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DALLA ISTITUZIONE DELLA COMUNITA' EUROPEA DEL CARBONE E DELL'ACCIAIO AL TRATTATO DI LISBONA. ASPETTI ECONOMICI E PROBLEMI DI DEMOCRAZIA

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Dopo il post che dissipa l'equivoco sulla pretesa contrapponibilità della (non)costituzone UE a quella democratica del '48, perfezioniamo il tema ponendo in luce lo (squallido? aiutatemi voi :-)) contesto storico-politico che ha portato alla nascita della prima.
Francesco Lenzi si è "divertito" a smascherare la manovra dietro al trattato di Lisbona. E ad evidenziarne la sfacciata natura ideologica...per un accorto lettore (se "è" accorto, però)Una pietra miliare nello smantellamento della democrazia costituzionale nata, nei vari paesi, essenzialmente in reazione al nazi-fascismo. Preliminarmente alla ricostruzione storico-politica di Francesco, appare utile rammentare i presupposti della teoria economica che "domina" il Trattato e che, se spiegata per bene ai cittadini interessati, avrebbe condotto a riflessioni consapevoli su quello che stavano sottraendo alle proprie stesse vite (e fin da Maastricht).
In una sorta di immediato "ripasso mirato" di quanto illustrato nel post "Aso e Abe...la politica fiscale creativa tra Keynes, Patinkin e Freidman", riportiamo la sintesi dei "razionali" teorici di questa teoria, la "nuova macroeconomia classica-NMC", che passa per l'antistatalismo di Von Hayek e per le elaborazioni di autori come Lucas e Sargent:
"a) tutti i prezzi, compresi i salari, sono perfettamente flessibili sia verso il basso sia verso l’alto e il modello è di tipo walrasiano (Hartz e...i greci la sanno lunga su questo, ndr.);
b) l’ipotesi di aspettative adattive considerata da Friedman viene rimpiazzata da quella di “aspettative razionali”...

La conseguenza fondamentale del ragionamento di Lucas è che politiche pubbliche anticipate non possono influenzare la produzione reale e l’occupazione, ma solo le variabili nominali (cioè l'inflazione eroderebbe qualsiasi vantaggio provvisorio delle politiche pubbliche rendendole inutili, ndr.).
Osservata da un altro punto di vista, la conseguenzaè che solo politiche imprevedibili o shock inattesi possono determinare variazioni delle variabili reali e portare temporaneamente il sistema in squilibrio, con la produzione e l’occupazione al di sopra dei loro valori naturali. Dovrebbe però essere chiaro che ciò esclude qualsiasi ruolo per le politiche di intervento pubblico a fini di stabilizzazione.
Se infatti il governo agisce in modo casuale e imprevisto il risultato sarebbe solo un aumento della instabilità e della variabilità del prodotto e dell’occupazione attorno al suo livello naturale. Non esiste nessun trade-off tra produzione e inflazione e nessun ruolo per le politiche di intervento pubblico...
L’impianto teorico dei nuovi classici ha prodotto, quindi, conseguenze non trascurabili sulla efficacia degli strumenti di politica economica.
In primo luogo, come osservato in precedenza, la NMC implica l’inefficacia di politiche fiscali e monetarie sistematiche e anticipate (e l'aderenza a questa teoria spiegherebbe il ritardo di Trichet nell'abbassare i tassi all'indomani della crisi dei "derivati", per quanto ciò poi si potesse rivelare determinante, se non altro per ritardare gli effetti dell'asimmteria dell'euro e dare un pò di fiato alle economie reali ndr.).
In secondo luogo, e in conseguenza della proposizione di inefficacia, l’operatore pubblico, e soprattutto le autorità monetarie, devono preoccuparsi di controllare il tasso di inflazione e applicare una politica stabile che segua il tasso di crescita naturale dell’economia.(Ma quanto vi rammenta Maastricht? :-) ndr.)
In terzo luogo, in contrasto sia con i keynesiani sia con i monetaristi, i nuovi classici affermano che nel caso di una politica monetaria restrittiva credibile, gli agenti economici rivedranno immediatamente le loro aspettative sui prezzi verso il basso e una politica deflattiva potrà essere rapida e senza conseguenze rilevanti in termini di disoccupazione e di reddito (insomma, ossessionati dalla "curva di Philips" la confutano perchè sanno che...è corretta: temono l'inflazione in quanto significhi potere contrattuale sul lato salariale e quindi l'unica preoccupazione monomaniacale è combatterla, facendo delle politiche deflattive l'unica ipotesi considerata, ndr) .
In quarto luogo, per rafforzare la credibilità della politica monetariaè necessario evitare la possibilità di discrezionalità nella sua attuazione. A questo scopo si auspica l’assegnazione della competenza sulla politica deflazionistica (visto? la politica monetaria coincide tout court con la politica deflazionistica, ndr.) ad una autorità indipendente come la banca centrale.
Infine, l’unica politica perseguibile per aumentare il reddito e ridurre la disoccupazione in modo permanente è quella dal lato degli incentivi di tipo microeconomico per le imprese e per i lavoratori, che producano miglioramenti strutturali dal lato dell’offerta e non dal lato della domanda (ma allora Giavazzi, trova "nipotino di Stalin" pure Lucas! ndr.).
Questa affermazione fornirà la base per lo sviluppo, negli anni Ottanta, delle tesi della supply side economics..."

Ma ora lasciamo spazio all'interessantissima (e tragicamente divertente) ricostruzione di Francesco:
Nel maggio del 2005, in Francia, circa il 55% dei votanti al referendum  sulla ratifica del trattato di Costituzione Europea hanno detto NO. No grazie, preferiamo un’altra idea di Europa. Un’Europa meno individualista, meno legata alle lobby e più al sociale. Successivamente, il 2 giugno dello stesso anno, anche in Olanda la consultazione referendaria ha bocciato, con il 64% dei NO, la ratifica del trattato. Sembrava veramente la fine del “sogno europeo”o comunque un possibile punto di svolta della costruzione europea, che riservasse maggiore attenzione alle istanze dei cittadini. Ma come si arrivò a questo e perché due popoli hanno democraticamente detto no a questa idea di Europa?  E soprattutto, perché è stato sottoscritto il trattato di Lisbona?
Il percorso di integrazione europea nasce nel 1951 con la firma dei trattati di Parigi sulla comunità Europea del Carbone e dell’Acciao. Era un accordo di natura prettamente economica che metteva le basi per la formazione di un mercato unico dei beni in cui i Paesi che non disponevano  di determinate risorse o beni, avessero accesso ad essi senza particolari frizioni, mentre i Paesi che ne disponevano avevano la possibilità di un mercato più ampio e con meno ostacoli al commercio. Un mercato comune libero , in sostanza, da una serie di distorsioni che limitassero la competizione tra le imprese.
A questa impostazione, già chiaramente di stampo liberista, si è poi sommato una serie di nuove norme che hanno col tempo ampliato i contenuti neo-classici dei meccanismi di funzionamento del mercato comune europeo.
Un altro passo fondamentale in tal senso è stata l’approvazione, nel 1986, del SEA "Single European Act" (c.d Atto unico europeo). Il Sea viene considerata la risposta a livello continentale riguardo alla crisi determinatasi tra la fine degli anni settanta ed inizi anni ottanta. (E la principale ragione della crisi, sulla scorta delle teorie monetariste di Friedman e di quelle NMC, era identificata nell'inflazione, con la sua conseguenza di "negativizzare" le "aspettative razionali" degli operatori economici ndr.).
Il fatto che i singoli Stati non fossero riusciti autonomamente a risolvere le problematiche presentatesi in quel periodo (stagnazione e recessione) dette la spinta per fornire una risposta comune alla crisi. Alla libera circolazione delle merci fu aggiunto il principio di libera circolazione dei capitali e del lavoro. Questi principi venivano considerati essenziali per fare in modo che le imprese si potessero adattare, attraverso una maggiore flessibilità della forza lavoro e della dotazione di capitale, agli shock provenienti dall’esterno. Se un’impresa o un intero sistema economico si veniva a trovare sottoposto ad uno shock esterno (non solo shock dei prezzi dei fattori di produzione, ma anche maggiori costi del lavoro) poteva garantirsi il mantenimento della propria capacità produttiva, muovendosi, all’interno dell’Unione alla ricerca delle migliori (e meno costose) condizioni di produzione  senza per questo dover necessariamente rinunciare al proprio mercato di sbocco.
L’impostazione liberista ormai evidente prevedeva anche la necessità di togliere allo Stato lo svolgimento di determinate forme di attività che potevano costituire un freno alla libera concorrenza. Venne quindi avviato un processo di privatizzazione e liberalizzazione di determinate tipologie di attività (trasporti, energia, attività bancaria, telecomunicazioni) che fino a quel momento erano svolte in maniera esclusiva dallo  Stato. La presenza dello Stato in economia è infatti considerata un freno al libero formarsi del prezzo di equilibrio nel mercato.  In ragione di questa ideologia si sono avviate le privatizzazione di stampo europeo, sostituendo al monopolio statale, un sostanziale monopolio privato.
In molti casi infatti, a fianco alla privatizzazione non è stato realizzato un vero e proprio processo di liberalizzazione,  e questo non ha migliorato (a volte addirittura peggiorato) l’efficienza nel meccanismo di formazione dei prezzi, sostanzialmente spostando dalla mano pubblica i profitti (o le perdite) che son diventati privati.
L’instaurazione poi di un mercato unico maggiormente libero alla circolazione dei capitali e delle merci, nonché una maggiore flessibilità del lavoro ha coinciso con la nascita di quella che sarebbe col tempo diventata una tra le più potenti lobby europee, la ERT European Round Table of Industrialists.
Si deve in particolar modo alle pressioni della ERT se la direzione impressa successivamente al percorso di integrazione europea è stata diretta verso forme sempre più marcatamente di stampo liberista.
Dal 1986 in poi i numerosi trattati,accordi, convenzioni stipulate dagli Stati Europei hanno progressivamente ampliato l’influenza dell’ideologia neoclassica sul funzionamento del sistema economico continentale. In questo quadro ricordiamo la ratifica dei trattato sull’Unione Europea (trattato di Maastricht) e successivamente dello SGP (Stability and growth Pact) attraverso i quali si sono imposti agli Stati membri una serie di vincoli di bilancio con relative sanzioni, nel caso di un mancato rispetto di tali parametri. Parametri che hanno la funzione di ridurre il margine di intermediazione dello Stato nell’economia, considerato come un freno al libero funzionamento dei mercati ("equilibrio naturale" del sistema e connesso "tasso di disoccupazione naturale", assunto come "nuovo" concetto di "pieno impiego"ndr.). 
Il trattato di adesione alla moneta unica EURO (di cui lo stesso SGP fa parte) prevedeva inoltre l’istituzione di una Banca Centraleche avesse come scopo principale (diversamente rispetto a quanto avviene ormai  in qualsiasi altra parte del mondo) la stabilità dei prezzi, secondo l’impostazione neoclassica dominante che il controllo dei prezzi e la rimozione delle “inefficienze” sui  mercati dei beni, dei capitali e del lavoro, avrebbe portato autonomamente (attraverso l’operare della "mano invisibile")   ad uno stabile equilibrio del sistema.  In ultimo si sono avuti il TUE (nella precedente forma del trattatato sulla “costituzione europea” e poi come “trattato di Lisbona") ed il TFUE ("Trattato sul funzionamento dell'Unione europea) che riaffermano in varie parti l’impostazione ideologica dominante.
TUE Art. I-3 par.3: L'Unione si adopera per lo sviluppo sostenibile dell'Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un'economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell'ambiente. Essa promuove il progresso scientifico e tecnologico.
Per poter razionalmente concepire un articolo di questo genere, inserito  tra i cosiddetti “obiettivi dell’unione”, si deve necessariamente sposare l’impostazione neoclassica secondo la quale un sistema ipercompetitivo porti autonomamente ad alti livelli occupazionali. L’esperienza empirica di decine di anni ha dimostrato che questa assunzione non esiste, esiste anzi un trade-off tra ipercompetitività, stabilità dei prezzi e "piena occupazione" (spiegabile con il fatto che si trascura...Keynes, cioè la caduta della domanda aggregata dovuta alla perseguita "infinita" flessibilità salariale, oltretutto non più compensata dal sostegno dello stimolo pubblico: la connessa riduzione degli investimenti e della produzione va imputata proprio alle aspettative degli operatori che si trasformano in "investitori finanziari" e si accontentano di un mark-up di rendimento finanziario "reale", essenzialmente caratterizzato dalla formazione-rafforzamento di oligopoli e dalle relative rendite. Gli "operatori", "razionalmente", tralasciano la pretesa efficiente allocazione delle risorse produttive...al più, di fronte al calo ulteriore dei tassi, finendo per cadere nella c.d. "trappola della liquidità" ndr.).
Oltre a questo vi sono poi una serie numerosa di articoli che richiamano facendola propria del trattato i fondamenti economici di base della teoria neoclassica. Quanto al TFUE si possono ricordare:
TFUE Art. 26 par.2: Il mercato interno comporta uno spazio senza frontiere interne, nel quale è assicurata la libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali secondo le disposizioni dei trattati.
TFUE Art. 119 par.1: Ai fini enunciati all'articolo 3 del trattato sull'Unione europea, l'azione degli Stati membri e dell'Unione comprende, alle condizioni previste dai trattati, l'adozione di una politica economica che è fondata sullo stretto coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri, sul mercato interno e sulla definizione di obiettivi comuni,  condotta conformemente al principio di un'economia di mercato aperta e in libera concorrenza.
TFUE Art.119 par.3: Queste azioni degli Stati membri e dell'Unione implicano il rispetto dei seguenti principi direttivi: prezzi stabili, finanze pubbliche e condizioni monetarie sane nonché bilancia dei pagamenti sostenibile.
TFUE Art. 206: L'Unione, tramite l'istituzione di un'unione doganale in conformità degli articoli da 28 a 32, contribuisce nell'interesse comune allo sviluppo armonioso del commercio mondiale, alla graduale soppressione delle restrizioni agli scambi internazionali e agli investimenti esteri diretti, e alla riduzione delle barriere doganali e di altro tipo.
L’apertura dei mercati, la soppressione delle barriere doganali, la libera circolazione delle merci, dei capitali e dei lavoratori sono i principi fondamentali su cui si basano il TUE ed il TFUE. Elementi che tendono a rendere più fragile, piuttosto che rafforzare,  la “potenza” Europea. In un mondo che si è fatto complessivamente instabile e soggetto a shock sempre più rilevanti, il sogno europeo richiederebbe maggiori politiche di cooperazione e solidarietà tra gli Stati membri. Ma sembra evidente che l’Europa abbia ormai da tempo sposato il "principio di un’economia di mercato aperta in cui la concorrenza è libera", consacrando la libertà, non dei cittadini, ma del mercato.
Proprio la marcata, evidente, natura liberista dei trattati fondativi della attuale Unione Europea ha determinato il rifiuto, democratico, dei popoli Francese ed Olandese. Poteva essere il colpo definitivo a questo tipo di costruzione economica invece a volte (o quasi sempre), la politica, le lobby, gli interessi di alcuni sono più forti della volontà democraticamente espressa da parte della popolazione. Così, successivamente alla bocciatura referendaria, dopo un periodo di quiete di un paio d’anni, la macchina europeista si è rimessa in moto, prendendo spunto dal 50esimo anniversario dei trattati di Roma svoltosi in Italia nel 2007.
Durante la conferenza la cancelliera tedesca Angela  Merkel inviò  in forma strettamente personale agli altri capi di Stato 12 quesiti,attraverso i quali si voleva identificare se esistesse ancora una volontà politica delle elite a proseguire nel percorso inaspettatamente arrestato con i referendum francese ed olandese. Tra queste domande la n.3 era la seguente: “How do you assess the proposal made by some Member States to use different terminologywithout changing the legal substance, for example with regard to the title of the treaty, the denomination of legal acts and the Union’s Minister for Foreign Affairs?  Si chiedeva in sostanza agli altri capi di Stato un giudizio sulla ipotesi di realizzare un semplice maquillage al trattato di costituzione europea per ripresentarlo, nella sostanza, identico a quello bocciato con il referendum.
La risposta non la conosciamo, ma conosciamo il risultato. Un trattato (di Lisbona) che è stato sottoscritto dai capi di stato dei Paesi aderenti alla UE e che è sostanzialmente (al 99%: in questo linksi esamina articolo per articolo la versione in lingua inglese dei due trattati, rilevando esclusivamente minime differenze)  identico a quello della costituzione europea. Anzi, per la precisione, una differenza è nota, e voluta. E’ una copia unreadable della precedente Costituzione Europea. Perché, se è "incomprensibile", non può nemmeno essere sottoposta a referendum.
Gli “illuminati” politici europei si son messi completamente al riparo dal processo democratico. Quanto al modo con cui presentarlo ai relativi elettorati, nessun problema, basta dire la verità e cioè che è sostanzialmente identico al testo bocciato dai referendum Francese e Olandese:
GERMANIA."The substance of the constitution is preserved. That is a fact."
- Angela Merkel, intervento al Parlamento Europeo, 27 giugno 2007
 SPAGNA.  “We have not let a single substantial point of the Constitutional Treaty go… It is, without a doubt, much more than a treaty. This is a project of foundational character, a treaty for a new Europe.” 
-Jose Zapatero, intervento al parlamento europeo, 27 giugno 2007
 IRLANDA.“90 per cent of it is still there... these changes haven't made any dramatic change to the substance of what was agreed back in 2004.” 
-Bertie Ahern, Irish Independent, 24 giugno 2007 
REPUBBLICA CECA.  “Only cosmetic changes have been made and the basic document remains the same.” 
-Vaclav Klaus, Guardian, 13 giugno 2007  
FINLANDIAThere’s nothing from the original institutional package that has been changed.” 
-Astrid Thors, TV-Nytt, 23 giugno 2007 
DANIMARCA.“The good thing is...that all the symbolic elements are gone, and that which really matters – the core – is left.” 
-Anders Fogh Rasmussen, Jyllands-Posten, 25 giugno 2007 
AUSTRIA.The original Treaty for a Constitution was maintained in substance.”
-Austrian government website, 25 giugno 2007 
BELGIO .The new treaty “takes up the most important elements of the Constitutional Treaty
project.” 
-Guy Verhofstadt,  Agence Europe, 24 giugno 2007  
ITALIA.indubbiamente è un passo in avanti in ogni settore rispetto ai trattati esistenti. Quanto alle nostre condizioni, nel mio intervento davanti al Parlamento europeo avevo tracciato quattro linee rosse rispetto al testo costituzionale: mantenere una presidenza stabile dell'Ue; mantenere un responsabile della politica estera e un servizio diplomatico comune; mantenere l'estensione del voto a maggioranza; mantenere una unica personalità giuridica dell'Unione. Tutto questo è rimasto. In più, la battaglia che con altri nove governi abbiamo condotto nella notte ci ha consentito di migliorare ulteriormente alcuni dettagli"
LITUANIA.Lithuania has “100 percent fulfilled the tasks set forth before the meeting, including the primary objective of preserving the substance of the Constitutional Treaty.”
-Office of the President of Lithuania, official press release   
LUSSEMBURGO. “The substance has been preserved from Luxembourg’s point of view.” 
-Jean-Claude Juncker, Agence Europe, 24 giugno 2007 
SLOVENIA.  With the new treaty, the EU gets “content that is not essentially different from theConstitutional Treaty… All key institutional solutions remain… Some symbolic elements will be cleared up and some formulations toned down.” 
-Janez Jansa, Government Communication Office, 23 giugno 2007 
REGNO UNITO."The new reform treaty is fundamentally different from the Constitution, it's not aConstitution." 
-David Miliband, BBC Today programme, 16 ottobre 2007

Perché l’intento vero e confermato era sostanzialmente quello di produrre una forma di costituzione tale e quale alla precedente ma che non potesse essere oggetto di referendum.
"France was just ahead of all the other countries in voting No. It would happen in all Member States if they have a referendum. There is a cleavage between people and governments... A referendum now would bring Europe into danger. There will be no Treaty if we had a referendum in France, which would again be followed by a referendum in the UK."
N. Sarkozy

"The difference between the original Constitution and the present Lisbon Treaty is one of approach, rather than content ... The proposals in the original constitutional treaty are practically unchanged. They have simply been dispersed through the old treaties in the form of amendments. Why this subtle change? Above all, to head off any threat of referenda by avoiding any form of constitutional vocabulary ... But lift the lid and look in the toolbox: all the same innovative and effective tools are there, just as they were carefully crafted by the European Convention."
V.Giscard D'Estaing

"They decided that the document should be unreadable. If it is unreadable, it is not constitutional, that was the sort of perception. Where they got this perception from is a mystery to me. In order to make our citizens happy, to produce a document that they will never understand! But, there is some truth [in it]. Because if this is the kind of document that the IGC will produce, any Prime Minister - imagine the UK Prime Minister - can go to the Commons and say 'Look, you see, it's absolutely unreadable, it's the typical Brussels treaty, nothing new, no need for a referendum.' Should you succeed in understanding it at first sight there might be some reason for a referendum, because it would mean that there is something new."G. Amato, The Centre for European Reform, London, 12 July 2007   (file audio)

"Sometimes I like to compare the EU as a creation to the organisation of empires. We have the dimension of empire but there is a great difference. Empires were usually made with force with a centre imposing diktat, a will on the others. Now what we have is the first non-imperial empire."
JMD Barroso  http://www.brusselsjournal.com/node/2244 http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=-I8M1T-GgRU

"Public opinion will be led to adopt, without knowing it, the proposals that we dare not present to them directly ... All the earlier proposals will be in the new text, but will be hidden and disguised in some way."
V.Giscard D'Estaing

" The most striklng change (between the EU Constitution in its older and newer version ) is perhaps that in order to enable some governments to reassure their electorates that the changes will have no constitutional implications, the idea of a new and simpler treaty containing all the provisions governing the Union has now been dropped in favour of a huge series of individual amendments to two existing treaties. Virtual incomprehensibilty has thus replaced simplicity as the key approach to EU reform. As for the changes now proposed to be made to the constitutional treaty, most are presentational changes that have no practical effect. They have simply been designed to enable certain heads of government to sell to their people the idea of ratification by parliamentary action rather than by referendum."
Dr Garret FitzGerald

"The good thing about not calling it a Constltution is that no one can ask for a referendum on it."
G. Amato,speech at London School of Econmics, 21 February 2007
 “Britain is different. Of course there will be transfers of sovereignty. But would I be intelligent to draw the attention of public opinion to this fact?”


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