Ora, facendola breve, bisogna rammentare che le previsioni di questi istituti, quand'anche pretesamente prudenziali, si sono rivelate costantemente sovrastimate, e non di poco, rispetto alla realtà.
Una piccola anticipazione: come possono i consumi, scesi nel 2014 di "soli" 0,2 punti, riprendersi con il dilagare della disoccupazione e, ancor di più, della flessibilità deflazionatrice, che comporta come minimo assunzioni al costante ribasso dei trattamenti salariali e il prossimo dilagare del "demansionamento" (RICORDATEVI QUESTO VOCABOLO), - teorizzato come benefico effetto del jobs act-, che smonta integralmente la tutela dello statuto dei lavoratori? (Infatti nessuno oserà più opporsi al demansionamento perchè altrimenti si ritroverà sicuramente a perdere il posto).
E come possono riprendersi gli investimenti, che nel 2014 hanno segnato un -2,3 (!), già smentendo clamorosamente le previsioni degli stessi istituti (e della Commissione UE) secondo cui, nello stesso anno, sarebbero stati una spinta alla ripresa?
Quali investimenti ridiverrebbero appetibili se la domanda interna non dà segnali se non di debolezza, e quella estera solo di incertezza, acuita da quella guerra valutaria che, come preannuncia Frances Coppola, il QE-a-mezzo-servizio non potrà che ulteriormente acuire?
Allo stato, e volendo non essere pessimisti, nel 2015 avremo una (de)crescita di -0,4. Il che tra l'altro è un livello perfettamente coerente col grado di errore "normale" delle previsioni FMI e Bankitalia.