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THE (DEUTSCHE-DUTCH)BANK AND "IPERBOREAN" REPORT - PARTE 1

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Non finirò mai di lodare Flavio, il più attento e attendibile "osservatore-commentatore" che possono augurarsi i lettori di un blog. Questa è la prima "puntata" di una panoramica sulla "vera" situazione finanziaria, privata ma anche pubblica (se non altro lo diventerà) dei paesi che amano, sopra ad ogni cosa, "darci delle lezioni" col ditino puntato.
Facciamo un'ipotesi: nel 2014 entra in vigore "a regime" il Fiscal compact con l'obbligo del pareggio di bilancio. Ma mica solo nostro. Anche dei "virtuosi". Ora, considerato che i salvataggi bancari, delle "too big to fail" sono presi in carico dei singoli Stati (che le considerano tali e che comunque sono spesso già largamente creditori-azionisti delle stesse), cosa succederà se tutti si trovassero simultaneamente in condizione di non rispettare questo "vincolo"?
Invocheranno il "pareggio tecnico" chiamando "ciclo economico" la gigantesca serie di illeciti comportamenti e transazioni poste in essere praticamente da tutto il sistema bancario UEM e dovuti alla "trappola" delle insolvenze, scontate nel credito massivo erogato a debitori non più in grado di alimentare l'acquisto dei beni dei "creditori"? Un problema figlio della asimmetria irrisolta e insostenibile della moneta unica?
In Olanda hanno cominciato ad agitarsi da qualche mese. Ovviamente si potrà dire che per la spesa pubblica "sociale" o i public investments, 'sto vincolo non lo si può violare, ma che, invece, per "sanare" le voragini bancario-speculative si tratterebbe di un "riequilibrio naturale"...??? "Naturale"? Eh sì, perchè lo Stato non deve intervenire per i cittadini altrimenti mi diventano "parassiti", ma per le banche è una priorità di sistema... 

L'esposizione che segue è un crescendo rossiniano di notizie e dati sui quali c'è molto di che preoccuparsi. Specie con riguardo a chi, alla fine, è previsto che paghi il conto (è inutile dire che, trattandosi di Flavio, i links attivi sono tutti da gustare)...

Guadagni, concorrenza, crescita”. Si intitola così il documento datato 20 ottobre 2011 redatto da Dieter Bräuninger, Senior Economist di Deutsche Bank, rimasto segreto alla maggior parte dei cittadini europei ma ben padroneggiato da Bce, Fmi e UE. Un paper a dir poco interessante, che fa luce sui veri motivi delle manovre lacrime sangue imposte dalla Troika, o dai premier a lei associati, ai paesi meridionali dell’Eurozona. Perché ci accingiamo a parlare di questo istituto e di questo presunto studio? Fin troppo facile replicare. Esso sgombra il campo in modo efficace ed istantaneo alle possibili accuse di “complottismo” rivolte ai critici dell’UEM e del suo operato fin’ora imposto alle popolazioni di Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna ed Italia.

Prima di sottoporlo alla Vostra attenzione però, pare utile un “piccolo” ma doveroso excursus sul protagonista, o sui protagonisti, di cui andremo a parlare: partiamo come sempre dai dati.

Deutsche Bank AGè una banca tedesca, è uno dei colossi europei del settore finanziario, ha sede a Francoforte sul Meno – ove risiedono pure la BCE, la Bundesbank, l’azienda farmaceutica Sanovi Avensis, la Commerzbank e la Dresdner Bank (di cui era funzionario in Italia Antonio Rizzo, alias Superbonus blogger FQ,  la “gola profonda” del caso MPS)  – ed è stata fondata nel marzo 1870.
E' una delle più grandi banche mondiali per volume di assets detenuti (2,16 trilioni di euro, pari all’80% del PIL tedesco, un tipico caso di too big to fail” bank, accanto a BNP Paribas SA), la seconda per “leva finanziaria” (44 volte il proprio capitale pari a circa 52miliardi di euro, seconda solo a Credit Agricolé Sa, con 46) ed infine uno dei 5 super primary dealer dei titoli di debito pubblico italiano, posizione che le permise di “innescare” la crisi italiana nel luglio 2011 scaricando ben 7 degli 8 miliardi di titoli di debito italiano detenuti in portafoglio ed attirandosi così addirittura gli strali di Romano Prodi  e dell’editorialista del CorSera Mucchetti, due personaggi di spicco del Partito Unico dell’Euro.

Definire quest’ultima operazione un colpo basso architettato a dovere non pare essere fuori luogo: quando un detentore di titoli come la Deutsche Bank vende in blocco una obbligazione di uno Stato membro dell’Unione per un tale ammontare, istantaneamente la percezione del rischio paese si alza. E’ naturale.
Il mercato “sente” che quel titolo è poco sicuro non perché i fondamentali del paese siano “malati” oltre i limiti del dovuto – il debito estero italiano, seppur in peggioramento prima della “cura da cavallo” montiana, era ancora 30 punti ben al di sotto della soglia limite di circa il 55% PIL – bensì a causa della vendita repentina del titolo da parte di un investitore che ne detiene una quota importante. Una self-fulfilling expectation, al contrario, che pose l’Italia di fronte all’aut aut della BCE-BundesBank: o fate le riforme, o vi facciamo fallire… Un bell’esempio di Unione solidale, non c’è che dire.

Le notizie interessanti riguardanti il colosso teutonico, il cui senior advisor in Italia è nientemeno che Giuliano Amato, i cui compiti sono di fornirle “un contributo all'interpretazione degli scenari politici e macroeconomici e nella valutazione degli interventi e delle normative del Governo, fornendo la propria consulenza”, non sono di certo finite qui: chi ha aiutato ad esempio Rocca Salimbeni, o se preferite il Monte dei Paschi di Siena tanto di moda ultimamente sui giornali, nel dicembre 2008 a mascherare i suoi conti in disordine attraverso l’operazione denominata Santorini da ben 1,9 miliardi di euro ?
E chi attraverso la sua filiale americanaTaunus Corp. – succursale con un capitale di circa 5 miliardi di dollari ed assets detenuti (per lo più titolo garantiti da mutui ipotecari) pari a 380 miliardi di biglietti verdi, con cosiddetta “leva finanziaria” pari a 78, un’enormitàè una delle più esposte sui mutui subprime americani e sta attirando le ire e le “pericolose” attenzioni delle autorità di controllo bancario statunitensi?
Chi è partner della Bocconi, presieduta da Mario Monti fino a pochi giorno dopo la sua nomina a Primo Ministro del governo italiano?
Chi è dentro le trattative per lo scorporo rete dell’ex monopolista Telecom Italia?
Chi è sospettato d’aver nascosto perdite per circa 12 miliardi  su prodotti finanziari derivati?
E chi ha messo in piedi un piano da 1900 licenziamenti (naturalmente fuori dalla Germania) per poter risparmiare 3 miliardi di euro  con cui andare a coprire prossime perdite  nel proprio bilancio?
Premettendo che, al giorno d’oggi, tutti gli istituti finanziari hanno numerosi e “polposi” scheletri nell’armadio, non possiamo esimerci dal giudicare questa specifico istituto una bella bomba ad orologeria (confrontare per credere i CDS sui titoli delle banche), una mina “vagante” pronta ad esplodere, posta nel cuore finanziario ed economico europeo e, perché no, americano: da un bel pezzo infatti le autorità di vigilanza bancaria statunitense, come anticipato poc’anzi, chiedono ulteriori 20miliardi di capitalizzazione  per soddisfare gli standard minimi di sicurezza della controllata Taunus Corp., a cui il direttivo dell’istituto tedesco ha replicato pensando bene di cambiarne lo status, facendola diventare un’entità a sé benché collegata a Francoforte.
Una scappatoia certo… ma che non cambia di molto le carte in tavola, lasciando invariata la situazione aldilà di un oceano che ogni giorno di più diventa sempre più burrascoso.

I nostri cari amici tedeschi (le classi dominanti, non di certo i lavoratori, sia chiaro) non sono nuovi a questo tipo di leggerezze. Ben sappiamo come il contribuente tedesco abbia praticamente salvato una dopo l’altra le banche tedesche in difficoltà quali Hypo Real Estate  con 140 miliardi elargiti sull’unghia, Commerzbank  per altri svariati miliardi  e le varie Landesbanken  e Sparkassen azzoppate dalle rischiose operazioni nell’Est Europeo o sui mutui ipotecari americani, di cui sono state, a livello europeo, le più voraci procacciatrici.
Effettivamente, come si riscontra leggendo Panorama  e come deve notare la stessa Repubblica, di certo non avvezza a queste rivelazioni, non è difficile notare come il “guardiano dell’UEM”, la tanto laboriosa e produttiva Germania che traina il pericolante carro dell’Eurozona e ne porta saggiamente in mano le redini, a conti fatti, sia un gigante dai piedi di pasta frolla (o marzipan?), con una esposizione al credito inesigibile americano abnorme ed una sofferenza nel settore periferico dell’Eurozona pari a 704 miliardi di dollari (circa 550 miliardi di euro al cambio attuale). Benissimo.

Una volta dato uno sguardo a tutte queste tematiche, il quadro finanziario di Berlino appare tutt’altro che sicuro, o degno della nomea che sui mass media Frau Merkel e sodali si guadagnano quotidianamente La Germania ha il sistema industriale più forte e il sistema bancario più debole” sintetizza Giuseppe Scognamiglio, capo delle relazioni pubbliche all’Unicredit, mentre “l'Ocse dice la sua sul patrimonio delle banche europee, e stabilisce che gli istituti francesi e tedeschi sono i più sottocapitalizzati, e i loro soci dovrebbero rafforzarli per una parte significativa dei 400 miliardi di euro di fabbisogno che l'istituzione sovranazionale ha riscontrato.”

Il quadro sulla Germania e sul suo sistema appare chiaro. Ma c’è un ulteriore paese  di cui potremmo parlare: dell’Olanda  e dei salvataggi delle sue banche, del debito privato esagerato  dei suoi cittadini e della "produttiva ed efficace" spesa sanitaria olandese. Entriamo solo per un istante nel dettaglio di questi link, riportandone per comodità i passi forse più importanti:
- il Sole24ore afferma: “I contribuenti olandesi sono infuriati dopo aver speso 30 miliardi di euro dal 2008 per il salvataggio di varie banche olandesi: della banca Fortis, compresa la sua partecipazione in ABN Amro Holding NV, agli aiuti per ING Groep NV, SNS Reaal NV, Aegon NV , la DSB Bank NV e Landsbanki Islands, oltre alla filiale olandese di Icesave.
- qui Panorama a proposito del settore privato: “Il Koninklijke Bam Groep, principale costruttore olandese, si aspetta un calo dei prezzi delle case del 25-30 per cento fra 2012 e 2013. Sarà un tonfo che ci porterà molto vicino al fondo ha sintetizzato l’amministratore delegato del Bam, Nico de Vries, che si attende una ripresa non prima del 2015. Il valore degli immobili è già sceso del 15 per cento rispetto al 2008, ma con una flessione lenta e graduale.
Al momento i Paesi Bassi hanno il debito privato pro capite più alto dell’eurozona e i mutui per la casa olandesi valgono il 105 per cento del pil… La situazione dei Paesi Bassi dimostra che la stabilità richiede molto più dei conti fiscali in ordine dice… Domenico Lombardi, economista della Brookings Institution di Washington. I trattati e i meccanismi di sorveglianza europei si concentrano quasi solo sulla finanza pubblica e rischiano di cogliere in ritardo l’aggravarsi delle situazioni vulnerabili nel settore privato.”.
- per la spesa sanitaria diamo uno sguardo a quanto indicato invece da Phastidio.net: “l’Olanda spende in sanità un iperbolico 15 per cento del proprio Pil, collocandosi al primo posto tra i 34 paesi Ocse. L’inflazione sanitaria olandese è cresciuta negli ultimi dieci anni di un impressionante 71,4 per cento...
Dopo la riforma del 2006 la sanità olandese poggia su due pilastri: un’assicurazione pubblica obbligatoria per il long term care e le disabilità, che ad oggi rappresenta il 27 per cento della spesa sanitaria del paese, ed un’assicurazione privata per i trattamenti medici di routine (o breve termine), incluso il medico di base e le ospedalizzazioni, che incide per il 41 per cento della spesa sanitaria totale.
In questo secondo caso, quello dei trattamenti ordinari, il premio assicurativo è sostenuto per il 50 per cento dal datore di lavoro, per il 45 per cento dal lavoratore, e per il 5 per cento dallo stato. Per evitare fenomeni di rifiuto di assicurazione per patologia, lo stato ha creato un pool di rischio comune o equalizzato, ed ha imposto alle assicurazioni private di elaborare dei pacchetti assicurativi standard. Sono previste detrazioni fiscali per rendere meno oneroso l’acquisto della polizza da parte del cittadino.
La spesa sanitaria olandese, con questo sistema ibrido, grava sulla fiscalità generale per solo il 14 per cento, ma la quota di Pil assorbito dalla spesa sanitaria è comunque esplosa, e nel paese si è aperto il dibattito sulla validità di un sistema sanitario del tutto pubblico…"

- infine la chicca arrivata quest’oggi via Sole24ore: “Lo Stato olandese ha nazionalizzato Sns Reaal, gruppo bancario e assicurativo in forte difficoltà, con un'operazione che ha comportato un esborso di 3,7 miliardi di euro. Lo ha annunciato il ministro delle Finanze, Jeroen Dijsselbloem. Oggi Sns Reaal è stata totalmente rilevata dallo stato olandese. Ho nazionalizzato Sns Reaal», ha dichiarato Dijsselbloem nel corso di una conferenza stampa. L'istituto - che nel 2006 rilevò le proprietà di Abn Amro Holding Nv - ha subito forti perdite nel settore immobiliare e ha visto ridursi il core tier 1 all'8,8%, sotto la soglia minima del 9% fissata dalla European banking authority.”.

A questo punto, ed alla luce di tutto questo, Vi chiediamo: ma le cicale, alla fin dei conti, siamo noi “meridionali” o loro nordeuropei?E secondo voi,  visti questi “piccoli” problemi finanziari, come pensano i nostri amici nordici di recuperare questi soldini, alla luce dei crediti inesigibili che si ritrovano in mano un po’ in tutto il mondo Occidentale?
Volete proprio saperlo?
Sicuri?
Stay tunedlo saprete nel prossimo post…

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