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HOLLANDE E L'EURO. E SEDAN. E IL 1943.

Nel precedente post di oggi dicevo che "rispetto" agli obblighi del "fiscal compact", la Francia non appare allineata allo zelo italiano. Perchè non vuole proprio finire in recessione e doversi appellare al pareggio di bilancio "tecnico" (che esclude dal computo, in base a una formula matematica, gli effetti recessivi del "ciclo" cioè proprio del "fiscal compact"). Senonchè, grazie a "Vocidall'estero", apprendiamo che i francesi si rendono conto del fattore aggiuntivo, fondamentale, della rigidità deflazionistica della Germania e della conseguente enorme vulnerabilità commerciale che ciò genera nei paesi UEM (tutti) con l'esposizione, indifesi, allepolitiche svalutative intraprese da Obama e Aso-Abe.
Wow! A 'sto punto, la Francia, come ben mostra l'articolo di Sapir tradotto da Carmen, conscia che la BCE ha poche armi contro tali svalutazioni e per di più non le vuole utilizzare, ha due opzioni:
a) riconoscere di non poter mantenere, nella "immodificabile" struttura attuale dell'UEM, il carattere di superpotenza continentale paritaria con la Germania (la ben nota previsione di Dornbusch!), non potendo quindi più tollerare il suo controllo assoluto sulla BCE. Perciò, nel cercare di evitare una recessione sicura, crescente con l'applicazione del fiscal compact, e esiziale per il suo equilibrio sociale (quello di cui se ne fregano i nostri governanti, dato che la disoccupazione -!!!!- è imputata a debitopubblicospesapubblicaimproduttivabrutti), dovrà USCIRE DALL'EURO;
b) ovvero accettare la propria capitis deminutio a satellite della Germania, proseguendo un'esperienza di sostanziale sudditanza che, se intrapresa dagli italiani non sorprende, ma che nel loro caso "ripete" Sedan. E la prima occupazione di Parigi dal crucco. A cui seguì la "rivoluzione" della "Comune".
"Tertium non datur".

A conferma di ciò si veda sul Financial Times di oggi l'articolo "Hollande e l'euro" (pag.14), dove è detto: "Hollande ha ragione a sottolineare le difficoltà di un sistema globale di cambi fluttuanti (riferito alle attuali politiche della "major economies" di "suppress the value of their currencies"). E' difficile mantenere la testa sulle spalle quando i banchieri centrali e i loro amici stanno perdendo la propria (ma qui il FT già inizia a perdere serenità di giudizio, dato che questi banchieri sanno bene quello che stanno facendo, invece, ndr.). Tuttavia Hollande potrebbe rilevare che indebolire la moneta unica non è la sola via per dare una, "artificiale", revitalizzazione della forza economica continentale...I paesi (con alti livelli di surpllus commerciale) dovrebbero spingere sulla propria domanda interna per consentire la ripresa degli altri..."
Poi l'articolo se ne esce in un delirio per cui ciò provocherebbe "in una unione monetaria, effetti analoghi a rendere il denaro francese più a buon mercato di quello della Germania". Non sia mai! Solo la Germania, per il FT, può farlo con le svalutazioni salariali interne agendo sui tassi di cambio reale! Se lo fa la Francia, infatti, "ciò non accresce la capacità produttiva totale dell'euro zona". Ma va?  E' proprio ciò che ha fino ad oggi provocato senza alcun scrupolo la Germania e che non sta bene agli USA  (quindi per il FT, se lo faceva la Germania andava bene, perchè era anti-inflattivo...).

Ma al di là delle ansiose incoerenze del FT, l'alternativa indicata sopra segna, di fatto, il destino della moneta unica.
Non potrà sopravvivere alla inevitabile esigenza di "resa" e successiva colonizzazione francese, anche perchè la Germania, ostinata nella sua politica deflattiva (che tanto piace anche agli inglesi, dunque), si trova nello stesso problema di perdita di competitività extra-UEM e la accetta solo perchè può inscenare la gigantesca appropriazione di tutti gli assets dei paesi UEM in difficoltà.
Ma travolgendo ciò la Francia, il gioco ha superato il limite. Vogliamo vedere?
E allora, mi sa che gli USA, stressando il mercato dei cambi e delle asimmetrie ipocrite pro-germania (e Olanda ecc.), sono di nuovo "sbarcati in Europa". Come nel 1943 (Sicilia). E dunque siamo solo agli inizi del nuovo finale della egemonia tedesca...



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