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L'EFFETTO DUNNING-KRUGER E L'INCOMPETENZA LIVOROSA CHE LEGITTIMA IL POTERE

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http://s1.stliq.com/c/m/3/30/27123204_ignoranza-genera-pi-fiducia-di-quanta-ne-generi-la-conoscenza-0.jpg

1. Vorrei partire da questo interessantissimo spunto offerto da Bazaar in un commento al precedente post:
"Mi sia permesso: molto meglio non capire che.... credere di aver capito.

Si evita la sindrome di Dunning-Kruger."

Per svolgere qualche riflessione relativa alle implicazioni del c.d."effetto Dunning-Kruger", partiamo da alcuni passaggi della trattazione di wikipedia linkata da Bazaar:
"L'effetto Dunning–Krugerè una distorsione cognitiva a causa della quale individui inesperti tendono a sopravvalutarsi, giudicando, a torto, le proprie abilità come superiori alla media.
Questa distorsione viene attribuita all'incapacità metacognitiva, da parte di chi non è esperto in una materia, di riconoscere i propri limiti ed errori.[1] Il possesso di una reale competenza, al contrario, può produrre la distorsione inversa, con un'affievolita percezione della propria competenza e una diminuzione della fiducia in sé stessi, poiché individui competenti sarebbero portati a vedere negli altri un grado di comprensione equivalente al proprio. David Dunning e Justin Kruger, della Cornell University, hanno tratto la conclusione che: "l'errore di valutazione dell'incompetente deriva da un giudizio errato sul proprio conto, mentre quello di chi è altamente competente deriva da un equivoco sul conto degli altri".
Il fenomeno ipotizzato venne verificato con una serie di esperimenti condotti da Dunning e Kruger[2][5] nell'ambito di attività (PINOY and RUS) tra loro diverse quali la comprensione nella lettura, la pratica degli scacchi o del tennis.
Gli scienziati ipotizzarono che, per una data competenza, le persone inesperte
  1. tenderebbero a sovrastimare il proprio livello di abilità;
  2. non si renderebbero conto dell'effettiva capacità degli altri;
  3. non si renderebbero conto della propria inadeguatezza;
  4. si renderebbero conto e riconoscerebbero la propria precedente mancanza di abilità qualora ricevessero un addestramento per l'attività in questione.

http://2.bp.blogspot.com/_Z_1kswx1a2o/S-v1RSNDJPI/AAAAAAAAAAs/VRDNYgcUxIc/s320/Dunning-Kruger.png

Dunning ha proposto un'analogia ("la anosognosia nella vita quotidiana")[1][6] con la condizione di una persona che, soffrendo di una disabilità fisica in seguito a una lesione cerebrale, sembra non avvedersi o rifiutare di accettare l'esistenza della menomazione, anche se questa è grave come nel caso di cecità o paralisi...
...Nel 2003, lo stesso Dunning, insieme a Joyce Ehrlinger, anch'egli afferente alla Cornell University, pubblicò uno studio che descriveva un cambiamento del modo in cui le persone vedono sé stesse quando sono influenzate da stimoli esterni. Ai partecipanti all'esperimento, studenti della Cornell, furono somministrati test sulla conoscenza della geografia: alcuni di essi miravano a influenzare l'autostima in positivo, altri in negativo. Fu quindi chiesto loro di valutare la propria prestazione, e coloro che avevano avuto il test positivo valutarono il proprio lavoro in modo molto più lusinghiero rispetto a quanti avevano dovuto affrontare il test negativo.[7]
Daniel Ames e Lara Kammrath estesero questo studio alla sensibilità nei confronti degli altri, e alla percezione della propria sensibilità che i soggetti avevano.[8]
Un'altra ricerca ha suggerito che l'effetto non è così scontato e dovrebbe essere ascritto a distorsioni cognitive. In una serie di tre studi e 12 test i ricercatori trovarono che, in situazioni di difficoltà moderata, coloro che ottenevano prestazioni migliori e peggiori differivano molto poco in accuratezza, mentre in caso di difficoltà maggiore, i migliori risultavano meno accurati dei peggiori, nel proprio giudizio. Questo comportamento suggerirebbe che a ogni livello di abilità si è soggetti al medesimo grado di inaffidabilità.[9]
Ehrlinger et al. (2008) fecero un tentativo di sottoporre a verifica delle spiegazioni alternative, ma giunsero a conclusioni qualitativamente simili a quelle del lavoro originale. L'articolo indicò come causa principale del fenomeno il fatto che, a differenza degli individui più abili, "gli individui meno capaci non ricevono alcun feedback che li convinca della necessità di migliorarsi."[10]
Gli studi sull'effetto Dunning-Kruger tendono a focalizzarsi su soggetti prevalentemente nordamericani. Uno studio su alcuni soggetti orientali ha trovato che un altro effetto, opposto dell'effetto Dunning-Kruger, potrebbe avere conseguenze sull'autovalutazione e sulla motivazione a migliorarsi.[11]".

http://www.levysoft.it/wp-content/uploads/2015/04/p2564_effetto_dunning_kruger.jpg
2. Rimanendo sul core dell'effetto Dunning-Kruger vi traduco una parte essenziale delle conclusioni di cui alla soprastante nota 11 (con link attivo).
Si tratta di un paper di Tori DeAngelis (sic), intitolato "Why we overestimate our competence".
Si incentra sul concetto di feed-back che, quindi, vi traduco subito in forma esplicativa (e dopo dicono che non sono chiaro...): feedback nasce dal (meta) linguaggio tecnico nel senso di reazione (cioè effetto connesso e significativamente consequenziale, in modo costante,all'agire di un qualsiasi comportamento o fenomeno fisico che causi, appunto, un processo causale percepibile); ma si estende nel linguaggio più "comune" (cioè al di fuori dell'ambito tecnico statistico-fisico in cui nasce), ad indicare un "riscontro", ovvero, nello studio dei "sistemi", un "segnale", come pure, nel linguaggio informatico (ma non solo), la c.d. "retroazione".
Nel campo di una scienza di studio del comportamento umano e in relazione alla sua conseguenza esterna, quindi "sociale", percepibile dal soggetto studiato, potremmo dunque definire il feedback il riscontro che può (può, se si vuole...) aversi ad una propria qualsiasi azione (intenzionale, sia essa logicamente governata o inconscia) in termini di reazione o segnale proveniente dall'ambiente sociale con cui siamo in contatto.
Traduciamo il punto:
"Uno degli antidoti ad una inaccurata autovalutazione (self-assessment) è un feedback di alta qualità, dice Dunning. 
Un campo in cui tale feedback risulta particolarmente utile, per esempio, è quello dell'area medica, dove i dottori sono tenuti a identificare le proprie debolezze e migliorare attraverso studio e ricerca.
La difficoltà è che i dottori - e, in pratica, tutta la gente in generale-  spesso non riescono a scorgere i propri punti deboli (nel contesto intendiamo le "lacune di competenza", date le premesse del discorso viste sopra; ndr.).
Dunning sta ora intraprendendo uno studio che osserverà più da vicino la questione dei "punti ciechi". Se in effetti la gente evita il miglioramento (cognitivo, ndr.), in quanto semplicemente non scorge le proprie lacune, l'area (di indagine) è matura per intervenirvi (utilmente, ndr.).
"Un minimo di incisivo (preciso) feedback può risultare l'esatto fattore motivante di cui la gente ha bisogno per lavorare sui propri difetti (nel processo cognitivo, ndr.)
Se gli adolesecenti non realizzano che sanno ben poco sul "sesso sicuro", o i medici non sanno che la informazione e la tecnologia terapeutica sono significativamente mutate, non si si può attendere che migliorino la propria situazione".

3. Fin qui la sintesi dello studio di questo fenomeno socio-cognitivo di difetto dell'autovalutazione e di alterazione della comprensione delle proprie effettive competenze: non si tratta, dunque, di uno studio tipico della psicologia tradizionale circa la esistenza-identificazione e curabilità di un malessere, appunto psicologico, accusato dal soggetto e per lui inesplicabile (ma ben autopercepito), ovvero socialmente visibile e invalidante, cioè una evidente disfunzionalità che oggettivamente impedisce al soggetto una normale vita di relazione e di perseguimento delle oridinarie situazioni di sviluppo dell'esistenza (che sarebbe il campo delle psicosi, intese generalmente come vere e proprie malattie psichiche, e a spiegazione non prevalentemente fisiologica). Siamo nel campo della psicologia cognitiva.

4. Va sottolineato che questo tipo di problema diviene oggetto di indagine scientifica, da parte della psicologia, appunto "cognitiva", allorchè esso si manifesta in modo socialmente diffuso all'interno delle capacità cognitive umane, costituendo un "bias" cognitivo di dimensioni tali da non poter essere ignorato: nel mondo anglosassone, in partenza, ma, dato che questo costituisce un modello pervasivo estendibile a tutte le situazioni di socializzazione "occidentalizzate" (come abbiamo visto nel brano riportato).  
Abbiamo parlato di "bias", concetto essenzialmente proprio della psicologia cognitiva, ma rammentiamo, sul piano della filosofia cognitiva e ermeneutica (il bias stesso è un difetto di capacità interpretativa delle evidenze che, pure, sono da noi percepibili), avevamo in precedenza parlato di "precomprensione
...Il concetto di "precomprensione" lo dobbiamo, in particolare a Gadamer, per alcune forme a Wittengstein, e a Viehweg.

5. Quando però se ne occupa la psicologia cognitiva si riscontra una diffusione che non riguarda solo i soggetti più impegnati, per ruolo sociale, nell'attività ermeneutica (i giuristi, anzitutto, gli economisti e...i banchieri, ma chiunque abbia il potere di decidere "per conto" degli altri).
Quello che risulta inquietante è che la distorsione cognitiva investe la "gente", cioè la massa sociale occidentalizzata
Certo, il dover decidere è una condizione esistenziale (di cui appunto si è occupato l'esistenzialismo...), e gli uomini "comuni" sono sempre stati, dal punto di vista delle elites che stabiliscono ed elaborano il paradigma culturale e scientifico, alquanto tagliati fuori dalla completezza delle informazioni e capacità necessarie per una integrale comprensione del sistema sociale. 
Ma a ciò suppliva (peraltro, in un indeterminabile "passato" non ben confinabile in una precisa fase storica: diciamo una semplificazione operativa del presente discorso), almeno una corretta autopercezione e autovalutazione
In sostanza, la gente comune, se così la vogliamo chiamare, possedeva il buon senso per autoregolarsi nelle proprie scelte o, visto dalle elites (oligarchiche), si rendeva conto dei propri limiti e "sapeva stare al proprio posto".

6. Invece, per ragioni di evoluzione socio-economica che abbiamo visto più volte nell'illustrare l'essenza della nostra Costituzione e le ragioni della crisi del capitalismo liberista e "sfrenato", la "gente" pareva aver perso l'attitudine a "saper stare al proprio posto".
Di qui, a un certo momento, l'esigenza di riprendere il controllo della situazione da parte della oligarchia, per una ovvia questione di controllo sociale.
Il paradigma, infinite volte ribadito, è sempre quello di Hayek:
«Il controllo economico non è il semplice controllo di un settore della vita umana che possa essere separato dal resto; è il controllo dei mezzi per tutti i nostri fini. E chiunque abbia il controllo dei mezzi deve anche determinare quali fini debbano essere alimentati, quali valori vadano stimati […] in breve, ciò che gli uomini debbano credere e ciò per cui debbano affannarsi».
(F. von Hayek da "Verso la schiavitù", 1944).
 https://fuffologia.files.wordpress.com/2012/06/metodi.jpg
7. Dunque, storicamente, la rivincita del neo-liberismo si organizza nel controllo culturale e mediatico (che, in una società socialmente e tecnologicamente avanzata, è naturalmente anche "accademico").
Ma qualcosa accade, ed è tale da rendere il tutto cognitivamente così rilevante da indurre i "cognitivisti" a indagare: e non a caso sul finire degli anni '90.
Voi stessi, attenti lettori, sapreste individuarne gli antecedenti scatenanti sul piano socio-economico (che, appunto, essendo neo-ordo-liberista, è un fenomeno di controllo dell'opinione pubblica e del consenso di massa).
La peculiarità sta però nel modo in cui il nuovo controllo sociale si manifesta, diciamo riassuntivamente, a partire dall'affermarsi progressivo e intensificato del neo-liberismo, conseguente al "Washington Consensus", sul piano globale ed alla costruzione federalista €uropea, sul piano del nostro continente.
Questo controllo attuale si fonda sull'induzione della distorsione cognitiva e autovalutativa e, come riflesso, abbiamo visto nello studio di Dunning-Kruger, nella svalutazione delle competenze di chi le possiede e nella quasi inestirpabile sopravvalutazione delle competenze di chi NON le possiede.
Ma se è controllo sociale, anche se strategicamente adattato ai "nuovi tempi" della contestazione diffusa del potere costituito, ciò implica un ribaltamento: la contestazione delle competenze reali e la rivendicazione di competenze autoattribuite e, per lo più, "immaginarie", non porta a che "la gente" non sappia più stare al proprio posto
Porta, al contrario, ad un inganno efficacissimo: si crede di essere in grado di operare una contestazione, ma la non avvertita sopravvalutazione delle proprie capacità cognitive conduce a contestare falsi oggetti, un falso potere costituito.
Indirettamente, chi è preda dell'effetto Dunning-Kruger, finisce così per proteggere e assecondare il vero potere, proprio perchè non è in grado di identificarlo ed è portato a credere di saperlo fare, rifiutando di aprire gli occhi di fronte alle evidenza che, pure, avrebbe la possibilità di interpretare correttamente.

8. Abbiamo parlato, a questo riguardo, di mondo (neo-ordo-liberista) orwelliano


"La "sottigliezza" del sistema spiega perchè la ghost institution che presiede ad ogni forma di opinione di massa, sia in grado di generare un'apparente opposizione tutta confinata all'interno della "macchina del livore", da essa stessa creata per rendere, non solo inoffensiva, ma persino "sinergica", la forma ammessa di opposizione:
"Il sistema, è ormai cosa nota, gestisce l’informazione ma anche, in modi indiretti e spesso occultati, la stessa contro-informazione: per cui, il prodotto che giunge al cittadino medio è la disinformazione, cioè la famosa “verità ufficiale”, più efficacemente divulgata se contenente, al suo interno, un'apparente dialettica di versioni "opposte", provenienti però dalla stessa indistinta "fonte di divulgazione"..."
Dato questo quadro, vi sottopongo una metodologia di decodificazione di pensieri e slogan dominanti che consente di pervenire con immediatezza all'identificazione della verità effettuale, cioè dei dati descrittivi della realtà correttamente identificati secondo una verosimile relazione di causa-effetto.
L'emersione del rapporto causale "reale" talvolta non è immediata, perchè gli slogan del bis-linguaggio, ordoliberista-pop, sono spesso formulati in forma di paralogismo emotivo, cioè persino privo dell'apparenza di voler fornire un meccanismo di causa/effetto."
9. Abbiamo visto, parlando dell'AUTOINGANNO DEL TECNICISMO "POP". ORDOLIBERISMO E COLLABORAZIONISMO INVOLONTARIO, l'essenza di questa fenomenologia:
"...non "l'economia", ma "i controllori" dell'economia, come fenomeno di potere, prima ancora che come disciplina accademica (anch'essa utilizzata strumentalmente), hanno, attraverso i media, creato un discorso globale con il linguaggio pop. Di cui la pubblicità è parte (ad es; "abbiamo l'escusiva", e da lì in poi), fornendo ma anche facendosi rifornire, da accademia, cinema, gossip e, ovviamente, sintassi e contenuti giornalistici: tutti quanti insieme creano una sorta di ghost institution che predetermina e fertilizza a livello di massa, il pensiero acritico su cui attecchisce la trasformazione politico-istituzionale.
E questo, in modo tale che la trasformazione non incontri resistenze, dato che chi la conduce appare condividere tale linguaggio (prima gli affaticati negoziatori della costruzione europea, offerti, incredibilmente, come costruttori di "pace", poi i neo-liberisti "alla mano", impunemente ritenuti credibili nel voler tutelare l'occupazione).

Si è creata così una sostanza apparente, un discorso-involucro indistinguibile dai fini dissimulati, che ha tramutato i vecchi valori in slogan che li svuotano in modo rassicurante, offrendo la continuità una illusoria identificazione comune: perchè tutto è pop, cioè sintetizzabile in gingles equiordinati nella loro rilevanza ("lo vuole l'Europa", "combattiamo il razzismo", "ridurre il debito assicura la stabilità finanziaria", "occorre pensare alle fasce più deboli", "il femminicidio", "l'emergenza mal tempo").
Cioè, la scala delle priorità sfugge completamente, perchè LE CONNESSIONI TRA CAUSA ED EFFETTO SONO NASCOSTE DALL'URGENZA DEL MESSAGGIO ESPRESSO NEL LINGUAGGIO "pop". 

10. Insomma, i "cittadini", come direbbe Alberto, "sanno di sapere" e perciò adottano, come apparente forma di rivolta, esattamente gli slogan che corrispondono al livello di (propria personale) incompetenza che devono ignorare e non essere in grado di autovalutare, in base alla diffusione degli slogan del tecnicismo pop.  
E conferiscono il potere alle ghost-oligarchie in base alla ignoranza della propria incompetenza etero-indotta (magari chiamandola "onestà):
Quindi il condizionamento diviene distorsione cognitiva e, per di più, orgogliosamente rivendicata: da qui l'identificazione del problema sistemico nella casta e nella corruzione, senza MAI porsi alcun dubbio:
 
"...Nessuno ci dice quanto guadagna Weidmann, Lagarde, o un Olli, o altro analogo personaggio intento a dare "lezioncine" di tutto e a tutti. 
Ma per "quanto guadagna", intendiamo una traiettoria, un'appartenenza, contraddistinta non solo in termini attuali (relativi alla carica pro-tempore) di percezione di denari sostanzialmente pubblici, ma in termini di potenziale carriera, sempre pronta e assicurata da una PORTA GIREVOLE, all'interno degli organismi finanziari privati dominanti
Ciò che, nei fatti, ci può cioè dare la misura di quanto valgano, in termini di guadagno economico personale, le decisioni delle istituzioni cui, incidentalmente, costoro appartengono, in una fase -opportunamente delimitata- della loro immensamente remunerativa vita professionale.
Quindi, colpevolizzare la casta (in quanto intesa come classe politica elettiva, e comunque coinvolta nella decisione sulla "spesa pubblica") e farne il principale obiettivo della revanche livorosa della "nuova politica" - a parte la ben nota irrilevanza della spesa relativarispetto ai flussi di out-put gap e di recessione indotta dai creditori finanziari ordoliberisti nella loro furia rimodellatrice delle società democratiche- è un'operazione null'altro che "servente", rispetto ai fini ordoliberisti.
E non solo lascia intatta, ma anzi rafforza la "doppia verità" della effettiva concentrazione oligarchica del potere politico-istituzionale, prima ancora che della ricchezza, attualmente in corso. Un verità occultata dietro il manto di un'etica pubblica tutta particolare e alimentata dai media che costruiscono fattoidi e iperconvizioni che nessuno potrà mai estirpare"

B) LA PRIORITA': PERCHE' ESISTE QUESTA PERCEZIONE MEDIATICA DELLA CORRUZIONE

"La strumentalizzazione della corruzione per fini antidemocratici è una strategia utilizzata da molto prima che se ne impadronissiero i Bad Samaritans. Mi è tornato alla mente un libretto molto interessante che avevo letto tempo fa: si tratta di una raccolta di saggi di uno dei nostri maggiori americanisti, Arnaldo Testi, sulla storia dei partiti politici americani. 
La domanda di fondo a cui l'autore cerca di rispondere è come sia stato possibile che partiti con un ampio seguito di massa, come quello goduto nell'Ottocento dai partiti americani, si siano trasformati in organizzazioni verticistiche e "leggere" che di fatto limitano, per non dire negano, rappresentanza politica alle classi subalterne
Una delle chiavi di questa trasformazione fu l'incontro fra gli interessi delle vecchie élite e i programmi "riformatori" e "modernizzanti" di nuovi tecnocrati
"La retorica dell'indipendenza dei politici progressisti si intrecciò con l'estendersi a livello di massa della retorica antipartito che fino allora era rimasta confinata nei salotti borghesi e negli editoriali della stampa dell'élite. 
L'occasione fu offerta dall'esplosione fragorosa e repentina, dopo il 1902-1903, di una serie di scandali municipali e statali che implicavano scambi di favori fra uomini d'affari e pubblici amministratori legati ai partiti
Amplificati dalla stampa quotidiana e periodica, questi scandali trasmisero a un'opinione pubblica traumatizzata la sensazione, come scrisse il giovane reporter investigativo Lincoln Steffens (che qui lanciò la sua fortunata carriera di muckracker), che la corruzione fosse diventata un vero e proprio "sistema" di governo, perverso e pericoloso per la stessa democrazia. 
Le reazioni politiche e giudiziarie furono violentissime, al grido di "Cacciate i furfanti!" 
Ma chi erano i veri furfanti
Steffens aveva sottolineato come "in tutte le città, le classi migliori - gli uomini d'affari - sono la fonte di corruzione; ma essi sono così raramente perseguiti e presi con le mani nel sacco che non riusciamo a capire in pieno da dove vengano i nostri guai
Così nella stragrande maggioranza dei casi si accusano gli uomini politici e le classi più povere, ignoranti e depravate".
11. Potrei andare avanti, ma penso che, in gran parte (hopefully) abbiate compreso.
Il modo di correzione di questo gigantesco problema di distorsione cognitiva e di difetto di autovalutazione delle proprie competenze, come abbiamo visto, è il feedback: cioè la capacità di comprendere le conseguenze-reazioni delle nostre scelte cognitive. Conseguenze che, seppure si manifestano in segnali dell'ambiente sociale che ci circonda, riguardano il modo in cui riusciamo, o meglio NON riusciamo, in definitiva, a individuare correttamente il potere che ci condiziona, le sue mire e i suoi effetti sulle nostre vite.
Insomma, la correzione passa per due (misteriose) chance motivatrici, di cui occorre anzitutto prendere atto:
a) non pensare di "sapere" (riconoscendo la propria incompetenza e le ragioni per cui non la sappiamo più scorgere);
b) STUDIARE (questa parte, per quanto faticosa e sgradita, non è proprio evitabile: nel proprio interesse).
Parola di psicologi della cognizione.

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