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LA SPESA PUBBLICA, IL WELFARE ITALIANO E IL TRIANGOLO DELLE BERMUDA MEDIATICO: DATI SCOMPARSI DAI "RADAR"

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http://photos1.blogger.com/blogger/3370/3221/400/Bermuda%20Triangle.jpg



1. Poichè l'offensiva mediatica prosegue indisturbata e implacabile, svolgiamo alcuni elementari ragionamenti, scomparsi dai radar televisivi e dei giornaloni, e forniamo alcuni dati macroeconomici e fiscali del tutto censurati ("chissà perchè"...)

Questa, in termini percentuali rispetto al PIL, è la classifica UE della spesa per la protezione sociale
2. Ragionevolmente e obiettivamente, occorre considerare che è una spesa calcolata in percentuale al PIL: quindi se quest'ultimo diminuisce, in termini sia nominali che reali, nel periodo anteriore all'attuale, anche la stessa percentuale non è così significativa, perchè nelle condizioni cicliche essa, per i fattori che vedremo e che sono tipici della congiuntura negativa (inclusa l'attuale stagnazione), tende a non poter diminuire oltre dei livelli che sono "di guardia" e che, piuttosto, indicano che la performance italiana della spesa sociale è ben migliore, in termini comparati e messi in rapporto al PIL, di quanto indichi questa stessa classifica.

A meno che non si voglia arrivare a essere un Paese hayekiano, cioè privo di stabilizzatori automatici, in caso di dilagante disoccupazione, salvo per il...reddito di cittadinanza:
Il "meraviglioso mondo di Von Hayek".
"...Fornire agli indigenti e agli affamati qualche forma di aiuto, ma solo nell’interesse di coloro che devono essere protetti da eventuali atti di disperazione da parte dei bisognosi."

2. Vediamo dunque l'andamento del PIL italiano rispetto a quello dei principali paesi del c.d. G7 e alla performance media dell'eurozona, tra il 2008 e il 2015:


Questo è il PIL italiano rapportato ai bench-mark più significativi dell'eurozona e dell'UE tra il 2001 e il 2013:

 2_1_3_Evoluzione

3. Ma i dati rilevanti non finiscono qui
Dunque, occorre saperlo (almeno le persone dotate di normale raziocinio e buona fede), se il PIL va male, anzi "peggio", rispetto agli altri Paesi che si utilizzano per l'esercizio di "facciamocome", a scopo autorazzista anti-italiano, vuol dire che c'è più disoccupazione e, quindi, più spesa per ammortizzatori sociali, più deindustrializzazione, che significa minor gettito da redditi dei diminuiti dipendenti, da consumi e investimenti che diminuiscono, e persino più spesa sanitaria pubblica (perchè, certo, la condizione di insolvenza e di disoccupazione non aiutano la salute della popolazione).

 Dal 2000 al 2007 il tasso di disoccupazione italiano si è quasi dimezzato (dal 10,6% al 5,8%) scendendo sotto la media della zona euro. Successivamente, l’impatto della prima recessione ha portato a un aumento della disoccupazione in Italia, aumento tuttavia meno consistente rispetto alla media della zona euro. La seconda recessione invece ha avuto un impatto molto più forte in Italia che non in Europa (il tasso di disoccupazione in Italia è aumentato di 5,4 punti, passando dal 7,8% di aprile 2011 al 13% di novembre 2014, per poi iniziare a calare fino al 12,4% di aprile 2015 mentre la media della zona euro è aumentata nello stesso periodo solo di 1,7 punti, dal 9,8% all’11,5%). Nel 2014 l’aumento del tasso di disoccupazione è avvenuto in parallelo all’aumento del numero di occupati, perché numerose persone classificate come “inattive” hanno deciso di entrare nel mercato del lavoro.

4. La tendenza ciclica, naturale, all'aumento della spesa per ammortizzatori sociali, in Italia, assume "curiose" manifestazioni:

 "...nell’ultimo decennio oltre ventisettemila aziende italiane hanno delocalizzato la produzione all’estero, creando oltre 1.5 milioni di posti di lavoro esteri e lasciando allo Stato una fattura da 15 miliardi di euro per gli ammortizzatori sociali... soltanto il 10% di queste aziende sono andate oltre i confini europei (soprattutto in Asia) mentre la restante parte sono rimaste in Europa, in Austria, Svizzera, Germania, e soprattutto nei paesi balcanici...
La spesa "sociale", in questi casi dovrebbe far aumentare la spesa pubblica primaria complessiva: ma non è così, dato che rimane invece stabile e anzi diminuisce in termini reali.
http://www.genitoritosti.it/wp-content/uploads/2015/02/perri-realfonzo.jpg
 http://1.bp.blogspot.com/-jNtRqaSTkwY/UeUwm_-dN5I/AAAAAAAAAOc/petb1-r2wEw/s1600/sp-reale.png

5. D'altra parte, a riprova di ciò, la spesa pubblica pro-capite italiana, di cui la spesa (sempre pro-capite) per il welfare è una parte essenziale, quand'anche considerata in termini assoluti, e dunque a prescindere dal porla in rapporto con il PIL, è tra le più basse dell'eurozona:


Questo grafico Eurostat è uno dei miei preferiti perchè rappresenta iconicamente la dimensione della menzogna in cui sguazza il sistema mediatico italiano.
Chissà perchè, poi.
Forse amano troppo Piller&Gumpel.
Ma non basterebbe come spiegazione.
Dev'esserci qualche altra ragione... 

ADDENDUM: ed eccovi una dritta, molto attuale:


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