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DE BELLO GALLICO (dimenticare Sedan)

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La ormai nota uscita di Sapin, come già suggerito da Antonio Rinaldi, pone la Francia di fronte ad un percorso praticamente obbligato.
Consideriamo che il suo debito pubblico è con ogni probabilità destinato a sfondare la soglia "psicologica" del 100% del PIL (effetto praticamente sicuro anche evitando la recessione, a fronte di deficit mantenuti ben oltre il 3% e in assenza di un saldo primario di bilancio), e che alla fine dell'ipotetico percorso rivendicato da Sapin (cioè nell'esercizio 2019) l'attenderebbe inevitabilmente, in tutta la sua insostenibile pesantezza, un'ancor più dolorosa applicazione del fiscal compact (dato il livello della correzione sul debito pubblico divenuta necessaria). Tra l'altro, ben oltre il 50% del debito pubblico francese è in mani straniere, il che, in un paese normalmente attento all'interesse nazionale, ne fa un'arma (s)valutaria "potenziale" di tutto rispetto.
Riassumiamo in pillole: la Francia con deficit oltre il limite del 3% rifiuta la deflazione e la recessione, ma non corregge i tassi di cambio reale a tappe distruttive come ha accettato supinamente l'Italia. Evidentemente lo considera inutile: e questo qualcosa di importante ce lo preannunzia sul futuro dell'euro. Accetta di peggiorare la propria bilancia dei pagamenti e la propria posizione netta sull'estero (che come ci insegna Francesco Lenzi non coincide del tutto col cumulo dei deficit CAB). 
Dunque, per la Francia, questa posizione significa lasciare alla Germania la "battuta" su una sua reflazione con aumento della domanda interna e per di più accelerata: il termine del 2019 farebbe saltare tutti i piani mercantilistici egemonici tedeschi perseguiti finora. Quattro anni di disapplicazione delle politiche deflattive "no matter what" sono una prospettiva contronatura per i tedeschi; e già le "mosse" di Draghi stanno mettendo in crisi lo stesso fronte interno della Merkel, come abbiamo visto qui, stretta tra le tensioni dell'AFD e le rivendicazioni espansive socialdemocratiche

E abbiamo visto come questa direzione sia implicita anche nelle misure adottate dalla BCE, che tendono a mettere la Germania nell'alternativa tra un rischio bolle speculative immobiliari e finanziarie e uns crescita della domanda interna via "effetto ricchezza" (una nemesi della situazione italiana post introduzione dell'euro). E QUESTO VUOL DIRE CHE L'USCITA DI SAPIN PUO' RISULTARE GRADITA ANCHE OLTREOCEANO...

La Germania ha dunque due alternative: andare allo scontro o adeguarsi e reflazionare. Sceglierà la prima perchè è...scritto nella Storia, e ciò difficilmente eviterà alla Commissione di dover agire contro la Francia in base alla procedura di disavanzo eccessivo, dato che Moscovici, come già formalmente si affretta a precisare, non potrà avallare le manovre finanziarie presenti e future del governo francese
Tanto più che lo stesso Moscovici è stato messo sotto tutela dalla Merkel, tramite il placet vincolante sulle sue valutazioni, dal popolare lettone Valdis Dombrovskis. 

Dal punto di vista degli equilibri politici è impensabile che la Francia, che aveva ritenuto ai tempi di Mitterand (sbagliando e concedendo un assetto negoziale di Maastricht imprudente, pensato sulla liquidazione dell'Italia, ma poi rivelatosi un boomerang)  di controllare la Germania tirandola nella moneta unica, accetti questo duplice affronto: commissariamento dei suoi esponenti nelle istituzioni UE tramite interposta...Lettonia e plurime sanzioni per deficit eccessivo. La vittoria tedesca su Parigi risulterebbe semplicemente inaccettabile

Per i socialisti francesi, poi, ratificare questo andamento equivale alla scomparsa elettorale: è ragionevole pensare che non vogliano affondare firmando l'onta di una nuova Sedan e che l'attuale presa di posizione sia stata meditata per ridarsi una ragione sociale ed affrontare le prossime elezioni presidenziali con un candidato che dia un senso non solo all'interesse nazionale ma alla stessa esistenza di un partito alternativo alla destra neo e post-gollista. Le grandi intese infatti, in paesi che rispettano se stessi e la logica costituzionale democratica, uccidono la rappresentatività delle istanze dei settori economicamente più deboli della società, che sono una maggioranza schiacciante che solo l'euro-ubriacatura ha messo in quarantena e reso moralisticamente esecrabile.
La destra euro-istituzionale francese infatti - come tutti i partiti €-tea-party- si troverebbe a far emergere le sue sfacciate aspirazioni neo-liberiste proprio sulla questione del valore strumentale dei trattati europei nel restaurare un assetto sociale che per i francesi appare indigeribile; e che solo l'asfissiante retorica del pacifismo sovranazionale europeo poteva far accettare, in una mistificazione "culturale" che la spocchiosa ed autoritaria superiorità tedesca sta invece smascherando.

Ovviamente in Italia non si guarda alla sostanza, cioè a quanto viene invece smascherato (cioè la natura restauratrice gold-standard e anti-labor dell'euro), ma solo ad un'esteriore e presunta mancanza di buon senso tedesca. Che tale non è: i tedeschi reclamano delle politiche che il congegno e gli intenzionali "buchi" dei trattatirendono legittime

 

Insomma, in Italia, a differenza della Francia, si continua (mediaticamente) a imporre l'idea che l'euro è buono, pacifista e democratico e che i tedeschi sono sì un modello superiore da imitare, ma...senza esagerare e nella gradualità, e senza voler comprendere, o meglio AMMETTERE, la effettiva sostanza dei trattati!
Ma questo è un altro discorso.

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