabile fino al...giorno prima.
3. Ora la questione Montebourg pare agitare le acque stagnanti del lento suicidio €uropeo.
La risposta di sistema, al momento, vista nei suoi termini sostanziali, è sconfortante: si insiste su Valls e si sconfessa ogni possibile dissenso francese rispetto alla linea imposta dalla Germania, cosa che non sarebbe possibile se non ci fosse una profonda saldatura all'interno della classe dirigente politica ed industriale francese (e, ovviamente, a totale dispetto di un elettorato che non pare poprio essere d'accordo).
Valls è visto come il più amato dei socialisti dalla destra tradizionale, cioè neo-liberista, e questo prelude, in chiave elettorale, più che ad un'emergenza che sfoci in elezioni anticipate, con la forte, se non vittoriosa, affermazione elettorale della Le Pen, all'inizio di un progressivo avvicinamento "necessitato" tra i socialisti e i "moderati" francesi di ogni tipo.
Insomma, l'impressione è che la Francia covi, pur nelle difficoltà del digerire Hollande, una ragion di Stato ordoliberista del tutto analoga a quella italiana, che conduca alle inevitabili larghe intese.
Pur di non mollare l'assoluta preferenza per le supply-side unite al principio del "pareggio di bilancio", in omaggio alla dilagante indifferenza con cui, in Europa, si rifiuta ogni presa d'atto del fallimento del gold standard dotato di autorità morale e del modello di (non)crescita che esso impone.
4. Il vantaggio enorme, scorto dalle oligarchie bancarie e grandindustriali, è quello del corollario, a noi ben noto: la crisi di partite correnti, che provoca indebitamento estero e instabilità finanziaria, si risolve cercando la competitività, cioè la deflazione salariale in attesa che essa, in un futuro fatto essenzialmente dalla conquista della domanda estera, aumenti la produttività.
Questa è l'unica condizione che rende accettabile la stessa esistenza della...occupazione. A prescindere dalla proprietà dell'industria che, un tempo, poteva definirsi nazionale. Strano come la competitività finisca per essere riferita al sistema industriale prescindendo dalla nazionalità del controllo dell'industria stessa.
Il paradosso è che si creano assi bipartisan "per la governabilità"da parte di partiti che, nel loro insieme, dovrebbero rispecchiare la "solidarietà nazionale": ma questi stessi partiti, in nome della competitività, che poi sarebbe associare la crescita esclusivamente alle quote dei mercati internazionali, perseguono politiche che portano profitti e ricchezza nazionale nelle mani di soggetti stranieri.
Non ultimi i tedeschi (i soliti noti di Siemens), ma per un Valls, come nel caso Alstom(nel quale Monteboutg aveva ipotizzato una reindustrializzazione nazionalizzata, simile alla formula del "ci facciamo buttare fuori"), potrebbero andare bene anche gli americani (e riciccia General Electric).
Un film a(n)saldo già visto nella versione italiana, con repliche (vicenda Nuovo Pignone, che sacrificò le turbine italiane, i profitti relativi e salvò la concorrenza Siemens, tutto in un volta).
5. E poi, si sa, siamo tutti europei, anche i tedeschi che se lo ricordano solo per rammentare ai partners UEM di svolgere politiche che li avvantaggiano unilateralmente;e se non fossero europei, presto, molto presto, ci sarà il TTIP e l'allargamento dei mercati transatlantici ci renderà tutti solidali e fratelli.
Tutti accomunati dal mercato del lavoro flessibile e dalla privatizzazione di ogni possibile compito per la promozione del benessere generale in precedenza svolta dagli Stati.
Questo sono le grandi intese;italiane, in prospettiva francesi, o comunque, - a dimostrazione che l'ordoliberismo è orgoliosamente "oltre" la stupida rivendicazione della sovranità democratica degli obsoleti Stati-, della stessa UE-UEM nel suo complesso (Parlamento-passacarte e Commissione tecnocratica in tutte le sue promanazioni e connessioni istituzionali).
6. Insomma, l'internazionalismo "cooperativo"della nuova frontiera, non passa per la fermata "democrazia dei popoli", tutt'altro.
Non vive, ormai più, come avevamo detto, "sulla base di una convergenza che non sia forzata su parametri economici, altrimenti naturalmente divergenti tra i soggetti di diritto internazionale, cioè gli Stati; e quindi, invece, sulla base di una forza identificativa dei soggetti detentori della sovranità, cioè i popoli".
No e mille volte no: vive al contrario sulla convergenza della forza autoidentificativa delle elites liberoscambiste ossessionate dalla competitività, dalle riforme flessibilizzanti del lavoro, dalla tutela deflattiva dei creditori privati (meglio se esteri), dalla stabilità finanziaria pubblica saccheggiata dallasacralizzazione dell'investitore salvifico apportatore del capitali estero.
Proprio come in Italy...
7. Intanto si prepara, entro settembre, al Parlamento UE, il menu pret-a-porter dell'ERF : notare che il propugnatore italiano è entusiasta, ma dice di "non conoscere i dettagli tecnici", (non sia mai!), della cessione in pegno di asset pubblici, inclusi oro, riserve, partecipazioni industriali, e quota di tributi nazionali. Condizioni ribadite come non negoziabili dalla Germania.
E questo per non sbagliarsi sulle irreversibilità dei danni dell'euro - col debito "ceduto" al fondo di redenzione, non più convertibile (e svalutabile) in una recuperata valuta nazionale e le garanzie allegramente escusse dagli Stati concorrenti del paese "aiutato"!-, nel suo rabbioso tramonto...