
1. Mi pare che l'ipotesi più probabile, - confermata dalle già viste perentorie uscite del FMI sulla insostenibilità del debito greco DENTRO l'euro e sull'esigenza di una sua conseguente ristrutturazione (dentro l'euro)-, deponga nel senso che gli USA vogliano sì una certa continuità della moneta unica, ma solo fino a quando il TTIP non sia pronto per le ratifiche e per il suo completamento nell'accordo valutario di cambio tra le monete (comunque) emesse in UE e lo stesso dollaro.
In altri termini, il possibile riallineamento dei cambi interni all'area euro, quale previsto dall'art.219 del TFUE, avrebbe un'attualizzazione, intesa come fine della guidance USA per la euro-stabilità, solo se fosse legato all'entrata in vigore del TTIP. E quindi, come qui più volte ripetuto, al peg sul dollaro.
La situazione di attuale stallo (e di stagnazione economica dell'area euro), cioè, coincide con l'evolversi della negoziazione fino al suo punto di scambio delle ratifiche; questa situazione potrebbe durare ancora un paio d'anni e, non a caso, il Regno Unito vuole poter svolgere il suo referendum sull'uscita dall'UE entro il 2017. Tutto questo lo abbiamo già visto qui.
2. Se è vero, dunque, che una rottura ordinata dall'euro vedrebbe la sua soluzione ottimale con l'uscita "dall'alto" tedesca, (magari sospinta dalla prospettiva di evitare che, in qualunque modo, la Germania debba, per necessità, farsi carico dei vari debiti pubblici che stanno diventando insostenibili - non solo quello greco- a causa del funzionamento intrinseco dell'austerità come unico mezzo di correzione degli squilibri commerciali dell'eurozona), è anche vero che la prospettiva del TTIP, e del riallineamento connesso ex art.219 TFUE, porta la Germania ad un naturale atteggiamento "temporeggiatore"(status quo di insistenza tattica sulla austerità).
Anche perchè è in ballo la stessa incertezza, pendente come probabile nello stesso arco di tempo, sulla traiettoria dell'economia USA, dove la finanziarizzazione ha fatto perdere il "controllo" e l'esposizione ad un imminente scoppio di una qualche bolla speculativa, è alquanto consistente.
Perciò,"questa prospettiva di frizione politica sull'assetto €uropeo, in realtà, è destinata ad essere assorbita dalla realtà applicativa del TTIP, rifluendo nel peg col dollaro al quale i tedeschi sono gli unici ad essere veramente attrezzati; e la Germania non può non sapere già da adesso che questo è lo scenario reale a cui fare riferimento nel breve e nel lungo periodo.
I tedeschi sanno benissimo che la questione Grecia è una rogna senza soluzione, ma anche che, intanto, per qualche annetto, 1, 2, forse 3, possono proseguire a mostrare i muscoli, tenendo d'occhio questioni di portata molto più ampia, quale il possibile scoppio di bolle speculative sui mercati finanziari internazionali e l'esigenza di mettere in salvo il proprio pericolante sistema bancario (DB in testa)."
I tedeschi sanno benissimo che la questione Grecia è una rogna senza soluzione, ma anche che, intanto, per qualche annetto, 1, 2, forse 3, possono proseguire a mostrare i muscoli, tenendo d'occhio questioni di portata molto più ampia, quale il possibile scoppio di bolle speculative sui mercati finanziari internazionali e l'esigenza di mettere in salvo il proprio pericolante sistema bancario (DB in testa)."
Peraltro rammentando che la Germania è, con ogni probabilità, l'unico paese che può resistere e magari avvantaggiarsi del TTIP: essa, "secondo il principio di specializzazione che regola irresistibilmente le aree di free-trade, rimarrebbe l'unico Stato europeo che si potrebbe avvantaggiare del nuovo assetto, divenendo il principale mono-oligopolista del manifatturiero pesante, ad alto valore aggiunto, sui due lati dell'Oceano".
3. Ora, che questa medesima prospettiva non sia conveniente per l'interesse nazionaleè talmente evidente che non ci dovrebbe essere bisogno di illustrarla ulteriormente.
Solo una classe politica e imprenditoriale decisa ad abbandonare l'Italia come territorio capace di autopromuovere il benessere della sua popolazione potrebbe essere sostenitrice (o disattenta e acquiescente) di fronte a ciò.
Ne deriva che la stretta via di salvezza italiana passa per una consapevolezza effettiva di questo scenario, e non per discussioni sul sesso degli angeli, come quella sulla negoziazione di un nuovo assetto dell'area euro o su un approdo agli Stati Uniti d'€uropa. Discussioni di retroguardia, segno di incompetenza sull'economia internazionale, sulla geo-politica e nella stessa comprensione dei trattati e del processo storico della c.d. costruzione europea.
4. In Italia, gli unici esponenti politici che abbiano affrontato e compreso questi problemi, per quanto un'attenta osservazione del quadro attuale consenta di capire, sono Claudio Borghi, Stefano Fassina e Alfredo D'attorre.
E' chiaro, poi, che tutelare veramente l'interesse nazionale è una lodevole manifestazione della sovranità democratica.
In essa, questi stessi politici consapevoli possono trovare immediatamente il potente supporto normativo a tutte le principali soluzioni che conseguono all'obiettivo della tutela tutela dell'interesse nazionale: dalla sovranità monetaria intesa come promozione del risparmio diffuso e di un modello di banca centrale conforme agli interessi degli italiani, fino alla base per l'adozione di corrette politiche economiche, fiscali e industriali.
E sarebbe un supporto che è agevole riaffermare, come in realtà sarebbe dovuto per le stesse pronunce della Corte costituzionale, come superiore a qualsiasi trattato internazionale.
5. Avendo a disposizione questo potente supporto della legalità costituzionale, come terreno di convergenza naturale, l'auspicio (urgente) che sarebbe da formulare è: PARLATEVI. Costruite un fronte comune della sovranità democratica costituzionale.
Se si accetta la sostanza logica ed economica di questa linea, e non dovrebbe essere difficile date le premesse a cui sono già pervenuti,è più che possibile mettere da parte divergenze di linea politico-ideologica, sempre più legate a un passato ormai sepolto dai fatti funesti che ci hanno investito - e ci investiranno- per la deriva ordoliberista dell'€uropa.
The most disturbing part in Tusk's FT interview: a parade of ordoliberal royalty that inspires him. pic.twitter.com/2v87wUUO19— Evgeny Morozov (@evgenymorozov) 16 Luglio 2015
Un dialogo, dunque, potrebbe rivelarsi molto più fruttifero di quanto non appaia; mentre il costo della reciproca diffidenza, legata a logiche di consenso che potrebbero rivelarsi armi a doppio taglio, potrebbe essere superato da un accorto avvio del confronto tra persone intelligenti.
E che potrebbero scoprire che ripristinare la democrazia e il benessere di tutti gli italiani, nella situazione attuale (obiettivi comuni), trova soluzioni che tendono naturalmente a convergere (da premesse cognitive comuni); le soluzioni potrebbero tradursi in validi programmi politici "tecnicamente" convergenti; e tutto ciò, senza eccessivi margini di opinabilità, dettati da retaggi ideologici che sono, invece, esattamente le sbarre artificiose ed ipocrite della prigione in cui ci rinchiude la mistica dell'eurofollia.